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lunedì 11 maggio 2020

Storia dell'Europa n.75: dal 1.978 al 1.992 e.v. (d.C.)

Papa Luciani, Giovanni
Paolo I.
Nel 1978 - Morte di papa Paolo VI, breve pontificato di Giovanni Paolo I, morto misteriosamente dopo  30 giorni di pontificato: in uno dei suoi discorsi da papa, aveva detto "... Dio è anche madre, non solo padre".

- Elezione di Giovanni Paolo II, primo papa polac­co.

- A Londra chiude il quotidiano "Times" dopo 193 anni.

- Assegnato a Begin (premier israeliano) e Sadat (premier egiziano) il premio Nobel per la pace. Non molto tempo dopo, Sadat sarà ucciso.

Aldo Moro prigioniero delle BR.
- A Roma rapimento e assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Imposimato conferma: “Moro fu ucciso per volere di Andreotti e Cossiga, responsabili della stragi: da Piazza Fontana a Via D’Amelio”: Postato il 28 luglio 2013 in http://siamolagente.altervista.org/imposimato-conferma-moro-fu-ucciso-per-volere-di-andreotti-e-cossiga-responsabili-della-stragi-da-piazza-fontana-a-via-damelio/. Ferdinando Imposimato torna a parlare del caso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e lo fa puntando il dito contro quelli che allora erano i vertici dello stato e della Democrazia Cristiana: Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. Ferdinando Imposimato (Maddaloni, 9 aprile 1936) è un magistrato, politico e avvocato italiano. È presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Si è occupato della lotta alla mafia, alla camorra e al terrorismo: è stato il giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l'attentato al papa Giovanni Paolo II del 1981, l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Attualmente si occupa della difesa dei diritti umani. L’ex giudice istruttore della vicenda dice: “L’uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri”. Poi ha aggiunto: “Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia”. “Quei politici - ha detto Imposimato - sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D’Amelio. Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti”. Ferdinando Imposimato appena un mese fa ha presentato un esposto alla Procura di Roma, affermando che le forze dell’ordine sapevano dove si trovava la prigione di Aldo Moro.
Per questo i magistrati hanno aperto un fascicolo per valutare se esistano i presupposti per riaprire il caso Moro. Nel testo di Imposimato ci sono le rivelazioni di 4 appartenenti a forze dell’ordine e armate secondo cui il covo Br di via Montalcini fu monitorato per settimane. Ma non è tutto: recentemente la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo alle dichiarazioni di due artificieri, che hanno raccontato come il ritrovamento della Renault 4 contenente il cadavere di Moro sia avvenuto alle 11, e come sul posto fosse stato presente fin da subito Francesco Cossiga. "Si è detto che Moro fu rapito perché con lui le Brigate Rosse volevano colpire l'artefice della solidarietà nazionale, e dell'avvicinamento tra DC e PCI, la cui espressione fu il governo Andreotti IV. L'ottica delle BR, in realtà, era diversa: il rapimento in effetti non fu realizzato per colpire il regista di quella fase politica. Il loro scopo era più generale e rientrava nella loro particolare analisi di quella fase storica: colpire la DC (regime democristiano), cardine in Italia dello Stato imperialista delle multinazionali (SIM), mentre il PCI rappresentava non tanto il nemico da attaccare quanto un concorrente da battere. Nell'ottica brigatista, infatti, il successo della loro azione avrebbe interrotto la "lunga marcia comunista verso le istituzioni", per affermare la prospettiva dello scontro rivoluzionario e porre le basi del controllo BR della sinistra italiana per una lotta contro il capitalismo. In questo il loro obiettivo di lotta al capitalismo era simile a quello della RAF tedesca, come venne indicato in seguito nella ricostruzione del rapimento, fatta nel fumetto pubblicato dalla rivista "Metropolis", ove viene fatto un parallelo con il sequestro Hanns-Martin Schleyer, conclusosi anch'esso con l'uccisione del prigioniero. Stando a quanto ha dichiarato successivamente Mario Moretti, per le BR era rilevante che Moro fosse presidente della DC e che fosse da trent'anni al governo. Sembra, inoltre, che nei mesi precedenti il rapimento di Moro le BR avessero anche studiato la possibilità di rapire il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, ma che poi avessero abbandonato questa opzione perché questi godeva di una protezione di polizia troppo forte per le capacità dei brigatisti. Secondo questa ipotesi dunque, era uguale per le Brigate Rosse rapire Moro o Andreotti: l'importante era colpire un simbolo del potere. Le conseguenze politiche del rapimento di Moro furono da un lato l'esclusione del PCI da ogni ipotesi di governo per gli anni successivi, e dall'altro un ridisegno del cosiddetto "regime democristiano": la DC di Andreotti rimase partito di governo fino al 1992, anno di tangentopoli, partecipando sempre a maggioranze che lasciarono il PCI all'opposizione, ma queste politiche tuttavia portarono dal 1981, col primo Governo Spadolini ad avere alternanze di presidenti del consiglio democristiani con altri "laici", rompendo quindi il monopolio democristiano. All'interno del Partito socialista italiano (PSI), che aveva sostenuto la possibilità di uno scambio di prigionieri per liberare Moro, vinse la linea di Bettino Craxi per l'esclusione del PCI dal governo, e iniziò una lotta politica con lo stesso per tentare di superarlo nelle elezioni."

Nel 1979 - Prime elezioni a suffragio univer­sale del Parlamento Europeo.

- Il 13 marzo 1979 entra in vigore il sistema monetario europeo, detto anche SME, sottoscritto dai paesi membri dell'allora Comunità Europea (ad eccezione della Gran Bretagna, entrata nel 1990), costituì un accordo per il mantenimento di una parità di cambio prefissata (stabilita dagli Accordi di cambio europei), che poteva oscillare entro una fluttuazione del ±2,25% (del ±6% per Italia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo), avendo a riferimento una unità di conto comune (l'ECU), determinata in rapporto al valore medio dei cambi del paniere delle divise dei paesi aderenti.
Nel caso di eccessiva rivalutazione o svalutazione di una moneta rispetto a quelle del paniere, il governo nazionale doveva adottare le necessarie politiche monetarie che ristabilissero l'equilibrio di cambio entro la banda. Il sistema prescriveva inoltre che ogni Stato membro conferisse a un fondo comune il 20% delle riserve in valuta e in oro. Lo SME fu istituito su impulso del presidente francese Giscard d'Estaing e dal cancelliere tedesco Helmut Schmidt; venne concepito alla luce del decennio precedente caratterizzato da una forte inflazione in Europa e nei paesi occidentali, con la volontà di garantire la stabilità dei cambi. Cessò di esistere il 31 dicembre 1998, con la creazione dell'Unione economica e monetaria.
Lo SME, in seguito alle turbolenze che nel 1992 avevano colpito il meccanismo di cambi (e avevano portato all'uscita di Gran Bretagna e Italia), fu revisionato nel 1993 con l'allargamento degli Accordi europei di cambio, che portarono ad un innalzamento dei margini di oscillazione della valuta fino al ±15%, un maggiore coordinamento delle politiche monetarie, e l'ulteriore liberalizzazione dei movimenti di capitale. Fu inoltre costituito nel 1994 l'Istituto monetario europeo, con sede a Francoforte, antenato della Banca centrale europea.
Il sistema monetario voleva, contrariamente al pensiero keinesiano, realizzare un mercato finanziario unico, con libera circolazione di capitali (nel 1990 l'Italia dichiara la libera circolazione dei capitali), e creare uno spazio finanziario al cui interno fosse stabilito un tasso di cambio rigido (nominale, mentre quello reale, legato all'inflazione, rimaneva profondamente squilibrato tra i vari paesi). Non era più possibile quindi sostenere la domanda globale da parte degli stati (attraverso politiche monetarie espansive), venendo anche accantonato l'obiettivo del pieno impiego. Gli stati erano obbligati a recepire il saggio di cambio dai vincoli esterni e l'equilibrio finanziario prevaleva sul progetto keynesiano del perseguimento delle politiche fiscali espansive ai fini dell'abbattimento della disoccupazione. In questa situazione sebbene le importazioni di capitali consentissero di bilanciare il conto della partite correnti, ciò avveniva a costo di un forte rialzo dei tassi di interesse, sia sul debito pubblico, sia sul debito contratto dai soggetti privati, deprimendo gli investimenti e di conseguenza l'occupazione.
Il Sistema monetario europeo era un progetto in cui la maggior parte delle nazioni della Comunità economica europea vincolavano le loro monete onde prevenire troppo ampie fluttuazioni reciproche.
Gli elementi basilari dello SME erano:
- L'ECU o Unità di conto europea: un paniere di monete, che fluttuavano entro il 2.25% (6% per la lira, a causa del suo elevato tasso di inflazione) attorno alla parità nei tassi di cambio bilaterali con altri paesi membri.
- Un meccanismo di tasso di cambio.

- A Vienna si firma il Trattato SALT-2 tra Reagan e Breznev inerente la non proliferazione delle armi nucleari.

- Shock petrolifero causato dalla Rivoluzione iraniana il cui riferimento fu l'Ayatollah Komeini

- L'auto-razzo di Barret supera la barriera del suono a terra.

Nel 1980 - A Bologna una bomba alla stazione ferroviaria provoca più di 80 vittime: episodio più ecclatante di tanti altri nell'ambito della "strategia della tensione".

- In Jugoslavia muore Tito.

- Imponenti scioperi in Polonia, nascita del sindacato Solidarnosc: il papa polacco dichiara  guerra al comunismo.

- Prime fotografie degli anelli e del­le lune di Saturno inviate a Terra da Pioneer 11 e Voyager 1.

- Dagli anni '80, negli Stati Uniti il processo di deregolamentazione finanziaria fu portato avanti dapprima sotto la presidenza Carter, influenzato da Kahn, e poi proseguito in maniera più estesa da Ronald Reagan a partire dal biennio 1980-1981 (e contestualmente dal primo ministro Margaret Thatcher in Gran Bretagna), tanto da far parlare poi di deregulation reganiana. Il Federal reserve board all'epoca procedette ad innalzare al 25% la soglia di realizzo degli istituti di credito sui propri utili e a istituire il ricorso al leveraged buyout (LBO), che subì un vero boom tra 1983 e 1989. Le politiche di liberalizzazione finanziaria avviate nel mondo anglosassone furono immediatamente recepite dal resto del mondo sviluppato, come l'Unione Europea dove vennero compiute tra il 1985 e il 1990. Le banche centrali furono sollevate dall'obbligo di finanziare i debiti pubblici (e rese indipendenti dal potere esecutivo); allo stesso tempo banche, fondi finanziari e fondi pensione furono liberalizzati, venendo acquisite da soggetti privati; fu liberalizzata la circolazione internazionale dei capitali, non più sottoposti a controlli preventivi o a regole di movimentazione, mentre gli afflussi di capitali si fecero più massicci e si avviarono rimozioni di vincoli, come quello dei massimali di credito (divieto di erogare credito oltre certe soglie) o dell'obbligo di acquistare quote di titoli di debito nazionale per le istituzioni economiche controllate dallo stato.

Nel 1981 - Il sistema monetario italiano passa dalle mani dello Stato a quelle della finanza speculativa attraverso una sequenza di eventi di cui il primo è lo scorporo della Banca d'Italia dalle competenze del Ministero del Tesoro.
Infatti il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e il Governatore della Banca d'Italia, Carlo Azelio Ciampi, decretano il divorzio tra il ministero del Tesoro e Banca d'Italia, con una lettera di Andreatta a Ciampi del 12-02-1981. Cessa quindi l'obbligo di Banca d'Italia di acquistare tutti i titoli di Stato che venivano emessi dal ministero del Tesoro per finanziare il deficit dello stato stesso. Questo porterà all'acquisto di titoli di stato da parte delle grandi banche commerciali che, comprando i titoli, costringerà lo stato a pagare loro interessi, generando così un debito vero che passerà dai 142 miliardi dell'81 (falso debito, in quanto alla Banca d'Italia bastava stampare il denaro per ripianarlo) a ben 850 miliardi nel 1992 (debito vero, in quanto contratto con banche commerciali private, che lo stato e quindi il popolo dovrà ripagare sotto forma di tassazione forzata).

- A Bonn prime manifestazioni per la pace.

- A Roma attentato a Giovanni Paolo II.

- Volo della prima navicella spaziale utilizzabile per più missioni, il Columbia.

Nel 1982 - In Polonia (nell'orbita dell'URSS) è applicata la legge marziale.

- In URSS muore Breznev.

- Primo trapianto di un cuore artificiale.

Nel 1983 - L'Olivetti M24, prodotto presso lo stabilimento di Scarmagno (TO) a partire dal 1983, nasce come clone del PC IBM e riscuote grande successo su tutti i mercati mondiali. A differenza del PC IBM, che adottava il processore Intel 8088 con clock a 4,7 MHz, l'M24 adottava il più potente Intel 8086, con la velocità di clock di 8 o 10 MHz (nella versione SP), un bus dati a 16 bit e la possibilità di incrementarne le prestazioni diminuendo la velocità di refresh della memoria via software. Prodotto a partire dal 1983, costava circa sei milioni di lire alla data del gennaio 1986, equivalenti a circa 6.600 € del 2008.
All'illuminato imprenditore Adriano Olivetti, che ha fornito all'Italia un'eccellenza invidiabile in un tema sensibile come l'informatica finanziaria.
Dal 1978 al 1996 Carlo De Benedetti è stato alla guida di Olivetti, distruggendola infine incomprensibilmente.

- Elezione di Andropov a presidente dell'URSS 

- Coniata la prima moneta da 1 ster­lina.

Nel 1984 - In Sudafrica, Desmond Tutù, ve­scovo nero della Chiesa anglicana, rice­ve il premio Nobel per la pace.

Nel 1985 - Elezione di Gorbaciov a segretario generale del Partito comunista in URSS.
Con l'elezione di Michail Gorbačëv nel 1985 quale segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) era iniziata una nuova fase nella storia dell'U.R.S.S.; Gorbaciov fu sostenitore di una innovativa politica per l'Unione Sovietica fondata sui concetti chiave di perestrojka (ristrutturazione del sistema economico nazionale) e alla glasnost (trasparenza) volta al superamento dei problemi socio-economici della superpotenza sovietica. Questa politica di riforme, se da un lato portò alla fine della Guerra fredda e alla fine dell'isolamento internazionale dell'U.R.S.S., dall'altro lato portò all'emersione dei problemi economici dello Stato che fino ad allora erano stati caparbiamente nascosti. La fine della rigida politica di repressione interna, la recessione economica e l'ammissione della fragilità del sistema politico fecero emergere ben presto i contrasti, gli odi razziali e le spinte indipendentistiche dei numerosi popoli che erano stanziati nello sterminato territorio dell'impero sovietico e che fino a quel momento erano state tenute sotto controllo dall'apparato centrale.

- Un Commando palestinese sequestra la motonave "Achille Lauro" in navigazione nel Medi­terraneo e uccide un cittadino ebreo degli USA.

- Hoxha, il dittatore albanese, muore e Ramiz Alia prende il suo posto. Inizialmente, Alia ha provato a seguire i passi di Hoxha, ma in Europa Orientale i cambiamenti erano cominciati: Mikhail Gorbachev era comparso, in Unione Sovietica con le nuove politiche (glasnost e perestroika),e il regime totalitario albanese era sotto pressione dagli Stati Uniti e dell'Europa .

Nel 1986 - Crisi nel Golfo della Sirte tra USA e Libia.  

- Disastro nucleare al reattore di Chernobyl (Kiev), emergenza in Europa per la nube radioattiva.

- Attacchi terrori­stici in Francia.  

- Vertice Reagan-Gorbaciov a Reykjavik.  

- Prime fotografie di Urano inviate a Terra da Voyager 2.

- In USA la navetta spaziale Challenger esplode dopo 60" dalla partenza.  

- A Napoli il primo caso in Europa di nascita col sesso preordina­to.

Nel 1987 - Inizio dei lavori per la costruzione del tunnel sotto la Manica 

- La Terra ha 5 miliardi di abitanti.

Nel 1988 - Si stipulano nella CEE gli Accordi di Basilea, linee guida in materia di requisiti patrimoniali delle banche, redatte dal Comitato di Basilea, costituito dagli enti regolatori del G10 (composto attualmente da undici paesi) più il Lussemburgo allo scopo di perseguire la stabilità monetaria e finanziaria.
Gli accordi (assieme alle linee guida, agli standard e alle raccomandazioni) sono una particolare forma operativa attraverso cui il Comitato agisce e sono stabiliti nell'aspettativa che le singole autorità nazionali possano redigere disposizioni operative che tengano conto delle realtà dei singoli stati. Infatti il Comitato, pur non avendo capacità regolamentare autonoma, riesce a conferire efficacia all'attività svolta, in quanto i paesi che vi aderiscono sono implicitamente vincolati e quelli che non aderiscono si adeguano a quello che, di fatto, diventa uno standard regolamentare. In questo modo il Comitato incoraggia la convergenza verso approcci e standard comuni.
Essendo centrale la solidità patrimoniale degli istituti di credito, diviene priorità dell'ente regolatore concentrarsi sul rischio. Questo approccio introduce alle principali innovazioni del settore creditizio in questi ultimi vent'anni: sviluppo di una nuova cultura sui rischi, standardizzazione delle tecniche ed individuazione delle best practices, appostamenti in funzione dell'esposizione corretta per il rischio.
Basilea I (Il primo Accordo di Basilea del 1988) contiene la prima definizione e la prima misura (standard) del capitale minimo bancario accettate a livello internazionale. L'assunto di fondo è che a ciascuna operazione di prestito deve corrispondere una quota di capitale regolamentare da detenere a scopo precauzionale (cd. onere di capitale). Il capitale obbligatorio si determina confrontando l'entità del capitale o patrimonio di vigilanza (detto anche capitale eligibile) e l'ammontare delle attività bancarie impiegate nella concessione di prestiti (banking book) ponderato per il rischio di credito (ossia di mancato o tardivo rimborso da parte dei prenditori). Per un gruppo bancario, il patrimonio di vigilanza bancario deve essere pari ad almeno l'8% delle attività creditizie ponderate per il rischio di credito (Coefficiente di solvibilità). L'Accordo di Basilea obbligava le banche ad accantonare l'8% del capitale erogato, non investibile in attività creditizia tipica, né in attività para-assicurative, né in operazioni finanziarie sui mercati mobiliari, al fine di garantire solidità e fiducia nel sistema creditizio.
Col tempo, l'Accordo si è rivelato inadatto a fronteggiare le nuove sfide poste in essere dalle nuove tecnologie di comunicazione, prodotti finanziari, mercati bancari e dalle tecniche di gestione dei rischi (risk management). In particolar modo, non vengono presi in considerazione i rischi derivanti dalle operazioni sui mercati immobiliari e non sono accuratamente misurati i rischi di credito, che vengono piuttosto sottostimati. La principale conseguenza di ciò è l'arbitraggio, ossia una certa elusione del vincolo di capitale minimo imposto nel 1988. In pratica, a fronte del rispetto apparente della formula di Basilea I, il management bancario è incentivato a:
concedere i tradizionali prestiti alle controparti relativamente più rischiose;
- intraprendere operazioni finanziarie innovative sempre più sofisticate e con un basso o nullo onere di capitale corrispondente.
Per far fronte a queste nuove problematiche si è provveduto ad una revisione dell'Accordo, culminata con il cosiddetto Basilea II del 2004, operativo nel 2007.

- Fisici tedeschi riescono a superare di 0,15 gradi lo zero assoluto, toccando i -273,15 gradi.

Nel 1989 - Viene abbattuto il Muro di Berli­no e inizia da una parte il dissolvimento dell'URSS e dall'altro il processo della riunificazone tedesca.
Il 9 novembre 1989 il governo tedesco-orientale decreta l'apertura delle frontiere con la repubblica federale tedesca. Già l'Ungheria aveva aperto le proprie frontiere con l'Austria il 23 agosto 1989, dando così la possibilità di espatriare in occidente a coloro che in quel momento si trovavano lì in vacanza.
Quelli che nel giro di pochissimo tempo portarono alla riunificazione tedesca, furono due fattori decisivi:
- l'arrivo di Gorbaciov come leader dell'Unione Sovietica,
- le crescenti difficoltà politiche ed economiche dei paesi dell'est, specialmente della DDR. Gorbaciov istituì la "Perestroika", cioè la radicale ristrutturazione della politica e dell'economia sovietiche e la "Glasnost", che esigeva la trasparenza nella gestione della politica. Decisivo per gli eventi che portarono infine alla caduta del muro fu anche la decisione di Gorbaciov di lasciare libertà nelle scelte agli altri paesi del Patto di Varsavia, promettendo che l'URSS non si sarebbe più intromessa nei loro affari interni.
Il 9 novembre 1989, nella Germania orientale, il Comitato centrale del partito comunista si riunisce in sessione. Principale punto all'ordine del giorno, la discussione di una proposta del Consiglio dei ministri per un allentamento delle restrizioni sui viaggi all'estero. Guenther Schabowski, capo della sezione del partito comunista a Berlino e responsabile per i rapporti con la stampa del Comitato centrale della Sed, è assente poiché impegnato in una conferenza stampa. Concluso questo impegno, torna al Comitato centrale dove gli viene consegnato il testo del provvedimento adottato, compresa la parte riguardante le nuove norme sui viaggi. Mezz'ora più tardi lo attende una conferenza stampa internazionale. Schabowski non ha avuto il tempo di leggere i documenti, che ha semplicemente sfogliato, ed annuncia, rispondendo ad una domanda, che la gente potrà recarsi per viaggi privati all'ovest senza restrizioni. Gli chiedono a partire da quando, lui sfoglia l'incartamento e dice: ''Per quanto mi risulta, da subito, senza rinvii''. Schabowski non si accorge che sullo stesso documento che consulta frettolosamente per rispondere alle domande, viene precisato che i nuovi regolamenti dovranno essere annunciati pubblicamente solo l'indomani 10 novembre, per dare tempo all'esercito, alla polizia e alla Stasi di dispiegare le forze necessarie a tenere sotto controllo la situazione.
Ma ormai è tardi. A dissipare i dubbi che restano e la confusione che regna tra i tedeschi dell'est in seguito all'annuncio di Schabowski è l'emittente ufficiale tedesco-orientale "Aktuelle Kamera" che nel notiziario delle 19.30 annuncia: "Potrà essere presentata immediatamente domanda per recarsi in viaggio privato all'estero senza motivi particolari". I berlinesi cominciano ad affluire davanti ai checkpoint che regolano il passaggio da est a ovest attraverso il Muro. Si cerca - inutilmente - di convincere la gente a ripresentarsi l'indomani mattina. Alle 23 davanti ad un solo checkpoint si contano ventimila persone in fila. Temendo che la situazione esploda, due ufficiali della Stasi in servizio a Bornholmerstrasse, danno ordine di togliere la barriera.
Alle 23.20 una marea umana si rovescia dall'altra parte.
La notizia raggiunge il Bundestag a Bonn, la Camera bassa del parlamento tedesco, riunita in sessione. I parlamentari si alzano in piedi e cantano l'inno nazionale tedesco, lo cantano tutti, tutto, compresa quella prima strofa che la Germania del dopoguerra ha messo fuorilegge: "Deutschland, Deutschland uber alles...", "Germania sopra tutto"...
Tra le 23.30 e la mezzanotte, le barriere si aprono in altri chekpoint. Migliaia di tedeschi dell'est raggungono il centro di Berlino ovest. In tre giorni, saranno due milioni i tedeschi orientali passati a Berlino ovest, mentre altri tre milioni di cittadini della Rdt attraversano il confine tra i due stati in altre zone del paese.
1989, picconate al muro di Berlino.
Il Muro è il segno tangibile di una ferita il cui dolore si avverte ancora... A Berlino ovest si poteva rivestirlo di scritte, colori e graffiti, ma non si poteva nascondere la "divisione", conseguenza di una disfatta bellica inflitta dai nuovi padroni del mondo: gli Alleati atlantici e l'Unione Sovietica, le cui truppe avevano preso Berlino.
Alcuni tedeschi dell'ovest, ancora oggi, ritengono che chi è cresciuto nella Germania dell'est ai tempi della DDR manchi di iniziativa e deleghi tutto allo stato... anche se Angela Merkel, figlia di un pastore protestante della Germania ovest, è cresciuta proprio nella DDR; ma poi entrò nella CDU, conobbe Khol e intraprese la carriera politica.

- Rivoluzione in Romania e deposi­zione di Ceauşescu, che viene condan­nato a morte e fucilato.

- Elezioni libere in Polonia e Ungheria 

- Fermenti anche in Cecoslovacchia 

- In Albania, dopo che Nicolae Ceauşescu, il capo comunista della Romania, fu ucciso nel 1989, Alia firmò l'accordo delle Nazioni Unite a Helsinki, che già era stato firmato da molti altri paesi nel 1975, riguardo alcuni diritti dell'uomo. Inoltre permise il pluralismo ed anche se il suo partito vinse l'elezione del 1991, era chiaro che il cambiamento non sarebbe stato interrotto. 

- Il Dalai Lama ottiene il Nobel per la pace.

- Scienziati americani prima e italiani poi, dichiara­no di avere realizzato la fusione nucleare «a freddo».

- Il Voyager invia le immagini di Nettuno.

- L'Ente spaziale europeo invia la sonda Gali­leo, destinata a raggiungere Giove.

Nel 1990 - Il 30 luglio è varata in Italia la legge 30 luglio 1990, n. 218 concernente disposizioni in materia di ristrutturazione e integrazione patrimoniale degli Istituti di credito di diritto pubblico, con la quale venne avviato un processo di privatizzazioni nel sistema bancario italiano.
La legge è comunemente conosciuta come legge Amato, dal nome del precedente Ministro del tesoro Giuliano Amato (1987-1989), promotore e relatore della suddetta norma, durante il successivo Governo Andreotti VI.
Fino al 1990 il sistema bancario era largamente influenzato dal settore pubblico, infatti esistevano da una parte gli istituti di credito di diritto pubblico e dall'altro tre Banche di interesse nazionale (B.I.N.) che facevano capo all'IRI e quindi indirettamente allo Stato italiano: Banca Commerciale Italiana, Banco di Roma, Credito Italiano.
La legge, anche in vista della normativa Basilea I entrata in vigore nel 1990, era tesa a dare maggiore competitività alle banche italiane sui mercati nazionali e internazionali in una visione europea e globale. Il modello di riferimento era quello della società per azioni, anche se le banche potevano scegliere la propria forma giuridica.
La legge abolisce di fatto la riforma bancaria voluta durante il fascismo, con il Decreto Legge n.375 del 12 marzo 1936 diventato Legge n.141 del 7 marzo 1938, in cui si riformava il sistema bancario introducendo la specializzazione degli enti di credito, che dovevano scegliere se essere o commerciali o di investimento, e che separava le banche dalla imprese non bancarie: le banche non potevano assumere partecipazioni in imprese industriali e commerciali.
Tale legge ha permesso alle banche italiane che erano istituti di credito di diritto pubblico (Banco di Napoli, Monte dei Paschi di Siena, Istituto Bancario San Paolo di Torino, Banco di Sicilia, Banco di Sardegna, Banca Nazionale del Lavoro, Sicilcassa) di trasformarsi da una parte in società per azioni e dall'altra di generare delle fondazioni a cui sono state trasferite tutte quelle attività non tipiche dell'impresa.
La legge ha previsto per gli istituti bancari meridionali uno stanziamento di fondi in quanto la loro rivalutazione patrimoniale determinava un gap fra patrimonio contabile e patrimonio liquido; tale rifinanziamento è avvenuto solo in parte con modalità temporali diverse da quelle programmate inizialmente. Le fondazioni generate dalla legge Amato, contrariamente alle previsioni, hanno assunto nel tempo un notevole rilievo e restano in termini relativi i principali azionisti di molte banche italiane.
La legge, nell'art.2, permette alle banche di superare il divieto, di cui alla riforma bancaria del Decreto Legge n.375 del 12 marzo 1936 e Legge n.141 del 7 marzo 1938, di operare contemporaneamente come imprese commerciali e di investimento e permette la partecipazione in imprese industriali e commerciali. Sostanzialmente dalla legge Amato nasce la banca mista.

- Mentre l'Italia dichiara la libera circolazione dei capitali, con la Legge 30.7.1990 n. 218 e il d.lg. 20.11.1990 n. 356, si intende determinare una profonda trasformazione nel sistema delle banche pubbliche italiane, perseguendo lo scopo di affidare la gestione bancaria non più a enti pubblici con capitale o fondo di dotazione detenuto totalmente, o a maggioranza, dallo Stato, ma a società per azioni di diritto privato, favorendo la concentrazione degli istituti bancari, con la costituzione di gruppi ispirati al modello del gruppo creditizio polifunzionale.
Fondamentalmente la Legge Amato/Carli avvia la privatizzazione delle Banche pubbliche con la trasformazione degli istituti di Diritto Pubblico e delle Casse di Risparmio in Società per Azioni
aventi come principale azionista le Fondazioni di origine bancaria.
Ad oggi, tutti gli azionisti di Banca d'Italia sono s.p.a. e non necessariamente italiane.

- Inizia il processo di dissoluzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
La dissoluzione dell'Unione Sovietica fu un processo di disintegrazione che coinvolse il sistema economico, la struttura sociale ed il sistema politico sovietico e che ebbe luogo dal 19 gennaio 1990 al 31 dicembre 1991, portando alla scomparsa dell'Unione Sovietica e all'indipendenza delle repubbliche sovietiche, al restauro dell'indipendenza negli Stati baltici (che erano stati occupati), avvenuta il 26 dicembre dello stesso anno, dando così nascita ai cosiddetti Stati post-sovietici.
Mickahil Gorbaciov.
- Nel febbraio 1990, il Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica accettò di rinunciare al suo stato di partito unico, e nel corso delle settimane successive, le 15 repubbliche dell'URSS tennero le loro prime libere elezioni. Le repubbliche costituenti iniziarono a dichiarare la propria sovranità nazionale e iniziarono una "guerra di leggi" con il governo centrale di Mosca, in cui i governi delle repubbliche costituenti respingevano la legislazione a livello di Unione, dove era in conflitto con le leggi locali, affermando il controllo su tutte le loro economie locali e rifiutandosi di pagare le entrate fiscali al governo centrale di Mosca.
- L'11 marzo 1990 la Lituania, guidata dal Presidente del Consiglio Vytautas Landsbergis, dichiara il ripristino dell'indipendenza. Tuttavia, l'Unione Sovietica mette in atto una sorta di embargo nei confronti della Lituania e vi mantiene le sue truppe "per garantire i diritti dell'etnia russa".
- Il 30 marzo 1990 il Consiglio Supremo Estone dichiara illegale il potere sovietico in Estonia, e avvia un processo per ristabilire l'indipendenza dell'Estonia.
- Il processo di ripristino dell'indipendenza della Lettonia inizia il 4 maggio 1990, con voto del Consiglio Supremo che prevede un periodo transitorio di completa indipendenza.

- L'effetto della debolezza del potere sovietico in Europa provoca la riunificazione delle due Germanie.

- In PoloniaLech Walesa del sindacato "Solidarnosc" è eletto presidente della Repubblica.
Cartina geografica dell'Europa nel
1990, con la Germania riunificata. La
Cecoslovacchia si dividerà nel 1992.

- Fermenti in Jugoslavia e dissensi fra le repubbliche, veicolati dalla nuova Germania unita.

- In Gran Bretagna si dimette Margaret Thatcher e al suo po­sto viene eletto John Major.

- A Gorbaciov è assegnato il Nobel per la pace.

- Lancio della sonda europea Ulisse; scopo della missione è l'invio di foto del­le zone polari del sole.

Nel 1991 - In URSS, le repubbliche sovietiche del Balti­co chiedono l'indipendenza; l'esercito reprime le manifestazioni di protesta.
Il 17 marzo 1991, in un referendum, il 76,4% di tutti gli elettori dell'URSS votano per il mantenimento dell'Unione Sovietica in una forma riformata. I Paesi Baltici, Armenia, Georgia e Moldavia boicottano il referendum. In ciascuna delle altre nove repubbliche, la maggioranza dei votanti sostiene un'Unione Sovietica riformata.
- Il 12-06-1991, Boris Elsin vince con il 57% dei voti le elezioni per la presidenza della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, sconfiggendo Gorbaciov.
Repubbliche formanti l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche:
1. Armena, 2. Azera, 3. Bielorussa, 4. Estone, 5. Georgiana, 6. Kazaka,
7. Kirghiza, 8. Lettone, 9. Lituana, 10. Moldava, 11. Russa, 12. Tagika,
13.Turkmena, 14.Ucraina, 15.Uzbeka. Clicca sull'immagine per ingrandirla.
Di fronte al crescente desiderio di autonomia, Gorbaciov tenta di trasformare l'Unione Sovietica in uno stato meno centralizzato, e il 20 agosto 1991 è pronto a firmare il Nuovo Trattato d'Unione che contempla la conversione dell'Unione Sovietica in una federazione di repubbliche indipendenti con un comune presidente; ma già il giorno prima, il vice di Gorbaciov, Gennadij Janaev, il primo ministro Valentin Pavlov, il ministro della Difesa Dmitry Yazov, il ministro dell'Interno Boris Pugo, il capo del KGB Vladimir Kryuchkov e altri funzionari si uniscono per impedire la firma del Nuovo Trattato d'Unione formando il "Comitato generale sullo stato di emergenza", e organizzano così un Colpo di Stato.
Nonostante gli organizzatori del colpo di stato abbiano previsto un certo sostegno popolare per le loro azioni, la popolazione nelle grandi città e nelle altre repubbliche è in gran parte contro di loro e tale contrasto si manifesta con una campagna civile di resistenza, che ha luogo soprattutto a Mosca.
Migliaia di persone a Mosca escono in strada per difendere il Parlamento russo e il neo-presidente Boris Eltsin si affretta a condannare il colpo di stato e scende con i manifestanti, salendo sui carri armati dell'esercito per parlare al popolo; gli organizzatori del “golpe” tentano di far arrestare Eltsin, ma non hanno successo.
- Dopo tre giorni, il 21 agosto, il colpo di stato collassa su se stesso, gli organizzatori sono arrestati e Gorbaciov ridiventa presidente dell'Unione Sovietica, anche se la sua posizione è ormai compromessa, in quanto né l'Unione né le strutture di potere ascoltano più i suoi comandi. La fase finale del collasso dell'Unione Sovietica ha luogo con il referendum del 1º dicembre 1991, in cui il 90% dei votanti opta per l'indipendenza. I leader delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia) concordano di incontrarsi per una discussione sulle possibili forme di relazione.
- L'8 dicembre 1991 i capi di Russia, Ucraina, e Bielorussia s'incontrano a Belavezhskaya Pushcha per firmare l'accordo di Belavezha, che dichiara dissolta l'Unione Sovietica che viene sostituita con la Comunità degli Stati Indipendenti.
- Il 12 dicembre 1991 è completata la secessione della Russia dall'Unione.
- Il 15 dicembre 1991 muore Vasilij Grigor'evič Zajcev, l'eroico cecchino della battaglia di Stalingrado che sanzionò la sconfitta della Germania nazista nella II guerra mondiale. La notizia ebbe un forte impatto simbolico e venne considerato un altro segno della fine di un'epoca.
- Il 25 dicembre 1991 alle ore 18, Gorbaciov si dimette da presidente dell'Unione Sovietica, e dichiara abolito l'ufficio. Tutti i poteri passano al presidente della Russia, Boris Eltsin. Alle 18,35, la bandiera sovietica sopra il Cremlino è ammainata sostituita col tricolore russo.
- Infine il 26 dicembre 1991, il Soviet Supremo riconosce formalmente la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Entro il 2 gennaio 1992 tutte le istituzioni ufficiali dell'Unione Sovietica cessano di operare.

Carta della divisione della Jugoslavia
in Slovenia, Croazia, Bosnia
Erzegovina e Serbia, che includeva
Montenegro e Kossovo, diventate
indipendenti nel 2006 e 2008.
- Iniziano le guerre Jugoslave con conflitti etnici fra le repubbliche della Jugoslavia, una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia tra il 1991 e il 1995, causandone la dissoluzione. Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione). Influenti anche le motivazioni economiche, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all'esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Si pensi comunque che Croati e Serbi vivono in vari stati balcanici e ogni stato è così multietnico, così come il Kosovo, culla dell'etnia serba, è a maggioranza di Albanesi. Il Kosovo ha proclamato unilateralmente la propria indipendenza nel 2008, venendo riconosciuto da circa la metà degli stati membri ONU. La Serbia continua a considerarlo una provincia secessionista, nonostante gli accordi del 2013 sulla normalizzazione delle relazioni abbiano rilassato l'atmosfera tra i due paesi. C'è da considerare che, mentre Sloveni e Croati sono a maggioranza cristiani cattolici, i Serbi sono cristiani ortodossi e adottano l'alfabeto cirillico. Inoltre il lungo dominio turco nei paesi balcanici ha originato un discreto numero di musulmani e Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, era famosa per testimoniare le tre religioni con una biblioteca che conteneva opere delle tre culture.

- Comincia l'esodo in massa in Italia e in Europa dei profughi albanesi. Dopo che Nicolae Ceauşescu, il capo comunista della Romania, è stato giustiziato nel 1989, Alia, il presidente albanese, firma l'accordo delle Nazioni Unite a Helsinki, riguardo ad alcuni diritti dell'uomo, che già era stato firmato da molti altri paesi nel 1975. Inoltre permise il pluralismo ed anche se il suo partito vinse le elezioni nel 1991 ed era chiaro che il cambiamento non sarebbe stato interrotto. 

Bandiera dell'Unione Europea.
Nel 1992 - Il 7 febbraio i dodici stati della CEE firmano il Trattato di Maastricht, che istituisce l'Unione europea (abbreviata in UE o Ue), un'entità politica di carattere sovranazionale ed intergovernativo. Al trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 (entrato in vigore il 1º novembre 1993), gli stati aderenti sono giunti dopo il lungo cammino delle Comunità europee precedentemente esistenti. L'Unione consiste attualmente in una zona di libero mercato, detto mercato comune, caratterizzata, tra l'altro, da una moneta unica, l'euro, regolamentata dalla Banca centrale europea e attualmente adottata da 17 dei 27 stati membri; essa presenta inoltre un'unione doganale nata già con il trattato di Roma del 1957 ma completata fra i paesi aderenti agli accordi di Schengen, che garantiscono ai loro cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all'interno degli stati membri.
Carta dell'Unione Europea nel 2012
con le bandiere dei 27 Stati membri:
Belgio, Germania, Francia, Irlanda,
Italia, Paesi Bassi, Lussemburgo,
Danimarca, Regno Unito, Grecia,
Spagna, Portogallo, Austria, Svezia,
Finlandia, Repubblica Ceca, Estonia,
Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria,
Malta, Polonia, Slovenia, Slovacchia,
Bulgaria e Romania. Legenda degli
stati membri, i candidati e le
adesioni rifiutate.
L'Unione presenta, inoltre, una politica agricola comune, una politica commerciale comune e una politica comune della pesca. L'Unione europea non è una semplice organizzazione intergovernativa (come le Nazioni Unite) né una federazione di Stati (come gli Stati Uniti d'America), ma un organismo sui generis (di un genere suo proprio), alle cui istituzioni gli stati membri delegano parte della propria sovranità nazionale. Le sue competenze spaziano dagli affari esteri alla difesa, alle politiche economiche, all'agricoltura, al commercio e alla protezione ambientale. In alcuni di questi campi le funzioni dell'Unione europea la rendono simile a una federazione di stati (per esempio, per quanto riguarda gli affari monetari o le politiche ambientali); in altri settori, invece, l'Unione è più vicina ad una confederazione (per esempio, per quanto riguarda gli affari interni) o a un'organizzazione internazionale (come per la politica estera). Gli organi principali dell'Unione comprendono:
- il Consiglio (denominazione che ha sostituito quella di Consiglio dei Ministri da parte del Trattato di Maastricht),
- la Commissione,
- la Corte di Giustizia,
- il Parlamento,
- il Consiglio europeo e
- la Banca centrale europea.
Carta dell'Albania con le sue
città e con il Kosovo.
L'istituzione dell'Europarlamento risale al 1950 e dal 1979 i suoi membri sono democraticamente eletti, in tutti i territori dell'Unione, a suffragio universale, per una durata in carica di cinque anni.  
L'UE è considerata una potenza leader in un mondo multipolare.

- Elezioni generali in Albania, vinte dal nuovo partito democratico con il 62% dei voti. 





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