Pagine

mercoledì 16 gennaio 2019

Storia dell'Europa n.33: dal 257 al 286 e.v. (d.C.)

La Dacia persa dai Romani nel
271, da https://it.wikipedia.org
/wiki/Inva
sioni_barbariche_del
_III_secolo#/
media/File:Barba
rian_invasions_
from_3rd_cen
tury.png
.
Nel 257 - La popolazione germanica dei Goti  conquista la Dacia (parte dell'attuale Romania), territorio dell'impero romano.

Nel 260 - Con Gallieno imperatore si abbandonano definitivamente  gli  Agri Decumates, posti oltre il Reno e il Danubio, alla confederazione degli  Alemanni, che giungono alle porte di  Mediolanum  (Milano), nella primavera del 260 e che le legioni dell'imperatore romano Gallieno, riescono a respingere nella battaglia di Milano, in cui Gallieno si rende conto dell'impossibilità di proteggere contemporaneamente tutte le province dell'impero con una  linea statica di uomini posizionati a ridosso della frontiera (detti appunto limitanei dal termine latino limes) ora che il fronte è stato sfondato definitivamente. 
L'Europa centrale nel 258-260 con le
migrazioni di Franchi, Alemanni,
Marcomanni, Quadi di origine sueba
(sveva) e Iazigi sàrmati. Da: https://it.
Perciò Gallieno formalizza e migliora una pratica che si era già diffusa dalla fine del II secolo sotto Settimio Severo, che aveva fatto acquartierare una legione, la Legio II Parthica, a pochi chilometri da Roma: si trattava infatti di una riserva strategica di soldati ben addestrati (detti comitatenses) pronti ad intervenire dove serviva nel minor tempo possibile. Gallieno costituì questa riserva strategica centrale (che sarà alla base della futura riforma dell'esercito di Diocleziano) formata prevalentemente da unità di cavalleria pesante, ovvero composte da cavalieri dotati di armatura pesante (i cosiddetti promoti, tra cui spiccavano gli equites Dalmatae e gli equites Mauri et Osroeni), poiché questi percorrevano distanze maggiori in minor tempo della fanteria legionaria o ausiliarie. Ogni volta che i barbari sfondavano il limes e s'inoltravano nelle province interne, interveniva la "riserva strategica". La base principale scelta da Gallieno per la nuova armata fu proprio Milanopunto strategico equidistante da Roma e dalle vicine frontiere settentrionali di Rezia e Norico. Si trattava di un'iniziativa resasi necessaria dalla perdita degli Agri Decumates tra il Reno ed il Danubio, che aveva portato i vicini Germani a trovarsi più vicini alla penisola italica, centro del potere imperiale. Visto il nuovo ruolo strategico della città che diverrà in seguito capitale della parte occidentale dell'impero, per l'occasione Gallieno apre nell'antica Mediolanum una nuova zecca. Inoltre con la riforma dell'esercito operata da Gallieno (260-268), il Senato di Roma finì per essere escluso non solo sostanzialmente, ma anche ufficialmente dal comando militare, in quanto l'imperatore decretò che le legioni potessero essere guidate anche da praefecti di rango equestre, la classe sociale intermedia fra Patrizi e Plebei, mentre in precedenza il comando delle legioni era monopolio di legati patrizi, di classe senatoria.

- Nei secoli III e IV d. C., i Germani occidentali presentano nuovi aggruppamenti etnici, che, sotto l'influsso della civiltà romana, costituiscono più salde formazioni politiche. Dai Suebi ebbero specialmente origine gli Alemanni (cioè: uomini di molte stirpi), che comparvero fra il Meno e il Danubio e, forzato dopo lunghe lotte il limes, varcarono il Reno occupando l'Alsazia e il Palatinato. Sul Reno inferiore appare nel sec. III la potente confederazione dei Franchi (gli audaci), che continuavano gli antichi Chauci, distinti in Franchi  Ripuarii a sud e Franchi Salii a nord. I Sassoni dall'Elba inferiore si estesero sino al centro della Germania e poi verso ovest e sud, incorporando molte tribù in uno stato potente.

- Fra le popolazioni Slave occidentali (Venedi-Sclavini) delle regioni danubiane, carpatiche, lungo la costa settentrionale del mar Nero, del Dnepr e del Volga si verificavano gli stessi mutamenti socio-economici già presenti presso i Germani, e anche qui l'accentuarsi delle stratificazioni sociali indurrà Daci, Alani, Carpi e soprattutto Goti ad attaccare Roma verso la metà del III secolo. Viceversa le tribù Slave  orientali  (dell'Europa orientale), ridussero fortemente i loro rapporti commerciali con Roma, preferendo quelli con le tribù sarmatiche o altre tribù slave. Inoltre parteciparono alle guerre anti-schiavistiche contro Roma, unendo parte delle loro forse a quelle dei Marcomanni nella seconda metà del II secolo e a quelle gotiche nel III e IV secolo. Alla fine del II sec.d.C. le terre dei Venedi (Slavi occidentali) furono attraversate dalle tribù dei Goti, con cui in parte si fusero, partecipando inoltre alle guerre danubiane verso la metà del III secolo. Uno degli imperatori romani di quel periodo porta il titolo di "venedico". Le basi geopolitiche fondamentali per le offensive dei cosiddetti "barbari" contro l'impero romano, nel III secolo, furono le regioni fra il Danubio, il Reno, l'Elba e la costa settentrionale del mar Nero. Indispensabile, per la riuscita di queste campagne militari, fu l'alleanza tra ceti nobiliari germanici e slavi e le grandi masse popolari, schiavili e semischiavili, che consideravano i "barbari" come loro liberatori.

Cartina dell'Impero Romano quando
erano imperatori Valeriano e suo
figlio Gallieno, nel 260. Il Regno
di Palmira e l'Impero delle Gallie
effettuarono una secessione
che fu poi risolta da Aureliano
nel periodo 270-274.
- Nello stesso 260 l'imperatore Gallieno è costretto ad assistere alla contemporanea secessione di due parti dell'impero, una a occidente, guidata dal governatore di Germania superiore ed inferiore, Postumo e poco dopo una a oriente. Sembra che l'imperatore  non avesse potuto intervenire lungo il fronte germanico-retico a causa della contemporanea crisi orientale, che vide coinvolto il proprio padre, Valeriano, catturato dai Sasanidi di Sapore I nella tarda estate. Così, a partire dal 260 e fino al 274 circa, l'Impero romano subisce la secessione di due vaste aree territoriali, che però ne permetteranno la sopravvivenza. Scrive Eutropio: « Avendo così Gallieno abbandonato lo Stato, l'Impero romano fu salvato in Occidente da Postumo ed in Oriente da Odenato. » (Eutropio, Breviarium ab urbe condita, 9, 11.). Quindi, nel 260due porzioni dell'impero si staccano
- in Oriente Settimio Odenato aveva respinto i Sasanidi e si era ritagliato un dominio personale, noto come Regno di Palmira”, la capitale (l'attuale Tadmor in Siria) che sua moglie Zenobia aveva staccato da Roma;
- in Occidente il comandante delle truppe renane, Postumo, si era rivoltato uccidendo Salonino, il figlio di Gallieno di cui era tutore, proclamandosi augusto e creando l'”Impero delle Gallie”, un vero e proprio stato con senato, consoli e magistrature simili a quelle dell'impero "centrale". Postumo era riuscito a costituire un impero incentrato sulle provincie della Germania inferiore e della Gallia Belgica alle quali si unirono poco dopo tutte le altre province galliche, della Germania superiore, della Britannia, dell'Iberia e, per un breve periodo, anche quella di Rezia.

- Nel Regno di Palmira, la città di Palmira era un'oasi lungo la via carovaniera che metteva in contatto l'oriente dei Parti con i porti del Mediterraneo, controllati da Roma, che aveva sviluppato la propria fortuna commerciale sulla sua neutralità tra i due imperi, spesso in lotta tra loro. Palmira era abitata da ricchi commercianti già nel I secolo d.C., tanto da spingere Marco Antonio a farvi un'incursione con la cavalleria, che però si concluse con un nulla di fatto. Durante il regno dell'imperatore Valeriano (dal 253 a 260) il principe di PalmiraSettimio Odenato, appartenente ad una famiglia che aveva ottenuto la cittadinanza romana sotto Settimio Severo e dopo un fallito tentativo di alleanza con Sapore I figlio di Ardashir I, sovrano del regno dei Sasanidi, si era riavvicinato all'imperato Romano e Valeriano, nel 258, l'aveva riconosciuto vir consularis. Nel 260, nella battaglia di Edessa, l'imperatore Valeriano era stato sconfitto, catturato e fatto prigioniero da Sapore I. Odenato intervenne e inseguì sino a Ctesifonte l'esercito sasanide che, sconfitto dal generale Callisto, si stava ritirando. Durante quell'azione, Odenato riuscì a procurare notevoli perdite al nemico e l'impresa fu apprezzata dall'imperatore Gallieno, figlio, cesare e successore di Valeriano, che dopo le gesta di Odenato durante la ribellione dei Macriani, dove aveva sconfitto ed ucciso, nel 261, il generale Callisto sostenitore della ribellione, gli conferì diversi titoli onorifici oltre a quello più importante di dux romanorum, che in pratica riconosceva un'autorità regale del principe di Palmira su tutta l'area della provincia di Siria. Odenato ordinò un forte reclutamento di militari di leva in Siria per ripristinare gli organici dell'esercito romano e appena completata la leva, nel 262, riprese la guerra contro i Parti, riconquistando alcune fortezze in Mesopotamia, oltre a Carre e Nisibis in Cappadocia, poi sconfisse l'esercito sasanide e assediò Sapore I nella sua capitale, Ctesifonte. Mentre Gallieno era riconosciuto persicus maximus, Odenato ricevette il titolo di corrector totius Orientis, con giurisdizione sulle province romane orientali. Fu anche per merito delle vittorie di Odenato che i Parti, negli anni successivi, non effettuarono altre incursioni. In seguito Odenato fu insignito del titolo di re dei re, che lo contrapponeva al Gran re di Persia, Sapore I. I confini del regno di Odenato in quegli anni, erano a nord i monti del Tauro e a sud il golfo Arabico e comprendeva quindi la Cilicia, la Siria, la Mesopotamia e l'Arabia. Nel 267, in una campagna alla quale partecipò anche suo figlio maggiore, Hairan, Odenato marciò contro la Persia, arrivando a Ctesifonte, ma qui dovette arrestarsi per dirigersi in Cappadocia, che era stata invasa dai Goti. Odenato arrivò fino ad Eraclea pontica, sul Mar Nero, ma era troppo tardi. Tornato a Palmira, pochi mesi dopo,  Odenato fu assassinato, ad Emesa, assieme al figlio Hairan (o Erode o Erodiano) e al governatore militare di Palmira, Settimio Vorode, da Maconio, cugino o nipote (a seconda delle fonti) di Odenato.
Profilo di Zenobia, da: htt
ps://it.wikipedia.org/wiki/
Zenobia#/media/File:
Zenobia.jpg
Poco dopo la morte del re dei re, la moglie Zenobia prese il potere, in nome del figlio minorenne, Vaballato, col sogno e l'ambizione non solo di mantenersi autonoma da Roma, ma di creare un impero d'Oriente da affiancare all'impero di Roma. Gallieno avrebbe voluto regolare i conti con Zenobia, ma fu impedito a recarsi in Oriente sia dall'invasione dei Goti iniziata nel 267 che dalla grande invasione degli Eruli del 268. La "Vita Gallieni" riporta che l'imperatore inviò contro Palmira un suo generale, Aurelio Eracliano, nominato dux della spedizione volta a riprendere il controllo della frontiera con la Persia dopo la morte di Odenato nel 267, ma costui fu sconfitto dai Palmireni della regina Zenobia e di suo figlio Vaballato. Secondo alcune interpretazioni alternative, questa spedizione non avvenne sotto Gallieno ma sotto il suo successore Claudio il Gotico, o potrebbe non essere avvenuta affatto. Per i primi anni Zenobia si limitò a conservare e rafforzare il regno lasciatole da suo marito (la Cilicia, la Siria, la Mesopotamia e l'Arabia), mantenendo buoni rapporti con Roma. Attuò una politica espansionistica a partire dalla fine del 269, politica che divenne molto aggressiva nel 270, dopo la morte per peste dell'imperatore Claudio il Gotico quando, Zenobia riuscì ad estendere il potere del suo regno conquistando la Bitinia e l'Egitto. Nel 270 divenne imperatore Aureliano che inizialmente riconobbe a Vaballato i titoli di vir clarissimus rex e imperator dux Romanorum, tanto che nel regno di Palmira si batterono monete con da un lato l'effigie di Vaballato, imperator dux Romanorum e dall'altro dell'imperatore, Aureliano. Ma nel 271, risolti i problemi che aveva in Italia, Aureliano decise di tamponare tutte le falle del sistema difensivo romano, restaurando l'integrità dello stato sui vecchi confini, cominciando dal regno di Palmira. Le province, Bitinia ed Egitto, conquistate pochi mesi prima da Zenobia, furono riconquistate, quasi senza colpo ferire, e l'avanzata di Aureliano continuò senza incontrare resistenza. Le truppe di Palmira al comando del generale Zabdas, composte dai resti di almeno due legioni romane, gli arcieri palmireni e la cavalleria pesante (i clibanarii, simili al catafratto persiano), radunate ad Antiochia, si mossero contro l'imperatore e intercettato sulle rive dell'Oronte, dove avvenne la Battaglia di Immae in cui Aureliano, che in passato era stato comandante di cavalleria, al primo attacco dei climbanarii ordinò alla sua cavalleria leggera di arretrare e farsi inseguire fino a quando i cavalli del nemico, appesantiti sia dalla propria corazza che da quella del cavaliere, si sfinirono. Allora la cavalleria leggera di Aureliano si arrestò costringendo alla fuga i clibanarii, mentre la sua fanteria, attraversato l'Oronte, attaccò sul fianco le truppe di Zabdas che subirono così una completa sconfitta. Zabdas si ritirò ad Antiochia, dove  mentendo, si vantava di aver fatto prigioniero Aureliano. Quindi Zenobia e Zabdas, dopo aver lasciato una piccola guarnigione nel presidio fortificato di Dafne, si ritirarono di notte da Antiochia per dirigersi a Emesa per radunare un secondo esercito che fermasse Aureliano. Aureliano, ben accolto dagli abitanti di Antiochia, attaccò e conquistò Dafne, per poi proseguire celermente verso Emesa, dove nella piana antistante la città avvenne lo scontro decisivo, (la Battaglia di Emesa) nella quale, con una tattica simile a quella della battaglia di Immae, Aureliano, ricevuti i rinforzi di truppe mesopotamiche, siriane, fenicie e palestinesi, riportò una grande vittoria contro un esercito valutato intorno alle 70.000 unità. Zenobia, aiutata nella fuga dai nomadi del deserto che avevano attaccarto Aureliano, si ritirò a Palmira, preparandosi a sostenere un assedio, sperando nell'arrivo degli aiuti persiani. Aureliano, che era stato ferito, ebbe un momento di esitazione e propose a Zenobia un resa molto moderata, che la regina poco saggiamente rifiutò e respinse con linguaggio poco diplomatico, costringendo l'imperatore a impegnarsi con risolutezza, Le tribù del deserto vennero sottomesse con le armi o comprate (alcune tribù ebbero il lucroso compito di approvvigionare l'esercito imperiale). A quel punto Zenobia ed il figlio Vaballato, cercando la protezione dei sasanidi, fuggirono a dorso di dromedario, ma furono catturati dalla cavalleria leggera romana mentre tentavano di attraversare l'Eufrate. Il regno di Palmira fu sottomesso nel 272 e l'anno dopo Aureliano riconquistò anche il cosiddetto Impero delle Gallie. L'oasi e la città di Palmira, dopo la resa ad Aureliano, non subirono alcuna violenza, ma l'anno dopo (273), a seguito di una ribellione, Palmira fu saccheggiata, i suoi tesori portati via e le mura abbattute. La città, abbandonata, tornò a essere un piccolo villaggio e divenne una base militare per le legioni romane.

- L'Impero delle Gallie, che comprendeva Gallie, Britannia e Iberia, era retto da usurpatori come Postumo (260-268), Leliano (268), Marco Aurelio Mario (268-269), Vittorino (269-271), Domiziano II (271) e Tetrico (271-274), non solo formò un proprio Senato presso il suo maggiore centro, Augusta Treverorum (Treviri), ma attribuirono i classici titoli di console, Pontefice massimo o tribuno della plebe ai suoi magistrati nel nome di Roma aeterna, ed assunsero anche la normale titolatura imperiale, coniando monete presso la zecca di Lugdunum (Lione), aspirando all'unità con Roma e, cosa ben più importante, non pensando mai di marciare contro gli imperatori cosiddetti "legittimi" (come Gallieno, Claudio il Gotico, Quintillo o Aureliano), che regnavano su Roma (vale a dire coloro che governavano l'Italia, le province africane occidentali fino alla Tripolitania, le province danubiane e dell'area balcaniche). Essi, al contrario, sentivano di dover difendere i confini renani ed il litorale gallico dagli attacchi delle popolazioni germaniche di Franchi, Sassoni ed Alemanni. L’Imperium Galliarum risultò, pertanto, una delle tre aree territoriali che permise di conservare a Roma la sua parte occidentale. La rivolta di Postumo è collegabile alle incursioni dei barbari oltre la frontiera renana. Postumo sconfisse gli incursori e distribuì il bottino tra i propri uomini, ma il prefetto del pretorio Silvano gli ordinò di consegnare quanto aveva recuperato al cesare Salonino. Postumo guidò le proprie truppe, che si erano ribellate e lo avevano acclamato imperatore, su Colonia, dove si trovavano Salonino e Silvano, ponendola sotto assedio; i soldati del cesare passarono dalla parte dell'usurpatore, consegnando Salonino e Silvano ai loro carnefici.
Postumo non tentò di contendere a Gallieno il potere sul resto dell'Impero, ma si accontentò del controllo di Gallia, Spagna e Britannia, rafforzando al contempo le frontiere occidentali (qualcosa di simile faceva contemporaneamente Odenato in Oriente). Nel 265 Gallieno si sentì sufficientemente rafforzato da poter tentare la conquista delle province occidentali, ma dopo alcuni successi iniziali furono seguiti da fallimenti, durante uno dei quali Gallieno stesso fu ferito; decise allora di lasciare a Postumo il controllo dell'Occidente.
Nel 268 Aureolo, comandante di Gallieno incaricato della difesa dell'Italia, si rivoltò contro l'imperatore e fu assediato a Mediolanum: riconobbe Postumo imperatore, forse per sollecitarne il soccorso, ma anche questa volta Postumo non intervenne contro Gallieno, permettendogli di sopprimere la rivolta. Postumo regnò per quasi un decennio; egli promise alle popolazioni delle sue province la protezione dalle invasioni e dai saccheggi dei barbari, che garantì con la propria abilità militare; la sua amministrazione fu saggia, a giudicare dalla qualità della sua monetazione, e fu in grado di respingere i tentativi di riconquista di Gallieno senza imbarcarsi a propria volta in tentativi di espansione. Il suo destino, però, si giocò sul consenso dell'esercito. Nel 268 circa[5] gli si rivoltò contro Leliano, che guidava le legioni XXII Primigenia e VIII Augusta; Postumo riuscì ad assediarlo a Moguntiacum ma, dopo la morte del rivale, proibì ai propri soldati di saccheggiare la città conquistata e questi gli si rivoltarono contro, uccidendolo. A Postumo succedette, col controllo dell'impero Vittorino, nel 268 o nel 271. Poco dopo, nel 269 o nel 271/272, l'imperatore Claudio il Gotico inviò nella Gallia meridionale Giulio Placidiano, che riuscì a riconquistare parte dell'Impero delle Gallie; fu probabilmente in questa occasione che la città di Augustodunum si rivoltò, forse confidando nel sostegno delle truppe di Claudio, ma Vittorino la assediò e, riconquistatala, ne punì la popolazione. Vittorino fu ucciso per ragioni private e sua madre Vittoria convinse le truppe, promettendo loro una forte donazione, a sostenere Tetrico, governatore d'Aquitania; mentre Gallia (ad eccezione della Narborense riconquistata da Placidiano) e Britannia lo riconobbero, le province spagnole e la città di Argentoratum decisero di ritornare all'impero centrale. Tetrico spostò la capitale da Colonia a Treviri e ottenne alcune vittorie sui Germani, attestate dalle monete recanti la legenda VICTORIA GERMANICA. La realtà era però differente: Tetrico non fu in grado di opporsi efficacemente alle incursioni barbariche lungo le coste e il Reno, tanto che una incursione raggiunse persino la Loira, ma anzi dovette arretrare la linea difensiva abbandonando diversi forti frontalieri. L'Impero delle Gallie fu alla fine riconquistato dall'imperatore Aureliano (270-275), che con una serie di campagne militari riuscì nuovamente a ribadire il potere imperiale sia in occidente che in oriente (regno di Palmira). Alla fine del 273 o all'inizio del 274 marciò sulla Gallia e sconfisse Tetrico nella battaglia di Chalons. Nel marzo del 274 la zecca di Lione smise di coniare monete per l'ultimo imperatore delle Gallie e iniziò la coniazione a nome di Aureliano, Restitutor Orbis. L'ultimo colpo di coda fu rappresentato dalla rivolta di Faustino a Treviri, rapidamente soppressa.

- Fu grazie alla divisione interna e provvisoria dello Stato romano in tre parti (ad occidente l'impero delle Gallie, al centro Italia, Illirico e province africane, ad oriente il Regno di Palmira) che l'Impero riuscì a salvarsi da un definitivo tracollo e smembramento. Solo dopo la morte di Gallieno (268), un gruppo di imperatori-soldati di origine illirica (Claudio il Gotico, Aureliano e Marco Aurelio Probo) riuscì infine a riunificare l'Impero in un unico blocco, anche se le guerre civili che si erano susseguite per circa un cinquantennio e le invasioni barbariche avevano costretto i Romani a rinunciare sia alla regione degli Agri decumates (lasciata agli Alemanni nel 260 circa), sia alla provincia della Dacia (256-271), sottoposta alle incursioni dei Carpi, dei Goti Tervingi e dei Sarmati Iazigi.

Nel 261 - Gallieno sconfigge gli Alamanni sotto Milano mentre torme di Franchi raggiungono la Spagna. La marea degli invasori per il momento è contenuta. In questa lotta perpetua l'unità stessa dell'impero si rallentava: ogni provincia si affidava a chi poteva difenderla. 

I Goti nel III secolo.
Nel 267 - Dalla regione balcanico-anatolica, Goti ed Eruli compiono varie incursioni e spedizioni di pirateria lungo le coste prima del mar Nero e poi dell'Asia minore fino a colpire Atene nel 267. I Goti si distingueranno poi in  Visigoti (Wi in gotico = "degni" o "nobili", citati come Goti dell'Ovest, dal tedesco Westgoten, perlopiù Tervingi) stanziati fra Danubio e Mar Nero, a occidente del Dnestr (Nistro in italiano), mentre i Goti che si erano stanziati lungo il bacino del Dnepr saranno detti Ostrogoti (Goti dell'Est, dal tedesco Ostgoten, perlopiù  Greutungi). Gepidi sarà il nome dato ai Goti settentrionali. La divisione fra Ostrogoti e Visigoti ebbe luogo tra il III e IV sec. nel Ponto, quando i Visigoti, allora noti come Tervingi, riconobbero l’autorità dei Balti, mentre gli Ostrogoti, allora noti come Greutungi, riconobbero quella degli Amali.

Carta del 268-270 con le incursioni
dei Goti in Grecia e Asia minore.
Nel 268 - I Goti saccheggiano Atene, Argo, Corinto e Sparta a cui seguiranno delle invasioni nella parte occidentale dell'impero romano da parte di Alemanni, Marcomanni, Iutungi, Iazigi e Vandali Asdingi nel 268-271. I goti Tervingi apparvero la prima volta come popolo nel 268, quando invasero l'Impero Romano. L'invasione interessò le province romane della Pannonia e dell'Illiria, mettendo a rischio l'Italia stessa. In ogni caso i Tervingi vennero sconfitti nella successiva estate, nei pressi dell'attuale confine italo-sloveno e definitivamente battuti a settembre nella battaglia di Naisso. Nei seguenti tre anni vennero spinti di nuovo oltre al Danubio con una serie di campagne militare condotte dagli imperatori Claudio il Gotico ed Aureliano. Riuscirono invece a mantenere il controllo della Dacia, provincia liberata da Aureliano nel 271. Mentre i Goti impegnavano lo stesso imperatore Gallieno in Tracia ed Illirico, una nuova orda di Alemanni riusciva a penetrare nell'Italia settentrionale attraverso il passo del Brennero, approfittando dell'assenza dell'esercito imperiale, impegnato a fronteggiare sia la devastante invasione dei Goti in Mesia, Acaia, Macedonia, Ponto ed Asia, sia l'usurpatore Aureolo, che si era fortificato a Milano. Tornato a Milano, dopo aver affidato il comando della guerra contro i Goti a Marciano, Gallieno si apprestò ad assediare Aureolo, ma Aureolo, che aveva ormai perduto ogni speranza, fece spargere voci nel campo dell'imperatore che inneggiavano contro Gallieno. Alcuni comandanti, stanchi dell'imperatore, ordirono una congiura e dissero al principe che Aureolo aveva tentato una sortita, facendolo così uscire dalla sua tenda. Gallieno fu ucciso a tradimento dal comandante della cavalleria dalmata Ceronio o Cecropio insieme al fratello Publio Licinio Valeriano. Alla congiura pare non fosse estraneo il suo successore Claudio II il Gotico (Marco Aurelio Claudio), anche se alcuni storici (anche coevi) affermarono che Gallieno morì in conseguenza di una brutta ferita riportata durante lo svolgersi dell'assedio. Tra gli organizzatori c'era il suo prefetto del pretorio Aurelio Eracliano. « [Cecropio] avvicinatosi a Gallieno mentre stava pranzando, disse che uno degli esploratori aveva appena annunciato l'arrivo di Aureolo con tutte le sue forze. A queste parole, l'imperatore sgomento, chiese le armi e saltò sul cavallo, dando ordine ai soldati di seguirlo, e senza neppure attendere la sua guardia del corpo, si lanciò. Il comandante della cavalleria dalmata, appena lo vide senza armatura, lo uccise. » (Zosimo, I.40.3.). Aurelio Vittore sostiene che Gallieno, sul letto di morte, designò quale suo successore, Claudio. Alla notizia della sua morte, i suoi familiari furono assassinati. Gallieno morì così a cinquant'anni, dopo quindici di regno e fu divinizzato dal Senato per volere del suo successore Claudio II. I primi contatti diretti tra Romani ed Eruli sono riferibili alle scorrerie operate da un'orda di Germani (Eruli, Goti e Gepidi, i Goti settentrionali) nei Balcani e alla decisiva battaglia vinta dai Romani guidati dall'imperatore Claudio II nel 268 nei pressi di Niš (Naisso) in Serbia.

Claudio il Gotico, di
Sailko, opera propria
CC BY 3.0: QUI.  
- La vittoria di  Claudio II il Gotico (Sirmia, 10 maggio 213 o 214 - Sirmium, l'attuale Sremska Mitrovica in Serbia, luglio 270), il nuovo imperatore di stirpe illirica, contro i Goti nella battaglia di Naisso del 268, da cui meritò il titolo di Gothicus Maximus, segnerà una significativa svolta nell'ambito della crisi dell'anarchia militare. Anche se il suo principato (dal settembre/ottobre del 268) durò solo un anno e nove mesi, cercò di risolvere i gravi problemi dell'impero. Gli ottimi rapporti che ebbe con il Senato di Roma, che trovarono il fondamento principale nella gratitudine della Curia romana per l'eliminazione di Gallieno, si manifestarono anche dopo la sua morte, con l'elezione ad Augusto del fratello Quintillo. La "Historia Augusta" racconta che quando era ancora un giovane soldato: « [Claudio] si mise in mostra in una gara tra i più forti lottatori, durante uno spettacolo che si teneva nell'accampamento in onore di Marte. Egli adiratosi con chi lo aveva afferrato non per la cintura, ma per i genitali, gli fece cadere con un sol pugno tutti i denti. Questo gesto gli fu perdonato, poiché si era vendicato per l'offesa ricevuta al proprio pudore. » (Historia Augusta, Divus Claudius, 13.6-7.). Si racconta che durante questo episodio fosse presente lo stesso imperatore Decio (che regnò dal 249 al 251), il quale lo lodò pubblicamente per il valore ed il pudore, tanto da donargli armillae (bracciali) e torques (collari), ma lo invitò anche a ritirarsi dalle competizioni militari, temendo che potesse compiere altri atti troppo violenti per le regole della lotta. Quindi, dopo la morte di Gallieno (268), fu un gruppo di imperatori-soldati di origine illirica (Claudio il Gotico, Aureliano e Marco Aurelio Probo) che riuscirono a riunificare l'Impero in un unico blocco, anche se cinquant'anni di guerre civili e continue incursioni barbariche avevano costretto i Romani a rinunciare sia agli Agri decumates  (lasciati agli Alemanni nel 260) che alla Dacia (nel 256/271), attaccata da Carpi, Goti Tervingi, Eruli e Sàrmati Iazigi. L'imperatore Costantino rivendicava Claudio il Gotico come proprio antenato.

Aureliano, da: QUI.
Nel 270 - L'imperatore Aureliano (imperatore nel periodo 270-276)  succede a Claudio il Gotico
Carta delle invasioni nell'Impero
Romano nel periodo 268-271da
parte delle confederazioni suebiche
 degli Alemanni, Iutungi e
Marcomanni, dei vandalici
Asdingi e dai sarmatici Iazigi.
La popolazione germanica dei Vandali (Wandili), dopo una prima migrazione dalla Scandinavia nei territori dell'attuale Polonia intorno al 400 a.C., sotto la pressione di altre tribù germaniche si era spostata più a sud, dove aveva sottomesso la popolazione celtica dei Boi, circa nel 170, mentre nel periodo 270 - 330 si era stanziata nell'attuale Slesia, nel sud della Polonia. Nel 270, mentre l'imperatore Aureliano si trovava a Roma, per ricevere dal Senato in modo ufficiale i pieni poteri imperiali, una nuova invasione generò il panico, questa volta nelle province di Pannonia superiore ed inferiore, che evidentemente Aureliano aveva sguarnito per recarsi in Italia a respingere l'invasione degli Iutungi. Si trattava dei Vandali Asdingi, insieme ad alcune bande di Sàrmati Iazigi, ma il pronto intervento dell'imperatore in persona costrinse queste popolazioni germano-sarmatiche a capitolare e a chiedere la pace. Aureliano costrinse i barbari a fornire in ostaggio molti dei loro figli, oltre ad un contingente di cavalleria ausiliaria di duemila uomini, in cambio del ritorno alle loro terre a nord del Danubio e per questi successi ottenne l'appellativo di Sarmaticus maximus.

- La crisi politico-militare del III sec., durata 50 anni e caratterizzata da almeno tre conflitti, quello esterno, innescato dalle invasioni barbariche, quello interno tra l'aristocrazia senatoria ed i comandanti militari e quello nelle file dell'esercito tra generali, imperatori ed usurpatori, dimostrava la maggiore importanza dell'elemento militare che doveva difendere l'Impero rispetto al Senato, che aveva ormai perso non solo autorità, ma anche autorevolezza. Gli imperatori ormai non provenivano più dai ranghi del Senato, ma erano i generali che avevano fatto carriera nell'esercito e che erano proclamati dai soldati, ottenendo il potere dopo aver combattuto contro altri comandanti. Con la riforma dell'esercito operata da Gallieno (260-268) il Senato di Roma finì per essere escluso non solo sostanzialmente, ma anche ufficialmente dal comando militare, in quanto l'imperatore decretò che le legioni potessero essere guidate anche da praefecti di rango equestre (in precedenza il comando delle legioni era monopolio di legati di classe senatoria). L'insicurezza del territorio comportò anche un cambiamento nel carattere delle città: queste si erano ovunque sviluppate nei primi due secoli dell'impero e non avevano particolari esigenze difensive, mentre a partire dal III secolo iniziò il cambiamento graduale e discontinuo che avrebbe portato dalle grandi città aperte dell'antichità, alle più piccole città cinte da mura, comuni nel medioevo. Particolarmente significativa fu la nuova cinta muraria che l'imperatore Aureliano fece costruire intorno alla stessa Roma, che dopo molti secoli era nuovamente minacciata dalle incursioni dei barbari. La costruzione delle mura iniziò probabilmente nel 271 e si concluse dopo soli due anni, anche se la definitiva rifinitura avvenne verso il 280, sotto l’imperatore Probo. Il progetto era improntato sulla massima velocità di realizzazione e semplicità strutturale oltre, ovviamente, ad una garanzia di protezione e sicurezza. Queste caratteristiche fanno pensare che un ruolo non secondario, almeno nella progettazione, sia stato rivestito da esperti militari. E d’altra parte, poiché all’epoca gli unici nemici che potevano rappresentare qualche pericolo non erano in grado di compiere molto più che qualche razzia, un muro con robuste porte ed un camminamento di ronda poteva ritenersi sufficiente. Comunque, nessun nemico assediò le mura prima dell'anno 408. La stessa diminuzione del commercio indirizzava inoltre le città verso un sempre crescente isolamento. I grandi centri videro diminuire la propria popolazione: molti grandi proprietari si erano spostati nei loro possedimenti in campagna, diventati in larga misura autosufficienti e che tendevano a sfuggire al controllo dell'autorità centrale; la crisi aveva attratto verso questi nuovi centri economici anche coloro che precedentemente trovavano la propria sussistenza nell'economia cittadina. La pressione fiscale aveva inoltre quasi del tutto cancellato quel ceto di funzionari cittadini, i decurioni, che ne garantivano l'amministrazione ed il legame con Roma.

Nel 271 circa - Aureliano, imperatore dal 270 al 276 succeduto a Claudio il Gotico, abbandona la provincia delle Tre Dacie mentre saranno riconquistati il regno di Palmira nel 272 e l'impero delle Gallie nel 273, staccatisi dall'Impero durante il Principato di Gallieno. L'impero romano sarà nuovamente riunito e le truppe di frontiera di nuovo al loro posto, anche se sotto Aureliano, gli Alamanni giunsero sino a Fano (PU).

- Nel III secolo la religione pagana si era fortemente trasformata: sulla spinta della insicurezza dei tempi e dell'influsso dei culti di origine orientale, le sue caratteristiche pubbliche e ritualistiche avevano sempre più perso di significato di fronte ad una più intensa e personale spiritualità. Si era andato diffondendo un sincretismo venato di monoteismo e si tendeva a vedere nelle immagini degli dei tradizionali l'espressione di un unico essere divino. Una forma politica a questa aspirazione sincretistica fu data dall'imperatore Aureliano (275), con l'istituzione del culto ufficiale del Sol Invictus ("Sole Invitto"), con elementi del mitraismo e di altri culti solari di origine orientale.

Dal 276 - Marco Aurelio Probo (Sirmio, l'attuale Sremska Mitrovica in Serbia, 9 agosto 232 - Sirmio, 282) è nominato imperatore e si verifica un'altra grave crisi di anarchia militare. Intanto oltre che per l'esercito, l'impero aveva bisogno dei Germani anche per reggere la sua crollante economia: si fanno razzie nella Germania per trarne braccia da lavoro. Inoltre i Germani, sia come prigionieri di guerra (dediticii) o in seguito a patti come foederati, laeti, inquilini, gentiles, comunque riuniti in gruppi omogenei, vennero collocati nelle provincie spopolate, specialmente da Marco Aurelio, da Gallieno, da Claudio Gotico, da Aureliano, da Probo, da Massimianoe da Diocleziano. Essi dovevano coltivare le terre e fornire soldati e ricevevano sovente sussidi in denaro.

- I Vandali tornarono ad invadere i territori imperiali, assieme a Lugi e Burgundi, lungo il tratto dell'alto-medio corso del Danubio. Due anni più tardi, nel 278, l'Imperatore Probo affrontò Burgundi e Vandali, che erano venuti in soccorso delle altre tribù germaniche, e li sconfisse in Rezia nei pressi del fiume Lech (chiamato da Zosimo "Licca"). Al termine degli scontri furono accordate le stesse condizioni concesse ai Lugi (con la restituzione dei prigionieri romani e del bottino razziato nelle province romane), ma quando i barbari vennero meno alle intese, trattenendo una parte dei prigionieri, l'imperatore li affrontò nuovamente. La coalizione germanica fu duramente sconfitta e i Romani catturarono anche il loro capo, Igillo, tanto che Probo per queste vittorie assunse l'appellativo di "Germanicus maximus". E sembra che quello stesso anno Probo sconfisse un altro "ramo", più orientale, delle tribù vandaliche lungo il medio corso del Danubio, alleate con gli Iazigi. Ancora pochi anni più tardi, nel 281, ancora Probo, sulla strada del ritorno dall'Oriente, dopo una nuova campagna oltre il Danubio, trasferì in territorio romano molte persone delle popolazioni di Bastarni, Gepidi, Grutungi e anche Vandali che, poco dopo ruppero nuovamente l'alleanza e, mentre Probo era impegnato a combattere alcuni usurpatori, tornarono a compiere le solite incursioni, depredando i territori imperiali.

Dacia, Mesi, Tracia con Adrianopoli
e Macedonia da: https://deipnosofi
sta.com/i-goti-prima-di-adrianopoli-
le-scorrerie-del-terzo-secolo/
Nel 280 Diocle (244 - 311), il futuro imperatore Diocleziano, ottiene l'incarico di dux Moesiae, ossia comandante dell'esercito stanziato in Mesia, regione corrispondente all'odierna Serbia e vigila dunque le frontiere del basso Danubio. Nato in Dalmazia e di umili origini illiriche, Diocle aveva scalato i ranghi dell'esercito romano fino a divenire comandante di cavalleria sotto l'imperatore Marco Aurelio Caro (282-283). Con le riforme apportate da Gallieno infatti, era mutata sia l'estrazione sociale dei comandanti militari e dei loro diretti subalterni, già monopolio aristocratico, che quella degli ufficiali intermedi, un tempo privilegio dell'ordine equestre: dopo il 260 il comando delle legioni e la carica di tribuno militare fu assegnata a ufficiali di carriera spesso di bassa origine sociale. Era ora possibile, anche per un semplice legionario che si distinguesse per abilità e disciplina, scalare i diversi gradi dell'esercito: centurione, protector, dux fino a ottenere incarichi amministrativi prestigiosi, quale quello di praefectus, comandante militare. Prima del 270, Diocle era entrato nell'esercito romano, secondo una tradizione che vedeva nell'Illirico, gli odierni Balcani, una regione privilegiata di reclutamento dei militari e degli ufficiali di grado inferiore delle legioni romane. A partire dal III secolo, essere un legionario significava, per un appartenente al rango degli humiliores, entrare a far parte della superiore categoria degli honestiores.

Nel 282 - L'imperatore Probo fu rovesciato e ucciso e il prefetto del pretorio, Marco Aurelio Caro è proclamato imperatore. Diocle è nominato domesticos regens, ossia comandante dei protectores domestici, la guardia a cavallo dell'imperatore, e l'anno seguente sarà nominato console suffetto (entrava in carica in sostituzione del console ordinario in caso di morte di questi).

Nel 283 - Diocle prende parte alla spedizione dell'imperatore Caro contro i Sasanidi. I Romani ottennero una facile vittoria sul nemico, in quanto il sovrano sasanide Bahram II era impegnato a sedare una rivolta capeggiata dal fratello Ormisda e da alcuni nobili persiani insorti contro di lui, ma l'imperatore Caro morì improvvisamente (luglio/agosto 283) senza poter consolidare il successo ottenuto a seguito della conquista della capitale persiana Ctesifonte.

Nel 284 - Suo figlio e successore Numeriano, consigliato dal suocero, il prefetto del pretorio Arrio Apro, preferì ricondurre l'esercito romano sulla via del ritorno, 1.200 miglia lungo il fiume Eufrate che percorse con ordine e lentamente: nel marzo 284 si trovavano ad Emesa, in Siria, a novembre ancora in Asia Minore.
Quando l'esercito fece tappa ad Emesa, Numeriano sembra fosse ancora vivo e in buona salute (qui, infatti, promulgò l'unico suo rescritto conservatosi), ma quando lasciò la città, i suoi collaboratori dissero che era affetto da un'infiammazione agli occhi e Numeriano continuò il viaggio in una carrozza chiusa. In prossimità di Nicomedia, Giunti in Bitinia, alcuni soldati sentirono un cattivo odore provenire dalla carrozza; l'aprirono, e vi trovarono il cadavere di Numeriano, che era morto da diversi giorni. I generali e i tribuni romani si riunirono per deliberare sulla successione, e scelsero Diocle come imperatore. Il 20 novembre 284 Diocle fu proclamato imperatore dai suoi colleghi generali su di una collina a 5 km da Nicomedia. Poi, di fronte all'esercito che lo acclamava Augusto, il nuovo imperatore giurò di non aver avuto alcuna parte nella morte di Numeriano, e che Apro aveva ucciso l'imperatore e poi tentato di nasconderne la morte; detto questo, Diocle estrasse allora la spada e uccise Apro. È possibile che Diocle sia stato a capo di una congiura dei generali che si liberarono sia di Numeriano, giovane più votato alla poesia che alle armi, che del suocero Apro. Inoltre, storicamente Diocle non intese presentarsi come vendicatore di Numeriano, tanto che fece cancellare il suo nome da molte epigrafi ufficiali, e dal panegirista Claudio Mamertino Diocleziano fu descritto come liberatore «da una crudelissima dominazione».
Diocleziano.
Poco dopo la morte di Apro, Diocle mutò il proprio nome nel più latinizzante  «Diocleziano». Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, nato Diocle (Salona, 22 dicembre 244 - Spalato, 3 dicembre 311), governò dal 20 novembre 284 al 1º maggio 305 col nome imperiale di Cesare Gaio Aurelio Valerio Diocleziano  Augusto Iovio. Rimaneva da risolvere la divisione del potere con il fratello maggiore di Numeriano, Carino, che dopo la morte del padre si era rapidamente diretto a Roma e aveva assunto il consolato per la terza volta. Carino, fatto divinizzare Numeriano, dichiarò Diocleziano usurpatore e con il suo esercito si mosse verso Oriente; lungo il percorso, nei pressi di Verona, sconfisse in battaglia e poi uccise il governatore Marco Aurelio Sabino Giuliano, che si era proclamato imperatore. La rivolta di Giuliano (e la sua tragica conclusione) fornirono a Diocleziano il pretesto per presentare Carino come un tiranno crudele e oppressivo. Diocleziano assunse a sua volta il consolato, e scelse Cesonio Basso come collega. Basso proveniva dalla famiglia senatoria campana dei Caesonii, ed era stato già console e proconsole d'Africa per tre volte, una distinzione voluta dall'imperatore Probo. Si trattava dunque di un politico dotato di quell'esperienza degli affari di governo di cui Diocleziano, presumibilmente, difettava. Con la scelta di assumere il consolato (con un collega proveniente dai ranghi del Senato) intendeva rimarcare la sua opposizione al regime di Carino rispetto al quale rifiutava qualsiasi forma di subordinazione, dimostrando altresì la volontà di continuare la collaborazione con l'aristocrazia senatoriale e militare, del cui sostegno necessitava per concretizzare il proprio successo sia al presente (mentre marciava su Roma) che in futuro per consolidarsi al potere. Nel corso dell'inverno 284/285 Diocleziano attraversò i Balcani diretto a Occidente, intenzionato ad affrontare Carino.

Nel 285 - L'occasione dello scontro risolutivo non tardò ad arrivare: nella primavera del 285, poco prima della fine di maggio, nei pressi del fiume Margus (la Grande Morava) in Moesia. Gli studiosi moderni ritengono di aver individuato il luogo della battaglia del fiume Margus tra il Mons Aureus (Seona, a occidente di Smederevo) e Viminacium, nei pressi della moderna Belgrado, in Serbia. Malgrado Carino disponesse dell'esercito più consistente (avendo quindi, almeno numericamente, maggiori probabilità di vittoria), dispose le proprie legioni in una posizione più sfavorevole rispetto al dispiegamento adottato da Diocleziano che ne approfittò per prevalere sull'avversario. Secondo gli storici antichi, Carino fu ucciso da uno dei suoi ufficiali, di cui aveva sedotto la moglie. Gli storici moderni, invece, ritengono che sia morto a seguito del tradimento perpetrato dal suo prefetto del pretorio e collega nel consolato, Aristobulo, che l'assassinò all'inizio della battaglia, dopo essere passato dalla parte di Diocleziano, ottenendone in compenso la riconferma nelle cariche al momento ricoperte. Al termine della battaglia, Diocleziano, ricevuto un giuramento di fedeltà tanto dalle legioni vincitrici quanto da quelle appena sconfitte, che lo acclamarono Augusto, partì per l'Italia. Insediatosi al potere, Diocleziano, convinto che l'attuale sistema di governo dell'Impero fosse ormai manifestamente inadeguato ad amministrare un territorio largamente esteso e le cui frontiere erano sottoposte alla minacciosa e crescente pressione di popoli ostili (come gli eventi anche recenti avevano ampiamente dimostrato), si risolse a crearne uno nuovo. Con l'avvento di Diocleziano al potere ebbe fine il periodo noto come crisi del terzo secolo, caratterizzato dal punto di vista politico da una fase di torbidi interni (l'anarchia militare), protrattasi per quasi un cinquantennio, che vide succedersi un elevato numero di imperatori la cui ascesa e permanenza al potere dipese esclusivamente dalla volontà dell'esercito. Per porre fine a questa instabilità divenuta ormai pericolosa per la sopravvivenza dell'Impero, Diocleziano mise in atto una serie di profonde riforme politiche e amministrative, tra cui risalta, sotto quest'ultimo aspetto, la condivisione dell'Impero tra più colleghi.

Nel 286 - L'Impero Romano, per la prima volta, è diviso fra impero d'Oriente e impero d'Occidente. Ottenuto il potere, nel novembre del 285, Diocleziano nominò suo vice (col titolo di Cesare) un valente ufficiale, Marco Aurelio Valerio Massimiano Erculio (Sirmio, 250 circa - Massilia 310), che pochi mesi più tardi elevò al rango di Augusto (suo pari) il 1º aprile 286: formò così una diarchia, nella quale i due imperatori si dividevano su base geografica il governo dell'Impero e la responsabilità della difesa delle frontiere e della lotta contro gli usurpatori.
Massimiano.
Introducendo il nuovo sistema di governo, Diocleziano si attribuì il titolo di Augusto d'Oriente, stabilendo la propria capitale a Nicomedia, e nominò Augusto d'Occidente Massimiano, che scelse come capitale Mediolanum (Milano), più vicina al confine con i territori "caldi" di Roma. Marco Aurelio Valerio Massimiano Erculio, noto più semplicemente come Massimiano, (Sirmio 250 circa - Massilia luglio 310) fu co-imperatore di Diocleziano, le cui arti politiche erano complementari alle capacità militari di Massimiano. Nel corso del III secolo già altri imperatori, in più di un'occasione, avevano preferito a Roma (resa dalla posizione geografica troppo distante dalle turbolenti frontiere renana e danubiana), quelle città (come Milano) che gli consentissero di raggiungere rapidamente le zone di volta in volta minacciate. Con Diocleziano questo dato di fatto fu in qualche modo istituzionalizzato. Roma restò comunque il riferimento ideale dell'Impero, rimanendo la sede di quelle istituzioni (come il Senato) ridottesi a rivestire un ruolo puramente simbolico a seguito di un secolare processo di erosione delle proprie originarie prerogative. Il potere effettivo era oramai circoscritto all'imperatore e alla cerchia dei suoi più stretti collaboratori (consilium e poi consistorium), nei nuovi centri ammnistrativi dell'Impero (Milano, nella pars Occidentis; Nicomedia e poi Costantinopoli, nella pars Orientis).


Indice del blog "Storia":
Per "1992: Il meccanismo politico-economico che ha causato la formazione di questa UE con la conseguente
        perdita della sovranità italiana" clicca QUI
Per "Le guerre coloniali del Regno d'Italia" clicca QUI
Per "Le cause della prima guerra mondiale, che originò fra l'altro Israele e i conflitti nel mondo arabo" clicca QUI
Per "Occitani: storia e cultura" clicca QUI
Per "Celti: storia e cultura" clicca QUI
Per "Liguri: storia e cultura" clicca QUI
Per "Breve storia del Cristianesimo, da setta giudaica minore al primato nella Roma imperiale:
        cattolica, universale e teocratica" clicca QUI
Per "Cristianesimo: da setta giudaica a religione di Stato" clicca QUI
Per "Elenco degli storici antichi dell'Occidente" clicca QUI
Per "Evidenze storiche nel mito della fondazione di Roma" clicca QUI
Per "Ebraismo: origini, storia e cultura" clicca QUI
Per "Variazioni del clima dall'ultima glaciazione" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 5° - Dal 1.914 al 2.014 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 4° - Dal 1.096 al 1.914 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 3° - Dal 90 al 1.096 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 2° - Dal 1.200 p.e.v. (a.C.) al 90 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 1° - Dalla formazione della Terra al 1.200 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI 
Per "Storia dell'Europa n.78: dal 2.010 al 2.014 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.77: dal 2.003 al 2.010 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.76: dal 1.992 al 2.003 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.75: dal 1.978 al 1.992 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.74: dal 1.948 al 1.978 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.73: dal 1.940 al 1.948 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.72: dal 1.922 al 1.940 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.71: dal 1.918 al 1.922 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.70: dal 1.913 al 1.918 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.69: dal 1.897 al 1.913 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.68: dal 1.861 al 1.897 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.67: dal 1.800 al 1.861 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.66: dal 1.776 al 1.800 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.65: dal 1.707 al 1.776 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.64: dal 1.642 al 1.707 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.63: dal 1.543 al 1.642 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.62: dal 1.519 al 1.543 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.61: dal 1.453 al 1.519 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.60: dal 1.416 al 1.453 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.59: dal 1.324 al 1.416 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.58: dal 1.251 al 1.324 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.57: dal 1.228 al 1.251 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.56: dal 1.204 al 1.228 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.55: dal 1.189 al 1.204 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.54: dal 1.145 al 1.189 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.53: dal 1.102 al 1.145 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.52: dal 1.095 al 1.102 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.51: dal 1.075 al 1.095 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.50: dal 1.034 al 1.075 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.49: dal 992 al 1.034 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.48: dall' 879 al 992 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.47: dall' 827 all' 879 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.46: dal 759 all' 827 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.45: dal 680 al 759 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.44: dal 600 al 680 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.43: dal 554 al 600 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.42: dal 538 al 554 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.41: dal 493 al 538 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.40: dal 452 al 493 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.39: dal 415 al 452 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.38: dal 391 al 415 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.37: dal 374 al 391 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.36: dal 326 al 374 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.35: dal 313 al 326 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.34: dal 286 al 313 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.33: dal 257 al 286 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.32: dal 193 al 257 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.31: dal 161 al 193 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.30: dal 90 al 161 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.29: dal 50 al 90 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.28: dal 27 p.e.v. (a.C.) al 50 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.27: dal 49 al 27 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.26: dal 73 al 49 p.e.v. (a.C)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.25: dal 91 al 73 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.24: dal 146 al 91 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.23: dal 301 al 146 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.22: dal 367 al 301 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.21: dal 404 al 367 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.20: dal 450 al 404 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.19: dal 500 al 450 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.18: dal 540 al 500 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.17: dal 650 al 540 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.16: dal 753 al 650 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.15: dall' 850 al 753 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.14: dal 1.150 all' 850 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.13: dal 1.200 al 1.150 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.12: dal 1.320 al 1.200 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.11: dal 1.550 al 1.320 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.10: dal 1.680 al 1.550 p.e.v.(a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.9: dal 1.900 al 1.680 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.8: dal 2.500 al 1.900 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.7: dal 3.500 (inizio della Storia) al 2.500 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.6: dal 6.000 al 3.500 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.5: dal 15.000 al 6.000 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.4: dal 40.000 al 15.000 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.3: da 130.000 anni fa al 40.000 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.2: da 2.500.000 a 130.000 anni fa" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.1: dalla formazione della Terra a 2.500.000 anni fa" clicca QUI

Da altri 7 blog:
Per "Massoneria: storia, usi e costumi" clicca QUI
Per i post "Il pensiero nell'Italia contemporanea" clicca QUI
Per i post "Il pensiero nel mondo contemporaneo" clicca QUI
Per i post "La politica nell'Italia contemporanea" clicca QUI
Per i post "La politica nell'Europa contemporanea" clicca QUI
Per i post "Musica interpreti video testi e storia" clicca QUI
Per "Nell'ambito geopolitico, il processo italiano di svilimento della Costituzione e perdita della sovranità nazionale
        a favore dell'Ue a guida franco-tedesca" clicca QUI
Per "L'Unione Europea: le origini, i moventi, la storia, le politiche e le crisi" clicca QUI
Per i post "Storia dell'Economia Politica" clicca QUI
Per "Scienze: Informatica" clicca QUI
Per "Stelle e Costellazioni visibili nel nostro Cielo" clicca QUI
Per "La Precessione degli Equinozi" clicca QUI
Per i post "Astrologia evolutiva, progressiva, oroscopo, numerologia" clicca QUI
Per i post "Satir-Oroscopo" clicca QUI
Per "Il Feg-Shui: Scuole della Bussola e del Ba Gua" clicca QUI
Per "I Chakra o Centri energetici fisici: dove sono e come si possono rilevare" clicca QUI
Per i post "Pietre e Cristalli" clicca QUI
Per i post "Aforismi, Foto e Frasi dei Nativi Nord Americani (gl'Indiani d'America)" clicca QUI
Per i post "Nativi Americani: Personaggi di spicco" clicca QUI
Per "Elenco tribù, personaggi, eventi e culture dei Nativi Nord-Americani, gl'Indiani d'America" clicca QUI
Per "Culture e aree culturali dei Nativi Nord-Americani, gl'Indiani d'America" clicca QUI
Per "Oroscopo degli Alberi celtico" clicca QUI
Per "Croce Celtica" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Celti" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Ebraico-Cristiani" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Romani" clicca QUI
Per i post "Politica nell'antica Roma" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Greci" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Ebrei" clicca QUI
Per "Antichi Liguri: a Tartesso prima di Fenici e Greci" clicca QUI
Per "L'oliva taggiasca, prodotto d'eccellenza" clicca QUI
Per "L'olio d'oliva taggiasca: parametri e unità di misura" clicca QUI
Per "Pista ciclo-pedonale nella Riviera dei Fiori" clicca QUI
Per "Sulle datazioni del manoscritto anonimo settecentesco e le fonti storiche sui Liguri" clicca QUI
Per "Sanremo: favolose origini e tesori nascosti" clicca QUI
Per "Il passaggio di Ercole (Heràcle) dal ponente ligure" clicca QUI
Per "La vita nel Mar Ligure e nelle acque della Riviera dei Fiori" clicca QUI

Nessun commento:

Posta un commento