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lunedì 21 gennaio 2019

Storia dell'Europa n.5: dal 15.000 al 6.000 p.e.v. (a.C.)

L'Europa 18.000 anni fa, nella
massima estensione dei ghiacci
dell'ultima glaciazione, di Würm.
Nel 15.000 a.C. - Alla fine della glaciazione di Würm, in cui l'estensione massima dei ghiacci risale a circa 18.000 anni fa, in concomitanza al ritiro dei ghiacci avviene la seconda colonizzazione dell'Europa  continentale da parte di popolazioni di ritorno dalle zone di rifugio nel sud europeo.

Menhir di Carnac.
- Alcuni menhir (come a Carnac in Bretagna, Francia) sono enormi. Mentre i menhir e i dolmen, nell’Europa occidentale, sono generalmente datati dal III° al II° millennio a.C. e sono perlopiù grandi pietre sbozzate e allungate con forme armoniose o accatastate nel caso del dolmen, altri megaliti sono antropomorfi o zoomorfi. In tutti e tre i casi è arte applicata al monumento a fini di culto, ma i menhir antropomorfi  sono molto più antichi rispetto agli altri e alcuni sono paleolitici, cioè hanno oltre 12.000 anni; questa è l’opinione degli archeologi che ricercano l'arte megalitica antropomorfica. I menhir antropomorfi e la sculture rupestri antropomorfe, rappresentano soggetti di culto a cui si ispiravano gli stessi che li producevano. Nelle zone in cui c’erano delle rupi, si scolpivano le rupi e dove non ce n’erano, si faticava di più, dovendo estrarre ed innalzare  i massi dal terreno oppure trasportarli nei luoghi di culto da lontano, ma con lo stesso risultato, applicando comunque una tecnica di costruzione, sbozzatura e logistica pesante, oltre alla determinazione di precisi equilibri. Al Paleolitico superiore sono attribuiti molti grandi menhir antropomorfi di Carnac. Nel Paleolitico superiore in Europa troviamo civiltà molto diverse da zona a zona, ma le due più importanti sono quella degli scultori della pietra con soggetti di culto antropomorfi (con forma umana) che non conoscevano la pittura, e quella dei pittori con soggetti zoomorfi (a forma di animali), che dipingevano nelle grotte (Francia, Spagna, ecc.) e che non scolpivano la pietra. Per interpretare il significato della scultura antropomorfa paleolitica è necessario fare parallelismi storici ed etnografici con civiltà che hanno avuto o che adottano ancora, la scultura antropomorfa. 

"Cavallo Cinese" delle Grotte
di Lascaux.
- Al 15.000 a.C. risalgono i più antichi graffiti nelle Grotte di Lascaux, a proposito delle culture dei pittori con soggetti zoomorfi (a forma di animali), che dipingevano nelle grotte (come dai ritrovamenti in Francia, Spagna, ecc.) e che non scolpivano la pietra. Le Grotte di Lascaux sono un complesso di caverne che si trova nella Francia sud-occidentale. Le grotte si trovano vicino al villaggio di Montignac, nel dipartimento della Dordogna. Nelle grotte si trovano esempi di opere di arte parietale risalenti al Paleolitico superiore: molte di queste opere vengono fatte risalire ad una data compresa fra il 13.000 ed il 15.000 a.C. Il tema più comunemente rappresentato è quello di grandi animali dell'epoca (fra i quali l'uro, oggi estinto), resi con grande ricchezza di particolari. Il complesso di caverne venne scoperto il 12 settembre 1940 da quattro ragazzi francesi: Marcel Ravidat, Jacques Marsal, Georges Agnel e Simon Coencas. Dopo la fine della seconda guerra mondiale le caverne vennero aperte al turismo di massa, ma nel 1955 l'anidride carbonica prodotta da 1.200 visitatori al giorno aveva visibilmente danneggiato le pitture. Nel 1963 le caverne vennero chiuse al pubblico e i dipinti vennero restaurati al loro stato originale.
Insieme di pitture rupestri nelle Grotte
di Lascaux.  
Dal 1998, infestazioni fungine hanno invaso ampie parti del complesso e richiesto interventi straordinari di manutenzione; dal 2008, a seguito del peggioramento della situazione (con una nuova infestazione avviatasi nel 2007) e delle difficoltà per rimuoverne le tracce, le grotte sono state completamente chiuse al pubblico. È stato attivato un comitato scientifico internazionale, finalizzato a studiare le migliori modalità di tutela e ripristino ambientale del complesso. Oggi i dipinti sono monitorati regolarmente, per cercare di evitare il loro ulteriore deterioramento.
Grotta Ruffignac: pitture rupestri di
animali fra cui i mammuth.
Le sale più famose che compongono il complesso di grotte di Lascaux sono:
- la grande sala dei tori,
- il passaggio laterale,
- la lancia dell'uomo morto,
- la galleria dipinta,
- il diverticolo dei felini.
Nel 1983 è stata aperta Lascaux II, una replica della grande sala dei tori e della galleria dipinta, situata a circa 200 metri dalle grotte originali. Ad alcuni chilometri da Montignac, nel parco di Le Thot, sono esposte altre riproduzioni dei dipinti delle grotte di Lascaux.
La grotta di Lascaux viene anche chiamata la "Cappella Sistina del Paleolitico".
Scena del pozzo a Lascaux.
Di un interesse particolare è la cosiddetta "scena del pozzo" di Lascaux, la più antica rappresentazione della danza e del ballo in un graffito che rappresenta uno stregone nell'atto di svolgere una danza rituale. Qui, secondo Michael Rappenglück, della Facoltà di Matematica e di Scienze Informatiche dell'Università "Ludwig-Maximilians", a Monaco di Baviera, l'immagine dello sciamano che affronta lo spirito del bisonte è da porre in relazione ad alcune costellazioni che passavano in meridiano alla mezzanotte del solstizio d'estate del 16.500 a.C.

Grotte di Borgio Verezzi,
limitrofe alle grotte di Toirano.
- Nelle grotte di Toirano sono visibili segni di frequentazioni riconducibili a questo periodo.
Reperto di Orso delle caverne
alle grotte di Toirano.
Le grotte di Toirano, in provincia di Savona, sono un complesso di cavità carsiche di rilevanza turistica, particolarmente note per la varietà di forme di stalattiti e stalagmiti, per la loro estensione, per la perizia con cui le guide illustrano il percorso turistico lungo oltre un chilometro, per il ritrovamento di tracce dell'Homo Sapiens di oltre 12.000 anni fa e resti di ursus spelaeus di circa 25.000 anni di età.
Ricostruzione dello scheletro di
orso delle caverne.  
L’orso delle caverne che viveva in Liguria durante il grande freddo dell’ultima glaciazione, era più grande dell’orso bruno attuale e trascorreva nelle grotte il letargo invernale; si è estinto 10.000 anni fa per motivi ancora poco chiari. 
È stato ritrovato nelle grotte di Toirano, che sono uno dei più importanti complessi di cavità naturali in Italia, con oltre 50 caverne naturali attrezzate.
Impronte umane fossili nelle grotte
di Toirano.  
Le straordinarie grotte di Toirano sono di origine calcarea e si sono create da fiumi sotterranei ritiratisi nel corso dei secoli, formando eccezionali effetti scenici: ampi saloni con stalattiti e stalagmiti di ogni dimensione e fiori di cristallo rarissimi.
Uomo-bisonte, graffito alto 25 cm., da
Le Gabillou in Dordogna, Francia, del
13.000-12.000 a.C.. Di José-Manuel
Benito - Opera propria, Pubblico
=2050910 presa QUI
La Grotta del Colombo e la Grotta di S. Lucia, sono le cavità più note, con mille stalattiti affusolate.
Nella Grotta della Strega si susseguono incontri affascinanti, dal "cimitero degli orsi", dove si sono sovrapposte nel tempo ossa d'orsi delle caverne, al "corridoio delle impronte", caratterizzato dai calchi umani di mani annerite dall'uso di torce nelle pareti, graffi, unghiate e impronte d`orso e impronte di piedi umani a terra, alla "sala dei misteri", luogo probabilmente ad uso rituale.

Carta con antichi siti preistorici europei. In ordine cronologico: la
la Grotta del Vallonet a Mentone, i Balzi Rossi a Ventimiglia, Cro-
Magnon a Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil, la Grotta delle Arene
Candide a Finale Ligure, le Grotte di Lascaux in Dordogna, le
Grotte di Toirano nel savonese e Combe-Capelle a Montferrand
du Périgord.

Nell' 11.000 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, accortosi che il passaggio di Nibiru in prossimità della Terra provocherà un immenso maremoto, Enlil costringe gli Anunnaki a giurare di non rivelare all'umanità la catastrofe imminente. Enki rompe il giuramento e dà istruzioni a Ziusudra/Noè di costruire un'imbarcazione sommergibile. Il Diluvio spazza tutta la Terra; gli Anunnaki assistono alla distruzione totale dalla loro navicella rimasta in orbita.

Dal 10.800 al 9.500 a.C. Brusco raffreddamento climatico (Younger Dryas). Il Dryas recente, chiamato così dal fiore selvatico alpino o della tundra, Dryas octopetala, riferito anche come il Grande Congelamento, è stato un periodo geologicamente breve (approssimativamente 1.300 ± 70 anni) di clima freddo, approssimativamente compreso tra 12.800 e 11.500 anni fa, e precedente il Preboreale del primo Olocene. Il Dryas recente vide un rapido ritorno alle condizioni glaciali alle latitudini più alte dell'Emisfero Settentrionale, in netto contrasto con il riscaldamento della precedente deglaciazione dell'interstadiale. Ogni transizione accadeva oltre il periodo di circa una decade. I dati raccolti indicano che in Groenlandia fosse ~15 °C più freddo ad oggi e per quanto riguarda le Isole britanniche suggeriscono che la temperatura media annuale si fosse abbassata approssimativamente di 5 °C, che nelle zone pianeggianti prevalessero condizioni periglaciali, mentre nelle aree montuose si formavano banchise e ghiacciai. Nell'Europa occidentale e Groenlandia, il Dryas recente è stato un periodo freddo e simultaneo ben definito.Da allora, non si è più verificato alcun periodo di cambiamento climatico improvviso di tale estensione e rapidità. Altre caratteristiche notate includono: sostituzione della foresta scandinava con la tundra glaciale (la quale è l'habitat della pianta Dryas octopetala), glaciazione o aumento di neve sulle catene montuose di tutto il mondo, formazione di strati di soliflussione (flussione del suolo, fenomeno franoso in cui i sedimenti superficiali saturi d'acqua si muovono lentamente lungo il pendio, al disopra di rocce impermeabili) e depositi di loess (sedimento eolico molto fine, delle dimensioni del limo nei fiumi) nell'Europa Settentrionale, più polvere nell'atmosfera originata dai deserti dell'Asia, siccità nel Levante che forse motivò la cultura natufiana a la scoperta dell'agricoltura, declino della cultura Clovis (detta anche cultura Llano, cultura preistorica nativa americana di circa 13.500 anni fa) ed estinzione di specie animali nel Nord America.
Le glaciazioni precedenti probabilmente non hanno manifestato caratteristiche repentine simili al Dryas recente, suggerendo così che la sua causa sia stata scatenata da un evento fortuito. C'è l'evidenza che il cosiddetto impatto cosmico del Dryas recente, 12.900 anni fa nel Nord America avrebbe potuto fare iniziare il raffreddamento del Dryas recente e il collo di bottiglia genetico o l'estinzione imminente delle genti di Clovis. L'impatto cosmico del Dryas recente o l'ipotesi della cometa di Clovis si riferisce ad una presunta grande esplosione avvenuta nell'atmosfera terrestre, o ad un impatto di un oggetto o di più oggetti provenienti dallo spazio esterno, ai quali si attribuisce l'innesco di un periodo di freddo, diffuso su tutto il pianeta, chiamato Dryas recente, risalente a 10.900 anni fa. Gli oggetti provenienti dallo spazio, secondo la teoria, sarebbe stato un raro sciame di condriti carbonacee o comete che impattarono su vaste aree del continente nord americano, producendo numerosissimi incendi diffusi su tutta l'America del Nord causando, nella fase finale della Glaciazione Würm, l'ultima, l'estinzione degli animali più grandi e la fine della cultura Clovis. Questo sciame sarebbe esploso al di sopra o sul ghiacciaio continentale del Laurentide, situato a nord dei Grandi Laghi. Un'esplosione in quota di questo tipo di meteoriti, sarebbe stata simile, ma molto più potente, dell'evento di Tunguska in Siberia, avvenuto nel 1908, con il conseguente incendio delle foreste da costa a costa, che devastò tutta la superficie del continente nord americano, condannando alla fame i superstiti animale e umani.

Nel 10.500 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Enlil acconsente a concedere a ciò che resta del genere umano utensili e sementi; tra le montagne comincia l'agricoltura. Enki addomestica gli animali. I discendenti di Noè ottengono in sorte tre regioni. Ninurta, il più importante dei figli di Enlil, bonifica le montagne e drena i fiumi per rendere abitabile la Mesopotamia; Enki rivendica la valle del Nilo. Gli Anunnaki mantengono il possesso della penisola del Sinai per costruirvi un porto spaziale post-diluviano; un centro di controllo viene istituito sul Monte Moriah (la futura Gerusalemme).

Nel 10.000 a.C. - Secondo gli organi ufficiali della comunità scientifica finisce la PREISTORIA e inizia la PROTOSTORIA (fino al 3.500 a.C.).

Pietra focaia del Mesolitico, da: https
Dal 10.000 a.C. - Verso la fine del Grande Congelamento (Younger Dryas), si avvia la terza e ultima grande  colonizzazione  dell'Europa e mentre sta nascendo nel Vicino Oriente  l'agricoltura  che segnerà la "rivoluzione neolitica", inizia il periodo culturale definito Mesolitico o epipaleolitico (epi significa ‘sopra’ o, più genericamente ‘sovrapposizione, aggiunta, ripetizione, successione’), il periodo intermedio dell'Età della pietra, l'età della pietra di mezzo, che inizia dalla fine del Pleistocene con l'Olocene e che sarà sostituito, nelle Culture stanziali che adotteranno agricoltura-allevamento-ceramica, dal Neolitico. Durante il Mesolitico si elaborano tecniche sofisticate di lavorazione della pietra, come quella della "microlitica", nella quale piccole schegge di selce fissate a manici in legno o in osso sono utilizzate per costruire utensili per la caccia e la raccolta dei vegetali spontanei. Si ha inoltre uno sviluppo delle armi da lancio e in particolare si generalizza l'impiego dell'arco e della freccia, soprattutto in Europa. Ciò è dovuto a rilevanti cambiamenti climatici che determinano la scomparsa di grandi animali come il mammut e la comparsa e proliferazione di boschi foreste. Le abitazioni sono costituite da capanne che formano villaggi, mentre si assiste ad una crescita demografica senza precedenti. Nel Mesolitico l'Homo sapiens rappresenta sulla roccia nuove immagini, non più quelle raffiguranti uomini a caccia di mammiferi di grossa taglia, poiché questo periodo è caratterizzato dallo svilupparsi del bosco, ambiente non adatto alla sopravvivenza di tali animali, che migrano verso Nord. I cacciatori-raccoglitori dell'epipaleolitico, che in genere sono nomadi, costruiscono strumenti relativamente avanzati da piccole pietre o lame di ossidiana, conosciuti come microliti, abbinati a strumenti di legno (es. manici, archi, frecce) . Le tecniche principali dell'arte mesolitica sono, come sempre, il graffito e l'arte rupestre. Intanto la cultura natufiana del Levante stava adottato stanziamenti permanenti, anche perché vi si stava sviluppando una protoagricoltura cerealicola, prodromi della "rivoluzione neolitica".
Il Levante, da: https://it.wiki
Il Levante è un'ampia area del Sudovest asiatico a sud delle Montagne del Tauro, delimitata ad ovest dal Mar Mediterraneo, a sud dal deserto Rub' al-Khali e ad est dalla Mesopotamia, che non include l'Anatolia. La cultura natufiana o natufita si era diffusa sulle coste orientali del Mar Mediterraneo, nella regione del Levante. Prende il nome dal sito dello Wadi el-Natuf (caverna di Shukbah) in Palestina. La datazione con il metodo del radiocarbonio colloca questa cultura alla fine del Pleistocene (tra 12.500 e 10.200 anni fa). È caratterizzata dalla creazione di insediamenti stabili prima dell'introduzione dell'agricoltura e fu probabilmente l'antenata delle culture neolitiche della regione, che sono ritenute le più antiche del mondo. Mentre certamente vi si faceva uso di cereali selvatici, alcuni elementi permettono di attribuire alla cultura natufiana le prime coltivazioni deliberate di cereali, probabilmente motivate dalla grande siccità nel Levante durante il Grande Congelamento del 10.800-9.500 a.C., che limitava il ritrovamento di vegetali spontanei.

- Nella regione finnico-baltica sono stanziate genti finniche fin dal 10.000 a.C. circa. Le tracce più antiche di insediamenti umani sono connesse con le culture di Suomusjärvi e di Kunda. L'antico insediamento mesolitico di Pulli è localizzato presso il fiume Pärnu, e risale all'inizio del XIX millennio a.C. La cultura di Kunda ricevette il suo nome dal sito dell'insediamento di Lammasmäe nell'Estonia settentrionale, che risale più di 8.500 anni fa. Manufatti in ossa e pietra simili a quelli trovati a Kunda sono stati scoperti altrove in Estonia, come pure nella Lettonia, Lituania settentrionale e Finlandia meridionale. Alcuni ricercatori hanno anche argomentato che una forma di lingua uralica possa essere stata parlata in Estonia e Finlandia fin dalla fine dell'ultima glaciazione.

- Alla fine del Gran Congelamento (Younger Dryas), iniziano ad affluire a più riprese in Europa orientale, dall'unico passaggio continentale ormai a clima temperato e quindi adatto a gruppi di cacciatori-raccoglitori, popolazioni di cultura kurganica progenitrici di varie popolazioni europee definite in seguito di provenienza indoeuropea.

- Intanto l'Europa occidentale è abitata da una civiltà protoligure che parla una lingua di cui il basco rappresenterà una reliquia.
Diffusione delle popolazioni
proto-Liguri in Europa occidentale.
Questa civiltà, autoctona e non indoeuropea, con vocazione megalitica, potrebbe essere derivata da gruppi del genere Cro-Magnon, i cui progenitori potrebbero essere migrati dall'Africa attraversando lo stretto di Gibilterra, come suggerisce l'analisi genetica degli europei e visto che l'area in cui si sono rinvenuti il maggior numero di antichi megaliti rimane nei pressi dello stretto, nel sud della penisola iberica. Secondo una mappatura dell'eredità genetica degli Europei, l'aplogruppo R1b è prevalente nell'Europa atlantica, dove rappresenta l'aplogruppo più diffuso e nel Camerun settentrionale.
Diffusione dell'aplogruppo R1b
in Europa.  
La linea R1b è la più comune nelle popolazioni europee. Nell'Irlanda occidentale raggiunge una frequenza prossima al 100%. Si è originata prima della fine dell'ultima glaciazione e si è concentrata nei rifugi del sud-Europa per poi riespandersi verso nord con il progressivo mitigarsi del clima a partire da 14.000 anni fa. E' presente anche nel Vicino Oriente, Caucaso e Asia Centrale. L'Aplogruppo R1b (Y-DNA), viene ritenuto essere la più antica linea genetica europea, associata ad un effetto del fondatore verificatosi nell'Europa centro occidentale. Le popolazioni stanziatesi in Italia dal Mesolitico sono caratterizzate da alte frequenze di R1 (xR1a1), condizione che si ritrova ad oggi nelle popolazioni basche, ritenute le più somiglianti geneticamente ai primi europei. Durante il Neolitico i migranti introducono le varianti E3B1 e J2, il 27% delle variazioni genetiche totali, basate sull'analisi dei polimorfismi indicano un chiaro gradiente di distribuzione della popolazione italiana sull'asse nord-sud della penisola. Le variazioni introdotte nel Neolitico non sembrano essere dovute a flussi migratori provenienti dalla Spagna, ma si configurano come migrazioni provenienti dall'Asia o dall'Anatolia attraverso l'attuale area Balcanica: le migrazioni degli indoeuropei.

Carta fisica del nostro mondo, il pianeta Terra.

Carta che individua la collocazione
di Gobekli Tepe.  
- Nel 10.000 a.C. una comunità di cacciatori-raccoglitori della mezzaluna fertile, costruisce un tempio caratterizzato da elementi megalitici con sculture di animali. Göbekli Tepe (la cui traduzione è collina tondeggiante in turco), Portasar in armeno, Girê Navokê in curdo, è un sito archeologico a circa 18 km. a nord-est dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico. Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, iniziato attorno al 10.000 a.C., la cui erezione dovette interessare centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziggurat babilonesi, datate 5.000 anni più tardi. Intorno all'8.000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra di riporto.
Il sito archeologico di Gobekli Tepe.
Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m. e con un diametro di circa 300 m. situato sul punto più alto di un'elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran.
Il sito utilizzato dagli umani avrebbe avuto un'estensione da 300 a 500 m². Gli scavi hanno ridato alla luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco. Sono inoltre stati rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 15 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra. Secondo Klaus Schmidt, il direttore dello scavo, le pietre drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.
Carta che individua la collocazione
di Gobekli Tepe.  
Sono state riportate in luce circa 40 pietre a forma di T, che raggiungono i 3 m. di altezza. Per la maggior parte sono incise e vi sono raffigurati diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici. Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno. Un'altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Avrebbe avuto una lunghezza di circa 9 m. ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.
Nel sito archeologico
di Gobekli Tepe.
Le raffigurazioni di animali hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico, antecedente ai culti organizzati in panteon di divinità delle culture sumera e mesopotamiche. Lo studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van in Anatolia ha prodotto importanti informazioni sui cambiamenti climatici del periodo, individuando una consistente crescita della temperatura intorno al 9.500 a.C. I resti di pollini presenti nei sedimenti hanno permesso di ricostruire una flora composta da querceginepri e mandorli. Fu forse il cambiamento climatico a determinare una progressiva sedentarizzazione delle genti che costruirono il sito. All'inizio degli anni novanta lo studioso di preistoria Jacques Cauvin ha ipotizzato che lo sviluppo delle concezioni religiose avrebbe costituito una spinta alla sedentarizzazione, spingendo gli umani a raggrupparsi per celebrare riti comunitari. La presenza di una struttura monumentale dimostra che anche precedentemente allo sviluppo dell'agricoltura e nell'ambito di un'economia di caccia e raccolta, gli uomini possedevano mezzi sufficienti per erigere strutture monumentali. Secondo il direttore dello scavo fu proprio l'organizzazione sociale necessaria alla creazione di questa struttura a favorire uno sfruttamento pianificato delle risorse alimentari e lo sviluppo delle prime pratiche agricole. Il sito si trova infatti nella regione della Mezzaluna fertile, dove era presente naturalmente il grano selvatico.
Nel sito archeologico di Gobekli Tepe.
Nessuna traccia di piante o animali domestici è stata tuttavia rinvenuta negli scavi, e mancano inoltre resti di abitazioni. A circa 4 m. di profondità, ossia ad un livello corrispondente a quello della costruzione del santuario, sono stati rinvenute tracce di strumenti in pietra (raschiatoi e punte per frecce, insieme ad ossa di animali selvatici (gazzelle e lepri), semi di piante selvatiche e legno carbonizzato, che testimoniano la presenza in questo periodo di un insediamento stabile. Klaus Schmidt in "Costruirono i primi templi", come proposta di tipo speculativo, lascia intendere che la civiltà sviluppata nella provincia di Urfa, che aveva qui uno dei suoi principali templi noti (definibile anche come archetipo di anfizonia, o "anfizonia dell'età della pietra"), sarebbe stata trasfigurata nel mito dei monti di Du-Ku della cosmogonia sumera: in questi monti sarebbero esistite le prime divinità (non dotate di nomi individuali, ma semplici spiriti, retaggio degli spiriti sciamanci) e i Sumeri ritenevano che gli umani vi avessero appreso l'agricoltura, l'allevamento e la tessitura (vi sono forti indizi che almeno i primi due di questi elementi siano effettivamente comparsi in questa zona verso la fine, o comunque durante, la costruzione del complesso megalitico).
Il pastore Curdo che si rese conto
dei tesori sepolti a Gobekli Tepe,
alle sue spalle.  
Ian Hodder, del programma archeologico della Stanford University, ha detto a proposito del sito: “Molte persone pensano che questo possa cambiare tutto. Cambia completamente le carte in tavola. Tutte le nostre teorie erano sbagliate. Le teorie sulla ‘rivoluzione del Neolitico’ hanno sempre sostenuto che tra 10 e 12 mila anni fa agricoltori ed allevatori hanno iniziato a creare villaggi, città, lavori specializzati, scrittura, e tutto ciò che sappiamo delle antiche civiltà. Ma uno dei punti salienti delle vecchie teorie è che sia nata prima la città, e solo dopo i luoghi di culto. Ora invece sembra che la religione sia apparsa prima della vita civilizzata ed organizzata in centri urbani, anzi, che sia stata quasi il motore primario per la creazione di città.”
Nel sito archeologico
di Gobekli Tepe.
La datazione al radiocarbonio mostra che il complesso è di almeno 12.000 anni, forse anche 13.000 anni fa. Ciò significa che fu eretto intorno al 10.000 a.C. A titolo di confronto, Stonehenge risale al 3.000 a.C. e le piramidi di Giza al 2.500 a.C.; Gobekli è quindi il più antico di tali siti nel mondo, con un ampio margine. E’ così vecchio che precede la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto. Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori. Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso? Schmidt pensa che bande di cacciatori si riunissero sporadicamente nel sito, durante i decenni di costruzione e vivessero in tende di pelle di animali uccidendo la selvaggina locale per nutrirsi. Le molte frecce di selce trovate presso Gobekli giocano a sostegno di questa tesi, e sostengono anche la datazione del sito.
Nel sito archeologico
di Gobekli Tepe.
Questa rivelazione, che i cacciatori-raccoglitori dell’Età della Pietra potrebbero avere costruito qualcosa come Gobekli, cambia radicalmente la nostra visione del mondo, perché mostra che la vita degli antichi cacciatori-raccoglitori, in questa regione della Turchia, era di gran lunga più progredita di quanto si sia mai concepito. Klaus Schmidt, sovrintendente agli scavi, ha detto che, a suo parere, questo era il sito del biblico giardino di Eden. Più in particolare: "Gobekli Tepe è un tempio dell’Eden.". Per capire come un rispettato accademico della statura Schmidt possa fare una tale affermazione da capogiro, è necessario sapere che molti studiosi vedono l'Eden storia come una leggenda, o allegoria. Vista in questo modo, la storia dell'Eden, nella Genesi, parla di un’umanità innocente e di un passato di cacciatori-raccoglitori che potevano nutrirsi con la raccolta delle frutta dagli alberi, la caccia e la pesca nei fiumi, e trascorrere il resto del tempo in attività di piacere. Poi l’uomo ‘precipitò’ in una vita più dura, con la produzione agricola, con la fatica incessante e quotidiana. E sappiamo dalle testimonianze archeologiche che la primitiva agricoltura è stata dura, rispetto alla relativa indolenza della caccia. Quando avvenne la transizione dalla caccia e dalla raccolta all’agricoltura stanziale, gli scheletri mutarono, e per un certo tempo crebbero più piccoli e meno sani, perché il corpo umano si doveva adattare a una dieta più povera di proteine e ad uno stile di vita più faticoso, e allo stesso modo, gli animali da poco addomesticati diventarono più piccoli di taglia.
Il sito archeologico di Gobekli Tepe.
Ciò solleva la questione: perché l'agricoltura fu adottata da tutti? Molte teorie sono state proposte, a partire dalle concorrenze tribali, la pressione della popolazione, l'estinzione di specie animali selvatiche. Ma Schmidt ritiene che il tempio di Gobekli riveli un'altra possibile causa, e aggiunge: "Per costruire un posto come questo, i cacciatori devono essersi riuniti in gran numero. Dopo avere finito l’edificio, probabilmente rimasero riuniti per il culto. Ma poi scoprirono che non potevano alimentare tante persone con una regolare attività di caccia e raccolta. Penso, quindi, che abbiano iniziato la coltivazione di erbe selvatiche sulle colline. La religione spinse la gente ad adottare l'agricoltura."
Klaus Schmidt accanto alle sommità
di monoliti che attendono di essere
riportati alla luce.  
Il fantastico mondo “animalista” di Gobekli Tepe si decompone con l’origine dell’agricoltura, che sappiamo provocò “gracilizzazione” nei neolitici, oltre all’insorgenza di nuove malattie e all'aumento del carico di lavoro. Benché tutto questo sia ampiamente bilanciato dal successo quantitativo della specie in termine di aumento della popolazione, tuttavia si può rilevare che l’origine dell’agricoltura è il più antico caso osservabile in cui all’aumento del PIL non corrisponde un miglioramento della qualità della vita. Il passaggio alla produzione agricola è accaduto prima proprio in questa regione, queste pianure dell’Anatolia sono state la culla dell'agricoltura.
Il primo allevamento di suini addomesticati del mondo era a Cayonu, a sole 60 miglia di distanza. Anche ovinibovini caprini sono stati addomesticati per la prima volta nella Turchia orientale. Il frumento di tutto il mondo discende da una specie di farro, prima coltivata sulle colline vicino a Gobekli. La coltivazione di altri cereali domestici, come segale e avena, è iniziata qui.
Klaus Schmidt nel sito archeologico
di Gobekli Tepe.
Ma c'è stato un problema per questi primi agricoltori, che non è stato solo quello di aver adottato uno stile di vita più dura, anche se in ultima analisi più produttiva, ma hanno anche conosciuto una crisi ecologica. In questi giorni il paesaggio che circonda le misteriose pietre di Gobekli è arido e brullo, ma non è stato sempre così. Come le incisioni sulle pietre mostrano, e come resti archeologici rivelano, questa era una volta una ricca regione pastorale. C’erano mandrie di selvagginafiumi ricchi di pesce, e stormi d’uccelliverdi prati erano inanellati da boschi frutteti selvatici. Circa 10.000 anni fa, il deserto curdo era un "luogo paradisiaco", come dice Schmidt. Quindi, che cosa ha distrutto l'ambiente? La risposta è: l'uomo. Quando abbiamo iniziato a praticare l'agricoltura, abbiamo cambiato il paesaggio e il clima. Quando gli alberi sono stati tagliati, il suolo è stato dilavato via; tutto ciò che l'aratura e la mietitura hanno lasciato è stato il terreno eroso e nudo. Ciò che una volta era una piacevole oasi è diventata una terra di stress, fatica e rendimenti decrescenti. E così, il paradiso è stato perduto. Adamo il cacciatore è stato costretto ad allontanarsi dal suo glorioso Eden, come dice la Bibbia.
Il sito archeologico di Gobekli Tepe.
Naturalmente, tali teorie potrebbero essere respinte in quanto speculazioni, tuttavia, vi sono abbondanti prove storiche per dimostrare che gli scrittori della Bibbia, quando parlavano dell’Eden, descrivevano questo angolo di Anatolia, ora abitato dai Curdi. Nel Libro della Genesi, è indicato che l’Eden è a ovest dell’Assiria: Gobekli si trova in tale posizione. Allo stesso modo, il biblico Eden è attraversato da quattro fiumi, tra cui il Tigri e l'Eufrate, e Gobekli si trova tra due di questi. In antichi testi assiri, vi è menzione di un "Beth Eden", una casa di Eden. Questo piccolo regno era a 50 miglia da Gobekli Tepe. Un altro libro dell'Antico Testamento parla dei "bambini di Eden, che erano in Thelasar", una città nel nord della Siria, vicino a Gobekli. La stessa parola "Eden" deriva dal sumerico e significa pianura; Gobekli si trova nella pianura di Harran. Così, quando si mette tutto insieme, la prova è convincente. Gobekli Tepe, infatti, è un "tempio nell’Eden", costruito dai nostri fortunati e felici antenati, persone che avevano il tempo di coltivare l'arte, l'architettura e il complesso rituale, prima che il trauma dell'agricoltura rovinasse il loro stile di vita, e devastasse il loro paradiso. È una splendida e seducente idea, eppure, ha un sinistro epilogo, dato che la perdita del paradiso sembra aver avuto un effetto strano e abbrutente sulla mente umana. Intorno all' 8.000 a.C., i creatori di Gobekli seppellirono la loro realizzazione e il loro glorioso tempio sotto migliaia di tonnellate di terra, creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava nel 1994.
Il sito archeologico di Gobekli Tepe.
Nessuno sa perché Gobekli fu sepolto. Forse fu una sorta di penitenza: un sacrificio alla divinità della collera, che aveva gettato via il paradiso dei cacciatori. Forse fu per la vergogna della violenza e dello spargimento di sangue che il culto della pietra aveva contribuito a provocare. Qualunque sia la risposta, i parallelismi con la nostra epoca sono notevoli. Quando contempliamo una nuova era di turbolenza ecologica, pensiamo che forse le pietre silenziose, buie, vecchie di 12.000 anni di Tepe Gobekli, stiano cercando di comunicare con noi, per metterci in guardia, perché stanno proprio dove abbiamo distrutto il primo Eden.

Nel 9.780 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Ra/Marduk, figlio primogenito di Enki, divide il dominio dell'Egitto tra Osiride e Seth.

Dal 9.5000 - Prime attestazioni di culture neolitiche nel Medio Oriente, con il Neolitico preceramico di Gerico, intorno alla metà del X millennio a.C. (circa 9.500 a.C.), derivato dalla cultura natufiana mesolitica, che nelle stesse regioni aveva ampiamente utilizzato i cereali selvatici a partire dalla metà del XIII millennio a.C. (12.500 a.C. circa), sviluppando uno stile di vita sedentario. All'inizio dell'XI millennio a.C., il progressivo utilizzo di vere e proprie pratiche agricole è stato collegato ad un brusco raffreddamento climatico (Younger Dryas) che si ebbe nel periodo tra il 10.800 e il 9.500 a.C. e che sembra aver determinato una diminuzione delle precipitazioni nell'area. Nella seconda metà del X millennio a.C. le popolazioni che praticavano l'agricoltura si diffusero in Asia Minore, in Africa settentrionale e nel nord della Mesopotamia. In questo periodo venivano coltivate poche piante, sia varietà selvatiche che domesticate (piccolo farro, miglio, spelta) e si allevavano cani, pecore e capre. Entro la fine del IX millennio a.C. si diffusero anche i buoi e i maiali, gli insediamenti stabili o stagionali e l'utilizzo della ceramica.
Nella cultura natufiana (12.000-10.000 a.C.), ancora nell'ambito del mesolitico, si introdussero i primi villaggi sedentari e la raccolta di cereali venne intensificata. La sedentarizzazione non sarebbe tuttavia stata favorita dall'introduzione di pratiche agricole ma dalla ricchezza delle risorse ambientali presenti nel territorio, in seguito all'innalzamento della temperatura seguite al Grande Congelamento. Nei siti natufiani sono state rinvenute prove dell'addomesticazione del cane.
Nella sequenza stratigrafica del sito di Tell es-Sultan, una collina formata dalla sovrapposizione di numerosi strati di abitato situata in prossimità della Gerico moderna, fenomeno comune nelle regioni del Medio Oriente e dell'Anatolia, si sono individuati due livelli neolitici privi di ceramica (Gerico I e Gerico II), che hanno portato all'identificazione delle due fasi A e B del Neolitico preceramico. È in questo periodo che si svilupparono prima la coltivazione di specie selvatiche di cereali (preparazione del terreno, drenaggio, estirpazione delle malerbe) e quindi la loro domesticazione (selezione e introduzione delle specie domestiche).
Nella fase del Neolitico preceramico definito A (9.500-8.700 a.C.) le contemporanee culture mureybetiana (sito di Mureybet, sul medio corso dell'Eufrate nell'attuale Siria, in cui avveniva una produzione di figurine in argilla), aswadiana (sito di Tell Aswad, nel bacino di Damasco, ancora nell'odierna Siria) e sultaniana (sito già citato di Tell es-Sultan/Gerico, Gerico I, 8.350-7.370 a.C.), eredi della cultura natufiana, introdussero le prime pratiche di coltivazione delle specie selvatiche. In questa fase l'industria litica abbandonò progressivamente la tecnica mesolitica dei microliti; le abitazioni nei villaggi erano a pianta circolare ed erano presenti pratiche funerarie figurine femminili. A Gerico le case erano costruite con mattoni di fango di forma piano-convessa e venne realizzato uno spesso muro di cinta in pietra con una torre circolare, probabilmente utilizzato a protezione dalle inondazioni del vicino torrente, più che come difesa militare.
Ricostruzione museale di donna
preistorica durante la macinatura
di cereali, Museo delle Scienze di
Trento, imm Di Llorenzi, Opera
propria, CC BY- SA 3.0, da:
Nei siti del Vicino Oriente è stato individuato un ridotto numero di specie vegetali domestiche, che hanno sostituito, con l'introduzione dell'agricoltura, le più numerose varietà delle specie selvatiche raccolte. Le otto specie domestiche sono costituite da:
- farro (dalla specie selvatica del Triticum dicoccoides);
- piccolo farro (dalla specie selvatica del Triticum boeoticum);
- orzo (dalla specie selvatica del Hordeum spontaneum);
- lenticchia (dalla specie selvatica della Lens orientalis);
- pisello (dalla specie selvatica del Pisum humile);
- cece (dalla specie selvatica del Cicer reticulatum);
- veccia (dalla specie selvatica della Vicia ervilia);
- lino (dalla specie selvatica del Linum bienne).
La selezione avvenne probabilmente inizialmente in forma inconsapevole, con la raccolta preferenziale di esemplari che presentavano caratteristiche vantaggiose (semi più grandi e spighe ancora intere nei cereali, ad esempio) e per mezzo della scelta del momento della mietitura o raccolta (germinazione più rapida e contemporanea). Le mutazioni erano favorite dal fatto che si trattasse di specie autoimpollinanti e poterono conservarsi grazie alle pratiche di coltivazione, che annullavano la spontanea competizione evolutiva. Le specie domestiche furono quindi diffuse anche in zone dove mancavano i loro progenitori selvatici. L'usanza di macinare i semi delle piante selvatiche risale addirittura al Paleolitico inferiore; dopo un lungo periodo di "manipolazione" delle piante selvatiche, consistente nella loro raccolta e nell'immagazzinamento, si arrivò, intorno alla metà dell'VIII millennio a.C., alla domesticazione di cereali (soprattutto il farro) e leguminose, in una vasta area compresa tra l'Anatolia orientale, l'Iraq settentrionale, la Palestina e l'Iran occidentale.

Nel 9.330 a.C. Secondo Zecharia Sitchin, Seth cattura Osiride, lo fa a pezzi e diventa unico sovrano della valle del Nilo.

Nell' 8.970 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Horus vendica suo padre Osiride scatenando la Prima Guerra della Piramide. Seth fugge in Asia, si impadronisce della penisola del Sinai e di Canaan.

Dal 8.700 a.C. - Ulteriore fase del Neolitico preceramico, designato come B (8.700-7.000 a.C.) a Gerico (Gerico II), in cui si consolida l'economia agricola e probabilmente inizia la domesticazione di animali. Le case hanno piante rettangolari e sono costruite con mattoni di fango parallelepipedi
Antiche fondazioni residenziali a
Gerico, foto di Sobkowski. Licenza:
Un edificio con nicchia è stato interpretato ipoteticamente come tempio e sono attestate pratiche funerarie elaborate (modellazione in gesso delle fattezze del defunto sul cranio) e figurine antropomorfe.
Viene edificata Gerico, ritenuta la più antica città del mondo.
Nel Neolitico preceramico B medio, prima del 7.500 a.C. circa, si ha una rapida diffusione dell'economia agricola in tutta l'Anatolia e il Vicino Oriente, arrivando fino a Cipro.
Siti neolitici nel Vicino Oriente. Di Mi
ddle_East_topographic_map-blank
.svg: Sémhur (talk)derivative work:
PequoD76(talk) - Middle_East_top
ographic_map-blank.svgMario Liver
ani, Antico Oriente: storia, società, ec
onomia, Roma-Bari, Laterza, 2009, I
SBN 978-88-420-9041-0, p. 80, CC BY
Nell'isola di Cipro la cultura neolitica si diffonde con la prima occupazione del Neolitico preceramico B, mentre in epoca successiva si mantennero forme più tarde, come le abitazioni a pianta circolare di Choirokoitia (VII millennio a.C.) e anche la ceramica comparve tardivamente. Nel sito di Shilourokambos è tuttavia attestata già alla fine del IX millennio a.C. la presenza di specie animali importate, che venivano allevate.

- Il passaggio dell'organizzazione sociale da gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi ad agricoltori-allevatori stanziali, determinò la nascita di classi o ordini sociali, organizzati in sistemi piramidali, al cui vertice governava un monarca, affiancato e legittimato da una classe sacerdotale. Per "Le origini del nostro ordinamento economico: il governo dei ladri" clicca QUI.

Nell' 8.670 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, per contrastare il controllo di tutte le attrezzature spaziali nelle mani dei discendenti di Enki, gli Enliliti scatenano la Seconda Guerra della Piramide. Ninurta, vittorioso, svuota la Grande Piramide di tutto il suo equipaggiamento. Ninharsag, sorellastra di Enki ed Enlil, convoca una conferenza di pace. Viene riaffermata la divisione della Terra. Il dominio dell'Egitto passa dalla dinastia di Ra/Marduk a quella di Thoth. Come nuovo punto di riferimento viene costruita la città di Eliopoli.

Nell' 8.500 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, gli Anunnaki fondano degli avamposti presso i luoghi d'accesso alle attrezzature spaziali: uno di essi è Gerico.

Nell' 8.000 a.C. - Si stima che la popolazione mondiale nella sua totalità ammonti a circa 10 milioni di individui.

- La culla preistorica dei popoli Baltici, secondo le ricerche paleogenetiche e gli studi archeologici, fu la zona tra il mar Baltico e l'Europa centrale tra la fine dell'ultima era glaciale e l'inizio del mesolitico. Si diffusero nell'area dal Baltico fino al fiume Volga ad est. I Balti o popoli Baltici (anche baltici, in lettone: balti, in lituano: baltai, in latgolico: bolti), definiti come coloro che parlano una delle lingue baltiche, sono un ramo dei popoli di origine indoeuropea, discendenti di un gruppo di tribù indoeuropee che si stabilirono nell'area tra il basso corso della Vistola e la Daugava ed il Dnepr, sulle coste sud-orientali del mar Baltico. Secondo alcune vecchie teorie, l'area di formazione dei balti si trovava, fino alla fine del secondo millennio a.C. vicino all'alto e medio corso del Dnepr, nell'odierna Ucraina, dove si riteneva che si fosse stabilita un'ipotetica proto-comunità balto-slava, cioè un popolo comune che in seguito si fosse scisso e avesse dato origine agli odierni balti e slavi.

Cartina fisica del Mondo con l'ubicazione dell'Europa:
è un'appendice della più estesa fascia di territorio nel mondo
a clima temperato (12.000 km.). In questa fascia, più che da
ogni altra parte è stata favorita la trasmissione della cultura
dell'agricoltura e dell'allevamento di animali addomesticati.

La Mezzaluna Fertile.
- L' 8.000 a.C. è la probabile data in cui, dalla mezzaluna fertile del vicino oriente, viene introdotta in Europa l'agricoltura, (e per primi vennero coltivati grano, piselli e ulivi) e l'allevamento di animali  addomesticati: per prime pecore e capre, poi bovini e altri. La vita a contatto con gli animali determinò così la trasmissione di agenti patogeni dagli animali alle persone, determinando nuove malattie infettive per gli umani stessi.
Tabella con alcune delle malattie che si pensavano passate
all'umanità dagli animali domestici.
Questo aspetto diventò determinante nel momento della conquista di nuovi territori, dove le popolazioni che non avevano difese immunitarie alle nuove malattie venivano sterminate, molto più che dalle armi. Il passaggio a un'economia agricola segna anche il passaggio dal nomadismo al sedentarismo che in seguito con l'avvio dell'urbanizzazione si intensificherà ulteriormente. Con l'agricoltura si ha una maggior necessità di avere figli e anche molti, di conseguenza aumenta e acquista un valore maggiore la fertilità e la figura della donna-madre, più ancora di quanto lo fosse già nell'epoca basata su un'economia di caccia e raccolta.

- Dall'VIII millennio a.C., in alcune aree dell'Europa prende avvio un'Età del Rame.

Località di rilievo per le civiltà dei metalli: civiltà del Rame dall' 8000 a.C.,
i cui maggiori centri n Europa sono Mittendorf, Troia e Cipro. Poi la civiltà
del Bronzo dal II millennio a.C. e civiltà del Ferro dal XII sec. a.C..


Dal 7.500 circa - Invenzione della ceramica nel Medio Oriente, probabilmente dovuta all'osservazione dell'indurimento in seguito all'azione del fuoco, delle superfici in terra battuta o degli intonaci argillosi, spesso adoperati come rivestimento interno delle abitazioni dell'VIII millennio a.C.. L'adozione di recipienti in terracotta venne preceduta dalla produzione di figurine in argilla, già documentate nel X millennio a.C. nel sito di Mureybat. Un altro precedente è attestato con la modellazione di recipienti in calce, non cotta (vaisselle blanche). Nel sito di Mureybet, sono conosciuti anche vasetti cilindrici in terracotta con decorazione incisa che però non ebbero né seguito, né diffusione, con livelli successivi ancora aceramici.

Nel 7.400 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, col proseguire dell'era di pace, gli Anunnaki consentono all'umanità di compiere altri passi avanti; comincia il periodo neolitico. Semidei governano l'Egitto.

Dal 7.250 a.C. circa - Nel sito di Çatal Hüyük (Turchia meridionale) è attestata la presenza di ceramica in tutti i livelli, tra la fine dell'VIII millennio a.C. e tutto il VII millennio a.C. L'alimentazione si basava su cereali leguminose coltivati, sull'allevamento di capre e sulla caccia di alcune specie selvatiche. Il sito sfruttava i giacimenti di ossidiana anatolica. Le case quadrangolari e costruite in mattoni crudi erano tutte addossate le une alle altre senza strade intermedie e con ingresso probabilmente dal tetto. Alcuni spazi con pitture e rilievi o statuette sono stati interpretati come ambienti di culto. Altri siti di culture dell'epoca in zona, sono Çayönü (sito della Turchia meridionale, 7250 - 6750 a.C.), Hacilar (sito presso Burdur, sulla costa meridionale della Turchia, dal 7000 a.C. circa) e Tell Halaf (sito della Siria settentrionale, 6000-5300 a.C. circa).
Per quanto riguarda i primi animali domestici, la pecora sembra attestata già nel IX millennio a.C., il maiale agli inizi del VII millennio a.C., il bue sembra invece presente alla metà del VII millennio, in Tessaglia, una delle tredici periferie della Grecia, il suo capoluogo è Larissa. 
La Tessaglia, da Greece location map.
svg (di Lencer)., CC BY-SA 3.0,
La regione è delimitata ad ovest dalla catena montuosa del Pindo, a nord dal massiccio dell'Olimpo, e ad est dal Mare Egeo ove si prolunga nella penisola del Pelio. Vi scorre il fiume Peneo con numerosi affluenti. Tra il VII e il VI millennio a.C. le stesse innovazioni compaiono nell'Africa settentrionale e iniziano a diffondersi nel continente europeo. Nell'Asia sudorientale, la coltivazione del riso compare in un'area compresa tra la Cina e la Thailandia, nel IV millennio a.C.; scavi condotti nella seconda metà del XX secolo hanno inoltre permesso di datare la comparsa del maiale domestico e le prime opere di irrigazione in Nuova Guinea allo stesso periodo. Nel Nuovo Mondo il passaggio a un'economia di produzione sembra compiersi, in alcune aree del Messico e del Perù, tra il VII e il IV millennio a.C.

Dal 7.000 a.C. circa - Si diffonde la cultura neolitica in Europa. La diffusione in Europa della cultura neolitica che si era sviluppata nel Vicino Oriente, e in particolare il passaggio dall'economia di caccia e raccolta alla pratica dell'agricoltura e dell'allevamento, sono avvenuti con modalità e tempi tuttora discussi. Vere Gordon Childe, ha ipotizzato già negli anni venti del '900, che le comunità autoctone di cacciatori e raccoglitori delle culture mesolitiche europee fossero state in parte sostituite da comunità di agricoltori migrate a nord-ovest dal Vicino Oriente, con un processo durato per più generazioni. Una prima corrente migratoria avrebbe seguito la via continentale lungo la penisola balcanica e il corso del Danubio, mentre una seconda, leggermente più tarda, si sarebbe diffusa attraverso la navigazione marittima lungo le coste del mar Mediterraneo da est ad ovest. L'affermazione delle tecniche di coltivazione e dell'allevamento che percorrono una via continentale,  attraversano terreni particolarmente favorevoli, come quelli formatisi per deposito di polveri portate dal vento (loess) dell'Europa centro-orientale, per poi percorrere delle vie fluviali, come il Danubio, fino a trovare un ambiente favorevole ad insediamenti permanenti nelle ampie vallate dei Balcani e della Grecia orientale, con inverni freddi e piovosi e con lunghe estati, ambiente ideale per la pastorizia e la transumanza, mentre ha difficoltà a diffondersi nelle fredde foreste dell' Europa centrale e nelle regioni poste ai bordi della catena alpina.
Tra le popolazioni del mediterraneo si creano solidi legami sociali e culturali. La ceramica e i beni deperibili contenuti nel vasellame in terracotta, possono essere annoverati tra gli oggetti che sono veicolati via mare già dall’inizio del VII millennio a.C. In questo periodo si sviluppano ulteriormente i commerci via terra. In Liguria, attraverso i valichi dell'entroterra Finalese, conosciuti anche ai nostri giorni con gli attuali toponimi di Colle del Melogno, Madonna della Neve (o Giogo di Rialto), Colla di San Giacomo (collegata alla Colla di Magnone, che la metteva in comunicazione con la Val Ponci), dalle valli finalesi, uomini e merci possono raggiungere la Val Bormida e da lì, la Valle del Po.
A partire dagli anni settanta e ottanta, Albert Ammerman e Luigi Cavalli-Sforza sulla base dei loro studi di genetica, hanno ipotizzato una massiccia migrazione di agricoltori, spinti dalla crescita demografica e dalla ricerca di nuove terre coltivabili, che avrebbe respinto e/o assorbito le precedenti comunità locali di cacciatori-raccoglitori mesolitiche, mentre un modello alternativo ipotizza invece una trasmissione delle nuove conoscenze per diffusione culturale, in seguito allo spostamento di piccoli gruppi, per la ricerca di materie prime o per i commerci, e sostengono come la cultura neolitica sia stata gradualmente adottata dalle locali comunità mesolitiche di cacciatori-raccoglitori, che utilizzavano già pratiche di sfruttamento e selezione di vegetali commestibili e vivevano in forme precoci di insediamenti stabili.

- Si ha notizia che nel 7.000 a.C. esistessero, nelle steppe comprese tra Mar Nero e Caucaso (steppe pontico-caspiche), popolazioni definibili come "indoeuropee", che possedevano un linguaggio comune. Il protoindoeuropeo, indicato anche comunemente come indoeuropeo, è la protolingua che, secondo la linguistica comparativa, costituisce l'origine comune delle lingue indoeuropee. Le somiglianze fra queste lingue, attestate a partire dal 2000 a.C. circa, impongono agli studiosi di assumere che esse siano la continuazione di una protolingua preistorica, parlata circa settemila anni fa e chiamata per convenzione proto-indoeuropeo. L'indagine sistematica fra le documentazioni più arcaiche delle lingue indoeuropee permette di ricostruire, sia pure in via ipotetica, la grammatica e il lessico della protolingua, grazie al metodo comparativo. In Germania, dove pure gli studi sull'indoeuropeo ebbero la loro prima formulazione coerente, viene preferito il termine "Indogermanisch" per indoeuropeo e "Urindogermanisch" per indicare la protolingua.

ESPANSIONE DEI POPOLI INDOEUROPEI
Le steppe pontico-caspiche.
La teoria kurganica è una teoria linguistica e archeologica che cerca di descrivere la diffusione delle lingue indoeuropee in Eurasia a partire da una patria originaria (chiamata Urheimat) individuata nelle steppe comprese tra Mar Nero e Caucaso (steppe pontico-caspiche), diffusione esercitata da popolazioni di ceppo indoeuropeo che esercitavano l'inumazione dei defunti che avevano detenuto potere, nei kurgan. Il kurgan è il tumulo funerario usato dagli Sciti per inumare i feretri della propria aristocrazia. Non solo monumento funebre ma, al tempo stesso, espressione del potere e della ricchezza raggiunti, simbolo distintivo in una società guerriera fortemente stratificata. Proposta per la prima volta, nelle sue linee generali, da Otto Schrader negli ultimi anni del XIX secolo, l'ipotesi dell'indoeuropeizzazione a partire dalle steppe venne in seguito ripresa da Vere Gordon Childe nel 1926 nel suo libro "The Aryans" e fu successivamente perfezionata da Marija Gimbutas dal 1952. A Gimbutas in particolare, va ascritta l'identificazione del processo di indoeuropeizzazione con quello della diffusione della cultura kurgan, da lei approfonditamente studiata in numerosi saggi, raccolti nel 1997 nel volume postumo "The Kurgan Culture and the Indo-Europeanization of Europe: Selected Articles from 1952 to 1993". Nel 1989 le teorie di Gimbutas sono state riviste e aggiornate in base alle nuove scoperte archeologiche da vari studiosi, tra cui James Patrick Mallory. Nonostante le critiche ricevute, la teoria dell'invasione calcolitica (il calcolitico, sinonimo di Eneolitico in paletnologia, è la fase finale del neolitico, durante la quale continuava l’uso della pietra e incominciava quello di leghe di rame), nella forma proposta da Gimbutas, appare oggi una teoria fortemente accreditata e sostenuta da basi scientifiche. La teoria kurganica si può riassumere nei seguenti termini:
- le tribù indoeuropee erano società patriarcali, governate da un *hrḗǵs (un re che era un capo guerriero eletto, ben diverso dai re-dèi egizi e mesopotamici), e caratterizzate da una prima divisione gerarchica fra guerrieri, sacerdoti e lavoratori, con donne e schiavi relegati in secondo piano;
- gli Indoeuropei avevano una religione politeistica con al centro figure di dèi padri celesti, in opposizione alle religioni delle dee madri tipiche delle popolazioni preindoeuropee (i pantheon dei popoli indoeuropei storicamente noti sono frutto di una fusione con la religione di substrato, con gli dèi padri che faticano a tenere a bada le dee madri: vedi le scene da un matrimonio della coppia olimpica Zeus - Hera);
- gli Indoeuropei si imposero sulle popolazioni neolitiche in virtù della superiorità militare data dall'addomesticamento del cavallo; il prevalere dell'indoeuropeo sulle lingue che precedevano l'indoeuropeizzazione è il frutto dell'imposizione di una nuova lingua da parte di un'élite militare.
Ricostruzione del "cromlech"
di Stonhenge.
De Jubainville (Henri d'Arbois de Jubainville, docente e celtista francese; Nancy, 1827 - Parigi, 1910), pensava erroneamente che gli indoeuropei da cui erano derivati i proto-celti, chiamassero se stessi Ariani, dalla parola sanscrita Arya, i «fedeli», i «devoti», mentre erano stati soltanto i popoli iranici a chiamarsi così fra di loro (dal sanscrito ariyà, cioè "signore"). Nel 1800 il sanscrito veniva erroneamente ritenuto in Europa la lingua originaria dalla quale le lingue indoeuropee si fossero originate, portato in India da gruppi antropologicamente omogenei emigrati in epoca preistorica dall'Europa centrosettentrionale verso il Gange. Poiché i popoli di lingua indoiranica usavano chiamarsi Ari, l’uso del termine arisch fu esteso da parte dei teorici del nazismo a indicare la razza primigenia indoeuropea come ariana, ma si tratta di un falso storico, in quanto basato sull'erronea identificazione dell'antica lingua indoeuropea con la lingua indoiranica e inoltre sovrapponendo il concetto di razza all'insieme di popoli che adottarono tale lingua. Si è creato così il falso mito sull'esistenza di una razza e di una lingua pure, dall'idea che i popoli protoindoeuropei e i loro discendenti costituissero una "razza" distintiva della "razza Caucasica" (oggi indicata come Europoide), il tutto in un'erronea trasposizione sul piano biologico delle famiglie linguistiche. La parola "arianno" compare per la prima volta nel testo sacro degli Indoari Rigveda e nell'Avestā degli Iranici. I termini in lingua vedica e avestica sono derivati direttamente dall'"*arya" delle lingue indoiraniche, apparentemente un'autodenominazione dei proto-Indoiranici. Ad oggi la suddivisione della specie umana in razze diverse è ritenuta non scientifica, tanto che anche la "Dichiarazione sulla razza" dell'Unesco del 1950 riconosce il concetto di etnia e non quello di razza, come unica suddivisione possibile della specie umana in cui sia riscontrabile una vera omogeneità tra gli individui. Scientificamente il darwinismo è fondato sul principio che l’evoluzione in cui gli individui adatti si differenziano è basato sulla biodiversità di razze che poi nel tempo si differenziano in specie, come accade in molti animali e vegetali anche artificialmente, e nelle specie vegetali e animali il vocabolo è scientificamente accettato e largamente utilizzato (ad esempio razza canina, razza bovina, razza equina, razza ovina etc.), ma nell’ambito umano è considerato politicamente scorretto e scientificamente improprio. Aggiungo poi che nel passato la specie Homo sapiens aveva come sottospecie il genere Homo sapiens sapiens, suddivisione non condivisa dalla maggioranza della comunità scientifica, che non riconosce alcun tipo di sottospecie al genere Homo sapiens.

Prime culture kurganiche formatesi
dal 6000 a.C. circa.
- La cultura dei kurgan, formatasi nelle steppe pontico-caspiche a partire dal VI millennio a.C., ha prodotto le seguenti culture:
Cultura del Bug-Dnestr (VI millennio),
Cultura di Samara (V millennio),
Cultura di Chvalynsk (V millennio),
Cultura del Dnepr-Donec (dalla metà del V al metà del IV millennio a.C.),
Cultura di Sredny Stog (dal V al IV millennio a.C.),
Cultura di Majkop (dal IV al III millennio a.C.),
Cultura di Jamna (dal IV al III millennio a.C.).

Dal 6.850 - In Europa la cultura neolitica si diffonde precocemente nella penisola balcanica, ma non è chiaro se si sia trattato di colonizzazioni di zone precedentemente disabitate da parte di genti provenute da sud-est o di un'adozione della nuova cultura neolitica che prevedeva stanzialità, agricoltura e allevamento, ceramica ecc., da parte delle comunità indigene mesolitiche, innovazioni che possono anche essere state acquisite scaglionate nel tempo. Inoltre il processo di "neolitizzazione" potrebbe anche essersi verificato con modalità miste. Le più antiche Culture neolitiche europee sono:
- Sesklo (sito in Tessaglia, 6.850-4.400 a.C. circa) con sviluppo che sembra essere indipendente dai siti del Vicino Oriente, sia per la ceramica che per l'allevamento.
- Dimini (sito in Tessaglia, dal 4.800 a.C. circa).
- Cultura di Karanovo (dal sito di Karanovo, in Bulgaria, 6.200 - 5.500 a.C. circa), per le fasi del Neolitico antico (Karanovo I-II) e del Neolitico recente (Karanovo III-IV).
- Cultura di Starčevo-Körös (dal sito di Starčevo presso Belgrado in Serbia e del fiume Körös in Ungheria, 6.200-5.600 a.C. circa).
- Cultura di Vinča (dal sito di Vinča, ancora presso Belgrado, in Serbia, di datazione discussa, ma successiva alla precedente).
Lungo le coste del mar Mediterraneo la cultura neolitica (agricoltura-allevamento e ceramica) si diffonde rapidamente, facendo supporre una colonizzazione da oriente su rotte commerciali marittime già conosciute, visto che in tutta l'area sono note solo poche località mesolitiche, anche se non è da escludere che la trasmissione delle nuove conoscenze sia dovuta ad una diffusione culturale in seguito allo spostamento di piccoli gruppi da oriente, sia per la ricerca di materie prime che per instaurare commerci, e che quindi la cultura neolitica sia stata gradualmente assorbita dalle popolazioni locali.

Nel 6.000 a.C. - E' in corso la migrazione Indoeuropea  verso l'Europa, verso l'Iran, l'Afganistan e verso i fiumi Indo e Gange, in India. Nella penisola iberica, dall'Africa affluisce la stirpe camita-berbera.
Ricostruzione del
lago Ligustico.
E' dal Neolitico che abbiamo le testimonianze di una popolazione che verrà poi chiamata Ligure, nome derivato dalla parola indo-europea liga che significa «luogo paludoso» o «acquitrino», un termine che troviamo ancora oggi nel francese «lie» nel provenzale «lia», forse per l'ubicazione palustre del Lago Ligustico, situato presso la foce del fiume Guadalquivir (l'antico Betis o Tartesso), nel territorio dove oggi sorge Siviglia, in Spagna. Non sappiamo come i Liguri chiamassero se stessi: presumibilmente ogni tribù aveva il proprio nome, derivato da un capostipite, come nel caso dei Siculi o degli Ambrones, o da una zona geografica, come Ingauni e Intemeli, o ancora dalla loro divinità, come i Jenuensis da Jano (Giano).

INVASIONE O DIFFUSIONISMO?
Gimbutas sosteneva che le espansioni della cultura kurganica fossero essenzialmente una serie di incursioni militari attraverso le quali la nuova ideologia guerriera e patriarcale si fosse imposta sulla pacifica cultura matriarcale della Vecchia Europa, processo osservabile tramite la comparsa di insediamenti fortificati e delle tombe dei capi-guerrieri: «Il processo di indoeuropeizzazione è stato un processo di trasformazione culturalenon fisica. Questo processo deve essere inteso come una vittoria militare attraverso la quale venne imposto un nuovo sistema amministrativo, la lingua e la religione ai gruppi indigeni.» Marija Gimbutas, p.309. Successivamente Gimbutas evidenziò sempre più la natura violenta di questo processo di transizione dal culto della Dea Madre a quello patriarcale esplicitato dal culto del dio celeste (Zeus, Giove, Dyauṣ Pitā). Molti studiosi che accettano lo scenario generale della teoria kurganica sostengono che il passaggio fu probabilmente molto più graduale e pacifico rispetto a quanto suggerito da Gimbutas. Le migrazioni non furono certo il frutto di operazioni militari studiate e concordate ma l'espansione durata generazioni di varie tribù e culture scollegate fra loro. Fino a che punto le culture indigene siano state amalgamate pacificamente o violentemente cancellate rimane ancora un punto controverso fra i sostenitori dell'ipotesi Kurgan. James Patrick Mallory ha accettato l'ipotesi Kurgan come teoria standard sull'origine dei popoli indoeuropei ma giustifica le critiche allo scenario dell'invasione militare proposto da Gimbutas:
«Si potrebbe pensare in un primo momento che le evidenze a sostegno della soluzione Kurgan ci obblighino ad accettarla completamente. Ma i critici esistono e le loro obiezioni si possono riassumere molto semplicemente: Quasi tutti gli argomenti a sostegno di una invasione e trasformazione culturale sono maggiormente spiegabili escludendo l'espansione Kurgan e la maggior parte degli indizi presentati o sono contraddetti da altri indizi o sono il risultato di una sbagliata interpretazione della storia culturale dell'Europa orientale, centrale e settentrionale.».
Un'ulteriore critica ad uno degli aspetti centrali della cultura kurganica come la intende Gimbutas proviene dagli storici militari. Questi fanno notare che fino al 1000 a.C. (o poco prima) i cavalli non erano cavalcabili, o meglio non erano cavalcabili in battaglia. La cultura kurganica allevava i cavalli, dal 4.000 a.C. fin verso il 2.100-2.000 a.C. sia per mangiarli che come animali da soma. Imparò in seguito ad usare cavalli per trainare agili carri da caccia, corsa e guerra e a cavalcarli in maniera incontrollata (con nasiere e senza sella o sottopancia); finalmente dopo circa un millennio di tentativi e di selezioni del cavallo, fu possibile montarlo in maniera utile per poterlo impiegare in battaglia, controllandolo quindi con una mano o con le gambe e contemporaneamente poter brandire un'arma.
Inizialmente quindi, i kurganici non avrebbero avuto molta superiorità militare sui popoli privi di cavalleria, oltretutto fino alla scoperta del carro leggero e soprattutto a quelle del morso e dell'arte equestre. Nessun popolo fu "veramente" nomade e i Kurgan, in particolare, vanno interpretati come l'espressione di una civiltà dedita ad una pastorizia transumante con al centro insediamenti fluviali. La scoperta della cavalcabilità del cavallo (tra il 1100 e il 1000 a.C.) fu una rivoluzione che mise in moto le steppe occidentali mentre forse ad est degli Altaj, con l'addomesticazione della renna, si era verificato un fenomeno analogo anche se la renna, a differenza di buoi, pecore, capre e cavalli usati dai kurganici, poco si adatta a condizioni di vita semi stanziali e transumanti.

Cartina degli spostamenti e migrazioni degli Indoeuropei
dal 3.500 - 2.500 a.C..   


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