Per i Liguri, il popolo del Cigno:
Costellazione del Cigno.
Clicca sull'immagine per ingrandirla.
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Euskadi, i Paesi Baschi, nel nord ovest della Spagna. |
Carta con l'attuale diffusione dell'Aplogruppo R1b (fattore Y nel DNA) nell'Europa occidentale. |
Carta dell'espansione delle popolazioni Liguri nell'Europa sud-occidentale intorno al XIII sec. a. C. |
Lle popolazioni dell'Europa sud -occidentale, fra cui i Liguri, durante la II guerra Punica, 218 a.C.. |
950.000 anni fa - Il più antico sito europeo dell'Homo Erectus è la grotta del Vallonet, sulla Costa Azzurra, databile tra i 950-900.000 anni fa.
Mentone vista dall'alto, con l'ubicazione della Grotta di Vallonet. |
L'uro era un grosso bovino
particolarmente aggressivo, diffuso
in tutta Europa ed estintosi nel 1627.
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I Balzi Rossi, con a destra la
grotta del Caviglione.
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Falesia dei Balzi Rossi. |
Falesia dei Balzi Rossi, da: https://
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Strombo giga, da: https://pixnio.
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Il mare dai Balzi Rossi.
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Graffito di equide nella grotta
del Caviglione, ai Balzi Rossi.
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Donna di
Mentone.
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Ricostruzione del
copricapo in conchiglie,
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Duplice sepoltura.
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Triplice Sepoltura con scheletri
di tipo Cro-Magnon dalla Barma
Grande, Grotte dei Balzi Rossi.
Museo Preistorico Balzi Rossi,
Ventimiglia. Crediti: DeAgostini
Picture Library/Scala, Firenze.
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Corredo funebre della
triplice sepoltura, nella
Barma Grande, da: https
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Tra le varie scoperte, l'ultima, la più eccitante, è stato il ritrovamento dei cosiddetti Negroidi di Grimaldi. La tomba conteneva gli scheletri di un adolescente e di una donna adulta con tratti somatici differenti da quelli degli individui contenuti nelle altre sepolture. Il capo dell'adolescente era ornato da un copricapo fatto di conchiglie marine (Nassa Neritea), mentre la donna aveva le stesse conchiglie vicino al polso e gomito sinistro, forse usate come braccialetto.
Doppia sepoltura dei
negroidi, da: https://love
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Tutte le sepolture possono essere datate al periodo chiamato Gravettiano o Epigravettiano, un intervallo temporale tra 29.000 e 19.000 anni fa.
Venere dei Balzi
Rossi.
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Profili e forma presentano un'esagerato volume di seni, ventre e fianchi, mentre le altre parti del corpo e le gambe sono sottodimensionate, un'accentuazione degli attributi fisici femminili abbinati alla procreazione, caratteristici del culto della Dea Madre.
Alcune di queste statuette mostrano rilevanti riserve di adipe nei glutei, simili alle donne Ottentotte, per cui gli scheletri dei Negroidi e queste raffigurazioni femminili fanno pensare che gli stanziamenti più recenti siano stati di genti africane.
Venere dei
Balzi
Rossi.
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Veneri dei Balzi Rossi.
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Ricostruzione della Donna Cro-Magnon con bambino. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Ricostruzione dell'Uomo Cro-Magnon. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
L'Europa 20.000 anni fa, nella massima estensione dei ghiacci, durante l'ultima glaciazione, di Würm. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
(Berberi), in Nord-Africa
(proto-nordici della varietà dalo-falica) in Scandinavia,
(forse i proto-Indoeuropei)
nella Russia meridionale,
Ricostruzione di
banda di cacciatori- raccoglitori paleolitici in Liguria, nel Finalese. Clicca sull'immagine
per ingrandirla.
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Come doveva essere la
penisola Italica nel 15.000
a.C., verso la fine della
glaciazione Würm, quando
i livelli dei mari si erano
abbassati di oltre 120 m.
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"Cavallo Cinese": Grotte di Lascaux. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Grotta Ruffignac: pitture rupestri di animali fra cui i mammuth. Clicca sull'immagine per ingrandirla |
- il passaggio laterale,
- la lancia dell'uomo morto,
- la galleria dipinta,
- il diverticolo dei felini. Nel 1983 è stata aperta Lascaux II, una replica della grande sala dei tori e della galleria dipinta, situata a circa 200 metri dalle grotte originali. Ad alcuni chilometri da Montignac, nel parco di Le Thot, sono esposte altre riproduzioni dei dipinti delle grotte di Lascaux. La grotta di Lascaux viene anche chiamata la "Cappella Sistina del Paleolitico".
Scena del pozzo. |
Grotte di Borgio Verezzi, limitrofe alle grotte di Toirano. |
Reperto di Orso delle caverne alle grotte di Toirano. |
Ricostruzione dell'Orso delle caverne. |
Queste straordinarie grotte di Toirano sono di origine calcaree e si sono create da fiumi sotterranei ritiratisi nel corso degli anni, formando eccezionali effetti
Impronte umane fossili alle grotte di Toirano. |
Carta con l'ubicazione dei siti preistorici europei dei Balzi Rossi, Montferrand du Périgord, Lascaux, Finale Ligure e Toirano. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Nel 10.000 p.e.v. (a.C.) - Termine ultimo in cui è finita la glaciazione di Würm, durata ufficialmente da 70.000 a 15.000 anni fa. Inizia la terza colonizzazione dell'Europa. Possiamo quindi dedurre che fu da questa data, la fine della glaciazione di Würm, che affluirono a più riprese in Europa orientale, dall'unico passaggio continentale ormai a clima temperato, e quindi adatto alla vita di gruppi di cacciatori-raccoglitori, popolazioni che abbiamo poi definito di provenienza indoeuropea.
Il primo gruppo, suddiviso in numerose tribù, marciò verso l'Iran, per giungere poi in Anatolia, nella penisola balcanica e infine in Europa centrale, dove sviluppò una civiltà fiorente unendosi alle genti neolitiche.
Diffusione dell'aplogruppo R1b in Europa. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Dal 7.000 p.e.v. (a.C.) - Attraverso la navigazione, tra le popolazioni del Neolitico mediterraneo si creavano legami sociali e culturali. La ceramica ed anche i beni deperibili contenuti nel vasellame in terracotta potrebbero, dunque, essere annoverati tra gli oggetti che erano veicolati via mare già dall’inizio del VII millennio a.C. In questo periodo si sono ulteriormente sviluppati i commerci via terra. Attraverso i valichi dell'entroterra Finalese, conosciuti anche ai nostri giorni con gli attuali toponimi di Colle del Melogno, Madonna della Neve (o Giogo di Rialto), Colla di San Giacomo (collegata alla Colla di Magnone, che la metteva in comunicazione con la Val Ponci), dalle valli finalesi, uomini e merci potevano raggiungere la Val Bormida e, da qui, la Valle del Po.
Ricostruzione dell'estensione del Lago Ligustico. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
La conchiglia Cardium. |
Orcio in Ceramica Impressa cardiale rinvenuta a Valencia, Spagna. |
Ceramiche antiche del nord Italia: ceramiche dei protoCelti delle culture di Canegrate e Golasecca, ceramiche dei Liguri risalenti all'XI secolo a.C., ceramiche delle civiltà di Villanova e d'Este. Per "La Cultura di Golasecca" clicca QUI |
Altare sopra Arma Strapatente, nel Finalese, in provincia di Savona. |
_ARCHEOLOGICI_DEL_FINALESE_E_NASCITA_DELLA
_RELIGIOSIT%C3%80_NELLA_PREISTORIA_UMANA: Vennero erette costruzioni megalitiche come Menhir semplici ed allineati, Dolmen, Cromlech (recinti megalitici), spesso vicino a rocce incise, considerate contemporanee ai megaliti limitrofi. Il significato di tale prossimità potrebbe essere spiegato come un segno della presenza del “sacro”. Le raffigurazioni di “oranti” avvalorerebbero, inoltre, questa ipotesi. Coppelle e canalette potrebbero, invece, essere state utilizzate come contenitori e collettori di liquidi (organici e/o meteorici) a scopi rituali . I “cruciformi” incisi su queste pietre sarebbero, invece segni di Cristianizzazione e, quindi, potrebbero essere considerati di epoca meno remota. Ciò indicherebbe una frequentazione di questi siti in periodo romano, medievale e, forse anche più recente, con finalità anche differenti da quelle originali (caccia, allevamento di animali).
Menhir a Bric di Pianarella (nel Finalese, provincia di Savona) |
Dolmen dei tre pè di Castellermo (a nord di Albenga) |
Dolmen di Monticello (nel comune di Finale Ligure, provincia di Savona) |
Dolmen di Roccavignale (in provincia di Savona) |
Dolmen di San Giovanni, presso Massafra (in provincia di Taranto) |
Menhir nei pressi di Carmo dei Brocchi. Andagna, in provincia di Imperia |
Il Dolmen di Verezzi, in provincia di Savona |
Resti di castelliere sul Monte Bignone (Sanremo). |
Valle Lagorara (Maissana-SP) Il fronte di estrazione; le caratteristiche fratture concoidi prodotte dai colpi inferti con percussioni come in primo piano |
Valle Lagorara (Maissana-SP) L'affioramento di diaspro |
Dal 3.000 p.e.v. (a.C.) - La Valle delle Meraviglie (in francese Vallée des Merveilles) fa parte del massiccio del Mercantour; vi sono state scoperte più di 35.000 incisioni rupestri preistoriche, tra le quali numerose figure di armi (pugnali e alabarde) risalenti soprattutto all'età del Rame (III millennio a.C.) e in misura minore all'antica età del Bronzo (2.200-1.800 a.C.).
Incisioni rupestri fra le migliaia della Valle delle Meraviglie, parco del Mercantour del monte Bego, ora Francia. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Mappa del parco del Mercantour, con la Valle delle Meraviglie. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Fontanalbe)
Vallaurette)
francese Col du Sabion) (tra
Francia e Italia)
I 7 fiumi importanti per la storia dei Liguri. |
Carta con la probabile estensione del lago Ligustinus (ligure in latino) e i centri di Tartesso e la successiva Gades (Cadiz) |
Ecco uno stralcio della relazione: "Il Professor Schulten, considera ligure l'intera penisola spagnola prima dell'invasione della stirpe iberica (camita-berbera) dall'Africa, e pensa che la lingua basca sia una reliquia ligure. L'affermazione che la popolazioni primitive della penisola sia ligure, poggia su un brano di Esiodo del VII secolo a.C., chiamante ligues (ligure n.d.r.) tutta l'Europa occidentale. Eratostene la chiama Ligustica. Rufo Avieno, descrivendo l'attuale Andalusia, cita il lacus Ligustinus, e chiama la Galizia e il Portogallo "Oestrimnios", nome identico a quello ligure per Bretagna.
Carta con le vie di penetrazione in Europa della civiltà dei megaliti secondo l'Atlante Storico di Hermann Kinder e Werner Hilgemann del 1964. |
Secondo noi c'era una intesa commerciale tra i popoli Liguri ancestrali, originariamente associata alla diffusione della cultura megalitica.
Cassiterite, minerale da cui si estrae il piombo |
In particolare si è imposto il flusso di metalli pesanti dal nord Atlantico (principalmente stagno e piombo) verso il Mediterraneo occidentale. Quest'intesa commerciale tra i popoli Liguri ancestrali non era dichiarata, ma tenuta segreta per tutelare il monopolio Ligure sui loro prodotti e commerci: sale, oro, argento, bronzo, ambra..."
Carta dell'enclave di Tartesso in verde oltre alle colonie greche e cartaginesi, da http://es.wikipedia.org/wiki/Tartessos |
Per il post "Antichi Liguri: dai Primordi ai Megaliti", clicca QUI
Tipici terrazzamenti liguri. |
Le Isole di Scilly, le probabili antiche Isole Cassiteriti, a ovest della Cornovaglia, in Inghilterra |
Più tardi questo commercio avveniva via mare dal Guadalquivir inferiore, nella cui foce era il Lago Ligustico o Ligure, nel Territorio dove fu edificata la mitica Tartesso, dove sembra che la produzione, la lavorazione e il commercio avessero raggiunto uno standard di alto livello.
- A partire dal II millennio a.C. (neolitico) si hanno notizie della presenza dei Liguri su un territorio molto vasto, corrispondente alla maggior parte dell'Italia settentrionale e centrale.
Reperti in stile "Ligure" della cultura di Polada. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Qui c'è da osservare che la città si fondava sub monte Albano, e vuol dire che già il toponimo "Alb" apparteneva al nome di questo monte, così come probabilmente anche il lago a valle del monte si chiamava già Albano. Per "Elenco degli storici antichi dell'Occidente" clicca QUI.
Giuseppe Sergi, (1841 - 1936, antropologo siciliano) facendo riferimento alle affermazioni di W. Helbig sulla strana natura del nome "Alba Longa", passa ad osservare i suoi derivati e si sofferma su "Albula", antico e primitivo nome del Tevere, come Livio, Plinio e Virgilio (Albula nomen) scrissero. Si conclude che il nome non può aver a che fare con la colorazione in quanto Virgilio stesso chiama flavus (giallo) il Tevere, perché trasporta sabbia, poi ancora lo chiama "caeruleus", "ceruleo", e anche Orazio lo chiama flavum. Esiste un altro fiume Albula nel Piceno, ricordato da Plinio nell'enumerare abitati e fiumi della quinta regione italica, il Piceno; e nomina anche fra altre città "Numana", a Siculis condita (fondata dai Siculi). Ciò significa che la regione era occupata dai Siculi, i quali diedero i nomi dei fiumi e degli abitati secondo il loro linguaggio. Poi ancora abbiamo Albinia, nell'Argentario, territorio che dall'occupazione ligure passò poi agli Etruschi, un monte Alburnus in Lucania, un fiume Alba in Sicilia, ricordato da Diodoro Siculo; oltre alle varie Alba Pompeia in Piemonte e Alba Decitia, oltre ad Albium o Album o Alba Ingaunum e Alba Intemelium, (Albenga da Albium Ingauna e Ventimiglia da Albium Intemelia) in Liguria; la tribù degli Albiei (Albleis) situata a nord di Marsiglia e Alba nella Provenza; Alba nella Betica in Spagna e Alba, fiume a nord-est della Spagna.
Quale fosse il linguaggio degli antichi Liguri e Siculi non lo sappiamo con precisione, poiché non adottarono la scrittura, ma sicuramente usavano largamente il toponomo "Alb" e presumibilmente la famiglia toponimica paleoligure di Alba si connetteva a idronimi paleoeuropei di "Alb-" e, apofonicamente, al tipo "Olb-" (anche "Orb-" in Liguria).
Giovanni Semerano (1911 - 2005, bibliotecario, filologo e linguista, studioso delle antiche lingue), tra gli altri sostenitori dell’origine della radice "alb" da una famiglia linguistica non indoeuropea (nella teoria dell’Autore questo è postulato per definizione, dato che viene rifiutata l’esistenza stessa dell’indoeuropeo), propone una derivazione dall’antichissima voce accadica "alpium" a sua volta dal sumerico "albia" = "sorgente", "massa d'acqua", "cavità d'acqua". Questa forma si sarebbe poi trasferita nel sistema toponimico delle lingue indoeuropee mantenendosi immutata nella radice "alb" ed è ulteriormente analizzabile come ampliamento della radice protoindoeuropea "Hal-" = "nutrire". Simile diffusione ha la base indoeuropea "HwaH-r-" = "acqua". Non sorprende quindi il ricordo di Strabone (prima del 60 a.C. - 21/24 d.C.), che le Alpi prima avevano il nome di Albia, e Albius mons era detta la sommità delle Alpi Giulie: con i loro ghiacci erano effettivamente grandi sorgenti d'acqua. La radice "albh" è la base dell'idronimo paleoeuropeo Albis, il nome del fiume Elba in Germania. Olbia, la più antica colonia di Mileto, sul Mar Nero, ad esempio, ebbe come nome epicorico Olbia (senza varianti), derivato dalla radice "albh" con apofonia vocalica della "a" iniziale nel grado atimbro "o" (il radicale "olbh" è equivalente sul piano lessicale e derivato a livello morfofonologico dalla base "albh") e Olbia si ritrova, come toponimo, anche in Britannia, sulla destra del fiume Bug (in Ucraina), in Provenza, in Sardegna, in Licia e altrove, a latitudini molto differenti. Albiōn, il nome di origine ancestrale della Britannia, denota la grande isola sulla Manica, un luogo sull’acqua e circondato dall’acqua.
Giuseppe Sergi si chiese quindi se Alba Longa non fosse stata fondata da genti sicule o liguri.
Effettivamente le antiche genti liguri abitarono gran parte dell’Italia per essere poi, col tempo, private di molti territori dall’avvento di nuovi popoli. Tribù di Liguri erano stanziate in Veneto (come gli antichi Euganei, Camuni, Trunplini, Stoni e gli antichi Leponzi, prima di "celtizzarsi", parlavano una forma di ligure arcaico, come si può rilevare dalle loro più antiche iscrizioni. ), prima dell'arrivo dei Veneti arcaici, che arrivarono nella penisola italica insieme ai Latini, così come popolazioni erano stanziate sugli appennini, dai settentrionali a quelli centrali.
Servio M. Onorato Grammatico (IV secolo) estende il territorio delle genti liguri sino alla riva sinistra del Tevere, e anche lui sostenne come l’antico nome del fiume, Albula, così come quello della città di Alba Longa, progenitrice di Romolo e Remo, derivassero dalla lingua ligure, così come la tribù degli Albiei (Albleis) situata a nord di Marsiglia e le città di Alba Augusta, Alba Intemelium, Alba Ingaunum, Alba Decitia, Alba Pompeia, ecc. ecc.
Carta del Lazio antico con Albalonga e Lavinius |
Esaminando i caratteri fisici dei Liguri e dei Siculi, Sergi avrebbe stabilito la loro identità: anche da ricordi archeologici risulta esservi stato un simile comune costume funerario; lo scheletro neolitico di Sgurgola presso Anagni era colorato in rosso come gli scheletri neolitici delle Arene Candide di Finale Ligure, (e dei Balzi Rossi, n.d.r.) grotte liguri. Liguri e Siculi sarebbero stati quindi due rami dello stesso ceppo umano solo che, avendo differenti abitati e avendo avuto diversi condottieri, sarebbero stati erroneamente considerati come due razze diverse. La teoria è quindi che quando si parli di questi antichissimi barbari Siculi, primi abitatori della città che poi fu Roma, si tratti di una popolazione ligure chiamata sicula poiché condotta da Siculo, o Sikelòs. Troviamo effettivamente un riscontro di questa affermazione in Filisto di Siracusa, riportato da Dionigi di Alicarnasso, il quale sostiene come la popolazione che passò dall'Italia in Sicilia, i Siculi, fossero Liguri, così definiti poiché condotti da Siculo. Servio scrive che la città denominata "Laurolavinia", composizione dei nomi delle due città di Laurentum e Lavinium che si fusero, sorse dove già abitava Siculos (Sikelòs). Nel Lazio e in altre regioni d'Italia questa identità di razza dei Siculi con i Liguri è rivelata anche dalla similitudine dei toponimi nei nomi dei luoghi, monti, fiumi, laghi. Dionigi, che già aveva scritto come i Siculi fossero i più antichi abitanti dei luoghi su cui poi sorse Roma e del territorio latino, narra che i primi aggressori del loro abitato, con una lunga guerra, furono i cosiddetti Aborigini, (coloro che lui credeva gli aborigeni italici) che avevano chiamato in loro aiuto i Pelasgi. Questi non riuscirono a sconfiggere totalmente i Liguri-Siculi, i quali però, secondo quanto ci riferisce Ellanico Lebio in Dionigi, infine, stanchi delle aggressioni o non potendo resistere ad esse, avrebbero lasciato il territorio e sarebbero migrati, passando per l'Italia Meridionale, in Sicilia, che da loro avrebbe preso il nome. Non tutti i Liguri-Siculi avrebbero seguito Siculo in Sicilia e sarebbe per questo motivo che si riscontrano tracce liguri-sicule anche altrove.
Carta con le espansioni delle genti liguri nella penisola iberica e nella penisola italiana fino all'entrata in Sicilia, nel XIII sec. a.C. |
Varrone, nel "De lingua latina", considerava i Siculi originari di Roma perché numerose erano le somiglianze tra la lingua loro e quella latina. Servio considerava addirittura i Siculi giunti dalla Sicilia a Roma, e cioè proprio al contrario di tutte le altre testimonianze. Invece Festo fa i Siculi respinti dai Sacrani o Sabini insieme con i Liguri. Infine Solino li considera tra le più antiche popolazioni dell'Italia con gli Aborigeni, gli Aurunci, i Pelasgi e gli Arcadi. Un'altra tradizione sull'origine ligure dei Siculi si ritrova in Stefano di Bisanzio, in cui si cita un passo di Ellanico di Mitilene, e anche in Silio Italico i Siculi sono considerati Liguri. In seguito a queste affermazioni si è rilevata dagli storici moderni la presenza di nomi di città come Erice, Segesta ed Entella in Liguria. Anche secondo Filisto da Siracusa, gli stessi Siculi sarebbero stati Liguri, cacciati dal Lazio dagli Umbri e dai Pelasgi e passati in Sicilia sotto la guida di Siculo, ottant'anni prima della guerra di Troia (quindi intorno al 1.270 a.C.).
Ipotesi della componente genetica ligure in Italia. |
Antica rappresentazione dei Pulasti o Peleset con i loro caratteristici copricapi piumati nel tempio egizio di Medinet Habu (Tebe) |
L'insediamento dei Peleset (Filistei) nel Canaan. |
Nelle lingue antiche la "c" e la "g" erano dure, come in cane e gallo, per cui Tusci si pronuncia "tuschi" ed Etrusci si pronuncia "etruschi".
Carta con Dodona, sede del tempio pelasgico di Zeus |
A sud della Troade, i Pelasgi avrebbero occupato, oltre alla Licia, anche la Caria e l'isola di Lemno, che avrebbero abitato sino alla fine del VI secolo a.C.
Nel V secolo a.C. sembra che popolazioni pelasgiche abitassero ancora alcune città dell'Ellesponto, di cui oggi si è persa memoria. Varie tradizioni conferiscono ai Pelasgi una parte di primo piano nel processo del popolamento dell'Italia. Ad essi era attribuita la realizzazione delle mura poligonali dell'Italia centro-meridionale, nell'antichità definite "pelasgiche", probabilmente per la loro somiglianza ad una muraglia di fortificazione in Atene, detta "muro pelasgico" poiché attribuita a tale popolazione.
Carta con le pelasgiche Spina ed Adria. |
Lago di Cotilia. |
Ubicazione di Castel Sant'Angelo. |
- In Sabina, i Pelasgi avrebbero stretto un’alleanza con gli Aborigeni, cioè le popolazioni autoctone (dal latino: Ab origines), per scacciare, vittoriosamente, la tribù ligure dei Siculi dal Lazio, in cui avevano probabilmente fondato Albalonga. Così tramanda Dionigi di Alicarnasso (Alicarnasso, 60 a.C. circa - 7 a.C.) a proposito del vaticinio dell'oracolo di Dodona rivolto ai Pelasgi: "Affrettatevi a raggiungere la Saturnia (le terme erano considerate appannaggio di Saturno, come si evince dal nome di Saturnia stessa, località termale della Toscana nei pressi del confine con il Lazio e l'Umbria n.d.r.) terra dei Siculi, Cotila, città degli Aborigeni, là dove ondeggia un'isola; fondetevi con quei popoli, ed inviate a Febo la decima e le teste al Cronide, ed al padre inviate un uomo." I Pelasgi, accolto l'ordine di navigare alla volta dell'Italia e di raggiungere Cotila, nel Lazio vetus, allestirono numerose navi e si diressero come prima tappa verso le coste meridionali dell'Italia, che erano le più prossime. Lo schema narrativo seguito da Dionigi è identico a quello che Varrone aveva prodotto prima di lui, per cui ci si aspetterebbe che i Pelasgi, obbedendo all'oracolo che ingiungeva loro di recarsi a Cotila, andassero a sbarcare sulle coste del mar Tirreno, dove lo stesso Varrone li aveva fatti approdare. "Ma", scrive invece Dionigi, "per il vento di Mezzogiorno, e per la imperizia dei luoghi, andarono a finire in una delle bocche del fiume Po, chiamata Spina. Qui lasciarono le navi, fondarono la città di Spina, si diressero verso l'interno e, superati gli Appennini, vennero a trovarsi sul versante occidentale della penisola italica nella regione dove a quel tempo abitavano gli Umbri" Ai Siculi, dice poi Dionigi, i Pelasgi tolsero Cere, Pisa, Saturnia, Alsio, Faleri, Fescennio ed altre città che in proseguo di tempo furono occupate dagli Etruschi, secondo lui autoctoni, che coabitavano la regione. Dionigi di Alicarnasso afferma che i primi aggressori dei Siculi, quando si trovavano ancora in Italia peninsulare furono i cosiddetti Aborigini, che avevano chiamato in loro aiuto i Pelasgi.
Carta dell'antica Sicilia con gli stanziamenti di Siculi, Sicani ed Elimi. |
Carta con la ricostruzione
della foce dell'antico Tartesso
(il Guadalquivir) e del lago
Ligur che formava, oggi
insabbiato ma in cui sono
rimasti i toponimi di
Isla Mayor e Isla Minima.
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Alfabeto sillabico
di Tartesso.
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Da notare che la famiglia toponimica paleoligure di Alba, connessa a idronimi paleoeuropei in Alb- e, apofonicamente, al tipo Olb- (anche Orb- in area ligure), non rappresenta una formazione diretta sull’aggettivo indoeuropeo albho- ‘bianco’, ma, insieme a questo, continua un radicale pre-protoindoeuropeo Hal-bh- ‘acqua’ attestato anche dal sumerico halbia, (accadico halpium, ‘sorgente, massa d’acqua, cavità d’acqua’) ed è ulteriormente analizzabile come ampliamento della radice protoindoeuropea Hal- ‘nutrire’. Simile diffusione ha la base indoeuropea HwaH-r- ‘acqua’.
Riproduzione della stele di Bensafrim
in Portogallo, che si ritiene scritta
in l'alfabeto tartessico.
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Carta con in rosso l'antica Bensafrim, situata vicino all'attuale Algarve e al Monte Bravura, in Portogallo. |
Nel lago ligure erano ancorate le navi e raccolti i beni dalla lega commerciale ligustica: prima come area di scarico dei minerali e delle merci introdotte dalle basi liguri, poi con lo spazio a disposizione per l'elaborazione metallurgica e lo stesso habitat e insediamento per una vasta popolazione dai costumi tipicamente liguri. Una fonte storica che allude a Tartesso è "Storie", di Erodoto, del V sec. a.C., che indica come re di Tartesso, Argantonio (che significa uomo d'argento), uomo di grande ricchezza, saggezza e generosità che regnò 100 anni. .
Nel più tardo IV secolo, lo scrittore romano Rufo Festo Avieno, pubblicò la sua "Ora Maritima" (Le coste marittime), dedicata a Sesto Claudio Petronio Probiano, incompleta e lacunosa ma interessante poiché è ricavata dalla fonte più antica su Tartesso.
Pettorale in oro del tesoro tartessico rinvenuto a El Carambolo, nei pressi di Siviglia da http://es.wikipedia.org /wiki/Tartessos |
Nell'ambito del mito di Eracle, o Ercole, la sua decima fatica fu proprio quella di rubare le mandrie di Gerione. Gerione è una figura della mitologia greca, figlio di Crisaore e di Calliroe, e fratello di Echidna. Era un fortissimo gigante con tre teste, tre busti e due sole braccia, proprietario d'un regno esteso fino ai confini della mitica Tartesso, oltre le colonne d'Ercole.
Carta dell'estuario del Guadalquivir, dove un paese si chiama ancora "Isola Maggiore". |
Sicuramente per i greci l'occidente, indicando la direzione del tramonto, indicava la morte stessa. Le imprese di Ercole nell'Esperide, l'occidente, potevano essere considerate esperienze nell'aldilà; inoltre, essendo il lago oltre le colonne d'Ercole, era al di là del conosciuto.
Stemma dell'Andalusia, con Ercole fra due leoni e due colonne. |
Rappresentazione su pietra di nave da guerra biremi Fenicia nella guerra Assira del 700-692 a.C. Ninive, Palazzo Sud-Ovest, Camera VII. Fonte: http://es.wikipedia.org/wiki/Tartessos |
Stella di Tartesso. Fonte: http://es.wikipedia. org/wiki/Tartessos |
Il fattore del commercio fenicio con l'Oriente (Periodo Oriantalizzante) rafforza ulteriormente il potere monopolistico della monarchia Tartessica.
Sebbene non tutti i liguri-tartéssici siano rimasti schiavi per sempre, continuarono per molto tempo a essere casta minoritaria produttrice, mentre l'oligarchia militare e la sua casta commerciale furono Tirrene.
Antica imbarcazione Fenicia con raffigurazione di chimera. |
C'è anche la possibilità che i Fenici che arrivarono a Cadice, strinsero un patto di reciproca non ingerenza del commercio in generale: il commercio al di là delle colonne d'Ercole era vietato ai Fenici e d'altra parte era vietato ai Tartessici il commercio nell'area mediterranea. Da questo momento i Fenici gestiranno i commerci mediterranei, atlantici ed africani.
Per il post "Antichi Liguri: dai Primordi ai Megaliti", clicca QUI
Stele antropomorfa Ligure ritrovata in Germania (Baviera) |
Catone il Censore (234 a.C. circa - 149 a.C.), nel libro perduto delle "Origines", annoverava tra le maggiori tribù euganee (gli Euganei erano di stirpe Ligure Ingauna) i Triumplini della Val Trompia ed i Camuni della Val Camonica. Appartengono alla stessa stirpe degli Euganei, secondo Plinio il Vecchio anche gli Stoni in Trentino. Lo storico greco Strabone (58 a.C.-25 d.C. circa) descrive i Reti associandoli ai Vindelici, collocandoli tra Elvezi e Boi sopra "Verona e Como"; precisa inoltre che alla "stirpe retica" appartengono sia i Leponzi (che anticamente, prima di celtizzarsi, parlavano un linguaggio ligure) che i Camuni (che Catone il Censore aveva definito di stirpe euganea): « Vi sono poi, di seguito, le parti dei monti rivolte verso oriente e quelle che declinano a sud: le occupano i Reti e i Vindelici, confinanti con gli Elvezi e i Boi: infatti si affacciano sulle loro pianure. Dunque i Reti si estendono sulla parte dell'Italia che sta sopra Verona e Como; e il vino retico, che ha fama di non essere inferiore a quelli rinomati nelle terre italiche, nasce sulle falde dei loro monti. Il loro territorio si estende fino alle terre attraverso le quali scorre il Reno; a questa stirpe appartengono anche i Leponzi e i Camunni. I Vindelici ed i Norici invece occupano la maggior parte dei territori esterni alla regione montuosa, insieme ai Breuni e ai Genauni; essi appartengono però agli Illiri. Tutti questi effettuavano usualmente scorrerie nelle parti confinanti con l'Italia, così come verso gli Elvezi, i Sequani, i Boi e i Germani. Erano considerati più bellicosi dei Vindelici i Licatti, i Clautenati, e i Vennoni; dei Reti i Rucanti e i Cotuanti. » Strabone, Geografia, IV, 6.8
L'esistenza di Tartesso è testimoniata nei tesi biblici:
Disegno di Michelangelo "La Caduta di Fetonte" con sopra Zeus, al centro Fetonte e i cavalli e sotto Eridano sdraiato, le Elidi e Cycnus. |
Fetonte (Statua Romana) |
Bronzetto ligure del VI - V sec. a.C. di guerriero in assalto con copricapo a forma di testa di cigno. Parigi, museo del Louvre. |
Bronzetto ligure del VI - V sec. a.C. di figura maschile con copricapo a forma di testa di cigno. Parigi, museo del Louvre. |
Carta dei sette fiumi importanti per la
storia dei Liguri, che
appartenevano alle loro aree di
influenza: Guadalquivir
(Tartesso o Betis) , Jùcar (Sicano),
Ebro, Rodano,
Var (Varo), Magra e Arno.
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La civiltà pre-tartessica sarebbe stata costituita dal substrato culturale di diversi popoli (liguri, iberici e coloni orientali arrivati da Creta nel 3.000 a.C.), ma presumibilmente era ligure (come indica il toponimo Lago Ligur, il Lagus Ligustinus per i Romani) il substrato predominante nella zona prima della fondazione della capitale tirrenica Tartesso.
Dal bacino del fiume Guadalquivir pare che siano migrati gruppi di Liguri, prima stanziati nell'enclave di Tartesso, pressati da sud e da ovest, per gettarsi sui Sicani, situati sul fiume Sicano (lo Jùcar dei contemporanei), vedi la cartina sopra. L'espulsione dei Sicani è attestata in termini chiarissimi da Tucidide (460 a.C. circa - dopo il 404 a.C., o secondo altri, dopo il 399 a.C., N.d.R.) e da altri scrittori, che affermano decisamente la presenza dei Liguri, se non nell'interno, certamente sulle coste orientali della Spagna meridionale in età antichissima, presenza che alcuni fanno risalire addirittura al XX secolo a. C., ma non certamente più tardi del XVI secolo a.C.. Luigi Schiaparelli (storico, paleografo e diplomatista italiano; Cerrione, 2 agosto 1871 - Firenze, 26 gennaio 1934) nel suo “Le stirpi ibero-liguri nell'Occidente e nell'Italia antica” (Torino, 1880) http://www.cairomontenotte.com/biblioteca/schiaparelli/
schiaparelli.html scrive, da: http://www.cairomontenotte.com/biblioteca/schiaparelli/schia204.html: "Sciano da Chio (Scimno di Chio, citato anche come Sciano di Chio; fl.= floruit, cioè aveva 40 anni, nel 185 a.C. circa - ..., N.d.R.), ritenuto autore di una descrizione della Terra, e prima di lui Timeo (Timeo di Tauromenio; Tauromenium o Taormina, 350 a.C. circa - Siracusa, 260 a.C. circa, N.d.R.), scrisse che la colonia greca di Emporiae (ora Ampurias, nel comune di L'Escala, in Costa Brava, poco a sud dell'attuale confine fra Spagna e Francia, N.d.R.) era stata fondata nel paese dei Liguri da coloni massilioti (di Marsiglia, N.d.R.), il che lascia credere che, nei tempi immediatamente successivi alla vittoria sui Sicani, i Liguri siano avanzati dal fiume Sicano verso Nord lungo la costa e che successivamente lasciarono una parte dell'Hiberia agli Iberi o Iberoligi, coi quali coesistevano da lungo tempo. Lagneau (Gustave Lagneau, medico ed antropologo; Parigi, 18 agosto 1827 - Parigi, 25 agosto 1896, N.d.R.), autore di una memoria speciale sui Liguri, propende a trovarne non solo nell'interno della Gallia sulla Loira o Ligeris, da cui crede abbiano derivato il nome, ma su tutta la costa atlantica, da Bayonne al mare del Nord e perfino nelle isole Sorlinghe (le isole Scilly, N.d.R.), e non mancano certamente nella Gallia antica nomi di luoghi analoghi ad altri della Liguria e della Spagna. Vi sono poi analogie innegabili in alcune caratteristiche fisiche e morali dei Siluri di Tacito (dal latino Silures, antica popolazione della Britannia meridionale, secondo Tacito lì emigrata dall’Hiberia, N.d.R.), dei Gallesi e Gaeli di Scozia e d'Irlanda, dei Loegrini [gli abitanti di Logres (anche Logris o Loegria), il nome del regno di re Artù nella Materia di Britannia (con materia di Bretagna, la cui definizione corrente e maggiormente diffusa è quella di ciclo bretone, o ciclo arturiano, in virtù del suo eponimo, s'indica l'insieme delle leggende sui celti e la storia mitologica delle isole britanniche e della Bretagna, in particolar modo quelle riguardanti re Artù e i suoi cavalieri della Tavola Rotonda). Deriva da Lloegyr, il nome gallese per la Gran Bretagna che corrispondeva grosso modo all'odierna Inghilterra. In un senso stretto, la parola Inghilterra non potrebbe essere usata per riferirsi agli eventi arturiani dato che questa deriva da "Angle-land", parola emersa dopo le invasioni anglosassoni. Secondo Goffredo di Monmouth, il regno prese il nome dal leggendario re Locrino, il più vecchio dei figli di Bruto di Troia. Nella sua "Historia Regum Britanniae", Goffredo di Monmouth utilizza la parola "Loegria" per descrivere una provincia che conteneva gran parte dell'Inghilterra, ad eccezione della Cornovaglia. Nelle leggende arturiane, "logres" era un codice cavalleresco di Camelot, N.d.R.] e dei Basso-Bretoni nell'antica Armorica, con la descrizione degli antichi Liguri. Gli antichi accennano all'origine iberica dei Siluri ed alla possibile estensione delle genti iberiche fino alla Bretagna, il che troverebbe qualche argomento generico in appoggio nella somiglianza dei caratteri esteriori fisici di qualche frazione della popolazione di alcune regioni di quel paese. Alcuni archeologi e storici come Mullenhof (Karl Victor Müllenhoff, storico germanista; Marne 1818 - Berlino 1884, N.d.R.), Camilo Jullian e D'Arbois (Henri d'Arbois de Jubainville, docente e celtista francese; Nancy, 1827 - Parigi, 1910, N.d.R.) designano curioso come nelle aree occupate dai predecessori Liguri e poi occupate dai Celti, come Britannia, Gallia e Spagna, i tratti celtici si siano dimostrati più persistenti.".
Antica imbarcazione Greca.
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- Eschilo (di Eleusi; Eleusi, 525 a.C. - Gela, 456 a.C., N.d.R.), nel suo "Prometeo", colloca i Liguri nell'attuale Provenza-ponente ligure nel secolo XIV a.C., e loda come intrepido il loro esercito, che Ercole riuscì a superare soltanto con l'aiuto degli dei. Del fatto che i Liguri fossero stanziati in varie parti dell'Italia centrale e specialmente nel Lazio, abbondano argomenti sicuri e sappiamo che ne furono espulsi con le armi dagli Italo-Greci (Aborigeni e Pelasgi) verso il secolo XIV a.C.
Nel XIV e XIII a.C. - Una frazione di Liguri si era stabilita nel Lazio, proprio nell'area dove verrà poi fondata Roma. Presumibilmente queste popolazioni avevano avuto il controllo della Toscana, dell'Umbria (loro erano Cere, Pisa, Saturnia, Alsio, Faleri, Fescennio) e delle Marche, in cui avevano fondato Numana e Ancona. Questi Liguri, guidati dal loro capo Sikelòs, figlio di Italo, erano denominati Siculi, e potrebbe trattarsi dei Šekeleš, uno dei popoli del Mare.
Nave Shardana, (probabilmente
i Sardi), uno dei Popoli del Mare.
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Il fiume Liri, che nasce in Abruzzo e
dopo avere attraversato il Lazio,
confluendo col fiume Rapido dà
origine al fiume Garigliano, fra Lazio
e Campania.
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.it/userfiles/workarea_477/LZ6%20Perono_pp102_128.pdf, che motiverebbe fra l'altro la successiva fusione dei Liguri con le popolazioni Celtiche. "La famiglia toponimica paleoligure di Alba, connessa a idronimi paleoeuropei in Alb- e, apofonicamente, al tipo Olb- (anche Orb- in area ligure), non rappresenta una formazione diretta sull’aggettivo indoeuropeo albho- ‘bianco’, ma, insieme a questo, continua un radicale pre-protoindoeuropeo Hal-bh- ‘acqua’ attestato anche dal sumerico "halbia", (accadico halpium, ‘sorgente, massa d’acqua, cavità d’acqua’) ed è ulteriormente analizzabile come ampliamento della radice protoindoeuropea Hal- ‘nutrire’. Simile diffusione ha la base indoeuropea HwaH-r- ‘acqua’. Alcuni toponimi e idronimi di area ligure (l’area linguistica e culturale di formazione di nomi quali Olbicella, appunto) e delineando l’esistenza di una “famiglia” di denominazioni di luoghi che ci piace definire (sulla base del radicale non solo indoeuropeo che è all’origine della loro formazione) “città d’acqua”. Esistono prove di elementi comuni, sia pure remoti (già dalla fase indoeuropea), in ambito culturale e linguistico, tra gli antichi Liguri e gli abitanti (ad essi contemporanei) dell’Europa occidentale storicamente noti, almeno in parte, come Celti. Una macroscopica similitudine toponimica riguarda la Britannia (forse solo quella meridionale, in origine). Si ritiene (e l’ipotesi è assai convincente)che Albiōn ,il nome di origine ancestrale della Britannia, sia connesso con le forme toponimiche liguri Albium e Album. La radice della denominazione è comune ed è, appunto, alb indoeuropeo albh. Da Albium ed Album derivano nella toponomastica ligure antica e “contemporanea” tra gli altri, l’omologo (omofono ed omografo rispetto alla seconda forma) Album, Album, Inganum, Album, Ingaunum, Albingaunum, ‘Albenga’, Albium Intemelia ‘Ventimiglia’, Albuca (nelle Gallie ed in Aquitania), Alba in provincia di Cuneo, Alba Heluorum in Provenza, Alba, attuale Arjona, in Spagna. Giacomo Devoto (glottologo, linguista e rettore italiano; Genova, 19 luglio 1897 - Firenze, 25 dicembre 1974, N.d.R.) segnala inoltre come di possibile ascendenza (o influenza nella formazione onomastica) ligure, il toponimo di Albona, città istriana che sorge a pochi chilometri di distanza dal mare. Tutte queste denominazioni sono riconducibili direttamente alla radice "alb" e a una forma simplex che è Album. Ma Album non è connesso primariamente (si appurerà in seguito come si tratti di uno spostamento di significato rispetto all’originale) al latino albus, ‘bianco’. Deriva, invece, dalla radice "albh" che è la base, ad esempio, dell’idronimo germanico Albis, il nome del fiume Elba. Tutti questi nomi indicano stanziamenti su canali, su fiumi o su mari, in pratica luoghi situati in prossimità dell’acqua (e anche idronimi, denominazioni, appunto, di referenti che coincidono con l’iconimo: corsi d’acqua). Quel che a noi interessa in questa sede è che come la radice "albh" viene a essere la base dell’idronimo Albis, nome di origine ancestrale (in quanto idronimo paleoeuropeo) del fiume Elba, così essa è la componente generativa di alcune delle numerosissime denominazioni (antiche e “contemporanee”) di Olbia, che denotano, come tutti i nomi formati dalla radice "albh", luoghi situati su canali, fiumi o mari. Olbia, la più antica colonia di Mileto, sul Mar Nero, ad esempio, ebbe come nome epicorico Olbia (senza varianti), derivato dalla radice "albh" con apofonia vocalica della [a] iniziale nel grado atimbro [o] (il radicale "olbh" è equivalente sul piano lessicale e derivato a livello morfofonologico dalla base "albh"). Olbia si ritrova, come toponimo, in Britannia, sulla destra del fiume Bug (in Ucraina), in Provenza, in Sardegna e altrove, a latitudini molto differenti, dunque in Licia e nell’Ellesponto; naturalmente, soprattutto nel caso delle colonie elleniche, è stata inevitabile una sovrapposizione motivazionale col beneaugurante aggettivo greco ólbios, (femminile olbía). Se si resta nell’ambito di denominazioni legate alla radice "albh" e al significato di‘acqua’, può essere interessante ricordare che Albula, fu l’antico nome del fiume Tevere. Albiōn, il nome di origine ancestrale della Britannia, viene a denotare, dunque, la grande isola sul Canale della Manica, un locus, quindi, sull’acqua e circondato dall’acqua. La ricostruzione "albh" (con bh richiesta dal germanico b/in Albiz, ‘Elba’) non è tuttavia l’unica presa in considerazione nella glossografia. Giovanni Semerano (Giovanni Maria Semerano, bibliotecario, filologo e linguista italiano, studioso delle antiche lingue europee e mesopotamiche; Ostuni, 21 febbraio 1911 - Firenze, 20 luglio 2005, N.d.R.), tra gli altri sostenitori dell’origine della radice "alb" da una famiglia linguistica non indoeuropea (nella teoria dell’Autore questo è postulato per definizione, dato che viene rifiutata l’esistenza stessa dell’indoeuropeo), propone una derivazione dall’antichissima voce accadica "alpium" a sua volta dal sumerico "albia", ‘sorgente’,‘massa d'acqua’,‘cavità d'acqua’. Questa forma si sarebbe poi trasferita nel sistema toponimico delle lingue "indoeuropee", da un lato mantenendosi immutata nella radice "alb"."
Nel 1.270 p.e.v. (a.C.) Popolazioni Liguri chiamate Siculi, poiché guidate dal re Siculo, figlio di Italo, approdano in Sicilia, che da allora prende il nome da loro. Dagli Itali, la popolazione di Liguri che rimasero sul continente il cui re era Italo, l'Italia prenderà il nome, esattamente durante le guerre sociali contro Roma del 91-88 a.C.. Filisto di Siracusa (Siracusa, 430 a.C. - 356 a.C.) data l'immigrazione sicula nell'ottantesimo anno prima della guerra di Troia, avvenuta presumibilmente dal 1.190 al 1.180 a.C., e identifica i Siculi con una popolazione di Liguri il cui capo Sikelòs era figlio di Italos, cacciati dal continente dagli Umbri che avevano chiamato in soccorso i Pelasgi, probabili antenati degli Etruschi.
Popoli antichi della Sicilia.
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- I territori in cui erano stanziati i Liguri coprivano una grande estensione geografica. La nazione ligure era costituita da innumerevoli tribù e ancora nel IX secolo a.C. era, nell'opinione dei Greci, la vera rappresentante dell'Occidente, come gli Sciti lo erano del Settentrione e gli Etiopi del Meridione mediterraneo, mentre all'inizio dell'era volgare (primi anni d.C.) era talmente decaduta sotto ogni aspetto che Strabone, nella sua geografia, non crede neppure valga la pena di occuparsene e se la sbriga con poche parole.
- Il poeta greco Esiodo (VIII secolo a.C. - VII secolo a.C.), nell'VIII/VII secolo a.C., fa per primo menzione dei Liguri, e dà loro il nome di Libuas, che i più leggono Liguas e Ligoas, e li considera come la principale nazione dell'Occidente del Mediterraneo. La discussa versione di un frammento di Esiodo (fine VIII inizi VII secolo a.C.), riportato da Strabone in "Geografia", riferendosi ai più antichi abitanti continentali sul Mar Mediterraneo riporta: "...gli Etiopi e i Liguri e gli Sciti mungitori di cavalle".
- Numerosi sono i miti e leggende associate a Tartesso, impero fondato da genti Liguri, come memorizzato dal toponimo Lago Ligur, oggi nome del distretto a sud-ovest di Siviglia in cui il lago si è interrato, ma di cui rimangono i toponimi di due località, Isla Mayor e Isla Minima.
Bacino dell'antico Lago Ligur, con
Isla Mayor e Isla Minima.
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Ricostruzione dell'antica foce del
Guadalquivir, l'antico Tartesso, col
Lago Ligur o Ligustino o Ligustico.
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Carta geografica ottenuta dal Periplo
di Scilace, tratta da:
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L'Ecumene di Erodoto, da: https://digilander.libero.it/
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- Nel IV e III secolo a.C. i Liguri erano ancora prevalenti in tutta la Gallia meridionale. Aristotele (Stagira 384 o 383 a.C. - Calcide, 322 a.C.) pone i Liguri tra gli Iberi e i Tirreni, apportando anche alcuni particolari sui primi.
- Eratostene, che riunì nella sua geografia le principali notizie conosciute nel suo secolo (III a.C.), nell'accennare alle tre grandi penisole del Mediterraneo, dopo l'ellenica e l'italica nomina come terza la ligustica che diceva estendersi fino alle colonne d'Ercole, osservando anche che il mare ad occidente della Gallia fosse chiamato ligustico per il fatto che le sponde meridionali della Gallia stessa erano anticamente occupate dai Liguri, indicati generalmente come i primi abitanti storici e popolo prevalente in quella regione prima dei Celti: la penisola iberica era chiamata "Ligustiké", mentre quella italiana era chiamata "Italiké", e già i primi greci consideravano la Liguria quel territorio che andava dall'Etruria fino all'Oceano, oltre le Colonne d'Ercole.
Fino al IV secolo a.C. i Liguri Friniati o Friniates erano insediati nell'area corrispondente all'Appennino reggiano, modenese e parte del pistoiese. Insieme ai Liguri Apuani, insediati in Lunigiana e Garfagnana, appartenevano alla famiglia etno-linguistica dei liguri orientali. Anticamente il loro areale comprendeva anche gran parte dell'alta pianura reggiana e modenese, ma vennero sospinti nelle montagne dalla grande invasione gallica del IV secolo a.C., che vide l'insediamento dei Galli Boi, la popolazione gallica più numerosa e potente nel Nord italia con cui poi si allearono, nella fascia pedemontana e nell'alta pianura reggiana e modenese.
Elmo Ligure.
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Carta dell'anno 6 con la IX regio romana, la Liguria e dintorni, con i nomi delle varie popolazioni Liguri ormai romanizzate. |
- Nel II secolo a. C., afferma Polibio (Megalopoli, 206 a.C. circa - Grecia, 124 a.C.), dalla foce dell'Arno a quella del Rodano si navigava per cinque giorni lungo il paese abitato dai Liguri, ragion per cui tutto quel tratto di mare si chiamava ligustico. Ma, avanzando ed espandendosi continuamente le conquiste dei Celti nella Gallia meridionale e occidentale, gli Iberi ne vennero ricacciati ed inseguiti entro i confini naturali della loro penisola, mentre i Liguri furono cacciati dalle coste settentrionali dell'Iberia e da quelle meridionali della Gallia, anche a Est del Rodano dove li troviamo comunque mescolati coi Celti col nome di Celto-Liguri. Molte tribù liguri, comunque, mantennero la propria autonomia e indipendenza soprattutto sulla costa fino alla dominazione romana nella seconda metà del II secolo a.C. Le principali tribù erano quelle degli Oxibii e dei Deceati, Liguri schietti, contro i quali poco o nulla poterono i Celti; e furono appunto quelle tribù che, a motivo delle loro perpetue ostilità contro Massalia, provocarono le prime ostilità di Roma contro i Liguri transalpini (trans = al di là, delle Alpi). Diversi autori (Diodoro Siculo, Virgilio, Livio, Cicerone) riportano come i Liguri ancora nel II secolo a.C. vivessero in condizioni primitive e ci consegnano l’immagine di un popolo semiselvaggio, ferino, i cui guerrieri incutono timore solo con il loro aspetto. Nel contempo vengono però sottolineate le qualità di solidarietà ed onestà di una popolazione agricola e pastorale non ancora divisa in classi e in cui le donne affrontano le stesse fatiche degli uomini in una terra definita sassosa, sterile, aspra o coperta di alberi da abbattere. Non tutti gli autori antichi esprimono giudizi positivi, ad esempio Marco Porcio Catone definisce i Liguri ignoranti e bugiardi, un popolo che ha perso memoria delle proprie origini. Tutti questi elementi ci fanno capire come i Liguri, popolo antichissimo la cui diffusione in tempi remoti interessò gran parte del Mediterraneo Occidentale, furono assoggettati non senza difficoltà dai Romani, nei confronti dei quali la mancanza di una cultura, di tradizioni radicate, di una identità, di un’unità politica e di una classe nobiliare con potere decisionale, furono motivo di debolezza non sufficientemente bilanciata dal vigoroso temperamento che li caratterizzava. (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Liguri ).
Antica scultura Ligure,
reperto di Luni.
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I nomi dei centri abitati
in epoca romana e
quei centri oggi.
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La Liguria e i suoi maggiori centri in
epoca romana.
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Carta geografica nell'anno 6 d.C. La
Liguria (da Nizza al Po al
Magra ) è la IX Regio Romana. Sono
segnalati i Liguri
Intemeli ed Ingauni. Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
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- Nel 6 e.v., Genova divenne il centro della IX delle regioni dell'Italia augustea. Da quel momento la storia della Liguria confluirà in quella di Roma e ne seguirà il destino.
La Liguria, IX regione dell'Impero Romano nella divisione di Augusto dell'anno 6 .d. C., superava i 25.000 Kmq. estendendosi sul Mediterraneo dal Varo alla Magra (vedi mappa dei 7 fiumi sopra) e, nel continente, dalle Alpi marittime, o forse dalle Cozie, alla Trebbia e al Panaro sulla destra del Po, ed abbracciava la zona di Nizza, ora appartenente alla Francia, le attuali province di Imperia, Genova, Massa e Carrara, Alessandria, Cuneo e la parte di quelle di Torino e Pila situate sulla destra del Po. Non mancavano sulla riva sinistra del fiume Po, dal Ticino alle Alpi Cozie, popolazioni di origine essenzialmente ligure, soprattutto nelle campagne, ma assegnate da Augusto alla Gallia transpadana occidentale poiché vi erano divenuti prevalenti popoli di sangue celtico, pur rimanendo ligure il nucleo della popolazione.
Focea (Phocaea), Cuma Eolica (Cyme) e Smirne (Smyrna). Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Bireme Romana con rostro. |
Il poeta greco Esiodo, VIII-VII secolo a.C., per primo fa menzione dei Liguri, e da loro il nome di Libuas, che i più leggono Liguas e Ligoas, e li considera come la principale nazione dell'Occidente.
I LIGURI in ITALIA
Carta geografica della componente genetica Ligure in Italia. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Diffusissimi nell'appennino Tosco-Emiliano, antichi bassorilievi sui frontoni delle case, di sapore Celto-Ligure, che raffigurano teste. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
I Liguri, fondendosi progressivamente con elementi Indoeuropei divennero essi stessi Proto-Indoeuropei, parlanti un miscuglio di lingue durante il Neolitico, Indoeuropei, parlanti un lingua ancora non specializzatasi nei vari dialetti, tra il 3000 ed il 2000 a.C., Proto-celti, parlanti una forma arcaica di celta con influssi antico-liguri tra il 2000 ed il 1000 a.C., ed infine Celti o Liguri celtizzati con la fusione e scomparsa delle reminiscenze linguistiche liguri, dal 1000 a.C. in poi.
(Per visualizzare il post sui Celti, clicca QUI).
Carta geografica delle origini delle Lingue Italiche e del linguaggio dei Liguri, non Indoeuropeo. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Carta geografica della diffusione dei Liguri nell'Italia settentrionale: in questa cartina è raffigurata l'ipotesi di un Mare Padano. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Le memorie storiche e tradizionali non riconoscono popoli abitatori della penisola italica anteriori a Liguri, Sicani e Siculi; di questi ultimi, però, non è accertata l'origine iberica, e pare fossero Liguri.
Infine riferisce che i Liguri occupavano i passi delle Alpi e avrebbero combattuto contro Ercole (o contro Prometeo, secondo il "Prometeo liberato" di Eschilo).
Nell'Eneide i Liguri sono una delle pochissime popolazioni che combattono al fianco di Enea nella guerra contro i Rutuli. Virgilio nomina anche i loro due re, Cunaro e il giovane Cupavone, il figlio e successore di Cicno, figura già nota alla mitologia greca.
I Sicani erano popoli di stirpe incontestabilmente iberica, non avendo alcun significato etnografico l'opinione che fossero autoctoni nella nostra penisola in cui sono rimaste tracce della loro presenza. Prima della loro venuta in Italia abitavano sulle coste occidentali dell'Iberia (attuale Spagna) sul fiume Sicano (ora Jùcar), dove possedevano una città chiamata Sicana, da cui vennero espulsi dai Liguri usciti dal bacino del Tartesso o Betis (ora Guadalquivir). Li ritroviamo poi in Italia dove la loro presenza nel Lazio e in altre regioni della penisola è attestata da scrittori degni di fede che ci informano come ne vennero espulsi dai Siculi e obbligati a passare nell'isola di Trinakia (Sicilia), a cui diedero il nome di Sicania. Rispetto alla cronologia di questi avvenimenti non si possono proporre date più o meno precise: ma la presenza stanziale dei Sicani nella Trinakia, nei secoli XIV e XIII a.C., è attestata da monumenti egizi contemporanei a loro, e da Diodoro Siculo che narra come, nell'età di Minosse di Creta (secolo XIV - XIII a.C.), vi possedessero case e città, correvano il mare come corsari col nome di "Shakalasch" (uno dei Popoli del Mare?) e invadevano le province egiziane inferiori, alleati a Libi e Rebu . La loro venuta in Italia e la partenza violenta dall'Iberia si dovrebbero collocare fra i secoli XX - XV prima dell'era volgare, benché si ignorino completamente i principali particolari cronologici e storici del loro esodo dalle sponde dello Jùcar all'isola di Sicilia. Il soggiorno dei Sicani nell'isola non fu tutto rose e fiori: dovettero dividere la dominazione coi Siculi che avevano cominciato a passarvi nel XIII secolo, secondo alcuni (Filisto di Siracusa ed Ellanico di Lesbo), o non più tardi dell'XI, secondo altri (Tucidide).
Massalia: città della Liguria nel paese dei Celti
Ampelòs: città ligure ma di ignota locazione
Monoìkos: Monaco, città "ligustica"
Elisyci: popolo che faceva parte dei liguri, la cui capitale era Narbona Ligustìne: città iberica vicino a Tartesso
Agàthe: città dei ligusti presso il lago "ligustio"
Questo "lago lacustio" evoca il "lacusticus lacus" dell'area di Tartesso, quindi in Iberia, l'attuale Spagna e Portogallo. Ma vi è una Agàthe anche nella Linguadoca, nella zona della Camargue occidentale, per cui si pensa che questa Agàthe iberica sia la città di ligustìne presso Tartesso. Secondo Seneca, i liguri abitavano la Corsica. Filisto di Siracusa prende, invece, in causa i liguri della costa nord-adriatica, i quali sarebbero stati scacciati dall'arrivo di Umbri e Pelasgi intendendo per Umbri coloro che abitavano fra il Po e il Piceno e per Pelasgi coloro che avevano i loro porti presso Spina e Ravenna.
Sempre Filisto fa presente i Liguri nel lazio e li identifica come Siculi.
Il popolo degli antichi liguri viene legato agli antichi abitanti della pianura padana prima dell'arrivo dei Celti. Erodoto collocava i celti come successori dei Liguri, oltre le colonne d'Ercole, quindi oltre Gibilterra.
Elmo Ligure |
Dionigi di Alicarnasso nella sua storia delle antichità romane parla dei Siculi come della prima popolazione che abitò la zona di Albalonga, dove poi sorse Roma. Il nuovo confine territoriale fu il fiume Salso dove rimase fino all'arrivo dei Greci.
Dei Siculi si fa menzione a proposito dell'arrivo dei Pelasgi in Italia. Così tramanda Dionigi di Alicarnasso:
ETNIE LIGURI e CELTOLIGURI, o CELTO-LIGI
Carta geografica delle Popolazioni Liguri, Etruschi, Celto-Ligi (Celtoliguri) e Celti nel Centro-Nord italico, con città, fiumi e laghi, intorno al 300 a.C. Clicca l'immagine per ingrandirla. |
I Veituri, (suddivisi nelle sottotribù degli Utrines, Sestrines, Mentovines e dei Langenses), insediati nell'attuale ponente genovese ed in Val Polcevera, dove nel 1506 fu rinvenuta la nota Tavola Bronzea di Polcevera, redatta a Roma nel 117 a.C.
Gli Statielli, insediati nell'odierna provincia di Alessandria nel territorio di Acqui, nelle valli delle due Bormide e degli affluenti Orba e Belbo
I Dectunini, insediati nel tortonese e nel novese
I Sabazi, insediati nel Savonese
Gli Ingauni, insediati nel territorio di Albenga
I Bagienni (o Vegenni) e gli Epanteri, insediati nell'alta valle del Tanaro e poi trasferitisi in val Trebbia a Bobbio (sede del pagus omonimo) sotto il municipio di Velleia (centro principale in età romana: Augusta Bagiennorum - ora Bene Vagienna)
Gli Intemeli, insediati nella Riviera di Ponente, nei pressi di Ventimiglia (Albium Intemelium)
I Levi e i Marici, insediati nella zona attorno al Po (province di Pavia e Alessandria)
I Segobrigi o Commoni, abitanti della Provenza e protagonisti della leggenda greca di Massalia.
Carta della Liguria con le etnie liguri
nell'età romana.
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Secondo il seguente resoconto, non troviamo più quel passaggio che fonde i Liguri con i Celti, ed assimila i Liguri propriamente detti a popolazioni Celtoliguri che vengono generalmente definite Celti.
Dopo una prima contrazione delle popolazioni stanziali Liguri attribuita alla spinta migratoria di popolazioni provenienti dall'ARMENIA, CAUCASO-MAR NERO (età Mesolitica 5.000 - 4.000 a.C.) attraverso il NORD-AFRICA e la penisola IBERICA, i LIGURI si ridussero nella zona compresa tra il delta del fiume Rodano, il Piemonte, la Liguria, il nord della Toscana e dell' Emilia, fino a tutta la pianura Padana.
Per la genesi del nome"LIGURI" molti studiosi lo assimilano ad una parola coniata dai Greci che potrebbe avere tre interpretazioni: "Abitanti di un terreno paludoso" o " LIGA", "Popolo che parla ad alta voce", "Quelli dalla voce stridente" (o accenna ancora alla melodiosità di Cycnus?); interpretazioni libere, ma che dimostrano l'antichissima presenza sul territorio di questa popolazione.
In questo periodo (età del Bronzo Recente ed età del Ferro 1600-500 a.C.), probabilmente a seguito dei contatti con le altre popolazioni confinanti (ETRUSCHI, CELTI, VENETI, RETI, EUGANEI e LEPONZI) inizia l'uso, anche da parte dei LIGURI, della cremazione come metodo di sepoltura (campi d'urne) prima in parziale e poi in completa sostituzione della sepoltura in fosse (nella nuda terra o foderate di ciottoli o con bare di legno), in grotte o anfratti nascosti vicino o lontano dai luoghi di dimora abituali.
Sotto una seconda spinta migratoria di popolazioni Gallico-Celtiche dal NORD-EUROPA (età del Ferro 1.000 - 500 a.C.) i popoli Liguri si stanzieranno definitivamente a ridosso delle Alpi Marittime e dell'Appennino Ligure, concentrandosi nell'attuale LIGURIA, popolando stabilmente sia la parte appenninica che la costa e proteggendo il loro territorio con la costruzione strategica dei CASTELLARI sulle alture dominanti le valli abitate .
- Al confine con la Toscana, vicino all'isola d'Elba (l'isola si chiamava Ilva): ILVATES.
Coppia di Celtoliguri |
I Liguri, descritti fisicamente di taglia robusta, asciutti, muscolosi, audaci ed indomiti oltre che mercanti e navigatori erano anche ricercati, come soldati di ventura, dai Cartaginesi nelle loro campagne militari.
Vasi intemeli |
«Essendo il loro paese montuoso e pieno di alberi, gli uni di essi tutto quanto il giorno impiegano in tagliar legname, a ciò adoperando forti e pesanti scuri; altri, che vogliono coltivare la terra, debbono occuparsi in rompere sassi, poiché tanto è arido il suolo che cogli strumenti non si può levare una zolla, che con essa non si levino sassi. Però, quantunque abbiano a lottare con tante sciagure, a forza di ostinato lavoro superano la natura [...] si danno spesso alla cacciagione, e trovando quantità di selvaggiume, con esso si risarciscono della mancanza di biade; e quindi viene, che scorrendo per le loro montagne coperte di neve, ed assuefacendosi a praticare poi più difficili luoghi delle boscaglie, indurano i loro corpi, e ne fortificano i muscoli mirabilmente. Alcuni di loro per la carestia de' viveri bevono acqua, e vivono di carni di animali domestici e selvatici.»
Vaso apuano |
Carta geografica dei domini di Roma nel 58 a.C.. |
I Liguri sulle montagne e i Celti nelle pianure resero molto dura la vita ai Romani, ma il futuro era ormai scritto. Prima i Sanniti (nel Sannio), poi i Senoni (nelle Marche), quindi i Boi (in Emilia) e i Cenomani (fra l'Adda e l'Oglio), e infine gli Insubri (a Milano) furono sconfitti e sottomessi con perdite spaventose, decine di migliaia di caduti. Nello stesso tempo, dovettero cedere uno dopo l'altro le armi gli Apuani (in Garfagnana e alto Magra), i Friniati (nell'Appennino parmense, reggiano e Modenese, ora chiamato da loro Frignano), i Veleiati (nell'Appennino piacentino) e Ingauni e Intemeli (nel Ponente ligure). A quel punto tutta la penisola si trovò sotto il domino romano.
La Liguria vide la presenza delle persone in tempi remotissimi. Nel loanese sono state scoperte tracce della presenza dell'uomo neandertaliano, mentre a Ventimiglia nella grotta dei Balzi Rossi sono stati trovati numerosi resti che richiamano quelli dell'uomo di Cro-Magnon. Notizie scritte sugli insediamenti dei Liguri - popolazione di origine mediterranea - fanno risalire la loro presenza al primo millennio a.C. su di un vasto territorio che comprendeva gran parte dell'Italia nord occidentale. Queste popolazioni, suddivise in diverse tribù, non raggiungevano il numero di duecentomila unità.
Fra l'XI (fondamentale é la partecipazione delle navi genovesi alla prima crociata) e il XV secolo Genova fu protagonista di una straordinaria ascesa politica e mercantile (soprattutto commerci di spezie con l'Oriente) e rimase la repubblica marinara più potente del Mediterraneo dal XII al XIV secolo, come viene ben testimoniato dalla vittoriosa resistenza contro l'imperatore Federico Barbarossa e dalla presenza genovese nei gangli del potere del tardo impero bizantino.
Con l'istituzione del dogato a vita (1339) e l'elezione di Simone Boccanegra, Genova riprese le lotte contro il marchese di Finale e i conti di Laigueglia, riconquistando i territori del finalese, di Oneglia e Porto Maurizio. A fronte dei successi militari e commerciali, Genova cadde preda delle fazioni interne. In questo stato di debolezza la signoria della repubblica venne offerta ai Visconti di Milano. Cacciati questi ultimi dalle forze popolari guidate dal Boccanegra, la repubblica rimase in mano ai Genovesi fino al 1396, quando l'instabilità interna spinse il doge Antoniotto Adorno a cedere il titolo di signore di Genova al Re di Francia. Cacciati anche i Francesi nel 1409, la Liguria tornò sotto controllo milanese nel 1421 e vi rimase fino al 1435. L'alternanza di signorie francesi e milanesi sul territorio ligure continuò fino al primo XVI secolo. L'influenza francese cessò nel 1528, quando Andrea Doria divenne l'autorevole alleato del potente Re di Spagna ed impose alla repubblica il regime aristocratico che garantì una certa stabilità al governo per circa 250 anni.
Veliero dell'età moderna, l'Amerigo Vespucci. |
Carta con i maggiori centri dell'età antica, dove è segnata Costa Balenae, fra Villa Matuciana (Sanremo) e Portus Maurici (Imperia) Clicca sull'immagine per ingrandirla |
Coda di balena fotografata nel Mar Ligure di ponente. |
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