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venerdì 25 gennaio 2019

Storia dell'Europa n.49: dal 992 al 1.034 e.v. (d.C.)

Francesco Guardi: Vista del canale
della Giudecca e zattere.
Nel 992 - Venezia ottiene larghi privilegi commerciali dall'impero bizantino in cambio di un'alleanza militare, assicurandosi protezione e garanzie da Ottone III di Sassonia per il transito dei suoi mercanti in Italia e in Germania e imponendo, a scopo difensivo, il suo controllo sulla Dalmazia nel 999. Formalmente delegato dall'imperatore bizantino, in realtà il Doge agisce ormai come il capo di uno stato indipendenteVenezia è uno dei principali porti di scambio tra l'Occidente e l'Oriente, ciò permette lo sviluppo di una classe mercantile dinamica ed intraprendente che nel corso di quattro secoli circa trasformerà la città da remoto insediamento e avamposto imperiale a potenza padrona dei mari.

Nel 994 - Il normanno Canuto il Grande regna sull'Inghilterra.

La Bulgaria sotto lo zar Samuele il
Grande, dal 997 al 1014, da:
- La Bulgaria è stata il più importante centro culturale dei popoli slavi fino alla fine del X secolo. Le due scuole letterarie di Preslav e Ocrida svilupparono una ricca attività culturale con scrittori del calibro di Costantino di Preslav, Giovanni l'Esarca, Černorizec Hrabar, Clemente di Ocrida e San Naum di Ocrida. Nella prima metà del X secolo, l'alfabeto cirillico si sviluppò nel nord-est della Bulgaria sulla base dell'alfabeto glagolitico e dell'alfabeto greco. Lo stesso viene oggi usato per scrivere in cinque importanti lingue di origine slava: bielorusso, macedone, russo, serbo e ucraino, così come in altre 60 lingue parlate negli Stati della ex-Unione Sovietica. I Bulgari parlano la lingua bulgara, scritta con caratteri cirillici, strettamente correlata al serbo-croato e spesso intelligibili fra loro. La lingua bulgara è correlata anche alla lingua russa, a causa delle influenze che i bulgari hanno avuto sulla società russa antica sin dal 988, anno del Battesimo di Kiev e della conseguente fondazione della Metropolia della Tauroscizia con sede a Kiev, dove i prelati erano quasi tutti di nazionalità bulgara. Sebbene sia di origine slava, la lingua bulgara mostra alcuni aspetti che la rendono unica e diversa rispetto alle altre lingue della stessa famiglia. Fino al 1878, il bulgaro fu influenzato dal greco medievale e moderno oltre che dal turco. Se anticamente la lingua bulgara ha prestato molti vocaboli al russo, più recentemente ne ha presi dal tedesco e dal francese.

Lo stemma dei Bosonidi, che
governarono la Provenza come
duchi, re e marchesi dall'877,
stemma che verrà
successivamente
chiamato croce di Tolosa,
su sfondo rosso, lo
stemma dell'Occitania.
- Lo stemma dei Bosonidi, il casato generato da Bosone noto come Bosone il Vecchio (800 circa - 855 circa) che fu un duca dei Franchi, conte del Valais, conte di Arles ed anche conte in Italia, è la Croce chiamata poi Occitana o di Tolosa. Nella discendenza  di Bosone il Vecchio vi furono conti, duchi, abati e vescovi durante tutta l'epoca carolingia. Dei suoi ascendenti non si hanno notizie, anche se alcuni lo indicano come figlio d’un tal Teodebaldo di Borgogna o d'Antibes, detto il Vecchio.
Stemma della contea di Tolosa:
la croce Occitana.
Poco prima dell'anno 1.000, Guillame Taillefer (Guglielmo III  detto Tagliaferro, 970 circa - 1.037), conte di Tolosa e conte di Nîmes e d'Albi dal 978, sposa, in seconde nozze, Emma, figlia ed ereditiera di Roubaud (Rotboldo III di Provenza, il cui nonno paterno era stato Bosone II), conte di Provenza. Emma gli porta in dote alcune contee, fra cui la Provenza. Nelle terre provenzali  governate dal conte, i suoi vassalli avrebbero adottato la croce dei Bosonidi, che verrà poi detta croce di Tolosa, come simbolo da imprimere sulle armi: e questo ha un senso se si pensa che Emma apparteneva alla stirpe Bosonide in cui figuravano, duchi, re e marchesi di Provenza. La marchesa di Provenza, Emma, era quindi figlia del Conte e Marchese di Provenza Rotboldo III e della moglie Ermengarda, di cui non si conoscono con esattezza gli ascendenti, ma pare che fosse parente prossima (alcuni storici sostengono addirittura la sorella) di Umberto I Biancamano, capostipite dei Savoia (dal 970 al 980 - 1.047 o 1.048), il quale nel 1.034 divenne conte di alcuni  territori nel Chiablese (o Sciablese o, in francese Chablais, zona montana francese e svizzera: la città principale e capitale storica del chiablese è Thonon-les-Bains, sulla riva meridionale del lago Lemano), territori che si trovavano sul Rodano, a sud di Ginevra, che da allora presero il nome di Savoia, di cui Chambéry divenne la capitale, oltre alla valle Moriana (Maurienne in francese, la valle del fiume Arc) e Aosta.

Cartina degli imperi nel mondo conosciuto del X secolo.
Dal 1.000 - Si formano in Italia settentrionale e centrale i "Comuni". Il vuoto del potere imperiale ha lasciato autonomia, di fatto alle nuove città in cui è sviluppata e organizzata l'attività economica e culturale. Il ceto medio si organizza in corporazioni e delega ad un Podestà, con cui interagisce, il governo cittadino. Nei primi tempi il Podestà è forestiero (come i sovrani nell'antica Roma) per non favorire parti del tessuto sociale cittadino. Poi, col tempo,  i Podestà diverranno dinastici e le Signorie si sostituiranno ai Comuni. Caratteristica del Comune è il Carroccio, su cui è la croce, la campana e lo stendardo del Comune, difeso dalla Compagnia della Morte. Il Carroccio, il carro sacro di battaglia, fu ideato dagli eserciti dei grandi centri economici e militari dell'alta Italia, che lo utilizzarono per circa trecento anni a partire dall'XI secolo. L'uso del carro era diffuso soprattutto in pianura, dato che le dimensioni della sua struttura erano tali da renderne particolarmente difficile l'impiego sui pendii. Le città che per tradizione ricorsero all'uso del Carroccio furono Brescia, Cremona, Milano, Padova e Vercelli, e in tutti i casi il sacro carro è descritto come un mezzo dalle dimensioni superiori alla norma. Per tirare i carri da guerra di ognuna delle cinque città sopra menzionate occorrevano da tre a quattro paia di buoi, perché il pianale era tanto alto da permettere al capitano d'armi di controllare lo svolgimento della battaglia e al tempo stesso tanto robusto da resistere agli attacchi dei nemici e alle insidie dei campi. Le descrizioni concordano pure nel menzionare per ciascuno dei carri un pennone, una campanella e una croce: in tutti i casi il pennone serviva a reggere il vessillo dell'esercito raccolto attorno al Carroccio, mentre la campana ("Martinella" per i milanesi, "Nola" per i cremonesi e "Berta" per i padovani) serviva a scandire i tempi del trasferimento e a chiamare a raccolta gli armati durante la battaglia. La croce aveva invece il valore simbolico che anche oggi le e' universalmente riconosciuto dalla cristianità: posta solitamente alla base del pennone serviva a richiamare i valori della fede e del sacrificio, ricordando al tempo stesso a fanti e cavalieri che Dio era sceso in campo al loro fianco.
Amos Cassoli (1832-1891): Battaglia di Legnano.
Sonoraffigurati il Carroccio e la Compagnia
della Morte dei Comuni medievali.
Quindi, a differenza delle altre regioni europee e del sud d'Italia in cui nacquero le monarchie, nell'Italia centro-settentrionale si assiste alla nascita di poteri locali autonomi che passano sotto il titolo di "Comuni".
La nascita di queste nuove realtà fu resa possibile:
1) dall'accentramento di poteri nelle mani dei vescovi locali, i quali erano eletti dai canonici della cattedrale e dai cittadini maggiorenti,
2) dallo sviluppo economico basato, in un primo momento, sullo sfruttamento delle campagne.
La nascita dei comuni permise lo sviluppo di realtà commerciali nuove come le corporazioni: una divisione del lavoro (anche topografica, vedi ad es. la via dei lanaioli a Firenze) a seconda delle mansioni. 
Queste associazioni furono alla base del concetto di "Universitas", che in quei tempi cominciò a significare anche la libera associazione di studenti e docenti, la prima delle quali fu quella di Bologna (dal 1.088). Lo sviluppo dei comuni portò però ad un'ulteriore evoluzione: chi governava i comuni era, infatti, un podestà o capitano del popolo, che, inizialmente, doveva provenire da altri comuni; poi tale carica fu resa ereditaria dai capitani più ambiziosi. Si crearono così concentrazioni di potere nelle mani di poche famiglie, generando quindi vere e proprie signorie. Anche l'ordinamento territoriale fu modificato, col tempo i comuni che riuscirono ad accumulare una solida base economica e strategica ampliarono i loro confini trasformandosi in dominazioni regionali. Questo processo culminò con la pace di Lodi del 1.454, che cercava di consolidare il risultato di questa espansione territoriale da parte dei comuni più potenti.

Spedizioni e conquiste dei Normanni
dalla Normandia.
- I Normanni in Italia. Prima della conquista dell'Inghilterra, dal 1.000 al 1.016gruppi di Normanni si diressero dalla Normandia verso il sud dell'Italia. Qui giunti, inizialmente prestavano i loro servizi per vari compiti, come la protezione a pagamento dei pellegrini che si recavano o tornavano dal santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo nel Gargano e successivamente furono ingaggiati come mercenari nella difesa delle città costiere dagli attacchi dei saraceni e soprattutto nelle ribellioni anti-bizantine in Puglia. Un gruppo di Normanni con almeno cinque fratelli della famiglia Drengot combatté i Bizantini in Puglia sotto il comando di Melo di Bari, che sconfitto a Canne Melo riparò a Bamberga, in Germania, dove morì nel 1.022. Melo di Bari (Bari, 970 circa - Bamberg, 23 aprile 1.020) è stato il capo della prima rivolta antibizantina in Puglia. Secondo il cronista Guglielmo di Puglia era di origini longobarde; è stata ipotizzata una sua parentela con l'imperatore Enrico II che a Bamberg gli riservò una sepoltura nel duomo. A capo dei Normanni in Italia era Rainulfo Drengot che, partendo da un palazzo-castello che sorgeva accanto alla chiesa votiva di Sancte Paulum at Averze, fondò la cittadina di Aversa, a nord di Napoli, che divenne ben presto il punto di riferimento di tutti i Normanni che giungevano in Italia. Ad Aversa, unica città di fondazione normanna, giunsero i membri della famiglia degli Altavilla (provenienti da Hauteville in Bassa Normandia) guidata da Guglielmo Braccio di Ferro (Cotentin, 1.010 circa - Puglia, 1.046), che da Melfi portò un radicale cambiamento all'assetto politico-territoriale del Mezzogiorno. Guglielmo d'Altavilla, chiamato Guglielmo Braccio di Ferro, fu il maggiore dei figli di Tancredi d'Altavilla venuti in Italia, e omonimo del fratellastro, conte nel Principato di Salerno; fu nominato nel 1.042 primo conte di Matera e nel 1.043 primo conte di Puglia. Nel 1.038 Guaimario IV, principe di Salerno, alleato dei Bizantini, appoggiò la campagna militare che Costantinopoli intraprendeva per riconquistare la Sicilia, da molto tempo in mano ai saraceni, e fra il 1038 e il 1.040 Guglielmo d'Altavilla combatté per i Bizantini in Sicilia, dove si guadagnò il soprannome di Braccio di Ferro per aver ucciso con una sola mano l'emiro di Siracusa durante un assalto alla città assediata. Fu in quel contesto che il generale bizantino Giorgio Maniace umiliò pubblicamente il comandante salernitano Arduino. Il contingente longobardo, affidato alla guida di Arduino, si affiancò alle truppe mercenarie normanne comandate da Guglielmo Braccio di Ferro. La spedizione era affidata a Giorgio Maniace, che disponeva del corpo scelto dei Vareghi (la Guardia variaga, o dei Vareghi, era il corpo personale dell'imperatore bizantino, composta da elementi stranieri, inizialmente soprattutto scandinavi, ma poi essenzialmente inglesi), mentre Stefano Calafato guidava la flotta. Però, dopo i successi iniziali e la conquista di Messina, avvenne un grosso litigio tra Maniace e gli alleati, circa la spartizione del bottino. Amato di Montecassino racconta che Arduino si sarebbe rifiutato di consegnare al generale bizantino un bellissimo cavallo arabo e per questo fu denudato e frustato. Così le truppe ausiliare italiane (i cosiddetti konteratoi), i Longobardi insieme ai loro mercenari normanni e al contingente delle guardie variaghe abbandonarono la spedizione e ritornarono in patria. Successivamente, Maniace cadde in disgrazia per l'opposizione dell'imperatore di Costantinopoli e il nuovo catapano d'Italia, Michele Doceano, nominò Arduino topoterites (reggente) di Melfi. Quando questi nel 1.040 si ribellò contro l'autorità bizantina, con l’appoggio di Guaimario IV di Salerno, i Normanni di Guglielmo lo seguirono e si ritrovarono presto in aperta rivolta contro i Bizantini insieme ai Longobardi di Puglia. Prima Atenolfo, condottiero beneventano, poi Argiro, formalmente i capi della rivolta, furono sconfitti dai Greci e i Normanni misero a capo della rivolta i loro capitani, ignorando Arduino. La rivolta, originariamente longobarda, era diventata normanna sia nell'impronta che nella leadership. Guglielmo I d’Altavilla, rientrò nel settembre 1.042 a Melfi, dove tutti i Normanni lo elessero Capo supremo. Egli si rivolse a Guaimario V, principe longobardo di Salerno ed a Rainulfo conte di Aversa, e propose ad entrambi un’alleanza alla pari. L'unificazione delle due famiglie normanne, Altavilla e Drengot, fu motivo di forza e Guaimario offrì il riconoscimento ufficiale delle conquiste. Alla fine dell’anno, Rainulfo e Guglielmo riunirono a Melfi una assemblea dei baroni longobardi e normanni, che terminò al principio dell’anno successivo (1.043).
Tipo di elmo usato dai
Normanni in Italia.
In questo Parlamento generale, Guaimario di Salerno garantì il dominio su Melfi agli Altavilla, a cui affidò in feudo i territori intorno a Melfi. Tutti offrirono un omaggio come vassalli a Guaimario, che riconobbe a Guglielmo I d’Altavilla il primo titolo di Conte di Puglia. Guaimario riconfermò il titolo di Conte anche allo stesso Rainulfo. In cambio, tutti i capi normanni acclamarono Guaimario Duca di Puglia e Calabria. Guaimario, per legare a sé Guglielmo, gli offrì in moglie la nipote Guida, figlia del Duca Guido di Sorrento e quindi sua nipote. Nacque così la Contea di Puglia. L'intera regione, ad eccezione di Melfi, fu suddivisa in dodici baronie, costituite a beneficio dei capi normanni. Durante il suo regno, Guglielmo e Guaimario diedero inizio insieme alla conquista della Calabria ed eressero il grande castello di Scribla. I suoi titoli tuttavia non vennero mai confermati dal Sacro Romano Imperatore. Guglielmo morì nel 1.046, e fu successivamente sepolto nell'Abbazia della Santissima Trinità di Venosa insieme agli altri fratelli, in un'unica arca sepolcrale. Il suo successore, il fratello Drogone, sarebbe stato giuridicamente riconosciuto come Conte dei Normanni di Puglia e Calabria (la formula fu Comes Normannorum totius Apuliae e Calabriae), titolo che si attribuisce spesso anche a Guglielmo.
Situazione politica nel sud Italia nel X e XI sec.
Qualche anno dopo gli Altavilla da Aversa furono chiamati dall'ultimo duca longobardo di Salerno a difesa delle coste dalle scorribande saracene, dove dopo matrimoni e con astuzie Roberto il "Guiscardo" (dal francese vissart = volpe), già duca di Puglia, scalzò l'ultimo principe longobardo con la conquista di Salerno nel 1.077, che divenne così capitale dei suoi domini. Da lì estese le conquiste a tutto il sud Italia: Puglie, Calabria e Sicilia. Ai suoi guerrieri migliori distribuì feudi e costruì fortezze a difesa dei territori e della costa dall'attacco dei saraceni. Il simbolo dei Normanni d'Italia (Leone rampante con il giglio di Francia) è riportato in numerosi monumenti e dimore dei discendenti. Papa Leone IX, vedendo la sua Benevento minacciata, tentò di contrastarne l'ascesa; ma l'esercito pontificio fu rovinosamente sconfitto nella battaglia di San Paolo di Civitate (1.053), nella neonata contea di Puglia, il Papa fu catturato, e così Benevento rimase un'isola pontificia in terra normanna. I normanni fecero di Melfi la capitale del ducato di Puglia e Calabria (Caput Apuliae), titolo poi affidato a Salerno e infine a Palermo. Con i Normanni, Melfi fu la sede di cinque concili tra il 1.059 e il 1.101. Durante il concilio indetto da Niccolò II nel 1.059, Roberto il Guiscardo degli Altavilla strinse un patto con il pontefice (il Concordato di Melfi), con cui si dichiarava formalmente suo vassallo, ottenendo in cambio i titoli (ancora solo nominali) di duca di Puglia (che comprendeva anche la Basilicata) e di Calabria (che era però ancora in parte in mano ai bizantini), parte della Campania e Sicilia (che era però ancora in mano agli Arabi). Roberto il Guiscardo fece dell'abbazia della Santissima Trinità di Venosa il sacrario degli Altavilla e fece portare al suo interno le salme dei suoi fratelli Guglielmo "Braccio di Ferro", Umfredo e Drogone, per poi essere seppellito egli stesso in questo luogo. I Normanni riuscirono ben presto a cacciare dal Meridione la presenza bizantina con ripetute spedizioni che si conclusero con la conquista a opera di Roberto il Guiscardo della città di Reggio Calabria, dove egli confermò il suo titolo di duca di Calabria. Gli Altavilla così poterono ben presto dedicarsi alla Sicilia. La loro fortuna fu nell'avere dalla loro parte il papa, in cerca di alleanze durante la sua difficile disputa contro l'Impero tedesco. Il pontefice infatti, superata l'iniziale diffidenza e ostilità, aveva commesso l'ennesimo affronto formale nei confronti di Bisanzio, legittimamente proprietaria dei territori italiani (altri affronti del pontefice a Bisanzio erano stati, secoli addietro, le incoronazioni di Pipino il Breve e di Carlo Magno, arrogandosi diritti che poteva vantare solo sostanzialmente, ma non formalmente). Il papa in quell'occasione ebbe comunque il pretesto dello scisma d'Oriente, che gli diede l'opportunità per rivendicare a sé i territori dell'imperatore eretico, sui quali quest'ultimo non era ormai più in grado di esercitare la propria autorità. I Normanni divennero allora nemici dei bizantini, venendo espulsi dal loro esercito (molti erano i mercenari). Fu così che Roberto il Guiscardo tentò perfino la conquista dell'Epiro in territorio bizantino, impresa che non gli riuscì (1.081-1.085) nonostante un nuovo avallo papale.
Cacciò invece tutti gli arabi e saraceni (di origine libica) che abitavano Malta, loro roccaforte;
da quest'isola infatti, l'ultima roccaforte musulmana, i saraceni partivano per le loro scorribande. I Normanni costruirono sull'isola fortificazioni imponenti e palazzi gentilizi che ospitavano le guarnigioni militari, divenendo un baluardo della cristianità.

- A partire dall'anno 1000, Venezia diventerà estremamente ricca, grazie al controllo dei commerci con il Levante, e inizierà ad espandersi nel Mar Adriatico e oltre, da quando la flotta guidata dal doge Pietro II Orseolo per combattere i pirati Narentani che opprimevano con le loro incursioni le coste veneziane, ricevette la sottomissione delle città costiere istriane e dalmate e il successivo riconoscimento da parte dell'imperatore bizantino del titolo di duca della Venezia e della Dalmazia: Dux Venetiae et Dalmatiae (Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone. Storia di Venezia, Milano, Bompiani, 2001).

Si costruiscono in Spagna i primi mulini a vento.

Il Regno d'Ungheria nell'anno 1000, da: https://digilander.

Nel 1.001 - Grazie all'incoronazione da parte di papa Silvestro II a Re di Ungheria di Stefano I d'Ungheria (che divenne poi Santo Stefano, patrono d'Ungheria), nato come Vajk, figlio di Geza, principe e guida dei magiari, i magiari si convertono al Cristianesimo ed il nuovo Regno d'Ungheria diventa così parte integrante dell'Europa.
Alle proprie origini, il multietnico Regno d'Ungheria occupava la Pannonia e l'intera zona dei Carpazi. Stefano I d'Ungheria, o santo Stefano d'Ungheria (in ungherese: István király, "re Stefano", o Szent István, "santo Stefano") (Esztergom, 969 – 15 agosto 1038), venerato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa, è stato il primo re ungherese, fondatore dello Stato e della Chiesa ungheresi.
Stefano I d'Ungheria, da:
https://commons.wikimedia
.org/w/index.php?
curid=3490702
In suo ricordo, nel 1764, l'imperatrice Maria Teresa, che era anche regina d'Ungheria, istituì l'Ordine reale di Santo Stefano d'Ungheria.
Figlio del capotribù magiaro Géza, ancora essenzialmente pagano (sua madre era pecenega, uno dei vari popoli di lingua "turca"), e di Sarolta, figlia di Zombor gyula, reggente della Transilvania, nacque nella città di Strigonio (Esztergom). Alla nascita ebbe il nome di Vajk (la cui radice, turca, in ungherese riconduce al significato di burro, quindi ricco), ma all'età di 10 anni, gli venne imposto un nuovo nome cristiano, Stefano (in onore del protomartire santo Stefano, patrono della chiesa di Passavia o Passau, in Baviera), al momento del battesimo. Secondo lo storico Gyula László, sostenitore in passato delle idee del panturchismo e del turanismo, Stefano sarebbe appartenuto ad una etnia turca e avrebbe quindi parlato anche una lingua turca. Intorno al 995 sposò Gisella di Baviera, figlia di Enrico II il litigioso e di Gisella di Borgogna. Stefano e Gisella ebbero almeno tre figli: due maschi, Imre (poi canonizzato come sant'Emerico) e Otto, e una femmina, Edvige. Stefano sopravvisse a tutti i suoi figli.
Tra il 995 e il 997, Stefano (che si faceva ancora chiamare "Vajk") fu principe di Nitra (nell'odierna Slovacchia). Stefano riuscì ad imporre la propria supremazia su tutti gli altri nobili magiari, primo fra tutti suo zio Koppány, potente guerriero e secondo la tradizione erede legittimo di Géza, che era rimasto pagano. La vittoria di Stefano su Koppány fu possibile anche grazie ai rinforzi dati dai Germani. In quell'occasione Stefano, solitamente mite, mostrò la sua ferocia, facendo squartare lo zio sconfitto. Stefano divenne principe degli Ungheresi in Transdanubia nel 997, alla morte del padre. Lo zio materno di Stefano, Gyula, reggente della Transilvania, si contrappose al nuovo re dando rifugio ai suoi avversari. Gyula mantenne anche il controllo delle importanti miniere di sale transilvane. Nel 1003, Stefano condusse un esercito contro Gyula il quale si arrese senza combattere. Stefano riuscì a portare a compimento l'unificazione, sotto di sé, di praticamente tutte le sette tribù ungheresi (o magiare) nel 1006. Il nome "Ungheria" usato oggi deriva da Onoghur, stirpe protobulgara di lingua turca.
La tradizione ungherese vuole che Stefano sia stato elevato al rango di re il 20 agosto 1000. Per l'occasione papa Silvestro II inviò a Stefano una magnifica corona d'oro e pietre preziose, accompagnandola con la croce apostolica ed una lettera di benedizione, riconoscendo così ufficialmente Stefano come il re cristiano d'Ungheria. L'incoronazione ebbe luogo il 1º gennaio 1001 (altre fonti datano l'evento al Natale del 1000 forse perché allora era in vigore il calendario giuliano). L'ascesa al rango reale fu anche favorita dall'imperatore Ottone III del Sacro Romano Impero nel suo disegno di costituzione di un grande impero cristiano. Stefano avrebbe voluto abdicare per ritirarsi ad una vita di contemplazione spirituale affidando il regno nelle mani dell'unico figlio ancora vivente, Imre, tuttavia nel 1031 questi venne ferito a morte in un incidente di caccia di cinghiale (o omicidio politico).

Dal 1.002 - Brian Bórumha mac Cennétig (Brian Boru) è sovrano supremo di tutta l'Irlanda, primo ed ultimo a riuscirci, fino al 1014.

Nel 1.014 - A Clontarf, in Irlanda, vengono sconfitti gli scandinavi "vichinghi" ormai stanziati nella vicina Normandia, che prenderà il suo nome da quegli stessi "normanni", uomini del nord. Nel X secolo, erano presenti due insediamenti nel luogo dove oggi sorge la moderna città di Dublino. Un insediamento vichingo, conosciuto come An Dubh Linn (o Black Pool, in riferimento a un laghetto di acqua nera, era chiamato Dyflin o Dyflinnaborg dai vichinghi), situato nella zona oggi conosciuta come Wood Quay, e un insediamento celtico, Áth Cliath ("guado recintato") più lontano, sul fiume. Dal nome dell'insediamento celtico deriva quello della città in lingua irlandese (Baile Átha Cliath), mentre il nome in inglese moderno deriva dall'insediamento vichingo. I vichinghi, o Ostmen nella loro lingua, dominarono Dublino per almeno tre secoli, malgrado la loro sconfitta da parte del Re Supremo d'Irlanda Brian Boru nella battaglia di Clontarf nel 1014. I Normanni si erano insediati in Irlanda durante il X secolo ed ebbero un effetto profondo sulla cultura, la storia e la composizione etnica (e anche sulla lingua) dell'Irlanda, con una fusione e una mescolanza molto rapida. I Normanni s'insediarono soprattutto nella parte orientale dell'isola verde, poi conosciuta come Pale, dove costruirono molti castelli e insediamenti, come quelli di Trim e di Dublino.


Spedizioni, conquiste ed espansioni dei Normanni di
Normandia nel XI e XII sec. I Plantageneti ottengono la
Normandia con Goffredo V il Bello (1113-1151), Duca di
Normandia dal 1144 al 1150. A lui si deve
l'adozione del fiore di ginestra come
simbolo della casata dei Plantageneti,
dal nome latino della ginestra,
planta genistae.
- Normanni in Inghilterra. I Normanni erano in contatto con l'Inghilterra già da lungo tempo. I pagani vichinghi avevano più volte devastato non solo i litorali inglesi, ma anche la maggior parte dei più importanti porti di fronte all'Inghilterra al di qua della Manica. I danesi riuscirono a imporre la loro egemonia su vari regni inglesi, con l'eccezione del regno sassone del Wessex nel quale il re Alfredo il Grande, (che regnò dall'871 all'898), seppe tener loro testa. Emma, figlia del duca di Normandia Riccardo I, sposò il re inglese Etelredo II d'Inghilterra. Fu per questo che Etelred fuggì in Normandia nel 1.013, quando fu scacciato da Sven di Danimarca. La sua permanenza in Normandia (fino al 1.016) influenzò lui e i figli avuti da Emma, che rimasero in Normandia dopo l'unificazione dell'Inghilterra da parte di Canuto il Grande. Quando infine Edoardo il Confessore ritornò dal rifugio di suo padre nel 1.041, su invito del fratellastro Canuto II d'Inghilterra, portò con sé l'educazione normanna ricevuta oltre a molti consulenti e combattenti Normanni. Assoldò anche un piccolo numero di Normanni per addestrare e stabilire una forza militare di cavalleria inglese. Nominò Robert di Jumièges arcivescovo di Canterbury e Ralph il timido conte di Hereford. Invitò suo cognato Eustachio II di Boulogne alla sua corte nel 1.051, cosa che provocò il più grande dei primi conflitti fra Sassoni e Normanni e portò all'esilio del conte del Wessex, Godwin. Nel 1.066 Edoardo morì senza discendenti, ma lasciò come suo erede il duca Guglielmo di Normandia. Costui attraversò la Manica per far valere i propri diritti, dando l'inizio alla conquista normanna dell'Inghilterra, con il rientro dei discendenti dei vecchi abitanti inglesi, ormai francesizzati. Nel frattempo l'aristocrazia inglese aveva però eletto re il più potente fra i suoi esponenti, Aroldo II, che regnò per qualche mese, fino a ottobre, quando fu ucciso nella celebre Battaglia di Hastings che decise le sorti dell'Inghilterra. Poco più di due mesi dopo Guglielmo, detto il Conquistatore, fu incoronato re dall'arcivescovo di York presso Westminster. Dopo una tale drammatica ascesa al potere fu facile per Guglielmo rimodellare le strutture politiche e amministrative del regno escludendo dal potere le aristocrazie anglosassoni locali e rafforzando contemporaneamente la presenza normanna secondo il processo iniziato già da Edoardo il Confessore. Nei suoi 20 anni di regno Guglielmo trapiantò in Inghilterra il modello feudale francese (definito giogo normanno), retribuendo con feudi i servizi resigli dall'aristocrazia al suo seguito (ai suoi tempi vennero costruiti circa ottanta castelli). Dopo un'iniziale periodo di risentimento e ribellione, i due popoli cominciarono a fondersi, mescolando lingue e tradizioni. Tra le sue iniziative ci fu anche nel 1.086 la redazione del Grande Libro del Catasto d'Inghilterra, che intendeva censire i beni e le persone del territorio del regno. Questo censimento catastale, redatto in una lingua latina ricca di termini anglosassoni, è uno dei documenti dell'epoca più importanti a livello storico, sociale, economico e politico della zona. I Normanni cominciarono a identificarsi con il nome di anglonormanni, mentre la lingua anglonormanna fu ampiamente distinta dal "francese parigino", soggetto all'humor di Goffredo Chaucer. Alla fine questa distinzione scomparve quasi del tutto nel corso della Guerra dei Cento Anni, con l'aristocrazia anglo-normanna che andò progressivamente definendosi con il termine di inglese e la lingua anglosassone e quella anglonormanna andarono emergendo come medio inglese.

- Normanni in Scozia. Uno dei rivali di Guglielmo il Conquistatore, Edgardo Atheling, alla fine si rifugiò in Scozia. Re Malcolm Canmore di Scozia sposò la sorella di Edgar, Margherita, ed entrò così in contrapposizione con il normanno, che stava già minacciando e mettendo in discussione la sicurezza dei confini scozzesi del sud. Guglielmo allora invase il regno nel 1.072, giungendo fino al Firth di Tay, dove si incontrò con la sua flotta. Malcolm fece atto di sottomissione, pagò l'omaggio a Guglielmo e gli diede come ostaggio il figlio Duncan. I Normanni penetrarono in Scozia, costruendo castelli e dando inizio a una serie di nobili famiglie da cui discesero alcuni futuri sovrani come Robert Bruce o i fondatori di clan scozzesi delle Highland. Re David I giocò un ruolo importante nell'introduzione dei Normanni e della cultura normanna in Scozia, avendo passato del tempo alla corte di Enrico I d'Inghilterra, che era sposato con la sorella di David, Matilde di Scozia. Il processo continuò sotto i successori di David. Il sistema feudale normanno fu applicato anche alle pianure scozzesi, mentre l'influenza sulla lingua degli scozzesi della pianura fu limitata.

Nel 1.018 - L'impero romano-orientale (bizantino), nonostante la fiera resistenza dell'imperatore Samuele, soggioga il primo impero bulgaro.

Nel 1.020 - Il "Privilegium Ottonianum", redatto fra impero e chiesa nel 962, fu riconfermato attraverso il "Diploma Heinricianum", stipulato il giorno di Pasqua del 1.020 tra il papa Benedetto VIII (papa nel 1.012 - 1.024) e l'Imperatore Enrico II (imperatore nel 1.002 - 1.024) a Bamberga, in occasione della visita del papa alla città.

Nel 1.024 - Muore Enrico II (Hildesheim 973 - Grona, Gottinga, 1.024) imperatore del Sacro Romano Impero,  re di Germania e re d'Italia, detto il Santo. Figlio di Enrico II duca di Baviera e di Gisella, sorella di Corrado re della Bassa Borgogna. Divenne Duca di Baviera alla morte del padre (995), fu eletto (1.002) re di Germania, come successore di Ottone III. Dovette sostenere molte lotte contro i signori feudali per affermare il proprio potere e quello della monarchia sia in Germania, sia in Italia. Disceso in Italia (1.004), dove Arduino d'Ivrea si era fatto incoronare re, l'obbligò alla fuga e cinse egli stesso la corona reale a Pavia. Ritornò nella penisola nel 1.013, e l'anno dopo fu incoronato a Roma imperatore da Benedetto VIII. Combatté ininterrottamente (1.003-1.018) contro Boleslao, duca di Polonia, il quale inutilmente cercò di impossessarsi della Boemia. Tornò in Italia una terza volta (1.021-22) per far valere i diritti dell'Impero sulle terre dell'Italia meridionale, ma una pestilenza scoppiata fra le truppe lo costrinse a rientrare in Germania. Uomo di grande integrità morale e di fede profonda, si adoperò, insieme con Benedetto VIII, a promuovere la riforma ecclesiastica (concilio di Pavia del 1.022). Aveva fondato (1.007) il vescovato di Bamberga per farne un centro di irradiamento di evangelizzazione nell'Europa centrale. Fu canonizzato (1.146) da Eugenio III. La sua ricorrenza si celebra il13 luglio.

Nel 1.031 - Cade, in Spagna, la dinastia degli Ommayyadi. Tra il 1.147 ed il 1.150 agli Almoravidi subentrano l'altra potente dinastia berbera degli Almohadi, ma la Riconquista è solo rimandata. Dal 1.246 fino al 1.492, anno della caduta di Granada, ultimo baluardo arabo, l'Islam arretra fino a scomparire come realtà istituzionale dalla Penisola iberica.

- Normanni in Spagna. In Spagna, dal XI al XII secolo, un gran numero di Normanni parteciparono alla Reconquista. Il primo fu Ruggero di Tosny (morto nel 1.040), detto "Le Mangeur de Maures" ("Il Mangiatore di Mori"), attivo in Catalogna intorno al 1.020. Nel 1.064, il re di Aragona Sancho Ramírez, alleatosi al conte Ermengardo III di Urgell e con l'aiuto di una banda di Normanni comandati da Guglielmo di Montreuil († circa 1.068), riuscì a catturare la capitale della taifa di Saragozza, la città fortificata di Barbastro. Nel 1.129, il condottiero normanno Roberto Burdet, divenne Principe di Tarragona.

Umberto Biancamano di Savoia.
Nel 1.034 - Nasce la Contea di Savoia, sorta con Umberto Biancamano (Maurienne, dal 970 al 980 - Hermillon, 1.047 o 1.048) o "dalle Bianche Mani", in francese Humbert aux Blanches Mains, considerato il capostipite della dinastia sabauda, il primo personaggio storico definito “Conte“ in un documento del 1.003 dal vescovo Oddone di Belley. Probabilmente nel 1.003 governava, per conto del re di Burgundia o Borgogna, Rodolfo III, ventidue castelli nel Viennese (Viennois in francese, zona della città di Vienne, poco a sud-est di Lione, in Francia) costituenti la contea di Sermorens. Con la morte di Rodolfo III, avvenuta nel 1.032, Umberto I si schierò contro il pretendente al trono burgundo Oddone di Champagne, conte di Blois e accompagnò la vedova di Rodolfo III, Ermengarda, presso l'imperatore germanico del Sacro Romano Impero e re di Germania Corrado II il Salico, per essere riconosciuto re di Borgogna. 
Gli stemmi dei Savoia.
Nel 1.034 comandò le truppe inviate a Corrado dal marchese Bonifacio di Canossa e dall'arcivescovo Ariberto di Milano, contribuendo alla disfatta definitiva di Oddone di Champagne ottenendo dall'imperatore non il regno di Borgogna ma altre terre, oltre al permesso di utilizzare l'aquila imperiale tedesca nel proprio stemma.
La contea di Savoia dal 1034 al XIII secolo con
indicati i valichi alpini controllati dai Savoia:
Gran San Bernardo, Piccolo San Bernardo,
Moncenisio e Monginevro. Sono inoltre
Corrado II, per l'aiuto ricevuto, ricompensó il Biancamano con una serie di diritti sul Viennese (Viennois in francese), sul Chiablese (o Sciablese o, in francese Chablais, zona montana francese e svizzera: la città principale e capitale storica del chiablese è Thonon-les-Bains, sulla riva meridionale del lago Lemano), su territori che si trovavano sul Rodano, a sud di Ginevra, che da allora presero il nome di Savoia vera e propriadi cui Chambéry divenne la capitale, oltre alla valle Moriana (Maurienne in francese, la valle del fiume Arc) e il comprensorio di Aosta. La Savoia, nel suo insieme di territori, si snoda lungo la valle dell'Arc, da Montmelian, sopra Chambéry, sino al Moncenisio, tra le rive del lago del Bourget (dove fu creato il mausoleo di famiglia nell'Abbazia di Altacomba), il lago Lemano e il corso del Rodano. Il nucleo principale della Contea si estendeva nell'area intorno a Chambéry, città che adempì al ruolo di capitale, anche se Umberto si installò nel castello di Charbonnières, costruito verso la metà del IX secolo e che dominava la città di Aiguebelle, nella Maurienne, che dunque fu la prima capitale della contea. Per effetto di tali concessioni Umberto Biancamano poté esercitare da quel momento un pieno controllo sui valichi alpini che nel Medioevo collegavano il nord con il sud dell’Europa, in particolare i passi del Moncenisio e del Piccolo San Bernardo, ma anche su Gran San Bernardo e Monginevro .
Carta con l'ubicazione dei passi del Moncenisio e del
Piccolo San Bernardo.
Ambendo a nuovi territori, fu creato nel 1046 un legame con il Piemonte tramite il matrimonio di suo figlio Oddone (1.010-1.060) e Adelaide, figlia del Marchese di Torino: l’unione apportava così i territori delle aree montane del Piemonte occidentale, specie la Valle di Susa e la Val Chisone, attorno alla città di Pinerolo oltre al marchesato di Torino, tutti in Italia. Fu questa una tappa fondamentale per l'ingresso di questo casato in Italia che li avrebbero visti crescere e diventare duchi di Savoia, poi principi di Piemontere di Sardegna ed infine re d'Italia.
Mercanti e pellegrini che volevano valicare le Alpi per entrare nella pianura padana potevano farlo solo con il consenso dei Savoia. Controllare quei valichi significava controllare i traffici e si potevano accumulare ricchezze imponendo pedaggi per il transito, gestendo locande e offrendo servizi ai viaggiatori. Ciò comportò enormi vantaggi a favore di un territorio privo di frutti e di risorse economiche. Ma la possibilità di bloccare quei valichi con sbarramenti militari, e quindi favorire il passaggio solo a eserciti disposti a concedere favori e possessi feudali, costituì la vera forza dei Savoia che seppero fondare un originale «stato di passo» e giocare con spregiudicatezza tutte le opportunità diplomatiche che questo possesso garantiva. Ad Oddone I succedettero in via del tutto nominale Amedeo II (1.048-1.078) e Pietro I (1.048-1.080), dato che la gestione della contea restò nelle mani abili della madre Adelaide fino alla sua morte. Succedettero Umberto II (1.070-1.103) ed Amedeo (1.095-1.148), che edificò l'abbazia di Altacomba e morì di peste nel ritorno dalla crociata. Gli succedette il figlio Umberto III (1.136-1.189), proclamato beato e poi Tommaso I (1.177-1.233) che, nominato vicario imperiale da Federico II (1.225), ristabilì i domini della casata in Piemonte e ampliò i possessi d'oltralpe. Alla morte di Tommaso I i membri della famiglia, antagonisti da tempo, si divisero i possedimenti: Amedeo IV (1.197-1.253) mantenne il dominio diretto sui beni con il titolo di conte di Savoia, il fratello Tommaso ricevette le terre di Piemonte da Avigliana in giù e assunse il titolo di signore di Piemonte. Ad Amedeo IV succedettero gli zii Pietro II prima e Filippo I poi. Alla morte di Filippo I (1.285), la contea di Savoia fu scossa dai conflitti che sorsero fra i pretendenti alla successione e durarono per un decennio: prevaleva ancora il concetto che l’eredità dovesse passare al rappresentante più forte della famiglia, senza il principio della primogenitura o della successione diretta del defunto. Ci fu così una spartizione del potere fra tre pretendenti: il titolo comitale e la maggior parte dei domini andarono ad Amedeo V (1.249-1.323, nipote del defunto, che ottenne il controllo delle vie commerciali attraverso le Alpi; a suo fratello più giovane, Luigi I di Savoia-Vaud, andarono la regione nord-orientale organizzata nella Baronia del Vaud ed il paese di Bugey, così egli iniziò la dinastia cadetta dei Savoia-Vaud; infine a Filippo I di Savoia-Acaia (figlio di Tommaso III, fratello di Amedeo IV) andarono assegnate un terzo delle terre piemontesi (da lui poi si originerà l'altra casa cadetta dei Savoia-Acaia). Ad Amedeo V succedettero i due figli maschi: Edoardo (1.284-1.329) ed Aimone (1291-1.343) che lasciò il trono al figlio Amedeo VI (1.334-1.383), detto il "Conte Verde", che acquisì i territori di Biella, Cuneo, Santhià e riassorbì nei domini comitali la Baronia del Vaud; il figlio Amedeo VII (1.360-1.391), detto il "Conte Rosso", estese la contea di Savoia acquistando quella di Nizza (a patto di non fornire mai, né alla Provenza né alla Francia) e suo figlio, Amedeo VIII (1.383-1451), diciannovesimo conte di Savoia, fu designato duca dall’imperatore Sigismondo nel 1.416. Dal 1.416 diventerà ducato di Savoia.


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