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martedì 9 aprile 2019

Storia dell'Europa n.59: dal 1.324 al 1.416 e.v. (d.C.)

I giudicati sardi nel 1300.
Domini della corona d'Aragona
nel 1385.
Nel 1.324 - Per risolvere la crisi politica e diplomatica sorta tra la Corona d'Aragona e il ducato d'Angiò a seguito della Guerra del Vespro per il controllo della Sicilia, fu creato il Regno di Sardegna. L'atto di infeudazione, datato 5 aprile 1.297 affermava che il regno apparteneva alla Chiesa e veniva dato in perpetuo ai re della Corona di Aragona in cambio di un giuramento di vassallaggio e del pagamento di un censo annuo.
Fu conquistato territorialmente a partire dal 1.324 con la guerra mossa dai sovrani Aragonesi  contro i Pisani, in alleanza col Regno giudicale di Arborea.
L'Angiò (Anjou), da: https://en.
 La conquista fu a lungo contrastata dalla resistenza sull'isola dello stesso Giudicato di Arborea e poté considerarsi parzialmente conclusa solo nel 1.420, con l'acquisto dei rimanenti territori dall'ultimo Giudice per 100.000 fiorini d'oro, nel 1.448 con la conquista della città di Castelsardo (allora Castel Doria). Il Regno di Sardegna fece parte della Corona di Aragona fino al 1.713, anche dopo il matrimonio di Ferdinando II con Isabella di Castiglia, allorquando l'Aragona si legò sotto il profilo dinastico (ma non politico-amministrativo) prima alla Castiglia, poi - in epoca già asburgica (a partire dal 1.516) - anche alle altre entità statuali governate da tale Casa (Contea di Fiandra, Ducato di Milano, ecc.).

Dal 1.324, nel secolo successivo alla morte di Osman I, il dominio ottomano comincia ad estendersi sul Mediterraneo orientale e sui Balcani. Il figlio di Osman, Orhan I, conquistò la città di Bursa nel 1324 e la rese nuova capitale dello Stato ottomano. La caduta di Bursa implicò la perdita del controllo bizantino sull'Anatolia nordoccidentale. E dopo Bursa, nel 1337 fu conquistata Nicomedia. Poi, nel 1354 gli Ottomani superarono lo stretto dei Dardanelli e si espansero nella ''Rumelia'', conquistando Adrianopoli (1361), Sofia (1386) e Salonicco ai veneziani nel 1387. La vittoria ottomana in Kosovo nella battaglia della Piana dei Merli segnò il declino dell'Impero serbo e la fine del suo controllo sulla regione, aprendo la strada all'espansione ottomana in Europa. A essa seguì la conquista del regno di Bulgaria nel 1393, grazie alla quale gli Ottomani arrivarono a minacciare l'Ungheria.

Nel 1.325 - Comincia con Ivan I l'ascesa di Mosca.

Nel 1.327 - Il 13 maggio, l'imperatore bulgaro Michele III Shishman e l'imperatore romano-orientale (bizantino) Andronikos III Paleologo, firmarono un trattato contro la Serbia lanciandogli contro una campagna congiunta. La campagna inizia nel luglio del 1330, quando i bizantini invadono la Serbia da sud, ma dopo aver conquistato diverse fortezze la loro campagna è interrotta per ordine di Andronikos III. Nel frattempo l'esercito bulgaro, che contava circa 15.000 uomini, attacca da est. Il 24 luglio, gli eserciti di Bulgaria e Serbia (che contava circa 18.000 uomini) si scontrano vicino alla città di Velbazhd (a Kyustendil). Nonostante la tregua di un giorno concordata dai due governanti, i serbi non mantengono la parola data e attaccano i bulgari, mentre erano sparpagliati alla ricerca di provviste. Colti di sorpresa e in inferiorità numerica, i bulgari cercano di organizzare una resistenza, ma vengono sconfitti e il loro imperatore Michele III Shishman viene ferito e catturato dai vincitori, morendo quattro giorni dopo. Nonostante la loro vittoria, i serbi non sono stati in grado di continuare la loro campagna all'interno della Bulgaria.

Carta della Valacchia, da: https://
Nel 1.330 - La Valacchia ottiene l'indipendenza dall'Ungheria. Alla fine del XIII secolo, dalla confusione lasciata nei Balcani quando l’Impero Romano d’Oriente lentamente si sbriciolava, è emersa la Valacchia (attualmente in Romania) come nuovo soggetto politico. Dal 1310 al 1352 il voivoda o gospodaro (principe) di Valacchia è stato Giovanni Basarab I il Grande, di stirpe turco-cumana, che ha combattuto prima contro i Tartari (nel 1325-28) e successivamente, a Posada nel 1330, ha bloccato l'esercito del re di Ungheria Carlo Roberto d'Angiò, intervenuto per far rispettare i suoi diritti sul regno. Prima dalla seconda metà del XIX secolo si parlava di Valacchia (Terra Romena - Ţara Româneascǎ in romeno) e Moldavia per denominare i principati a popolazione romena. Il nome valacchi deriva dai termini Vlah, Walsch ecc. utilizzati dalle popolazioni germaniche e slave per denominare tutte le genti europee di lingua latina, mentre i valacchi chiamavano se stessi romani. Il voivoda era l'espressione di una monarchia elettiva il cui effettivo potere era fortemente condizionato dai boiardi, i membri dell'alta aristocrazia feudale (russa e rumena), che per potere e influenza erano inferiori solo ai principi regnanti. Nella realtà valacca, i principi erano scelti tra candidati di ogni grado di parentela e linea di discendenza, compresi i figli illegittimi, dei sovrani precedenti, che venivano indicati come "os de domn" (ossa di signore, dal latino dominus, imperatore) o possessori di una hereghie (eredità). Il casato di Basarab si dividerà poi in due clan rivali, i discendenti del voivoda dal 1383 al 1386 Dan I (il clan dei Danesti) e i Draculesti dal voivoda dal 1386 al 1418 Mircea il Vecchio o Mircea I di Valacchia o Mircea cel Mare (il Grande in romeno). Questi due rami della casa reale diverranno acerrimi rivali, tanto che sia Vlad III Dracula che suo padre, Vlad II Dracul, saranno assassinati dai rivali del clan Danesti, una volta raggiunto il trono. Nonostante la frammentazione della famiglia in due clan rivali, i membri del casato dei Basarab continuarono a governare la Valacchia, anche se per molto tempo gli Ottomani ridussero il principato al rango di uno stato vassallo. Vlad III Dracula l'impalatore sarà l’ultimo Principe di Valacchia a conservare una certa indipendenza.

- Il 24 luglio 1330, gli eserciti di Bulgaria (che contava circa 15.000 uomini) e di Serbia (che ne contava circa 18.000) si scontrano vicino alla città di Velbazhd (a Kyustendil). Nonostante la tregua di un giorno concordata dai due governanti, i serbi non mantengono la parola data e attaccano i bulgari mentre erano sparpagliati alla ricerca di provviste. Colti di sorpresa e in inferiorità numerica, i bulgari cercano di organizzare una resistenza, ma vengono sconfitti e il loro imperatore Michele III Shishman viene ferito e catturato dai vincitori, morendo quattro giorni dopo. Nonostante la vittoria, i serbi non sono stati in grado di continuare la loro campagna all'interno della Bulgaria; Stefan Dečanski non ha rischiato di affrontare le riserve bulgare guidate dal fratello dell'imperatore, il despota di Vidin, Belaur e dal despota di Lovech, Ivan Alexander. Dopo brevi trattative nei pressi del castello di Izvor Belaur e Dečanski si concluderà un trattato di pace secondo cui il trono bulgaro verrà ereditato da Ivan Stefan, figlio di Michele III Shishman e Anna Neda, figlia del re serbo Stefan Uroš II Milutin, nonno di Stefan Dečanski. La Bulgaria pertanto non perde territori ma non è in grado di fermare l'espansione serba nella Macedonia, in gran parte popolata da bulgari. La battaglia di Velbazhd apre così un periodo di 20 anni in cui per la prima volta la Serbia è la potenza dominante dei Balcani. Il loro nuovo zar Stefan Dušan, che farà uccidere suo padre nel 1331, conquisterà Macedonia, Epiros e Tessaglia e nel 1346 sarà incoronato imperatore con l'aiuto dei bulgari.

Stefan IX Uroš IV Dušan,
Dal 1.331 - Con Stefan Uroš IV Dušan (1331-1355) la Serbia conosce il suo apogeo e il massimo fiorire della sua civiltà. Stefan Uroš IV Dušan regnava all'epoca su di un "impero" che comprendeva la Raška, la Zeta, la Macedonia, l'Albania e la Tessaglia, per giungere infine al golfo di Corinto, ed è allora che la Serbia si rende definitivamente indipendente dalla tutela del patriarca di Costantinopoli. Nel 1346 infatti, l'arcivescovo di Peć è elevato al rango di "patriarca di tutti i serbi". Da quel momento fino ad oggi il patriarca di Peć sarà eletto da soli vescovi serbi. D'altronde fu proprio questo patriarca ad incoronare nello stesso anno, a Üskub (Skopje), Stefan IX Uroš IV Dušan col titolo di "Imperatore dei Serbi e dei Greci". La tradizione ha fatto di Stefan Dušan il "Carlo Magno della Serbia".

Nel 1.335 - Convenzione di Trencin fra Ungheria e Polonia contro gli Asburgo e i Boemi. Carlo Roberto d'Angiò, detto anche Carlo I d'Ungheria, Caroberto e Carlo I Roberto (Napoli, 1288 o 1291 - Visegrád, 16 luglio 1342), fu Re d'Ungheria dal 1308 alla morte. Era figlio di Carlo Martello d'Angiò e Clemenza d'Asburgo, figlia dell'imperatore Rodolfo I, e quindi nipote in linea diretta di Carlo II di Napoli. Per oltre trent'anni il Sovrano esercitò un potere pressocché assoluto, realizzando riforme monetarie e fiscali; arricchendo le Casse dello Stato; favorendo lo sviluppo dei centri urbani; incoraggiando il commercio; riducendo la criminalità; imponendo tasse a sostegno dell'esercito; rendendo, in definitiva, l'Ungheria una delle prime potenze europee e agganciando la politica estera ad alleanze di tipo dinastico, a partire dal patto di reciproco aiuto con la Polonia contro gli Asburgo e i Boemi, ufficializzato con la Convenzione di Trencin nel 1335 e ratificato nello stesso anno al congresso di Visegrad. In questo contesto, egli ricompose anche le fratture fra Principi dell'Europa centrale; attaccò duramente l'Imperatore Luigi IV ed il suo alleato Alberto d'Austria; vagheggiò l'unione dei Regni di Ungheria e Napoli sotto un solo scettro destinato al figlio Luigi. Il sogno fu infranto dall'intervento del Papa e della Serenissima, allarmati dal rischio di una incontrollabile egemonia magiara sull'Adriatico; ma Carlo compensò la rinuncia con l'intesa convenuta nel 1339 con il cognato Casimiro III di Polonia che, privo di eredi maschi, designò alla successione polacca proprio Luigi. In quegli anni, carlo Roberto estese i propri possedimenti e convertì molti Banati in Principati semiautonomi rivelatisi presto fortemente antiungheresi, prima per l'obbligo dell'adesione al Cattolicesimo, in danno della diffusa confessione cristiana greco/ortodossa, e poi per la competizione dinastica con i Serbi e gli Czar bulgari e per le spinte del nazionalismo valacco. Già prima del 1320, l' Oltenia (o Valacchia occidentale) era stata considerata dagli Ungheresi parte del Banato di Szörény: ora che il suo Reggente Basarab I mostrava segni di insofferenza, il Re decise di piegarlo alla propria autorità ma, il 9 novembre del 1330, la sua minacciosa marcia fu arrestata da un agguato ricordato come Battaglia di Posada, nella quale si salvò rocambolescamente. L'evento avvìo la lotta per l'indipendenza valacca. Carlo Roberto morì a Visegrad il 16 luglio del 1342.  

La Francia nel 1330 con in ocra
i territori inglesi e con striature
azzurre i domini personali dei
plantageneti inglesi, da: htt
Nel 1.337 - Inizia tra Francia e Inghilterra la guerra dei Cent’anni. I rapporti tra Francia ed Inghilterra nei secoli precedenti erano stati variegati e spesso conflittuali, sin da quando Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia e quindi vassallo del re di Francia, era asceso al trono inglese. Il matrimonio tra Enrico II d'Inghilterra ed Eleonora d'Aquitania nel 1152 aveva poi portato alla Corona inglese l'Aquitania e la Guienna, mettendo così in mano ai sovrani d'oltremanica, in qualità di feudatari, vasta parte del territorio francese. Lo stridente legame tra i vassalli inglesi e i re francesi sfociò in aperto conflitto quando Giovanni Senza Terra si schierò col nipote Ottone IV per la successione ad Enrico VI di Svevia mentre Filippo Augusto, impegnato nell'unificazione monarchica del territorio francese, appoggiava Federico II: con la vittoriosa battaglia di Bouvines ed il successivo trattato di Chinon la Francia si riannetteva i possedimenti a nord della Loira (Berry, Turenna Maine e Angiò) mentre l'Inghilterra conservava in Francia solo l'Aquitania e il Ponthieu.

- La guerra dei cent'anni durerà, con varie interruzioni, centosedici anni, dal 1337 al 1453 e si concluderà con l'espulsione degli inglesi da tutti i territori continentali, fatta eccezione per la cittadina di Calais, conquistata poi dai francesi solo nel 1558. Nel processo di formazione dello Stato unitario francese, già avviato sotto i primi re Capetingi, la guerra dei cent'anni rappresentò una lunga pausa, ma alla sua conclusione la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno. Il conflitto fu costellato da tregue più o meno brevi e interrotto da due periodi di vera e propria pace della durata rispettivamente di 9 e 26 anni che lo dividono così in tre fasi principali: la guerra edoardiana (1337-1360), la guerra carolina (1369-1389) e la guerra dei Lancaster (1415-1429), alle quali deve essere aggiunta la fase conclusiva della guerra (1429-1453). Tale suddivisione è tipica della storiografia anglosassone, mentre altre periodizzazioni, in particolare quella francese, prevedono una prima (1337-1389) ed una seconda fase (1415-1453). Dal punto di vista militare in questo periodo vennero introdotte nuove armi e nuove tattiche che segnarono la fine degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi dell'Europa occidentale videro la luce gli eserciti professionali, scomparsi dai tempi dell'Impero romano. Si tratta inoltre del primo conflitto in cui si impiegarono in Europa le armi da fuoco, in particolare le bombarde, utilizzate dagli inglesi nel corso della battaglia di Crécy.

Nel 1.339 -  Costruzione del Cremlino a Mosca.

Nel 1.342 - Luigi, figlio del defunto Carlo Roberto d'Angiò, detto anche Carlo I d'Ungheria, è incoronato re d'Ungheria il 21 luglio ed impiega gran parte del suo mandato nella guerra a Venezia e a Napoli, estendendo il proprio dominio fino all'Adriatico, assumendo il controllo della Dalmazia, della Bulgaria e di parte della Bosnia. Subisce, nel 1346 a Zara, una pesante sconfitta da parte di Venezia ma si pone, l'anno successivo, alla testa di una spedizione antipartenopea per vendicare l'assassinio del fratello Andrea, sposo della presunta mandante Giovanna I, regina di Napoli. Approdato in Italia il 3 novembre, sosta a Benevento ai primi del 1348 ed è acclamato dalle baronie del Regno. Il 15 la sovrana fugge in Provenza dove sarà raggiunta dal secondo marito Luigi di Taranto, mentre una epidemia di peste costringe il cognato Luigi all'abbandono dell'impresa. Il regno d'Ungheria è affidato a funzionari ungheresi contro i quali presto la popolazione insorge, per cui Luigi rientra in Ungheria. Due anni più tardi, il re magiaro torna nella penisola e, raggiunta Manfredonia, una volta alle porte di Napoli rinuncia di nuovo all'invasione di Napoli per la stanchezza delle truppe e si accontenta dell'apertura di un processo a carico di Giovanna, presso la Corte avignonese. In cambio promette ad Innocenzo VI di abbattere la resistenza ghibellina di Forlì. L'uxoricida è assolta in cambio della cessione di Avignone alla Chiesa e le pur fondate pretese di giustizia di Luigi sono definitivamente archiviate. Luigi si dedica allora al conflitto con Venezia per il dominio sulla Dalmazia e, costituita una lega antiveneta, strappa alla Serenissima le ambìte città costiere enfatizzando il suo successo nel 1358 col trattato di Zara e diventando di fatto padrone dell'Adriatico. Il 5 novembre del 1370 si spegne Casimiro III di Polonia ed il successivo 17, Luigi è incoronato re di Polonia completando la Renovatio Imperii avviata dal padre Carlo Roberto imponendosi su Valacchia e Moldavia, alleandosi ai Bosniaci, costringendo nel 1355 i Serbi alla pace e attaccando nel 1365 lo Tzar Ivan Stratsimir di Bulgaria. Luigi morirà il 10 settembre del 1382.

- Alcune delle prime attestazioni dell'uso delle armi da fuoco in Occidente sono italiane, provenienti da registri contabili, come a Mantova, dove era conservato un piccolo cannone in bronzo datato 1322, a Firenze, dove documenti del primo ventennio del XIV secolo menzionano cannoni in bronzo che sparano palle di ferro nel 1326 (tanto da essere definiti comuni e familiari dal Petrarca nel De remediis 1, 99), a Gassino Torinese nel 1327 e nel 1331 a Cividale del Friuli, seguiti dalle prime armi portatili come ad esempio lo schioppo, nel 1364. Lo storico spagnolo Juan de Mariana (1536-1623) riporta l'uso di polvere da sparo e cannoni, da parte dei musulmani, nella presa di Algeciras del 1344. Nel 1340 il re di Castiglia, Alfonso XI, dopo aver concordato l'alleanza col re del Portogallo Alfonso IV ed aver ottenuto l'appoggio della flotta aragonese, aveva organizzato la spedizione per liberare Tarifa dall'assedio dalla coalizione musulmana, Merinidi-Nasrid. Poi si fece aiutare da tutte le flotte cristiane, soprattutto da quelle di Pisa e Genova e con l'aiuto dei cavalieri di tutti i regni d'Europa, aveva posto l'assedio ad Algeciras e dopo circa due anni, nel 1344, era riuscito a conquistare la città portuale, che aveva un grande valore strategico. Alfonso XI, infine cercò di riconquistare Gibilterra, a cui pose l'assedio e dove, nel 1350, morì di peste. William H. Prescott, nel suo libro “Ferdinando ed Isabella” pone in risalto il fatto che gli spagnoli avevano acquisito la loro conoscenza della polvere da sparo dagli arabi di Granada. De Mariana riferisce che all'assedio di Algeciras avrebbero partecipato i conti inglesi di Derby e di Salisbury, di conseguenza, Richard Watson ritiene probabile che tramite loro, le conoscenze sulla polvere da sparo, il cannone e relativo uso, fossero giunte agli inglesi, che ne fecero applicazione per la prima volta nella battaglia di Crécy del 26 agosto 1346.
Già dal 904 sono documentati dei proietti incendiari, i fei-huo (Gernet, Jacques, 1996, "A History of Chinese Civilization, Trans". J. R. Foster & Charles Hartman, 2nd, Cambridge University Press, p. 311). La scoperta trasse origine dalle ricerche alchemiche condotte da circoli taoisti nell'era T'ang, ma fu presto tradotta nell'uso militare verso il 904-6. Possiamo datare a quell'epoca i proiettili incendiari chiamati 'fuochi volanti', i fei-huo. Secondo Needham (Needham, Joseph, 1986, "Science and Civilization in China", Volume 4, Part 3. Taipei: Caves Books, Ltd.), la polvere da sparo fu usata per la prima volta in Cina nel 919, come innesco per un'altra sostanza incendiaria, il fuoco grecomiscela usata dai bizantini per attaccare i nemici con il fuoco e in particolar modo per incendiare il naviglio avversario. Il cannone sembra uno sviluppo estremo dei i tubi di rame attraverso i quali le navi bizantine lanciavano il fuoco greco. Con tubi simili a questi, opportunamente dimensionati, gli Occidentali cominceranno a lanciare palle di pietra e di ferro. L'espressione "fuoco greco" era utilizzata soprattutto dai popoli stranieri, poiché i bizantini, dato che facevano parte dell'Impero Romano d'Oriente, lo chiamavano "fuoco romano", "fuoco artificiale" o "fuoco liquido". La sua efficacia bellica era assicurata dal fatto che gli incendi causati dalla miscela non erano estinguibili con l'uso dell'acqua, che anzi, ne ravviva la forza. La formula della miscela che componeva il "fuoco greco" era nota soltanto all'imperatore e a pochi artigiani specializzati ed era custodita tanto gelosamente che la legge puniva con la morte chiunque avesse divulgato ai nemici questo segreto. Il fuoco greco - la cui invenzione si attribuisce a un greco originario della città di Eliopolis (oggi Baalbek in Libano), di nome Callinico - oggi si ritiene fosse una miscela di pece, salnitro, zolfo, petrolio, nafta e calce viva, contenuta in un grande otre di pelle o di terracotta (sìfones) collegato ad un tubo di rame, montato sui dromoni bizantini. La miscela veniva spruzzata con la semplice pressione del piede sulle imbarcazioni nemiche oppure stipata dentro vasi di terracotta che venivano lanciati sul naviglio nemico tramite le petriere, similmente a mortai di artiglieria. La caratteristica che rendeva temuti questi primitivi lanciafiamme era che il fuoco greco, a causa della reazione della calce viva, non poteva essere spento con acqua, che anzi ne ravvivava la forza, e di conseguenza le navi, realizzate in quel periodo in legno, coi comenti dello scafo impermeabilizzati tramite calafataggio e con velatura, sartie e drizze in fibre vegetali, anch'esse intrise di pece, erano destinate a sicura distruzione. Lo storico Marco Greco ci fornisce una semplice ricetta di tale miscuglio e afferma che l'unico modo per spegnerlo era quello di usare urina, sabbia o aceto. Tornando alla polvere da sparo, la cultura araba conosceva il nitrato di potassio (salnitro) fin dall'VIII secolo. La prima opera araba contenente un processo di purificazione del salnitro è la al-Muqaddima (Introduzione), un testo di medicina scritto da Ibn Bakhtawayh nel 1029. Nelle opere successive il salnitro divenne conosciuto con il nome di "neve cinese" (thalj al-Sīn), ed in breve chimici ed ingegneri musulmani appresero della polvere da sparo dei fuochi d'artificio ("fiori cinesi") e dei razzi ("frecce cinesi"). La prima rappresentazione di un'arma da fuoco è uno striscione di seta della metà del X secolo proveniente da Dunhuang che mostra una "lancia da fuoco", antenata del fucile. La scoperta e l'utilizzo della polvere nera in oriente è di diversi secoli precedente la diffusione di massa. Inizialmente utilizzata a fini ricreativi, la polvere da sparo venne usata diffusamente sin dal XII secolo, durante la Dinastia Song, per la costruzione di armi in forma di primitivi protorazzi o frecce incendiarie ed esplosive. Una scultura proveniente da una caverna nello Sichuan (provincia cinese) risalente al 1100, rappresenta un uomo che porta una bombarda a forma di vaso, da cui escono fiamme ed una palla di cannone. La più antica arma da fuoco scoperta, risalente al 1288, aveva un calibro di 2,5 cm. La seconda per antichità raggiungeva i 10,5 cm. Le prime prove di armi simili a cannoni risalgono al XII secolo, quando diversi stati della Cina svilupparono in modo più o meno indipendente armi da fuoco derivate dai fuochi artificiali già diffusi dal X secolo. La Cina si trovava sotto pressione da parte di tribù nomadi dei territori limitrofi, che spesso sconfinavano con razzie o vere e proprie conquiste. Tra queste popolazioni vi furono tangut, khitan, manciù e soprattutto i mongoli. La tecnologia cinese raggiunse un buon grado di avanzamento, sviluppando per prima la tecnica del cannone a mitraglia (caricato con piccoli oggetti, in funzione anti-fanteria) e dell'uso navale del cannone. Nell'XII secolo la Cina attraversò un periodo di frazionamento politico e scontri, che causò una rapida evoluzione degli armamenti. Queste armi da fuoco, che inizialmente comprendevano frecce propulse a razzo, razzi con catene chiodate e pentole esplosive, ed in seguito arrivarono a comprendere veri e propri cannoni e pezzi di artiglieria, furono usate dai difensori cinesi durante le invasioni mongole, e contribuirono in modo determinante alla difesa dell'impero. In seguito, i mongoli acquisirono alcune rudimentali tecniche legate a queste armi, e le portarono con sé nella loro marcia verso l'Europa e il Medio Oriente durante il XIII secolo. Questo primo contatto fu uno stimolo per lo sviluppo delle nuove armi da fuoco soprattutto in Europa, dove nel XV secolo l'uso della polvere da sparo cominciò a diventare significativo, gettando le basi per la fine della guerra di cavalleria.

Piccola bombarda del XV sec. da: htt
php?curid=1176762 di Pko - Foto
grafia autoprodotta, CC BY-SA 3.0
Nel 1.346 - Il 26 agosto si combatte la battaglia di Crécy, nella Francia settentrionale, uno dei fatti d'arme più importanti e la prima battaglia della guerra dei cent'anni. La combinazione dovuta all'uso massiccio dell'arco lungo e del ricorso a nuove armi da fuoco hanno indotto numerosi storici a considerare questa battaglia come l'inizio della fine dell'epoca della cavalleria. Nella battaglia di Crécy, le bombarde seminano col loro frastuono il terrore, “… pareva che Iddio tonasse, con grande uccisione di gente e sfondamento di cavalli” (Giovanni Villani, Nuova cronica, libro XIII, vol. 2, p. 454). Crécy fu una battaglia in cui un numero relativamente esiguo di soldati inglesi, di circa 12.000 uomini (dipende dalla fonte), comandati da Edoardo III d'Inghilterra schiacciò una forza assai preponderante di soldati francesi, guidati da Filippo VI, di circa 50.000-60.000 uomini, di cui 12.000 cavalieri. La netta vittoria inglese dipese dal superiore uso delle armi e dalle nuove tattiche messe in campo dai vincitori (fra cui l'impiego tattico della lancia, intesa come struttura unitaria d'impiego tattico e formata da una flessibile cellula mista di guerrieri) e dimostrò l'importanza del moderno concetto militare della "potenza di fuoco". L'efficacia dell'arco lungo (in inglese: longbow), usato in massa, fu mostrata contro i cavalieri francesi pesantemente armati, smentendo l'idea che degli arcieri non avrebbero potuto contrastare unità chiuse di cavalleria e pesantemente armate. Nella battaglia, i cavalieri francesi, protetti da armature rinforzate con piastre, pressoché esausti per aver marciato attraverso un acquitrino al fine di caricare in salita le linee avversarie sotto una pioggia di frecce inglesi, furono abbattuti dagli archi lunghi inglesi. Il risultato fu che buona parte della nobiltà francese - forse più di un terzo - morì (ma le stime variano a seconda delle fonti storiche e cronachistiche). Come in successive battaglie, mentre gli arcieri non potevano facilmente penetrare le armature ben proteggenti dei cavalieri, potevano però colpire ai fianchi i cavalli del nemico che non erano protetti e ucciderne parecchi o disarcionare i cavalieri, costringendoli a combattere appiedati con notevoli impacci derivanti dalle armature stesse. La battaglia è stata vista da molti storici come l'inizio della fine dell'epoca della cavalleria; nel corso della battaglia inoltre molti dei prigionieri e dei feriti furono passati per le armi. Ciò era contrario al codice di comportamento della cavalleria e i cavalieri in sella ai loro cavalli da quel momento non furono più considerati "invincibili" da parte delle fanterie.

Cartina delle Signorie in Nord e
Centro Italia nel 1350.
Nel 1.348 - Comincia a diffondersi in tutta Europa la peste nera.

Nel 1.351 - Dragoș o Bélteki Drágfi detto anche Dragoș Vodă, voivoda (termine di origine slava che designa in origine il comandante di un'unità militare) di Maramureș (in Transilvania) regna in Moldavia dal 1351 al 1353. La Moldavia (Moldova in romeno) è una pianura abitata nell'antichità dai Daci, divenuta poi parte della provincia romana della Dacia. Stando alla leggenda, Dragoș arrivò nel Principato di Moldavia da Maramureș mentre cacciava un uro; prese possesso di quella terra e la colonizzò utilizzando uomini provenienti dai suoi domini. Regnò sul Principato di Moldavia in nome del Regno d'Ungheria, allora retto da Luigi I d'Ungheria.

Nel 1.355 - La Serbia è nella sua massima estensione di sempre ma dopo la morte dello zar Stefan Dušan in quell'anno, il suo stato è diviso in diversi stati indipendenti, così come avverrà per la Bulgaria dopo la morte di Ivan Alexander nel 1371. Nel XV secolo entrambi gli stati saranno conquistati dai turchi ottomani.

Nel 1.356 - «Bolla d'Oro» dell'imperatore Carlo IV che regola la procedura dell'e­lezione imperiale.

Khanato tataro-mongolo dell'Orda
Nel 1.357 - Il khan Ganī Bek del khanato dell'Orda d'Oro viene assassinato e l'impero cade in preda ad una lunga guerra civile in cui, ogni nuovo khan non riesce a mantenere il suo titolo per più di un anno. In questo periodo Dmitrij Donskoj di Mosca tenta di liberarsi del giogo dei Tataro-mongoli. Mamai, un generale tataro che aspirava al trono, tenta di rinsaldare l'autorità del suo popolo sulla Rutenia ma il suo esercito è sconfitto nella battaglia di Kulikovo, la prima vittoria rutena sui Tatari. Poco dopo Mamai scompare dalla scena e Toktamish, un autentico discendente di Gengis Khan, ricostruisce il potere dell'Orda e nel 1382 saccheggia Mosca come ritorsione per la sua insubordinazione.

Nel 1.358 - Si stipula la Pace di Zara fra Venezia e regno d'Ungheria. Zara, pur conquistata, era stato un dominio turbolento per Venezia. Dopo violente lotte e insurrezioni che si erano successe nel 1242-1243, negli anni 1320 e tra il 1345 e il 1346, si arrivò alla fine alla Pace di Zara del 1358 e alla cessione della città alla corona ungherese. La mutilazione dei domini dalmati a seguito della pace di Zara del 1358 spinse la repubblica di Venezia a riaffermare il proprio dominio sull'Adriatico, combattendo, tra il 1368 e il 1370, la guerra di Trieste per punire la città giuliana delle minacce rivolte alle proprie rotte commerciali.

- Luigi d'Angiò, re d'Ungheria, condusse un conflitto con Venezia per il dominio sulla Dalmazia e, costituita una lega antiveneta, strappò alla Serenissima le ambìte città costiere enfatizzando il suo successo nel 1358 col trattato di Zara e diventando di fatto padrone dell'Adriatico. Il 5 novembre del 1370 si spense Casimiro III di Polonia ed il successivo 17, Luigi fu incoronato re di Polonia completando la Renovatio Imperii avviata dal padre Carlo Roberto, imponendosi su Valacchia e Moldavia, alleandosi ai Bosniaci, costringendo nel 1355 i Serbi alla pace e attaccando nel 1365 lo Tzar Ivan Stratsimir di Bulgaria.

In giallo la Moldavia storica. Da: htt
Nel 1.359 - La Moldavia diventa un principato indipendente con il voivoda Bogdan I, che proveniente dalla Transilvania romena, che dichiara l'indipendenza dagli Angioini che governavano il Regno di Ungheria, diventando il primo reggente della Moldavia (dal 1359 al 1365). Inizialmente denominato Bogdania, il principato, che si estendeva dai Monti Carpazi al fiume Nistro, fu poi denominato Moldavia, prendendo il nome dal fiume Moldava nell'attuale Romania, anche se l'origine del nome del fiume non è certa, ma si crede che derivi dalle parole dace "molte" e "dava" (città). I nobili romeni rimasti in Transilvania furono obbligati ad adottare la lingua e la cultura ungherese, mentre i servi della gleba transilvani continuarono a parlare romeno e si aggrapparono all'ortodossia romena, pur essendo impotenti rispetto alla dominazione ungherese.

Nel 1.371 - Dopo la morte dello zar bulgaro Ivan Alexander, il suo stato è diviso in stati indipendenti così come era successo alla Serbia nel 1355, dopo la morte dello zar serbo Stefan Dušan. L'Impero bulgaro diventa tributario dell'Orda d'oro, uno stato successore dell'Impero mongolo, tra il XIII e il XIV secolo. Nel XV secolo entrambi gli stati (Bulgaria e Serbia) saranno conquistati dai turchi ottomani. Dopo la conquista ottomana, molti chierici e studiosi bulgari emigreranno in Serbia , Valacchia , Moldavia e principati russi, dove introdurranno la cultura bulgara, libri e idee esicaste.
L'esicasmo (dal greco hesychasmos, da hesychia, calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione) è una dottrina e pratica ascetica diffusa tra i monaci dell'Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto (IV secolo). Scopo dell'esicasmo è la ricerca della pace interiore, in unione con Dio e in armonia con il creato. Divulgata da Evagrio Pontico (nel IV secolo) e da altri maestri spirituali tra cui nel VI secolo spicca Giovanni Climaco, autore della “Scala del Paradiso”, la pratica dell'esicasmo è ancora viva sul Monte Athos e in altri monasteri ortodossi. Sull'Athos essa ricevette un impulso decisivo dall'opera di Gregorio Palamas (morto nel 1359) e nei secoli successivi dagli scritti di teologi e mistici raccolti nella Filocalia. Gli esicasti praticano la cosiddetta preghiera di Gesù o preghiera del cuore, che consiste nella ripetizione incessante della stessa formula, secondo il ritmo del respiro ("Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore" in greco Kyrie Jesù Christé, Üié Theù, eléisòn me tòn amartolòn). Poiché tale preghiera - resa celebre dai Racconti di un pellegrino russo di un anonimo del XIX secolo -, era spesso compiuta con la testa reclinata sul petto, gli esicasti furono accusati dai loro avversari - in particolare dal monaco Barlaam (del XIV secolo) - di praticare l'onfaloscopia, ossia la contemplazione del proprio ombelico.

Nel 1.376 - Da Avignone, la sede del papato torna ad essere Roma.

- “Sir Gawain e il Cavaliere Verde o "Sir Galvano e il Cavaliere Verde" è un romanzo allitterativo scritto in medio inglese e risalente al tardo XIV secolo, narrante un'avventura di Galvano, un cavaliere appartenente alla Tavola Rotonda. In questo racconto Galvano accetta la sfida lanciata da un misterioso cavaliere completamente verde nei capelli, vestiti e pelle. Il Cavaliere Verde dichiara che permetterà a chiunque di infliggergli un colpo di ascia senza che esso si difenda se egli stesso potrà restituire il colpo esattamente dopo un anno e un giorno. Gawain accetta la sfida e con un sol colpo decapita lo sfidante, questi non muore ma raccoglie la sua testa, balza a cavallo e rimembra a Galvano che gli deve soddisfazione alla data concordata. La storia di Sir Galvano, impegnato nell'avventuroso viaggio per raggiungere il luogo prescelto ove riceverà il colpo, dimostra il suo spirito di cavalleria e lealtà. Il poema ci è giunto in un singolo manoscritto, codificato come Cotton Nero A.x, che contiene altre tre opere Pearl, Cleanness e Patience (Perla, Purezza e Pazienza). Si sospetta che l'autore sia sempre lo stesso anonimo chiamato, per tanto, "Pearl Poet" o "Gawain Poet". Tutti e quattro i poemi sono scritti in un dialetto del Medio inglese parlato nel nord-ovest delle Midlands. La storia nasce quindi dal folklore gallese e inglese, con prestiti evidenti dai più antichi racconti sul "gioco della decapitazione" e vengono messi in risalto l'importanza che la cavalleria e l'onore hanno nelle situazioni di pericolo. Oltre alla trama complessa e all'uso di un ricco linguaggio, il poema interessa molto i critici letterari per il suo sofisticato uso del simbolismo medievale. Il Cavaliere Verde, il gioco della decapitazione o la cintura magica di Galvano per protezione sono simboli importanti che affondano le loro radici nelle antiche culture celtiche, germaniche e nel folklore popolare. Per esempio il Cavaliere Verde viene visto da qualcuno come la rappresentazione dell'Uomo Verde delle leggende celtiche, mentre altri ci vedono un'allusione a Cristo. "Sir Galvano e il Cavaliere Verde" è un importante poema appartenente alla letteratura cavalleresca, dove troviamo un eroe impegnato in un'avventura per dimostrare il suo valore. Tuttavia l'ambiguità che circonda la fine della storia lo rende molto più complesso di altre opere. La popolarità moderna dell'opera è da imputarsi a testi di critica letteraria scritti da J.R.R. Tolkien, da Simon Armitage e da diversi film e adattamenti recenti. C'è un nesso che, nel mito del Graal, unifica la cultura celtica, il pensiero dei Templari e la cultura Occitana, e nel DNA occitano si è inserita la cultura celtica: ancora oggi, nelle danze occitane, il circolo circasso ha gli stessi ritmi e movenze del circolo canadese celtico.

Dal 1.377 - Gli Jagelloni o Iagelloni sono stati una dinastia reale originaria della Lituania, discendenti della dinastia lituana dei Gediminidi, che ha regnato in diversi paesi dell'Europa centrale (Stati dell'odierna Polonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Lettonia, Estonia, Prussia Orientale, Cechia, e parte della Russia e dell'Ungheria) tra il XIV secolo e il XVI secolo: granduchi di Lituania dal 1377 al 1392, re di Polonia dal 1386 al 1572, re di Ungheria dal 1440 al 1444 e dal 1490 al 1526 e re di Boemia dal 1471 al 1526.

Nel 1.378 -  Inizia il Grande Scisma d'occi­dente e durerà fino al 1.417. Con Scisma d'Occidente o Grande Scisma si intende la crisi dell'autorità papale che per quasi quarant'anni, dal 1.378 al 1.417, lacerò la Chiesa occidentale sulla scia dello scontro fra papi e antipapi per il controllo del soglio pontificio. L'origine dello scisma è da ricercare nel trasferimento della sede apostolica da Avignone a Roma, voluta da papa Gregorio XI (Pierre Roger de Beaufort) nel 1.377 dopo circa settant'anni di permanenza nella cittadina provenzale. Morto Gregorio l'anno successivo, il collegio cardinalizio, dominato da prelati francesi, si apprestò ad eleggere un nuovo papa transalpino. I romani si sollevarono con l'obiettivo di scongiurare tale evento, poiché temevano che un nuovo papa francese avrebbe potuto disporre il ritorno ad Avignone. Il popolo reclamò a gran voce la scelta di un papa gradito, gridando nelle piazze Romano lo volemo, o almanco italiano, "Romano lo vogliamo o, almeno, italiano". L'8 aprile 1.378, i cardinali si riunirono in conclave ed elessero al Soglio di Pietro il napoletano Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, che assunse il nome di Urbano VI; il nuovo papa era già stato valente e rispettato amministratore della Cancelleria Apostolica ad Avignone. Urbano, da papa, si dimostrò severo ed esigente e alcuni cardinali si riunirono ad Anagni per congiurare contro di lui (qualcuno di essi propose anche la cattura e la sostituzione del nuovo pontefice). I cardinali della nuova congiura, in particolare quelli francesi, abbandonarono Roma e si riunirono in una città situata oltre il confine dello Stato, Fondi, sotto la protezione del conte Onorato Caetani. Il 20 settembre di quello stesso anno, dopo appena cinque mesi, i cardinali "scismatici" elessero papa il cardinale Roberto di Ginevra, che prese il nome di Clemente VII. La decisione di eleggere un nuovo papa era motivata dal fatto che taluni cardinali avrebbero preferito un altro pontefice più vicino alle loro idee politiche. Tentarono quindi di far passare come invalida l'elezione di Urbano VI, sostenendo la dipendenza del conclave da pressioni esterne. Dopo qualche tempo, l'antipapa Clemente VII ristabilì la propria corte ad Avignone, in opposizione alla sede romana di Urbano VI. Con due pontefici in carica, la Chiesa occidentale fu spezzata in due corpi autocefali e la stessa comunità dei fedeli risultò divisa fra "obbedienza romana" e "obbedienza avignonese". La rottura del 1.378 presentava aspetti molto più gravi e preoccupanti di quelli che si erano verificati nel passato. Non si trattava di papi e antipapi nominati da fazioni rivali, ma di pontefici eletti in apparente legittimità da coloro che soli ne avevano il potere: i cardinali.

Nel 1.379 Venezia è gravemente minacciata nell'Adriatico da Genova durante la guerra di Chioggia che, dopo aver posto la serenissima in stato d'assedio nelle sue stesse lagune, termina con un nulla di fatto e l'indebolimento della rivale.

- Alan Stivell ha riproposto il canto An Alarc'h ('Il Cigno' in bretone) sulle gesta del duca Jean de Montfort  (1339-1399) che lottò per l'autonomia della Bretagna Armoricana celtica. Giovanni IV di Montfort il  Conquistatore, in bretone Yann IV, in francese Jean IV e tradizionalmente in fonti inglesi sia Giovanni di Montfort che Giovanni V, (1339 - 1 novembre 1399) è stato Duca di Bretagna e Conte di Montfort dal 1345 fino alla sua morte e 7 ° conte di Richmond dal 1372 fino alla sua morte. Era figlio di Giovanni di Montfort e di Giovanna delle Fiandre. Suo padre aveva rivendicato il titolo di Duca di Bretagna ma non era stato in grado di far valere la sua richiesta per più di un breve periodo e il solo re inglese la riconoscette, per cui nelle fonti francesi è indicato come "Giovanni IV" e suo padre semplicemente come "Giovanni di Montfort" (Jean de Montfort), mentre nelle fonti inglesi è conosciuto come "John V". Tuttavia l'epiteto di "The Conqueror" rende la sua identità inequivocabile. Nella prima parte della sua vita si combatteva la guerra di successione bretone, combattuta dal padre contro sua cugina Giovanna di Penthièvre e suo marito Carlo di Blois. Con il supporto militare francese, Carlo fu in grado di controllare la maggior parte della Bretagna. Dopo la morte di suo padre, la madre di Giovanni, Joanne, tentò di continuare la guerra in nome del  figlio e diventò famosa come "Jeanne la Flamme" per la sua personalità focosa. Tuttavia, alla fine fu costretta a ritirarsi con suo figlio in Inghilterra chiedendo l'aiuto di Edoardo III. In seguito fu dichiarata pazza e imprigionata nel castello di Tickhill nel 1343 e Giovanni e sua sorella Giovanna di Bretagna furono portati nella casa del re britannico. Giovanni tornò poi in Bretagna per reclamare il suo titolo con l'aiuto inglese  e nel 1364 ottenne una vittoria decisiva contro la Casata di Blois nella battaglia di Auray, con l'appoggio dell'esercito inglese guidato da John Chandos . Il suo rivale Carlo di Blois rimase ucciso nella battaglia e la vedova di Carlo, Joanna, fu costretta a firmare il Trattato di Guérande il 12 aprile 1365, secondo cui Joanna rinunciava ai suoi diritti sulla Bretagna e riconosceva John come unico padrone del ducato. Avendo ottenuto la vittoria con il sostegno inglese (ed essendosi sposato con un'esponente della famiglia reale inglese), il duca Giovanni IV fu costretto a confermare diversi baroni inglesi in posizioni di potere in Bretagna, specialmente come controllori di roccaforti strategicamente importanti nei dintorni del porto di Brest, permettendo così ai militari inglesi l'accesso alla penisola e consentendo che le entrate dalla Bretagna affluissero verso la corona inglese. I potentati inglesi in Bretagna causavano risentimenti negli aristocratici bretoni e alla monarchia francese, così come l'uso di consiglieri inglesi da parte di Giovanni. Tuttavia, Giovanni IV si dichiarava vassallo del re Carlo V di Francia e non di Edoardo III d'Inghilterra, pur non placando i suoi critici, che mal tolleravano la presenza di truppe e signori inglesi. A causa dell'ostilità della nobiltà bretone, Giovanni IV non fu in grado di ottenere un sostegno militare contro le mire del re francese Carlo V, che esercitava pressioni per il controllo della Bretagna. Senza il sostegno locale, nel 1373 Giovanni fu nuovamente costretto all'esilio in Inghilterra e il re francese Carlo V tentò di annettere il ducato di Bretagna alla Francia. Bertrand de Guesclin fu inviato per sottomettere il ducato al re francese con la forza delle armi nel 1378. I baroni bretoni si ribellarono e invitarono il duca Giovanni IV a tornare dall'esilio nel 1379. Giovanni sbarcò a Dinard e prese il controllo del ducato con il supporto dei baroni locali. Un esercito inglese al comando di Tommaso di Woodstock, primo duca di Gloucester, sbarcò a Calais e marciò verso Nantes per prendere il controllo della città. Tuttavia, Giovanni IV successivamente si riconciliò con il nuovo re francese, Carlo VI di Francia e pagò le truppe inglesi per evitare uno scontro. Da allora in poi governò il suo ducato in pace sia con la corona francese che con quella inglese per oltre un decennio, mantenendo i contatti con entrambe ma riducendo al minimo i legami aperti con l'Inghilterra. Tra il 1380 e il 1385, Giovanni IV costruì a Vannes il castello dell'Hermine (Castello di Hermine ), che divenne una fortezza difensiva e dimora dei duchi di Bretagna. Lo costruì per beneficiare della posizione centrale della città di Vannes nel suo ducato. Nel 1397, il duca Giovanni IV riuscì finalmente a liberare Brest dal controllo inglese  usando pressioni diplomatiche e incentivi finanziari. Nel 1392 Pierre de Craon tentò di uccidere Olivier de Clisson, il Conestabile di Francia, un vecchio nemico del duca Giovanni e non riuscendovi fuggì in Bretagna. Si presumeva che il duca Giovanni fosse coinvolto nel complotto e Carlo VI ne approfittò per attaccare ancora una volta la Bretagna, ma prima di raggiungere il ducato il re fu vittima dalla follia. I parenti di Carlo VI incolparono Clisson e avviarono procedimenti legali contro di lui per minarne la posizione politica. Privato del suo status di Constable, Clisson si rifugiò nella stessa Bretagna dove si riconciliò con Giovanni (1397), diventando uno stretto consigliere del duca. Giovanni IV fu nominato cavaliere dal re Edoardo III tra il 1375 e il 1376 come membro dell'Ordine della Giarrettiera, unico duca di Bretagna ad aver ottenuto questo onore inglese. Il duca Giovanni IV si è sposato tre volte: 1) con Maria d'Inghilterra (1344-1362), figlia del re Edoardo III e Philippa di Hainault, da cui non ebbe figli; 2) con Lady Joan Holland (1350-1384), figlia di Thomas Holland, 1° conte di Kent e Joan of Kent, a Londra, nel maggio 1366, da cui non ebbe figli; 3) con Giovanna di Navarra (1370-1437), figlia del re Carlo II di Navarra e Giovanna di Valois, a Saillé-près-Guérande, vicino a Nantes, il 2 ottobre 1386 da cui ebbe nove figli. Dopo la morte di Giovanni, Giovanna di Navarra divenne reggente del figlio, Giovanni V duca di Bretagna e alla fine sposò il re Enrico IV d'Inghilterra. I figli di Giovanni e Giovanna di Navarra sono stati: Jeanne of Brittany ( Nantes , 12 agosto 1387-7 dicembre 1388); Isabella di Bretagna (ottobre 1388 - dicembre 1388); Giovanni V, duca di Bretagna (Château de l'Hermine, vicino a Vannes, Morbihan, 24 dicembre 1389 - manoir de La Touche, vicino a Nantes, 29 agosto 1442); Maria di Bretagna (Nantes, 18 febbraio 1391 - 18 dicembre 1446), signora di La Guerche , sposò al castello de l'Hermine il 26 giugno 1398 Giovanni I di Alençon; Margherita di Bretagna (1392-13 aprile 1428), signora di Guillac, sposata il 26 giugno 1407 con Alain IX, visconte di Rohan e conte di Porhoët († 1462); Artù III, duca di Bretagna (Castello di Succinio , 24 agosto 1393 - Nantes, 26 dicembre 1458); Gilles of Brittany (1394 - 1412), signore di Chantocé e Ingrande; Riccardo di Bretagna (1395 - Castello di Clisson 2 giugno 1438), conte di Benon , Étampes e Mantes, sposò al castello di Blois, Loir-et-Cher il 29 agosto 1423 Margaret d'Orléans, contessa di Vertus , figlia di Luigi di Valois, duca d'Orléans; Bianca di Bretagna (1397 - prima del 1419), sposò a Nantes il 26 giugno 1407 Giovanni IV, conte di Armagnac. Vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_V_di_Bretagna.

Nel 1.382 - Alla morte di Luigi I il Grande, re d'Ungheria e di Polonia, il 10 settembre del 1382, gli subentra la figlia Maria, contro la quale insorge l'aristocrazia polacca, insofferente all'unione con l'Ungheria ed alla reggenza del consorte Sigismondo del Lussemburgo. Al trono polacco, pertanto, ascese Edvige che, dopo due anni di intensi negoziati, fu incoronata Re a Cracovia il 16 novembre del 1384: l'uso maschile del titolo evidenziò l'assunzione per diritto della dignità regia. Nel perdurare della fase del rafforzamento ungherese sull'area balcanico/danubiana, muovendo dall'Anatolia, l'Impero ottomano si proiettò verso l'Europa, contrastò il decadente potere dei Paleologi e minacciò le colonie orientali della Serenissima, occupando fra il 1354 ed il 1369 Gallipoli, Filippopoli ed Adrianopoli. Dopo il 1387, il Sultano Bayezid I sconfisse i Serbo-Bosniaci in Kosovo, aggiogò la maggior parte dei Balcani e ridusse l'Impero bizantino all'area limitrofa a Costantinopoli. Sei anni più tardi, lo Tzar bulgaro perse Nicopoli e suo fratello Ivan divenne Vassallo dei Turchi. 

- Nel 1382 il Khan dell'Orda d'Oro Toktamish saccheggia Mosca come ritorsione per la sua insubordinazione.

Nel 1.389 - Dopo aver vinto la battaglia del Kosovo nel 1389, i Turchi  ottomani conquistano una parte consistente dei Balcaniriducendo in tale modo l'Impero Romano d'Oriente (chiamato nell'età moderna bizantino) quasi al territorio circostante Costantinopoli, che continueranno ad assediare.
Con la sconfitta nella battaglia della Piana dei Merli (odierna Kosovo Polje) del 15 giugno 1389, quando il principe ottomano Murad I sbaraglia l'esercito cristiano guidato dal principe serbo Stefan Lazar Hrebeljanović chiamato anche Knez Lazar, ed i successivi scontri nel nord del Paese, per la Serbia inizia un lungo periodo di dominazione ottomana (fino al 1804). Le terre dei serbi diventarono proprietà del sultano che le trasforma in feudi militari ereditari o attribuiti a vita a funzionari turchi. Come era avvenuto già in Bulgaria e in Albania, i contadini serbi diventarono fittavoli (chi affitta terreni coltivabili) degli occupanti turchi e tutte le famiglie serbe dovettero rifornire periodicamente l'esercito di reclute per il corpo dei Giannizzeri.  

Nel 1.390 - Crociata contro la Tunisia e Crociate del Nord lungo il litorale baltico. Durante il XIV secolo, vi furono molte crociate minori, intraprese da diversi re e cavalieri.

Nel 1.393 - Iniziano le trattative francesi per una crociataassieme a Sigismondo di Lussemburgo re dell'Ungheriacontro i turchi ottomani.

Nel 1.394 - Papa Bonifacio IX proclama una nuova crociata contro i turchi, anche se lo scisma d'Occidente ha minato l'autorità papale con due papi rivali, uno ad Avignone e uno a Roma, di cui nessuno dei due ha più il potere necessario per dichiararne una. In ogni caso, Inghilterra e la Francia giungono ad una tregua nella guerra dei cent'anni e Riccardo II e Carlo VI sono disposti a collaborare per finanziare una crociata.  

Nel 1.396 - Il 25 settembre (il 28 settembre secondo alcuni storici) lo schieramento franco-ungherese (col Il re d'Ungheria Sigismondo) è sconfitto dagli Ottomani nella battaglia di Nicopoli, ritenuta l'ultima crociata su larga scala del Medioevo, anche se non combattuta in Terra santa. Con l'espansione del dominio turco sui Balcani, la conquista di Costantinopoli diventerà così per essi un obiettivo cruciale. L'Impero ottomano controllava quasi tutte le terre un tempo bizantine, circondando la sua capitale, mentre il re bulgaro Ivan Shishman perdeva Nicopoli diventata, dopo la caduta di Tarnovo nel 1393, la sua temporanea capitale. In seguito a questo fatto, suo fratello Ivan Stratsimir, governatore della parte nordoccidentale del paese con centro la città di Vidin, è costretto a diventare un vassallo ottomano. Il Regno d'Ungheria diventa così la frontiera fra le due religioni in Europa orientale per cui gli ungheresi rischiano di essere attaccati a loro volta mentre la Repubblica di Venezia teme che gli ottomani possano strapparle il controllo dell'Adriatico. Gli assalti ottomani furono temporaneamente sospesi quando Tamerlano invase l'Anatolia e, con la battaglia di Ancyra del 1402, fece prigioniero il sultano Bayezid I Yildirim (la Folgore). La cattura lasciò i Turchi disorganizzati, e lo Stato fu preda di in una guerra civile che durò fino al 1413, con le lotte di successione tra i figli di Bayezid. Quel periodo terminò solo quando Mehmet I conquistò il titolo di sultano e ripristinò il potere ottomano, mettendo fine all'interregno.

Nel 1.397 - Unione di Kalmar tra gli Stati Scandinavi.

- I sarmatici Alani, in parte convertiti al cristianesimo ortodosso nel IX secolo, avevano combattuto contro i Mongoli prima, e insieme ad essi poi (una serie di tombe, forse di guerrieri Alani cristiani è stata rinvenuta in una necropoli mongola in Corea). Gli Alani rimasti si stabilirono sul Caucaso occidentale, dove subirono una più o meno forte influenza turca ed islamica nel XIV-XVII secolo, e poi un processo di parziale russificazione tra il tardo '700 e i giorni nostri. Attualmente sono noti come Osseti.

Nel 1.402 - Parte dei territori ottomani nei Balcani (come Salonicco, la Macedonia e il Kosovo), sono persi temporaneamente dal 1402.

Nel 1.408 - In Olanda si perfeziona la vite di Archimede per prosciugare l'acqua dai polder, zone costiere pianeggianti, situate a un livello inferiore a quello dell'alta marea, ma protetta da dighe e quindi rese fertili. 

Nel 1.409 - Ladislao di Napoli cede, per centomila ducati d'oro, i suoi diritti sulla Dalmazia e su Zara a Venezia, mentre tra il 1409 e il 1444 infine, Venezia riacquisirà il dominio sulla Dalmazia, grazie ai trattati stipulati con i sovrani ungheresi.

Nel 1.410 - polacchi sconfiggono i Cavalieri Teutonici a Tannenberg.

Archibugio tedesco del 1425 da: https://it.wikipedia.org/wiki/
Archibugio#/media/File:Hakenbuechse.png
- Invenzione dell'archibugio, intorno al 1410, che rende rapidamente obsoleto l'uso degli arcieri e scatena una corsa al riarmo. Il primo utilizzo dell'arma fu probabilmente nella battaglia di Agincourt del 1415.  

Rappresentazione di
Giovanna D'Arco.
Nel 1.412 - A Domrémy, in Lorena, in una famiglia di poveri contadini, nasce Giovanna D'Arco. All'età di tredici anni, Giovanna dichiarò di sentire delle voci che le riferivano di andare a salvare il delfino, Carlo, figlio di Carlo VI, e che l'avrebbero consigliata e guidata su cosa fare. Nel 1.429, forte della sua fede, convinta di essere stata scelta da Dio per salvare la Francia piegata dalla massacrante guerra dei Cent'anni, si presentò al cospetto di Carlo VII chiedendogli di poter cavalcare, senza nessun comando, alla testa dell'esercito che andava a soccorrere Orléans dall'assedio degli inglesi e riportare la città di Parigi all'obbedienza del re francese, riuscendo a convincere il Delfino. Tra maggio e luglio, Giovanna e il suo esercito incalzarono gli inglesi, che vedevano nella fanciulla una strega  mandata dall'inferno contro di loro, ruppero l'assedio di Orléans, liberarono la città e sconfissero i nemici. Il 7 luglio del 1.429, Carlo VII fu consacrato re ma volle condurre da solo la propria politica e stipulò, all'insaputa di Giovanna, un accordo con il duca di Borgogna. Per oltre due settimane le truppe francesi oziarono, mentre agli inglesi giungevano rinforzi. Alcuni mesi dopo, l'8 settembre, Giovanna venne ferita alle porte di Parigi e il re ordinò di sciogliere l'armata, delegando a Giovanna operazioni militari di scarsa importanza. Iniziarono quindi le sconfitte e il 23 maggio 1.430 a Margny, Giovanna venne presa prigioniera. Gli inglesi la trasferirono a Rouen dove la fecero giudicare da un tribunale ecclesiastico con l'accusa di stregoneria. Dopo un anno di prigionia e oltre quattro mesi di processo, trascorsi senza il minimo intervento di re Carlo, Giovanna venne condannata come eretica. Il 30 maggio 1.431, fu bruciata viva nella piazza del mercato di Rouen. Nel 1.920, la Chiesa riconobbe solennemente la santità di Giovanna D'Arco e la nominò patrona di Francia. Giovanna d’Arco, secondo le testimonianze, morì vergine, nonostante le molestie che sembra avesse subito sia nella vita militare che in prigionia. Retrospettivamente, il fatto che Carlo VII non l’abbia riscattata dai Borgognoni che l’avevano prigioniera prima di consegnarla agli Inglesi, sembra un’assurdità. Un’ultima notazione: Giovanna d’Arco non era molto socievole con le donne e certamente non una femminista ante-litteram: non volle altre donne nell’esercito e scacciò il seguito dell’armata, quel codazzo di mercanti, vivandiere, lavandaie, sarte e prostitute che abitualmente seguiva le armate medievali nei loro spostamenti.

Nel 1.415 - Battaglia di Azincourt, nel corso della guerra dei Cent'anni. La battaglia di Azincourt (o di Agincourt) si svolse presso Azincourt, località nel dipartimento del Passo di Calais nella regione del Nord-Passo di Calais il 25 ottobre 1.415 nell'ambito della Guerra dei cent'anni, e vide scontrarsi le forze del Regno di Francia di Carlo I contro quelle del Regno d'Inghilterra di Enrico V. In virtù della decisiva vittoria riportata dagli inglesi è considerata uno dei momenti più cupi della storia della Francia e al contrario uno dei più fulgidi della storia dell'Inghilterra.

Jan Hus da: https://commo
- Jan Hus, teologo e riformatore religioso boemo, nonché rettore all'Università Carolina di Praga, nel 1415 viene messo al rogo come eretico. Il Regno di Boemia era uno Stato dell'Europa centrale con capitale Praga, nei territori attualmente della Repubblica Ceca. Jan Hus aveva avuto posizioni molto critiche nei confronti del potere ecclesiastico e dell'infallibilità del pontefice, posizioni vicine a quelle di Wyclif e dei valdesi. I suoi seguaci divennero noti come hussiti. Scomunicato nel 1411 dalla Chiesa cattolica, fu condannato al rogo dal Concilio di Costanza. Jan Hus viene considerato il primo anticipatore della storia della Riforma protestante (iniziata circa un secolo dopo alla sua morte), essendo vissuto prima di Lutero, Calvino e Zwingli. Dopo la sua morte, gli Hussiti si schierarono in massa contro la corruzione ed i crimini della Chiesa cattolica, respingendo ben cinque crociate bandite contro di loro. Un secolo più tardi, il 90% degli abitanti delle terre ceche continuarono a rimanere anti-cattolici, aderendo alla Riforma protestante oppure entrando a far parte dell'Unione dei Fratelli Boemi, questi ultimi diretti successori del movimento hussita. Attualmente la Repubblica Ceca è abitata da una delle popolazioni meno religiose di tutta Europa. Secondo il censimento del 2001, il 59% della popolazione è atea, il 26,8% è cattolico, il 2,5% è protestante (Hussiti 1%, Fratelli Boemi 1,2%, Chiesa evangelica salesiana di confessione augustana 0,1%), lo 0,2% ortodosso. L'8,8% non ha risposto al censimento. Secondo un più recente sondaggio, effettuato da Eurobarometro nel 2005, il 19% dei cittadini cechi crede che ci sia un Dio (il secondo risultato più basso tra i paesi dell'Unione Europea dopo l'Estonia con il 16%), mentre il 50% crede che ci sia qualche tipo di spirito o forza vitale e il 30% non crede che ci sia alcun tipo di spirito, Dio o forza vitale.

- La teologia rivoluzionaria di Hus aveva trovato grande accoglienza per tre motivi fondamentali:
- Il cristianesimo boemo derivava da quello orientale, data anche la posizione geografica della zona e questo allontanava già in partenza il popolo dalle dottrine cattoliche, comunque messe in discussione dai numerosi scismi fra le chiese d'oriente e d'occidente.
- Lo status quo boemo per quanto riguardava le gerarchie ecclesiastiche ed i loro privilegi e soprusi creava malcontento fra le fasce più basse della popolazione. A questo erano dovute le varie rivolte contadine contro la Chiesa, proprietaria di oltre un terzo dei terreni boemi.
- Stava diffondendosi nel paese l'entusiasmo per il nazionalismo slavo.
Dopo l'esecuzione di Hus, il movimento hussita aveva assunto un carattere quasi insurrezionale, vi furono moti di protesta e nel settembre del 1415, 452 nobili boemi e moravi inviarono una formale nota contro l'accusa di eresia che aveva portato alla condanna di Hus. La popolazione considerò Hus come un martire e dalle proteste prese origine il movimento nazionalistico ceco. Con il rogo di Hus e la repressione della chiesa cattolica, il movimento si era diviso in quattro correnti: la corrente moderata degli hussiti, formata da studenti, nobiltà e alta borghesia, che presero il nome di calixtini (dal latino calix, calice, chiamati talvolta anche calinisti, calicisti o utraquisti dalla locuzione latina sub utraque specie); la corrente più estremista prese il nome di taboriti da Tábor, una collina nei pressi della città di Sezimovo Ústí, nella Boemia meridionale, dove fu fondato un insediamento e vi si aggregarono i contadini e le fasce più povere della popolazione. Dai taboriti prese origine un'altra corrente radicale, quella degli horebiti guidati dal nobile Jan Žižka; la quarta corrente era quella degli adamiti o piccardi guidata da Martin Húska. Come conseguenza dei moti di ribellione scatenati dall'esecuzione di Hus, il sovrano di Boemia Venceslao IV aveva tentato di escludere gli hussiti dalle cariche pubbliche e religiose. Ciò aveva provocato una sollevazione e il 30 luglio del 1419 alcuni taboriti, guidati da Žižka, avevano dato luogo alla prima defenestrazione di Praga, uccidendo 7 magistrati che si erano rifiutati di rilasciare alcuni taboriti precedentemente arrestati e imprigionati.
Nel 1420 furono stilati i Quattro articoli di Praga, una sorta di manifesto del credo hussita, che esponeva varie tesi:
- Libertà per i preti e per i laici di predicare le Sacre Scritture in lingua locale.
- Comunione eucaristica sotto ambedue le forme, il calice contenente il vino e il pane, data sia agli adulti che ai bambini (il calice divenne il simbolo degli hussiti).
- Espropriazione dei beni ecclesiastici, povertà del clero e rinuncia ai beni materiali.
- Pene esemplari per i peccati mortali commessi da membri del clero.
Mentre l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo raccoglieva in Germania l'esercito che avrebbe dovuto schiacciare la rivolta, i predicatori hussiti percorrevano il paese annunciando la prossima venuta di Cristo, da loro prevista per il febbraio del 1420, che avrebbe instaurato il suo Regno.
A questa speranza escatologica doveva accompagnarsi una nuova organizzazione sociale delle comunità, ma se la lettera dei Quattro articoli di Praga - la base condivisa della riforma - era accettata da tutti, l'interpretazione che se ne dava era però divergente: per la corrente moderata utraquista, gli articoli significavano la fine della supremazia economica della Chiesa cattolica, che doveva tornare alla povertà evangelica grazie alla distribuzione delle sue terre ai laici, ma senza mettere in discussione la presente società feudale con la sua rigida stratificazione di classe e le sue sperequazioni economiche; per la corrente radicale taborita, essi significavano la fine della società feudale, la comunione delle terre, e il rifiuto del pagamento di qualunque imposta. Nell'attesa dell'imminente giudizio, le disuguaglianze sociali ed economiche non avevano giustificazione e occorreva che Cristo trovasse i suoi fedeli organizzati secondo le primitive comunità cristiane, le quali mettevano tutti i propri beni in comune.
I Taboriti organizzarono così società comunistiche a Tábor, Pilsen, Vodñany, sopprimendo il diritto romano e germanico, che era a fondamento giuridico degli obblighi delle servitù feudali, e furono stabiliti centri di raccolta di beni e di denaro da mettere in comune e distribuire secondo i bisogni. Mikuláš Biskupec, teologo di Pelhřimov, fu nominato senior, pastore della comunità e responsabile della messa in comune dei beni, consumando con questa scelta uno strappo radicale con ogni potere politico e religioso. L'arrivo di Martin Lutero venne ben accolto dagli hussiti, e Lutero stesso si sorprese dell'aver trovato così tanti punti in comune tra la sua teologia e quella di Hus. Non tutti i calixtini però approvavano la Riforma in Germania; avvenne quindi uno scisma tra gli hussiti, alcuni dei quali tornarono al cattolicesimo, altri entrarono a far parte della nascente Unitas Fratrum nel 1457. Con l'imperatore Massimiliano II d'Asburgo venne formulata la Confessio Bohemica, a cui luterani, riformati e Fratelli Boemi aderirono. Con lo scoppio della guerra dei trent'anni e la battaglia della Montagna Bianca, l'8 novembre 1620 la fede cattolica venne ristabilita come religione di Stato in Boemia e Moravia e gli hussiti iniziarono a diminuire. Messi al muro dalla controriforma cattolica, i membri dell'Unitas Fratrum dovettero quindi decidere se andare via dal Sacro Romano Impero Germanico o restare e praticare il cristianesimo hussita in segreto. Come risultato dovettero nascondersi e scappare verso il Nord Europa. La comunità dei Fratelli Boemi più numerosa rimase comunque quella di Leszno, in Polonia, strettamente legata ai Cechi e affiliata a vari e piccoli altri gruppi hussiti della Moravia. Molti di loro, come il celebre filosofo Comenio, fuggirono verso l'Europa occidentale, altri verso i paesi del Sud. Una comunità di Fratelli Boemi stabilitasi a Herrnhut, in Germania, nel 1727 pose le basi per la nascita della Chiesa Moraviana, nome ufficiale dell'Unitas Fratrum odierna. I moraviani di Herrnhut, sotto la guida del conte Nikolaus Ludwig von Zinzendorf, stabilirono missioni d'evangelizzazione anche in Africa e nelle Americhe.

La Savoia dal 1450 al 1631, da: https://
keynes.scuole.bo.it/siti_tematici/fare
storia/cartografia/c04_09.html
Nel 1.416 - Nasce il Ducato di Savoia, antico Stato derivato dalla Contea di Savoia, culla della dinastia dei Savoia. Dal 1034, il conte Umberto Biancamano poté esercitare un pieno controllo sui valichi alpini che nel Medioevo collegavano il nord con il sud dell’Europa, in particolare i passi del Moncenisio e del Piccolo San Bernardo, ma anche su Gran San Bernardo e Monginevro. Ambendo a nuovi territori, fu creato nel 1046 un legame con il Piemonte tramite il matrimonio di suo figlio Oddone (1010 - 1060) e Adelaide, figlia del Marchese di Torino: l’unione apportava così i territori delle aree montane del Piemonte occidentale, specie la Valle di Susa e la Val Chisone, attorno alla città di  Pinerolo  oltre al marchesato di Torino, tutti in Italia. Fu questa una tappa fondamentale per l'ingresso di questo casato in Italia che li avrebbero visti crescere e diventare duchi di Savoia, poi principi di Piemontere di Sardegna ed infine re d'Italia. Mercanti e pellegrini che volevano valicare le Alpi per entrare nella pianura padana potevano farlo solo con il consenso dei Savoia. Controllare quei valichi significava controllare i traffici e si potevano accumulare ricchezze imponendo pedaggi per il transito, gestendo locande e offrendo servizi ai viaggiatori. Ciò comportò enormi vantaggi a favore di un territorio privo di frutti e di risorse economiche. Ma la possibilità di bloccare quei valichi con sbarramenti militari, e quindi favorire il passaggio solo a eserciti disposti a concedere favori e possessi feudali, costituì la vera forza dei Savoia che seppero fondare un originale «stato di passo» e giocare con spregiudicatezza tutte le opportunità diplomatiche che questo possesso garantiva.
Ad Oddone I succedettero in via del tutto nominale Amedeo II (1.048-1.078) e Pietro I (1.048-1.080), dato che la gestione della contea restò nelle mani abili della madre Adelaide fino alla sua morte. Succedettero Umberto II (1.070-1.103) ed Amedeo (1.095-1.148), che edificò l'abbazia di Altacomba e morì di peste nel ritorno dalla crociata. Gli succedette il figlio Umberto III (1.136-1.189), proclamato beato e poi Tommaso I (1.177-1.233) che, nominato vicario imperiale da Federico II (1.225), ristabilì i domini della casata in Piemonte e ampliò i possessi d'oltralpe. Alla morte di Tommaso I i membri della famiglia, antagonisti da tempo, si divisero i possedimenti: Amedeo IV (1.197-1.253) mantenne il dominio diretto sui beni con il titolo di conte di Savoia, il fratello Tommaso ricevette le terre di Piemonte da Avigliana in giù e assunse il titolo di signore di Piemonte. Ad Amedeo IV succedettero gli zii Pietro II prima e Filippo I poi. Alla morte di Filippo I (1.285), la contea di Savoia fu scossa dai conflitti che sorsero fra i pretendenti alla successione e durarono per un decennio: prevaleva ancora il concetto che l’eredità dovesse passare al rappresentante più forte della famiglia, senza il principio della primogenitura o della successione diretta del defunto. Ci fu così una spartizione del potere fra tre pretendenti: il titolo comitale e la maggior parte dei domini andarono ad Amedeo V (1.249-1.323, nipote del defunto, che ottenne il controllo delle vie commerciali attraverso le Alpi; a suo fratello più giovane, Luigi I di Savoia-Vaud, andarono la regione nord-orientale organizzata nella Baronia del Vaud ed il paese di Bugey, così egli iniziò la dinastia cadetta dei Savoia-Vaud; infine a Filippo I di Savoia-Acaia (figlio di Tommaso III, fratello di Amedeo IV) andarono assegnate un terzo delle terre piemontesi (da lui poi si originerà l'altra casa cadetta dei Savoia-Acaia). Ad Amedeo V succedettero i due figli maschi: Edoardo (1.284-1.329) ed Aimone (1291-1.343) che lasciò il trono al figlio Amedeo VI (1.334-1.383), detto il "Conte Verde", che acquisì i territori di Biella, Cuneo, Santhià e riassorbì nei domini comitali la Baronia del Vaud; il figlio Amedeo VII (1.360-1.391), detto il "Conte Rosso", estese la contea di Savoia acquistando quella di Nizza (a patto di non fornire mai, né alla Provenza né alla Francia) e suo figlio, Amedeo VIII (1.383-1451), diciannovesimo conte di Savoia, fu designato duca dall’imperatore Sigismondo nel 1.416.
Espansione dello Stato dei Savoia dal 1295 al
Il Ducato nasce in seguito all'assegnazione del titolo ducale da parte del sacro romano imperatore Sigismondo di Lussemburgo al conte Amedeo VIII di Savoia. Il territorio del Ducato si estendeva allora alla Savoia, alla Moriana, alla Valle d'Aosta, mentre il Piemonte, soggetto a varie signorie, tra cui i marchesati di Monferrato e di Saluzzo, era dominio dei Savoia nell'area occidentale, che comprendeva la Valle di Susa, il Canavese e città come Pinerolo (capoluogo dei Savoia-Acaia, un ramo cadetto vassallo dei duchi), Savigliano, Fossano, Cuneo e Torino. Lo sbocco sul mare, conquistato dal 1388, consisteva in pochi chilometri di costa intorno a Nizza, capoluogo dell'omonima contea. In quanto terra di frontiera, rimase conteso tra varie potenze per gran parte della sua storia, riuscendo, infine, con Emanuele Filiberto I di Savoia, ad imporsi con fermezza nella scena politica italiana, pur appoggiandosi prima alla corona di Spagna, poi al Regno di Francia ed infine all'Impero Austriaco. Al termine della Guerra di successione spagnola, grazie al Trattato di Utrecht ed essendo tra i vincitori, i Savoia otterranno la corona del Regno di Sicilia e il conseguente titolo regio nel 1.713. I Savoia manterranno la sovranità sulla Sicilia fino al 1.720 quando, a causa delle pressioni internazionali, dovettero accettare lo scambio col Regno di Sardegna (che, nel 1861, diventerà il Regno d'Italia).


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