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martedì 22 gennaio 2019

Storia dell'Europa n.8: dal 2.500 al 1.900 p.e.v. (a.C.)

Taurocatapsia o Danza del Toro, affresco nel Grande
Palazzo di Cnosso, a Creta.
Dal 2.500 a.C. - A Creta prospera la Civiltà Minoica.
Avrà grande diffusione
- nelle isole e coste dell'Egeo, 
- in Grecia continentale, 
- nel Peloponneso, 
- nel Mar Mediterraneo orientale. 
La Civiltà Minoica ha preso il suo nome dal mitico re cretese Minosse. 
Si è poi appurato come "minosse" non fosse un nome proprio, ma l'antico nome cretese per re, così come "faraone" nell'antico Egitto.
Nell'isola di Creta abbiamo i resti della prima grande reggia europea, che esprime in pieno l'assolutezza del potere politico in una sola persona, il monarca appunto, dal greco monos, unico.
Cnosso, Rappresentazione delle labris,
ascie bipenne, da cui il nome labirinto.
Creta, interno del palazzo di
Minosse a Cnosso.
Nel palazzo di Minosse a Cnosso, nell'isola di Creta, c'erano 1.300 camere disposte su quattro piani, collegate fra di loro da chilometri di corridoi.
Il nome labirinto, attribuito al palazzo stesso, significa "la casa della scure" e deriva da labris, la scure bipenne. La labris, un'ascia a due tagli, simboleggiava il potere assoluto del monarca ed era utilizzata per i riti sacrificali: era rappresentata un po' ovunque nel palazzo.
Creta, interno del palazzo di
Minosse a Cnosso.
Creta, interno del palazzo di
Minosse a Cnosso.
Le protocittà della Civiltà Minoica sull'isola di Creta furono: Cnosso, Festo e Mallia, caratterizzate da grandiosi palazzi.
Creta arrivava certamente ad esercitare il proprio potere sul continente, e lo si può intuire leggendo fra le righe del mito greco. La leggenda di Teseo che si oppone al tributo di giovani a Creta da parte di Atene e che sfida il Minotauro uccidendolo, indica un antico ruolo di sottomissione a Creta da parte di AtenePer quello che riguarda la raffigurazione delle corna di toro, nel periodo arcaico erano indubbiamente indice di divinità e quindi attributi degli dèi; la corona regale stessa supplisce alle corna.

- Nel III millennio a.C. è fondata Atene, probabilmente un piccolo centro miceneo concentrato solo sull'attuale collina dell'Acropoli. La città riuscì in qualche modo a sfuggire alle invasioni doriche e durante il cosiddetto medioevo ellenico inizierà a svilupparsi.
Teseo che uccide il Minotauro
in un antico vaso ateniese.
Secondo il mito di fondazione, Atene fu fondata nel III millennio a.C. da due dei, Poseidone e Atena, i quali però successivamente iniziarono a litigare su chi di loro avrebbe dovuto dare il proprio nome e la propria protezione alla città. Le due divinità decisero di mettersi al giudizio degli ateniesi: Poseidone donò loro del sale e un toro e promise il suo appoggio in battaglia, Atena invece offrì un magnifico ulivo e promise agli abitanti il dono della saggezza, dell'intelligenza e della pace. Gli ateniesi, dopo una lunga discussione, decisero di affidarsi proprio ad Atena, da cui derivò il nome.
Atene e il porto del Falero da:
La dea della guerra nominò primo re l'egiziano Cecrope, che era mezzo uomo e mezzo serpente. Atene venne governata poi da dieci re (umani), tra cui Teseo e l'ultimo Codro che, avendo saputo dall'oracolo di Delfi che i Dori che stavano assediando Atene avrebbero perso solo se lo avessero ucciso, si intrufolò di nascosto fra di loro travestito ma questi, credendolo una spia, lo uccisero. Pare che ad Atene, in età "mitica", il comando fosse in mano al re, infatti Strabone, citando Filocoro, afferma che Cecropia era una delle dodici città fondate in Attica dal mitico re di Atene Cecrope. La sua ascesa, diversamente dalle altre polis, si concretizzò per "sinecismo", "abitare insieme", spontaneo processo di aggregazione di 12 villaggi fondati, secondo la leggenda, dal mitico re Cecrope e che in seguito Teseo aveva unito nella città di Atene. Cecropia fu proprio il nucleo iniziale di Atene. Si contano quattro re prima dell'eroe Teseo e altri sette fino alla calata dei Dori, poi altri sovrani. Atene si prodigò per la colonizzazione della Ionia non consentendo ad altre località di emergere, sfruttando così il porto del Falero e i contatti con le nuove colonie.

Nel 2.371 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Inanna si innamora di Sharru-Kin (Sargon). Egli fonda una nuova capitale, Agade (Akkad). Nasce l'impero accadico.

Nel 2.316 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, con l'obiettivo di governare tutte e quattro le province, Sargon preleva un po' di suolo sacro da Babilonia. Divampa di nuovo il conflitto Marduk-Inanna, e finisce solo quando Nergal, fratello di Marduk, si reca dal Sud dell'Africa a Babilonia, per convincere Marduk a lasciare la Mesopotamia.

Liguria, tipici terrazzamenti liguri.
Dal 2.300 a.C. - In Liguria cominciano ad essere costruiti i terrazzamenti, che diventeranno il segno distintivo del paesaggio ligure.

- Il 2.300 a.C. è la data che segna l'inizio generalizzato dell'Età del Bronzo in Europa, dopo Creta e dopo la civiltà proto-Ligure di Tartesso. La lega per cui si ottiene il bronzo è una semplice miscela dei due metalli fondamentali, rame e stagno, cui si aggiungono altri metalli, come il piombo, lo zinco, il ferro, ma in quantità insignificanti. Con bronzo (nome che forse deriva dal latino brundisium = di Brindisi) si definiscono tutte le leghe in cui entrano come componenti essenziali il rame, in proporzione sempre superiore al 70%, e lo stagno; leghe conosciute fin dalla più remota antichità e che prima della scoperta del ferro servirono a fabbricare attrezzi, armi, corazze e strumenti più resistenti e leggeri di quelli in pietra o in rame; ai metalli componenti veniva aggiunto, per lo più come impurità, anche arsenico, che contribuiva a rendere la lega ancora più dura.
Località di rilievo per le civiltà dei metalli in Europa: dopo la civiltà del
Rame, civiltà del Bronzo dal II millennio, i cui maggiori centri in Europa
sono Adlerberg, Unetice, Staubing, Halstatt, Tòszeg, Polada, El Algar
e Troia. Clicca sull'immagine per ingrandirla.
Un grande utilizzo del bronzo si ebbe nel periodo Nuragico (1800 a.C.) in Sardegna, dove si colava e forgiava rame già dal 3000 a.C. Le fusioni restituiteci dalla ricerca archeologica consistono in oggetti votivi, navicelle nuragiche e statuette che rappresentano usi e costumi di tale periodo. Il bronzo primitivo era più resistente delle prime armi di ferro, ma nonostante questo l'età del bronzo cedette il passo all'età del ferro, dal momento che le spedizioni di stagno attraverso il mar Mediterraneo cessarono durante le grandi migrazioni di popolazioni che ebbero luogo nel periodo dal 1200 al 1100 a.C., rendendo estremamente difficile trovare la materia prima necessaria e causando un forte aumento dei prezzi di questo materiale. Il bronzo venne perciò usato solo per oggetti di particolare pregio, mentre per molti scopi il più debole ferro dolce era sufficientemente resistente da prenderne il posto. Dall'inizio del XX secolo venne introdotto il silicio come principale legante del rame e oggi la maggior parte del bronzo per usi industriali e artistici è in realtà una lega rame-silicio.

- In Europa centro-orientale si sviluppa la cultura di Unetice (le cui influenze si estenderanno in un ampio territorio) seguita dalla cultura dei tumuli (kurganica) e si diffonde l'usanza della  cremazione dei defunti. Nella pianura padana appare la civiltà delle terramare che alcuni studiosi associano ai protolatini (altri invece collegano i latini ai successivi campi di urne villanoviani).

La Cultura di Unetice, o più propriamente cultura di Únětice (in tedesco Aunjetitz), è una cultura dell'età del bronzo, derivata dalla cultura del vaso campaniforme, seguita dalla cultura dei tumuli.
Reperto della cultura di Unetice.
Il sito eponimo viene localizzato a Únětice, nel nord-ovest della città di Praga. Venne così denominata dai reperti trovati ad Aunjetitz, Boemia e i ritrovamenti di questa cultura sono concentrati fra la Repubblica Ceca, la Germania meridionale e centrale, e la Polonia occidentale. Viene datata dal 2.300-1.600 a.C. Secondo lo schema cronologico di Paul Reinecke, si può distinguere in due fasi: 2300-1950 a.C. per la produzione di pugnali triangolari, asce piatte, guardapolsi in pietra (inglese: stone wrist-guards), punte di freccia, e 1950-1700 a.C. per la produzione di pugnali con impugnature metalliche, asce flangiate, alabarde, spilli con testa sferica perforata e braccialetti massicci. Le date sono principalmente derivate dai reperti del cimitero di Singen, nei pressi del lago di Costanza (date fornite dal radiocarbonio) e dalle sepolture di Leubingen e Helmsdorf (datazione fornita dalla dendrocronologia). Secondo Marija Gimbutas un'alta percentuale delle necropoli contenevano ambra del Mar Baltico. Il Disco di Nebra, datato 1.600 a.C., può attribuirsi a questa cultura.

- Dalla cultura dei tumuli (kurganica) trae origine la cultura dei campi di urne che tra la tarda età del bronzo e la prima età del ferro si diffonde dall'Europa centrale in Italia, Francia, Catalogna, Inghilterra e nei Balcani. La cultura dei campi di urne è spesso associata ai Celti, Italici, Veneti ed Illiri. Più precisamente in Italia si possono riconoscere due gruppi di incineratori ascrivibili ai campi di urne, uno celtico fra la Lombardia e il Piemonte responsabile della nascita della cultura di Canegrate e poi di Golasecca e uno italico, riconducibile alla cultura protovillanoviana, che si estende dal Nord-est alla Sicilia orientale. A partire dal X secolo a.C. circa il "focolaio protovillanoviano" si suddivide in differenti facies regionali tra le quali la civiltà atestina  (venetica) e villanoviana.

- I Frigi e gli Armeni si spostano dai Balcani all'Asia minore. I Dori lasciano le loro sedi originarie (verosimilmente l'Epiro o l'Illiria) e si espandono nel Peloponneso.

In generale, l'Età del Bronzo nell'Italia settentrionale può contraddistinguersi in diverse culture:
- Bronzo antico I, dal 2.300 al 1.900 a.C.: Cultura di Polada e Rodaniana.
Ceramiche con anse (manici) ad ascia
di Fiavè, in Trentino.
- Bronzo antico II, dal 1.900 al 1.650 a.C.: Cultura di Polada e Rodaniana. Reperti da Mercurago: ceramiche con anse (manici) ad ascia. Prime palafitte.
- Bronzo medio I, dal 1.650 al 1.550 a.C.: Prepotente sviluppo delle palafitte nel nord Italia.
Ceramica ad anse (manici) cornute
di Hallstatt, del 700 a.C.
- Bronzo medio II, dal 1.550 al 1.450 a.C.: Cultura di Viverone con ceramiche ad anse ad ascia, ceramiche ad anse cornute nelle zone più a est.
- Bronzo medio III, dal 1.450 al 1.340 a.C.: Palafitte nel nord e terramare in Lombardia meridionale ed Emilia.
- Bronzo recente I/II/III, dal 1.340 al 1.170 a.C.: Evoluzione del mondo palafitticolo. Sviluppo della cultura di Canegrate in nord-Italia, a sud-est del lago Maggiore.
- Bronzo finale, dal 1.170 al 950 a.C.: Degrado e abbandono delle terramare e delle palafitte. Sviluppo della cultura di Golasecca (proto-celtica), situata sul Ticino, presso la sua uscita dal Lago Maggiore.

- La divisione cronologica tra un’età del Rame e un'età del Bronzo trova origine nel tentativo di scandire l'evoluzione culturale umana nella preistoria secondo canoni tecnologici; la capacità di arricchire il rame nativo con piccole percentuali di stagno e arsenico (ottenendo il Bronzo) non deve essere stata sentita allora come una cesura importante e, per la gradualità della applicazione della scoperta e la limitatezza della sua applicazione, deve aver avuto riflessi graduali e limitati sul sistema di vita e sulla organizzazione socio-economica delle popolazioni. In ogni caso, effettivamente, il II millennio a.C. pare distinguersi per diversi aspetti da quello precedente, soprattutto nei secoli centrali, che segnano la comparsa in gran parte di Europa di una serie di innovazioni di grande portata quali la ruotail cavallo (e non limitatamente alla alimentazione ma con certezza per il traino di carri da lavoro e da guerra), un armamento diversificato e ottimizzato studiato in rapporto alle diverse tecniche da guerra e, non ultimo, il diffondersi del misterioso fenomeno della edificazione di villaggi in acqua che prendono il nome di "palafitte".

Carta con in rosso i siti in cui sono state ritrovate
testimonianze di palafitte. Clicca  per ingrandire.
- Le palafitte sono una tipologia costruttiva ampiamente conosciuta anche dal pubblico dei non addetti ai lavori, a partire dal 1854, quando il livello dei laghi svizzeri si abbassò oltremisura permettendo agli studiosi di riconoscere una selva di pali infissi sui fondali chiaramente pertinenti ad antichi villaggi sommersi. La scoperta ha dato il via ad una lunga serie di ricerche culminata nella scoperta di ampi villaggi costruiti in legno su specchio d'acqua anche e soprattutto in nord Italia tra cui, per la grandezza ed importanza, vale la pena ricordare le palafitte del lago di Garda e quelle di Ledro e Fiavè in Trentino.
Carta con l'ubicazione di Fiavè e del
lago di Ledro in Trentino. Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
Fiavè sono presenti strutture e testimonianze di vita con insediamenti su palafitte del periodo dal 2.300 al 1.200 avanti Cristo: l’imponente sito costituisce uno dei rinvenimenti preistorici più interessanti d’Europa, presentando un numero altissimo di resti di pali di pino, larice e abete e celando molte testimonianze dell’era preistorica. Il sito archeologico del Lago di Ledro è un vero e proprio punto di riferimento per gli studiosi dell’eta’ del Bronzo e per gli appassionati di archeologia, e l’adiacente museo conserva manufatti risalenti ad oltre quattromila anni fa, raccolti nell’insediamento palafitticolo del suggestivo Lago di Ledro. La conoscenza dei dati archeologici ci permette oggi di sfatare alcuni luoghi comuni sulle palafitte. Partiamo dunque dal dato archeologico: gli archeologi subacquei hanno ormai tracciato sulla carta con una serie successiva di immersioni la planimetria di queste selve di pali che dovevano un tempo sorreggere un impiantito di tavole ed assi ed elevarsi talora per alcuni metri, a costituire la struttura portante di edifici interamente costruiti in legno. Purtroppo nulla, aldilà delle fondazioni, si è conservato perché la materia lignea, a contatto con l'aria e gli agenti atmosferici, si è irrimediabilmente disintegrata dopo l'abbandono del villaggio; i pali sommersi invece, si sono conservati grazie all'ambiente acquatico anaerobico che impedisce l'attivazione di reazioni chimiche di ossidazione e decomposizione. E' possibile tentare una ricostruzione immaginaria degli edifici osservando la dislocazione geometrica dei pali che rispetta in genere l'andamento delle banchine di passaggio e il perimetro degli edifici. L'operazione è tuttavia complicata dal fatto che i villaggi palafitticoli sono rimasti in vita sino a cinque secoli consecutivi e hanno certamente necessitato di opere di manutenzione, poiché quando un palo era instabile si preferiva piantarne uno nuovo a poca distanza, il fondale appare generalmente sovrabbondante di pali che corrispondono a fasi costruttive diverse. Perché i costruttori dell'età del Bronzo si sono impegnati in un lavoro di carpenteria così intenso? Da cosa nasce l'esigenza di realizzare un villaggio acquatico quando sono disponibili ampi terreni edificabili sulla terraferma? Si ipotizza da tempo che i gruppi dell'età del Bronzo abbiano utilizzato l'acqua come difesa naturale contro eventuali aggressori. Questo è possibile, ma quali caratteri di difendibilità può avere un villaggio in legno davanti al fuoco appiccato e fatto propagare degli assalitori? Gli illustratori degli ultimi due secoli forniscono delle immagini idealizzate del villaggio palafitticolo: le stampe mostrano placidi villaggi composti di grandi capanne coperte con strame, sospese sull'acqua e unite da passerelle lignee a cui sono attraccate le barche che serviranno agli uomini per la pesca. Curiosamente non si vedono palizzate ed opere di fortificazione.
Ricostruzione di palafitte
sul lago di Ledro, in Trentino.
Ma quanto la fantasia si distacca dalla realtà? I dati raccolti nell'ultimo secolo dimostrano che le case dell'età del Bronzo non erano molto differenti da quelle del Neolitico finale. La struttura portante è ancora in grandi tronchi di legno uniti ed incastrati con abili opere di carpenteria, le pareti sono realizzate con incannicciato legato con argilla seccata al sole; le falde del tetto sono ampie e verticalizzate, ricoperte presumibilmente di paglia legata a fasci. L'interno, di ca. 3/4 x 6/7 metri ospita probabilmente un gruppo familiare di 6/7 persone ed è diviso da tramezzi deperibili in aree di cottura, filatura, tessitura.
L'edificio è certamente sufficientemente alto da permettere la realizzazione di un secondo piano, forse utilizzato come magazzino per le derrate alimentari o forse come giaciglio. Tipologie simili a queste sono note oltre 2.000 anni prima in svariati siti come Charavines (F) a Travo (I) e dunque non costituiscono una novità. Costituisce invece una novità, l'uso di costruire il villaggio sull'acqua con una moltiplicazione dei problemi connessi al taglio selettivo delle specie ad alto fusto da utilizzare per le fondazione, al loro trasporto, decorticamento e taglio geometrico fino a permettere l'incastro e il fissaggio delle tavole l'una con l'altra. Le comunità dell'età del Bronzo non sono molto grandi: un villaggio di buone dimensioni può ospitare qualche centinaio di persone e, in assenza di strumenti da costruzioni evoluti, una ingente quantità di forza lavoro deve essere stata sottratta all’agricoltura e all’allevamento per realizzare queste costruzioni. Alla radice di questa scelta vi deve dunque essere stata una ragione seria che non conosciamo ma che possiamo tentare di ricostruire attraverso qualche indizio. Innanzitutto il fenomeno palafitticolo è diffuso nell'età del Bronzo in vaste aeree d'Europa (Italia del Nord, Italia centrale, Svizzera, Francia...) e costituisce pertanto un fenomeno transculturale. E' tuttavia evidente che non si tratta di un fenomeno esclusivo dell'età del Bronzo perché sporadiche palafitte sono già costruite dall'uomo nei due millenni precedenti (ad es. in un settore del lago di Fiavè, a nord del Lago di Garda in Trentino, sin dal Neolitico). Alcune palafitte sono costruite con cassoni quadrati orizzontali su cui vengono appoggiati i pavimenti, altre sfruttano una palificazione verticale che costituisce l'ossatura dell'edificio e dei pontili; dunque la tecnologia non è univoca. È però singolare che edifici in legno simili a quelli palafitticoli siano stati scoperti anche in terraferma, ad es. in Svizzera a Padnal vicino a Savognin, nel canton Grigioni e a Zurigo-Mozartstrasse (con testimonianze del 1.600 a.C.). Infine è ormai chiaro che l'immagine del villaggio sospeso sull'acqua non è una regola. Recenti sondaggi e ricerche dimostrano ormai con chiarezza come alcuni impianti furono edificati sulle rive del lago e che quindi il villaggio non era affatto sospeso sull'acqua. Alcuni studiosi hanno quindi cercato di spiegare il diffondersi di questo criterio costruttivo rifacendosi a fattori esterni quali la variabilità climatica. Se lo scopo dell'impiantito ligneo è quello di proteggere le case dall'acqua alta, il diffondersi delle palafitte nell'età del Bronzo potrebbe manifestarsi in corrispondenza di un peggioramento climatico generale. Purtroppo la nostra conoscenza del clima nell'età del Bronzo è limitato e deriva dalla osservazione degli strati di ghiaccio sulle Alpi. La preistoria è divisa in 5 grandi periodi che corrispondono a consistenti variazioni del clima che possiamo così riassumere: Preboreale, 11.000-5.000 anni fa; Boreale, 9.000 -7.500 anni fa; Atlantico, 7.500 -5.500 anni fa; Subboreale, 5.500-2.800 anni fa e Subatlantico, 2.800 anni fa.
All'interno del Subboreale un deterioramento che può avere comportato un'avanzata dei ghiacciai si è verificato attorno al 1.500 a.C. in Svizzera e attorno al 1.280 a.C. in nord Italia. Questa fasi coincidono straordinariamente con quelle della scomparsa dei ritrovamenti archeologici di palafitte nelle rispettive regioni. Forse quando il clima Subboreale è stato più o meno rigido le coste lacustri sono state più intensamente abitate attuando uno stratagemma per mettere al riparo gli edifici dalle repentine e stagionali trasgressioni del livello dei laghi. D'altronde, gli scavi di Padnal vicino a Savognin, nel canton Grigioni e di Zurigo-Mozartstrasse, dimostrano che case lignee di grandi dimensioni furono costruite anche lontano dall'acqua. La palafitta pare dunque il punto di arrivo di una secolare tradizione architettonica lignea sviluppatasi in Europa continentale sin dal Neolitico grazie all'alto grado di forestazione e la disponibilità di materia prima. Se la palafitta è il prototipo della casa celtica o del casone medievale europeo è possibile che essa non sia esclusivamente lacustre e che anzi il problema stesso della "palafitta" sia sovrastimato se è vero che i resti di villaggi in legno in terraferma sono ben difficilmente riconoscibili per la dissoluzione esercitata sui materiali deperibili dai processi di decomposizione. 

Nel 2.291 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Naram-Sin sale al trono di Akkad. Spinto dalla bellicosa Inanna, penetra nella penisola del Sinai e invade l'Egitto.

Nel 2.255 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Inanna usurpa il potere in Mesopotamia; Naram-Sin contamina Nippur. I Grandi Anunnaki fanno sparire Agade. Inanna fugge. Sumer e Akkad vengono occupate da truppe fedeli a Enlil e Ninurta.

Nel 2.220 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, la civiltà sumerica si eleva a nuove vette sotto i sovrani illuminati di Lagash. Thoth aiuta il suo re Gudea a costruire un tempio-ziggurat per Ninurta.

Ricostruzione di palafitte costruite
su una bonifica di tronchi d'albero.
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- La cultura di Polada (2.200-1.600 a.C. circa) è il nome con cui ci si riferisce ad una cultura dell'età del bronzo antica, diffusa in tutta l'Italia settentrionale. Vi sono alcuni punti in comune con la precedente cultura del vaso campaniforme tra cui l'uso dell'arco e una certa maestria nella metallurgia . In un sito di questa cultura presso Solferino è stato rinvenuto il più antico esempio di cavallo addomesticato in Italia. Il nome deriva dalla località di Polada, nel territorio del comune di Lonato del Garda, dove negli anni tra il 1870 e il 1875 si ebbero i primi ritrovamenti attribuiti a questa cultura in seguito a lavori di bonifica in una torbiera.
Reperti in stile "Ligure" della
cultura di Polada (2.200 a.C.)
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Altre stazioni importanti si ritrovano nell'area tra Mantova e il Lago di Garda e il lago di Pusiano. Gli insediamenti in zona di laghetti e paludi intermorenici sono a palafitte appoggiate su "bonifiche" di tronchi orizzontali, disposti in piattaforma stratificata o cassonata. Se la ceramica è di impasto ancora grossolano, le altre attività umane crescono e si sviluppano: industria litica, in osso e corno, legno, metalli. Gli strumenti e le armi in bronzo  mostrano somiglianze con quelli della cultura di Unetice e di altri gruppi a nord delle Alpi.

Nel 2.193 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Terah, padre di Abramo, nasce a Nippur in una famiglia di alto rango sacerdotale-politico.

Nel 2.180 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, l'Egitto viene diviso: i seguaci di Ra/Marduk mantengono il Sud; i faraoni suoi awersari ottengono il trono del basso Egitto.

Nel 2.130 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, poiché Enlil e Ninurta sono sempre più spesso lontani, declina anche in Mesopotamia l'autorità centrale. Il tentativo di Inanna di riottenere la sovranità per Erech non dura a lungo.

Nel 2.123 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Abramo nasce a Nippur.

Nel 2.113 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Enlil affida le terre di Shem a Nannar; Ur viene dichiarata capitale del nuovo impero. Ur-Nammu sale al trono e viene chiamato Protettore di Nippur. Un sacerdote di Nippur - Terah, padre di Abramo - viene a Ur per stringere un legame con la corte reale.

Dal 2.100 a.C. - Popolazioni chiamate poi Fenici si insediano nelle coste orientali del Mediterraneo, nei pressi dell'attuale Libano. Dei Fenici si ha notizia fin dal XXI secolo a.C. La civiltà fenicia viene ricollegata ai Cananei dell'antica Palestina, che abitarono nel sud della stessa regione, essendo nei fatti i fenici indistinguibili per lingua (se non per variazioni dialettali) e cultura dal resto dei popoli cananei. Essi furono soprattutto un popolo di pescatori e navigatori: conoscevano e sapevano tracciare le rotte ed erano in grado di navigare di notte, prendendo come riferimento la Stella Polare. Praticavano la navigazione sottocosta, per poter attraccare in caso di difficoltà, fare rifornimento.
Cartina della Fenicia intorno al 1.000
a.C. con Biblo, Sidone e Tiro. Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
Il termine "fenici" viene fatto risalire alla parola greca φοίνικες (Phoinikes) (attestata già in Omero come nome di questo popolo), che probabilmente era un termine per designarli e non la parola con cui essi designavano se stessi; d'altra parte non risulta che i Fenici si siano mai dati una denominazione "complessiva", oltre alle denominazioni delle singole città. L'origine di Phoinikes sarebbe da collegarsi al termine φοῖνιξ (phoinix, da murex, che era la conchiglia da cui i Fenici ottenevano il rosso porpora per tingere i tessuti), ossia "rosso porpora".
Antica imbarcazione fenicia, con
chimera dipinta sulla vela.
Phoinikes indicava il popolo e Phoinike la regione. Le fonti antiche rimarcano più volte come la lavorazione dei gusci dei murici (dai quali si otteneva il pigmento rosso-porpora) fosse una fiorente industria dei Fenici. Purtroppo l'archeologia non restituisce dati relativi a confermare quello che si può leggere nelle fonti perché gli stessi residui di lavorazione (costituiti dai gusci dei murici) venivano successivamente impiegati per la produzione di calce. È peraltro possibile che il nome comune ("porpora") derivi dal nome proprio. Analogo discorso per la parola "cananei", che veniva usata a Ebla (III millennio a.C.) e nell'Antico Testamento, forse connessa con l'accadico kinakhkhu, sempre per indicare la stessa tonalità di colore. I Fenici hanno abitato le coste orientali del mediterraneo dal 2.100 al 539 a.C. e la parte più a sud del loro territorio corrispondeva alla terra di Canaan, abitata anticamente dai Cananei, spesso nominati nella Bibbia.

- Le culture kurganiche indoeuropee, che allevavano cavalli fin dal 4.000 a.C., sia per mangiarli che come animali da soma, verso il 2.100-2.000 a.C. imparano ad usarli per trainare agili carri da caccia, corsa e guerra e a cavalcarli in maniera incontrollata (con nasiere e senza sella o sottopancia) e finalmente, dopo circa un millennio di tentativi e di selezioni del cavallo, sarà possibile montarlo in maniera utile per poterlo impiegare in battaglia, controllandolo quindi con una mano o con le gambe e contemporaneamente poter brandire un'arma. I kurganici non avrebbero quindi avuto una superiorità militare sui popoli privi di cavalleria fino alla scoperta del carro leggero e a quelle del morso e dell'arte equestre. Nessun popolo fu "veramente" nomade e i Kurgan, in particolare, vanno interpretati come l'espressione di una civiltà dedita ad una pastorizia transumante con al centro insediamenti fluviali. La scoperta della cavalcabilità del cavallo (tra il 1100 e il 1000 a.C.) sarà una rivoluzione che metterà in moto le steppe occidentali mentre forse ad est degli Altaj, con l'addomesticazione della renna, si era verificato un fenomeno analogo.

- Popolazioni indoeuropee delle steppe colonizzano l'Asia centrale dove nasce la cultura di Poltavka. La cultura di Poltavka venne seguita dalla cultura di Sintashta (2100-1800 a.C.) - che mostra forti legami anche con la cultura di Abaševo - e dalla cultura di Andronovo (2000-1200 a.C.), quest'ultima è vista come la cultura che diede origini ai popoli indoiranici e al carro da guerra. L'assoluta irreperibilità di reperti ascrivibili alla cultura di Andronovo in India ha fatto ipotizzare ad alcuni studiosi che gli Indoiranici durante la loro graduale discesa verso sud abbiano via via abbandonato le loro tradizioni nomadiche della steppa adottando lo stile di vita stanziale e urbanizzato del cosiddetto BMAC, complesso archeologico bactriano-margiano. Si conclude che le popolazioni indoiraniche di cultura di Andronovo, originariamente stanziate nel territorio dell'odierno Kazakistan, si spostarono verso sud nel territorio dell'odierno Turkmenistan/Tagikistan dove adottarono la cultura urbanizzata di BMAC, dopodiché a causa di avvenimenti sconosciuti (il prof. Viktor Sarianidi parla di catastrofi naturali a seguito di cambiamenti climatici) si spostarono ancora una volta stabilendosi definitivamente prima in India, dove introdussero alcuni aspetti culturali del BMAC, e successivamente in Iran.

Nel 2.096 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Ur-Nammu muore in battaglia. Il popolo considera la sua morte un tradimento di Anu ed Enlil. Terah, padre di Abramo, parte con la sua famiglia per Harran.

Nel 2.095 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Shulgi sale al trono di Ur e rafforza i legami imperiali. Mentre prospera l'impero, Shulgi cede al fascino di Inanna e diviene il suo amante. Concede Larsa agli Elamiti in cambio dei loro servigi come "legione straniera".

Nel 2.080 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, principi tebani fedeli a Ra/Marduk, durante il regno di Mentuhotep, si spingono a nord. Nabu, figlio di Marduk, fa proseliti per suo padre nell'Asia occidentale.

Nel 2.055 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, su ordine di Nannar, Shulgi manda truppe elamite a sedare la rivolta delle città cananee. Gli Elamiti arrivano alla porta della penisola del Sinai e del suo porto spaziale.

Nel 2.048 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Shulgi muore. Marduk si sposta nella terra degli Ittiti. Abramo viene mandato a Canaan con un corpo scelto di cavalieri.

Nel 2.047 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Amar-Sin (il biblico Amraphel) diventa re di Ur. Abramo va in Egitto, ci resta cinque anni, poi ritorna con altre truppe.

Nel 2.041 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Amar-Sin, spinto da Inanna, forma una coalizione di re dell'Oriente e lancia una spedizione militare a Canaan e nel Sinai, con a capo l'elamita Khedorla'omer. Abramo blocca la loro avanzata alle porte del porto spaziale.

Nel 2.038 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin,Mentre l'impero va disintegrandosi, Shu-Sin subentra ad Amar-Sin sul trono di Ur.

Nel 2.029 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, Ibbi-Sin subentra a Shu-Sin. Le province occidentali sono sempre più inclini a riconoscere Marduk come loro divinità.

Nel 2.024 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, alla testa dei suoi seguaci, Marduk marcia su Sumer e si incorona da sé sovrano di Babilonia. I combattimenti si estendono alla Mesopotamia centrale. Il tabernacolo di Nippur viene attaccato in maniera sacrilega. Enlil chiede che Marduk e Nabu vengano puniti; Enki si oppone, ma suo figlio Nergal sta dalla parte di Enlil. Mentre Nabu schiera i suoi seguaci cananei per impadronirsi del porto spaziale, i Grandi Anunnaki approvano l'impiego delle armi nucleari. Nergal e Ninurta distruggono il porto spaziale e le ribelli città cananee.

Nel 2.023 a.C. - Secondo Zecharia Sitchin, i venti portano su Sumer la nube radioattiva. La gente muore di una morte terribile, gli animali periscono, l'acqua è avvelenata, la terra si inaridisce. La grande civiltà di Sumer si esaurisce. La sua eredità passa alla progenie di Abramo, poiché egli genera - all'età di cento anni - un erede legittimo: Isacco.

Carta delle regioni e isole della Grecia, con Creta a sud,
in viola, e le isole Cicladi al centro, in rosa.
Clicca sull'immagine per ingrandirla.
Dal 2.000 a.C. - I Pelasgi, popolazioni migrate dall'Asia minore nel IV millennio a. C., furono probabilmente fra le prime a raggiungere l'Europa mediterranea da est, e svilupparono in Europa la loro cultura. Lo storico Eforo riferisce di un brano di Esiodo che attesta la tradizione di un popolo dei Pelasgi in Arcadia e sviluppa la teoria che fosse un popolo di guerrieri diffusosi da una "patria" che aveva annesso e colonizzato tutte le regioni della Grecia, e a loro fanno menzione gli autori antichi, da Dodona a Creta alla Triade fino in Italia, dove i loro insediamenti sono ben riconoscibili ancora nel tempo degli Elleni e sono in stretta relazione con i "Tirreni" (da cui derivarono gli Etruschi). La caratteristica struttura della muratura della cittadella di Atene ha fatto sì che tutte le costruzioni in blocchi non squadrati e senza l'uso di malta abbiano avuto il nome, di "muratura pelasgica" esattamente come talvolta sono dette "mura ciclopiche", cioè costruite dai Pelasgi. Probabilmente, la realtà storica dell'invasione ellenica della Grecia fu raccontata attraverso il mito della titanomachia: i fratelli Ade, Poseidone e Zeus impersonificano ioni, eoli e achei che soggiogano Crono e i suoi fratelli giganti Titani, ossia i Pelasgi adoratori delle divinità titaniche.

Antica imbarcazione egizia con vela.
Antica nave cretese con vela,
per la navigazione d'altomare.
- In questi anni, nel Mar  Mediterraneo orientale entra in uso la vela nella navigazione e non solo da parte dei minoici.

- A Creta prosegue l'edificazione di grandi palazzi minoici. Con la costruzione di natanti adatti a lunghi percorsi in altomare, i Cretesi attuano la loro Talassocrazìa, il dominio del mare, scambiando merci con le città più forti e razziando le città più deboli con veri e propri atti di pirateria.
Creta e la sua influenza nel mar Egeo.
In seguito, intorno a 1700 a.C. avverrà la prima distruzione dei palazzi di Cnosso e Festo, non si sa se a causa di un terremoto o di un'invasione.
Pianta del monumento
megalitico di Stonehenge.
I Cretesi reagiranno facendo fiorire rapporti commerciali con il Mediterraneo orientale e fondando numerose colonie nel mar Egeo.
Poi fra il 1650 e 1600 a.C., si verifica l'eruzione che ne determinerà il declinio.
Intorno al 1628 a.C. vi fu la seconda grande distruzione, dovuta all'eruzione vulcanica dell'isola di Thera (l'odierna Santorini) e l'indebolimento dello stato cretese conseguente a questo cataclisma, favorirà la conquista degli Elladici-Micenei dal XV secolo a.C..
Forse Platone ha derivato il mito della distruzione di  Atlantide  dall'eruzione di Thera, che faceva parte dell'impero di Creta. Vedremo poi perché nel 1.628 a.C..

Le Cicladi con i nomi in greco.
Ricostruzione di come doveva essere
il "cromlech" di Stonhenge.
- A Stonehenge, nel Wessex,
in Inghilterra, viene edificato un 
grande monumento megalitico.

- La Civiltà Cicladica raggiunge il massimo splendore intorno al 2.000 a.C., quando viene edificato il santuario di Delo (nell'isola di Delos, vedi cartina qui sotto), dedicato ad Artemide.
La Civiltà Cicladica subirà poi l'influenza di Creta, che le imporrà con il tempo, il suo definitivo dominio.

Carta della Grecia nel 2000 a.C. con le isole Cicladi, Rodi e Creta
con le sue proto-città. Micene è indicata ma non esisteva ancora.

- Nell'ambito di periodiche migrazioni di popoli nella penisola greca, dopo i Pelasgi, verso il 2.000 a.C. giunse in Grecia la popolazione guerriera degli Ioni, o Yoni.
Carta delle invasioni di Ioni e Achei nell'antica Grecia dal
2000 a.C., dei Dori dal 1200 a.C., con i monti Olimpo, Parnaso,
Elicona, Taigeto - Clicca sull'immagine per ingrandirla.
La Y degli
Ioni.
Erano chiamati Yoni poichè portavano un bastone biforcuto a forma della lettera Y per simbolizzare i genitali femminili (pare fossero infatti portatori di una cultura matriarcale). Gli Ioni (in greco antico Ἴωνες, Íōnes) sono la prima delle tre popolazioni elleniche che invasero l'antica Grecia nel II millennio a.C. Secondo la leggenda, il mitico capostipite degli Ioni fu Ione, secondo altre versioni erano figli di Io. Secondo alcuni studiosi, gli Ioni migrarono per dissidi con altre culture dall'oriente poichè erano matriarcali, e la loro lettera Y era scritta come nell'immagine qui sopra, a indicare il pube femminile, e tale era la forma del bastone portato da sacerdoti e sacerdotesse, che si vestivano di rosso porpora (il colore che determinò il nome Fenici) come riferimento al mestruo, contrariamente al colore bianco portato dai sacerdoti delle culture patriarcali, evocanti il seme maschile. Probabilmente, la realtà storica dell'invasione ellenica della Grecia fu raccontata attraverso il mito della titanomachia: i fratelli Ade, Poseidone e Zeus impersonificano ioni, eoli e achei che soggiogano Crono e i suoi fratelli Titani, ossia i Pelasgi adoratori delle divinità titaniche.
Carta delle regioni della penisola
Anatolica con in giallo la Ionia.
Clicca sull'immagine per ingrandirla.
Il termine Ioni, forse originario dell'Asia minore, designa gli abitanti dell'Attica, in cui fu fondata Atene, e dell'Eubea, oltre che della Ionia vera e propria, la parte occidentale dell'Asia Minore colonizzata in tempi più recenti.
Verso la fine del II millennio a.C. gli Ioni, pressati dalle migrazioni di altre popolazioni, migrarono dal continente verso le coste dell'Asia minore, dove più tardi diedero vita ad una confederazione religiosa di dodici città, incentrata sul santuario di Posèidon a Panionion, presso Mycale. Dal VII secolo a.C. le città ioniche caddero sotto il dominio della Lidia e, dopo la sconfitta di Creso, sotto quello persiano. Nel 480 a.C., in seguito alle Guerre persiane, gli Ioni tornarono indipendenti, ma nella sfera d'influenza di Atene. Per liberarsi dal dominio ateniese, si schierarono con Sparta, nella guerra del Peloponneso, ma ricaddero sotto il dominio persiano per gli accordi della Pace di Antalcida, nel 386 a.C. La lega ionica fu poi ricostituita da Alessandro Magno. In seguito le città ioniche entrarono nella sfera d'influenza di Pergamo e dal 133 a.C. fecero parte della provincia romana d'Asia.

Nuraghe sardo. Clicca sull'immagine
per ingrandirla.
Dal 1.900 a.C. - In Sardegna vengono edificati i nuraghi.
Sardegna: Tomba dei Giganti.
Clicca sull'immagine per ingrandirla.
Il nuraghe è un tipo di costruzione megalitica di forma tronco conica presente con diversa densità su tutto il territorio della Sardegna. Monumenti rappresentativi della Civiltà nuragica, i nuraghi furono costruiti nel II millennio a.C., a partire dal 1.900 a.C. Nello stesso periodo storico, sempre in Sardegna, venivano edificate le misteriose "Tombe dei Giganti".

Biblo, tempio fenicio degli obelischi.
- La prima menzione dei Popoli del Mare, databile dal 2.000 al 1.700 a.C., compare nell'obelisco di Biblo, dove viene nominato Kwkwn, figlio di Rwqq, transliterato Kukunnis figlio di Lukka. I Popoli del Mare sarebbero una presunta confederazione di predoni del mare provenienti dall'Europa meridionale, specialmente dall'Egeo, che navigando verso il Mar Mediterraneo orientale sul finire dell'età del bronzo invasero l'Anatolia, la Siria, Canaan, Cipro e l'Egitto. I "Popoli del Mare" sono documentati dalle fonti scritte egizie durante la tarda Diciannovesima Dinastia e in particolare durante l'ottavo anno di regno di Ramses III, della Ventesima Dinastia, quando tentarono di ottenere il controllo del territorio egizio. Nella Grande iscrizione di Karnak il faraone egizio Merenptah parla di "nazioni (o popoli) stranieri del mare".

Reperto con la scrittura
"Lineare A".
Nella Civiltà Minoica entra in uso la scrittura "Lineare A". La Lineare A è uno dei due sistemi di scrittura utilizzati nell'isola di Creta prima del sistema di scrittura dei greci micenei detto Lineare B, insieme ai geroglifici cretesi. Durante il periodo minoico, prima del dominio miceneo, la Lineare A fu utilizzata come scrittura ufficiale nei palazzi e per i riti religiosi, mentre i geroglifici venivano utilizzati soprattutto sui sigilli. Questi tre sistemi di scrittura furono scoperti da Arthur Evans, che gli dette il nome utilizzato attualmente. Nel 1952, Michael Ventris scoprì che la Lineare B veniva usata per mettere per iscritto una primitiva forma di greco, nota oggi come miceneo. Insieme ad altri utilizzò questa scoperta per decifrare la Lineare B, decifrazione tutt'oggi ampiamente accettata, anche se rimangono molti punti da chiarire. Il fallimento nel determinare la lingua trascritta con la Lineare A ha impedito lo stesso tipo di progresso fatto con la Lineare B nella sua decifrazione. Sembra che la Lineare A sia stata utilizzata come sillabario completo intorno al 1.900 - 1.800 a.C., anche se svariati segni apparvero già in precedenza. È possibile che la scrittura troiana rinvenuta da Heinrich Schliemann ed una iscrizione rinvenuta nella zona centrale di Creta, così come alcuni marchi su ceramica da Lahun, Egitto (12esima dinastia) provengano da un periodo precedente, circa 2.100 - 1.900 a.C., il quale è il periodo della costruzione dei primi palazzi. I sistemi di scrittura adottati a Creta e poi in Grecia prima dell'introduzione dell'alfabeto, vengono distinti con le designazioni di scrittura lineare A (dal 1600 a.C. al 1400 a.C.) e scrittura lineare B (dal 1450 a.C. al 1200 a.C.). La A, con 85 segni, è diffusa in tutta l'isola di Creta, mentre la B, con 88 segni, nell'isola è rinvenuta solo a Cnosso, ma si trova anche nella Grecia continentale, a Pilo e a Micene. La lineare A costituisce ancora notevoli problemi per la sua decifrazione, sembra inoltre che dietro questa scrittura si celi una lingua non indoeuropea. La lineare B, grazie all'opera di Michael Ventris, è ormai facilmente decifrabile e serviva per trascrivere un dialetto greco dalle caratteristiche molto arcaiche.

Carta con Fiavè, in Trentino.
Clicca per ingrandire.
- Nel sito palafitticolo di Fiavè, in Trentino, nel corso del XVIII-XVI sec. a.C., vennero edificati almeno due nuclei d'abitato secondo il classico modello della palafitta in elevato sull'acqua di cui si conservano e sono visibili i pali portanti, alcuni di oltre 9 metri di lunghezza. A questi segue un nuovo abitato palafitticolo (XV-XIV sec.a.C.) costituito da capanne su pali ancorati ad una complessa struttura a reticolo adagiata lungo la sponda e sul fondo del lago. L'età del Bronzo recente (XIII sec. a.C.) segna la fine degli abitati palafitticoli e la costruzione di un insediamento sul Dos Gustinaci, rilievo morenico al margine meridionale del bacino. Lungo il percorso sono visibili i terrazzamenti e le tracce di muratura a secco relative ad alcune abitazioni a pianta rettangolare. L’antico lago Carera sembra essere stato frequentato anche in epoche successive, non più a scopo abitativo, ma forse funerario o rituale. Ne sono testimonianza i ritrovamenti, effettuati negli anni ’40 del secolo scorso, di resti scheletrici, armi e attrezzi in ferro, ceramiche ecc. datati agli ultimi secoli del I millennio a.C., fino all’età romana.

Il disco di Festo.
Il 3 luglio 1908, gli archeologi che stavano scavando nell'antico palazzo minoico di Festo, a Creta, si imbatterono in uno degli oggetti più sorprendenti nella storia della tecnologia: il disco di Festo. La scoperta dell'ubicazione di Festo fu dovuta allo spirito avventuroso di un militare inglese, il generale Spratt il quale, Strabone alla mano, rintracciò l'antica città cretese di cui parlarono anche altri autori classici quali Omero nell'Iliade (II, 648) e nell'Odissea (III, 296) e Diodoro. Il Disco di Festo è un manufatto in terracotta ancora immerso nella leggenda e nel mistero. Venne rinvenuto sotto un muro del palazzo di Festo da due archeologi, Luigi Pernier e Federico Halbherr e l’attribuzione di una data con il metodo stratigrafico lo pone intorno al 1.700 a.C. A una prima occhiata non sembrava niente di speciale: un disco piatto e non dipinto di terracotta del diametro di una quindicina di centimetri. Ma a un esame più attento, si vide che su entrambi i lati erano impressi i segni di una scrittura, disposti lungo una linea a spirale che in cinque giri convergeva verso il centro. Il disco sembrava progettato ed eseguito con cura, in modo che la scritta iniziasse sul bordo e finisse esattamente al centro, sfruttando tutto lo spazio disponibile. La prima particolarità che salta all’occhio sono le dimensioni del disco: 16 cm di diametro per 16 mm di spessore. In secondo luogo appare interessante il modo in cui il disco è stato decorato: si tratta di un motivo a spirale che si conclude esattamente nel centro del disco, su entrambi i lati. All’interno della spirale vi sono riportati 241 simboli divisi in gruppi con delle “stanghette” che chiudono lo spazio di scrittura. Il basso numero di simboli unici, 45 ha fatto ipotizzare un sistema sillabico, resta il fatto che ad oggi, dopo numerosi tentativi, il disco è rimasto indecifrato. Un’ultima curiosità: i simboli non sono stati incisi, bensì “stampati” sulla creta fresca del disco. Interessante è l'analisi di Rosario Vieni da: http://www.misteria


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