Celti - Croce celtica con calendario annuale e Triskel centrale. |
Ricostruzione di un "cromlech" (di Stonhenge). |
Mappa delle migrazioni dell'uomo
secondo gli Aplogruppi
del cromosoma Y (numeri sono gli anni prima
del presente).
Di Maulucioni - Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.
|
Venere di Willendorf.
|
Veneri dei Balzi Rossi,
rappresentazioni
del culto della Dea Madre.
|
Carta dell'Europa nel Paleolitico con i
siti di ritrovamenti di Veneri,
effigi della dea Madre.
|
Osso di Les Eyzies-de-Tayac
-Sireuil, sito in cui era
presente il tipo
Cro-Magnon.
|
Menhir di Carnac.
|
PROTOSTORIA
Pietra focaia del Mesolitico, da QUI.
|
Nel 7.000 p.e.v. (a.C.) circa - Si ha notizia che esistessero popolazioni definibili come "indoeuropee" che possedevano un linguaggio comune. Il protoindoeuropeo, indicato anche comunemente come indoeuropeo, è la protolingua che, secondo la linguistica comparativa, costituisce l'origine comune delle lingue indoeuropee. Le somiglianze fra queste lingue, attestate a partire dal 2000 a.C. circa, impongono agli studiosi di assumere che esse siano la continuazione di una protolingua preistorica, parlata circa settemila anni fa e chiamata per convenzione proto-indoeuropeo. L'indagine sistematica fra le documentazioni più arcaiche delle lingue indoeuropee permette di ricostruire, sia pure in via ipotetica, la grammatica e il lessico della protolingua, grazie al metodo comparativo. In Germania, dove pure gli studi sull'indoeuropeo ebbero la loro prima formulazione coerente, viene preferito il termine "Indogermanisch" per indoeuropeo e "Urindogermanisch" per indicare la protolingua.
Le steppe pontico caspiche. |
Prime culture kurganiche formatesi dal 6000 a.C. circa. |
Mappa diacronica che mostra gli areali
centum (blu) e satem
(rosso), la cui probabile area
di origine è in rosso scuro, da:
|
Cartina degli spostamenti e migrazioni degli Indoeuropei dal 3.500 - 2.500 a.C. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
La parola "celtico" ha origine dal greco keltai usata dai greci Focei di Marsiglia per denominare quei "barbari" con cui erano venuti a contatto. Per i greci "barbari" erano tutti coloro che non parlavano la loro lingua. Sappiamo con certezza che la loro principale area di stanziamento intorno all'inizio del I millenio a.C. doveva essere nell'Europa centrale, tra la Boemia (nome che indicava la terra di Boi) e la Baviera (nome derivato da Baiovari, gli stessi Boi), ove i Celti entrarono in contatto con la cosiddetta "Cultura di Unetice", legata alla lavorazione dei minerali ed alla pastorizia (5). Nel passato non si capiva come e quando quelle genti fossero giunte in quell'area e le ipotesi erano numerose. Secondo alcune teorie (6), verso l'inizio del IV millennio a.C.doveva esistere nella zona baltica una civiltà, che potremmo definire proto-celtica e che alcuni, senza alcuna prova effettiva, dipingono come "atlantidea", notevolmente progredita, con una cultura religiosa fortemente sviluppata in senso unitario e con una certa esperienza nella navigazione. La capacità di spostamento di questi proto-celti e il loro avanzamento nella competenze tecniche scientifico sarebbero, secondo gli assertori di questa ipotesi, provate dalle costruzioni megalitiche dei menhir, dolmen e cromlech della Bretagna (Carnac), dell'Irlanda, del Galles e dell'Inghilterra (Stonehenge), che dovevano avere come scopo la condivisione delle loro esperienze con gli astri, che tali popolazioni tenevano in grande considerazione. A seguito di cataclismi e carestie, questo primo nucleo celtico sarebbe migrato verso l'Europa centrale, la Grecia (dove si sarebbe sostituito assorbendole, alle culture achea e micenea), in Anatolia, in Palestina e in Egitto, divenendo noto come il nocciolo dei Popoli del Mare: solo l'Egitto riuscì a respingere la loro invasione, la cui coda sarebbe stata rappresentata dai Dori che si stanziarono in Grecia ed in Egeo. È in effetti probabile che i Dori fossero un popolo di ceppo celtico ma, alla luce di numerosi studi (7), sia una identificazione dei Popoli del Mare con nuclei celtici, sia una loro "discesa" da nord, Galati anatolici a parte, sono in realtà in discussione.
Cartina degli spostamenti e migrazioni
degli Indoeuropei
nel 3.500/2.500 a.C. di Dbachmann
(discussione contributi)
- Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wiki
|
UN' ALTRA IPOTESI SULL' ESPANSIONE DEI POPOLI INDOEUROPEI
Carta degli insediamenti in Europa
delle culture prodotte dalle genti
indeuropee che originarono il popolo
dei Celti e le successive espansioni.
|
Nella prima metà del II millennio a.C. nell'Europa centro-orientale, i proto-celti, diedero un grande impulso all'agricoltura dei cereali ed ebbero il merito di diffondere in Europa l'uso dei metalli e del cavallo.
Ricostruzione di una capanna celtica, una fra le innumerevoli disposte fra il monte Cimone e lungo la valle del Panaro. |
Carta geografica delle vie di penetrazione della civiltà megalitica proto-Ligure. |
LE CULTURE CELTICHE
Reperti delle ceramiche di Canegrate, Protogolasecca, Liguri, Golasecca, Villanova e Este. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Cultura di Golasecca: Bacile bronzeo ritrovato a Castelletto Ticino. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Stele di Bormio. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Elmo di Golasecca III (480-450 a.C.). Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
La produzione bronzea era svariata, comprendeva recipienti, pendenti, oggetti ornamentali, porta fortuna e tutto ciò che col bronzo si può fare, oggettistica che si troverà frequentemente nelle tombe dei principi transalpini, insieme al carro a quattro ruote utilizzato per il trasporto del defunto, servizi per bevande con contenitori esageratamente grossi, fino alla capacità di 1100 litri come quello ritrovato a Vix. Un’altra prodotto tipicamente golasecchiano è il Kline, un grosso letto in bronzo su cui veniva deposto il defunto all’interno della tomba, tipo il famoso kline della tomba principesca di Hochdorf a Stoccarda.
Ciò può spiegare come l’oggettistica sia arrivata in quelle zone tramite i movimenti commerciali fatti dai golasecchiani i quali dovevano procurarsi lo stagno proveniente dall’altro lato del mare, commercio che porterà tre secoli più tardi al ritrovamento di dracme padane in Cornovaglia.
Dracma Padana |
Nel 1.000 p.e.v. (a.C.) circa - Il linguaggio delle popolazioni celtiche si distingue in quattro sub-famiglie. Le lingue celtiche sono idiomi che derivano dal proto-celtico o celtico comune, una branca della grande famiglia linguistica indoeuropea. Durante il I millennio a.C., queste venivano parlate in tutta l'Europa, dal Golfo di Guascogna al Mar del Nord, lungo il Reno ed il Danubio fino al Mar Nero e al centro della penisola anatolica (Galazia). Oggi le lingue celtiche sono limitate a poche zone ristrette in Gran Bretagna, nell'Isola di Man, in Irlanda, in Bretagna (in Francia) e persistono nei dialetti dell'Italia settentrionale, Venezie escluse. Il proto-celtico si divide apparentemente in quattro sub-famiglie: il gallico ed i suoi parenti più stretti, il lepontico, il norico ed il galato. Queste lingue venivano parlate in un vasto spazio che andava dalla Francia fino alla Turchia, dal Belgio fino all'Italia settentrionale, dove sopravvive nei dialetti di Lombardia, Emilia, Romagna, Piemonte e Liguria; il celtiberico, anticamente parlato nella penisola iberica: nell'area del Portogallo centro-meridionale e in Spagna nella Galizia, nelle Asturie, in Cantabria, in Aragona e nel León; il goidelico, che include l'irlandese, il gaelico scozzese, il mannese; il brittonico che include il gallese, il bretone, il cornico, il cumbrico, l'ipotetico ivernico e forse il pittico. Alcuni studiosi distinguono un celtico continentale da un celtico insulare, argomentando che le differenze tra le lingue goideliche e quelle brittoniche si sono originate dopo la separazione fra lingue continentali e insulari. Le lingue celtiche continentali sono quelle lingue celtiche che non sono né goideliche né brittoniche (celtico insulare). Sebbene sia verosimile che i Celti abbiano parlato dozzine di lingue e dialetti diversi attraverso l'Europa in tempi pre-romani, solo quattro di queste lingue sono realmente attestate e sopravvivono nei dialetti locali: Lingua leponzia (dal VII al III secolo a.C.) generalmente considerata una variante del Gallico; Lingua gallica (dal III secolo a.C. al II secolo d. C.); Lingua galata (dal III secolo a.C. al IV secolo d. C.) generalmente considerata una variante del Gallico; Lingua celtiberica (intorno al I secolo a.C.). Molti ricercatori concordano sul fatto che il celtico insulare sia un ramo distinto del celtico, avendo subìto innovazioni linguistiche. Le lingue celtiche insulari sono le lingue celtiche parlate ancora oggi in Gran Bretagna, Irlanda, Isola di Man, Bretagna e sulla costa atlantica della Francia, che si contrappongono alle lingue celtiche continentali. Complessivamente si stima che le lingue celtiche insulari siano parlate da circa 900.000 persone. La più diffusa è la lingua gallese, con 526.000 locutori censiti nel Regno Unito nel 2011. Segue la lingua bretone, che contava 206.000 locutori nel 2007. La lingua gaelica irlandese, o semplicemente lingua irlandese, è parlata da 106.210 persone, di cui 72.000 censite nel 2006 nella Repubblica d'Irlanda. Per la lingua gaelica scozzese si stimano 63.130 locutori. La lingua cornica e la lingua mannese, un tempo considerate estinte, al censimento del Regno Unito del 2011 risultavano essere la lingua principale, rispettivamente, di 557 e 33 persone. La lingua gaelica iberno-scozzese era diffusa in Irlanda e Scozia, ma è ritenuta estinta dal XVIII secolo. Secondo Ethnologue, la classificazione delle lingue celtiche insulari è la seguente: Lingue brittoniche: lingua bretone [codice ISO 639-3 bre], lingua cornica [cor], lingua gallese [cym]. Lingue goideliche o gaeliche: lingua gaelica iberno-scozzese [ghc], lingua gaelica irlandese [gle], lingua gaelica scozzese [gla], lingua mannese [glv]. Altri studiosi distinguono invece un celtico-Q da un celtico-P, a seconda dello sviluppo della consonante indoeuropea kʷ. La lingua bretone è brittonica, non gallica. Quando gli anglo-sassoni si trasferirono in Gran Bretagna, alcuni dei nativi gallesi (welsh, dalla parola germanica Welschen che designa gli "stranieri", parola che deriva dal nome della tribù celtica dei Volci Tectosagi che erano appunto confinanti e talvolta in guerra con tribù germaniche e pertanto stranieri per questi ultimi) attraversarono la Manica e si stabilirono in Bretagna, portandosi la loro lingua madre che diventò in seguito il bretone, che rimane ancora oggi parzialmente intelligibile con il gallese moderno ed il cornico. Per tutte, il sistema di scrittura è l'alfabeto latino.
Cartina dell'Europa intorno al 500 a.C.: le città e le vie dell'Ambra, in nero e rosso, i siti di rinvenimento di Ambra in rosso. Clicca l'immagine per ingrandirla. |
Ogham su pietra: Carn Enoch, Galles, Inghilterra. |
La società Celtica si fondava prevalentemente su tre classi sociali:
- la sacerdotale (druidica), che conservava e tramandava solo oralmente, la memoria collettiva,
- l'aristocrazia guerriera dedita alle armi e alla caccia,
- la terza, il popolo, dedito alla lavorazione dei metalli e all'allevamento di cavalli, e suini.
Carta geografica degli insediamenti europei dei Celti seguiti alla Cultura di Golasecca: Hallstatt e poi La Tène. In rosa le successive espansioni. |
La fine della cultura di Hallstatt, dovuta probabilmente a conflitti interni, con nuovi ceti che aspirano al potere e soppiantano la vecchia aristocrazia hallstattiana (12), segna l'inizio della cultura di La Tène (450 - 50 a.C.), sviluppatasi sul lago di Neuchatel (nell'attuale Svizzera occidentale) e caratterizzata, oltre che da una spettacolare attività artigianale e artistica, soprattutto dalla nascita di una forte rete di commercio di massa (armi e accessori in ferro, suppellettili in oro, argento e ambra) e dalla conseguente nascita di una protoborghesia (13). Successivamente i Celti si espansero verso le coste Atlantiche e, con nuove ondate migratorie, nell'Italia settentrionale, dove già erano stanziati i discendenti della cultura di Golasecca.
Carta della diversificazione, in Europa e Anatolia, delle genti Celtiche e della loro fusione con genti già stanziate in quei territori: Celtiberi, CeltoLiguri o Celtoligi. |
Particolarmente interessante è il fatto che la doppia migrazione verso l'odierna Gran Bretagna mostra una nettissima evoluzione di questo popolo tra 900 e 500 a.C.. La prima ondata migratoria fu legata a popoli di lingua gaelica, che, forse partiti dalla Spagna settentrionale, approdarono in Irlanda, Scozia e Isola di Mann e svilupparono una lingua denominata Celtico Q, poiché al posto della lettera k si utilizzava la lettera q.
Reperti celtici in ferro. Clicca l'immagine per ingrandirla. |
Non a caso il termine "gaelico" deriva dalla parola "gwyddel" che significa "selvaggi" e fu attribuita, nella seconda migrazione, dai Gallesi agli avi degli Irlandesi della prima migrazione (15). Per visualizzare il post "Ogham: la scrittura rituale degli antichi Celti", clicca QUI.
Carta geografica della diffusione dei Celti nel III sec. a.C. |
Il IV secolo a.C. segna l'apogeo della grandezza delle tribù celtiche, stanziate praticamente ovunque in Europa, come facilmente visibile dando un'occhiata ad una cartina degli stanziamenti del periodo.
Alcuni thuath Celti stanziati in Europa:
in Gallia Transalpina (attuali Belgio, Francia e Svizzera):
Carta geografica dei Celti in Gallia nel I sec a.C. |
in Germania: Boii (Boemia e Baviera, che da loro hanno preso il nome); Cotini (prima in Pannonia a nord della Drava poi a nord del Danubio; Volci (valle del Danubio in una zona compresa fra la Franconia e la Boemia).
Carta con i popoli Celti nella Gallia del nord e in Britannia nel I sec a.C. |
In Italia settentrionale (Gallia Cisalpina): Anari (Emilia); Boi (Emilia); Carni (Carnia); Cenomani (Brescia); Anari (Oltrepò Pavese); Graioceli (Moncenisio); Insubri (Lombardia); Lingoni (Ferrara); Orobi (tra Como e Bergamo); Salassi (Aosta e Canavese); Taurini, più Liguri che Celti (Torino); Vertamocori (Novara).
In Italia centrale: Senoni (dalla Romagna al Piceno nelle Marche).
In Europa centrale: Anartii (Ungheria); Arabiati (Illiria); Boi (Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria e Germania: Boemia, che prende il nome da loro); Cotini (Slovacchia); Eravisci (Ungheria); Ercuniati (Illirico); Osii (Slovacchia); Scordisci (Croazia, Serbia); Taurisci (Norico).
Nella penisola Iberica: Arevaci; Asturi; Cantabri; Carpetani; Celtiberi (Spagna); Cineti (Algarve, Portogallo meridionale); Calleci (Portogallo e Spagna); Lusitani (Portogallo); Vaccei; Vardulli.
In Anatolia: Galati (da Volci Tectosagi con Tolistobogi e Trocmi).
TRISKEL, simbolo solare della trinità dell'Uno ( O I W ): Nerz (Forza), Skiant (Saggezza) e Karantez (Amore) |
Celti - "Galata morente" statua romana (da notare la torques al collo). |
Alla base della società celtica c'era la famiglia (16), non monocellulare perché ne facevano parte integrante gli antenati ed i parenti collaterali oltre ai discendenti diretti. In questo modo, come nel caso del clan scozzese, la famiglia poteva essere costituita da migliaia di individui. In genere veniva riconosciuto un capofamiglia, affiancato da una o più mogli, dai figli, dalle nuore e dai nipoti. I matrimoni avvenivano all'esterno della famiglia e, nel caso dei nobili, all'esterno della tribù detta thùath.
Torques, tipici collari dei Celti. |
Croce o Ruota celtica. |
Ruota di Medicina dei Nativi Americani (Indiani d'America). |
Per visualizzare il post "La Ruota di Medicina", clicca QUI.
Monolito a Kilnasaggart, in Irlanda, in cui sono state incise sia la croce Latina che la croce Celtica. |
Musi di cinghiali
inferociti
costituivano la
campana
delle "carnix", le
temutissime
trombe da guerra
celtiche.
|
Cartina dell'Irlanda con le principali città e le 4 province di Ulster (sotto il dominio britannico), Connaught, Leinster e Munster. |
Scudo in bronzo del I sec. a.C. ritrovato nel Tamigi, a Battersea, Inghilterra. |
I nomi per definire i punti cardinali che ci sono stati tramandati provengono ancora una volta dalla tradizione irlandese. Possediamo così i nomi di Tair (la regione che sta) «davanti», per definire l'Est (anair, «da oriente»); quello di Anairdes per indicare Sud-Est (nel senso di «proveniente da SE»); di Anairtuaid per il Nord-Est («proveniente da NE»); Tuas per il Sud, l'alto e la destra; Tiar (la regione che sta) «dietro», per l'Ovest (aniar è «da O»; «che va a O» invece, si dice siar) e con Tuath-Tuaid si indicava il Nord, il basso, la sinistra.
Croce Celtica - Affinità fra direzioni, elementi, miti, divinità e ricorrenze. |
Celti - Dagda che immerge un guerriero nel "calderone della trasformazione" che procura la morte ai vivi e la vita ai morti (dal Calderone di Gundestrup) |
Standing Stone di Salachary, Argyll, in Scozia. Al di sotto di tali monoliti si credeva stesse l'Aldilà, per in cui questi luoghi venivano a danzare le Fate. |
L'Ovest, la direzione legata alle Terre al di là del mare e quindi all'elemento Acqua (l'Aquila, simbolo del segno zodiacale dello Scorpione e dell'evangelista Giovanni), era il luogo da cui era stato portato il Calderone di Dagda, l'oggetto che donava abbondanza, il ricettacolo di ogni cosa. Per i Celti a Ovest erano situate le Terre dei Morti, degli Antenati, e il Calderone dell'Abbondanza era anche il Calderone della Trasformazione in cui venivano rigenerati i guerrieri morti o nel quale trovavano la morte quelli votati all'iniziazione (nella psiche umana rappresenta il Subconscio, contenitore di tutte le esperienze). La città da cui era stato portato il calderone, Murias, ha nel suo nome la radice celtica che indica il mare, confermando quanto esposto. Inoltre l'Ovest è chiaramente legato al dio Manannan, il maestro dell'illusione, il Signore dei Morti, nel senso che la morte crea l'illusione che tutto finisca al momento del suo giungere, ma può anche significare che al suo arrivo tutto ciò che fino ad allora abbiamo giudicato importante nel nostro percorso terreno è pura illusione. Fatto estremamente interessante è il significato del termine che indica l'antico canto gaelico intonato alla morte di qualcuno, conosciuto con il nome di caoine, che, oltre a «lamento», vuoi dire anche «sottile», proprio come il nome del Druido legato a Murias e all'Ovest, «Terra dei morti».
Menhir che si trova sul percorso del Passo della Mezzaluna, nei pressi di Carmo dei Brocchi, in frazione Andagna, provincia di Imperia. |
La spiegazione dettagliata dell'utilizzo nella vita quotidiana della Croce Celtica come sistema di riferimento, con i suoi simboli e implicazioni inferiori, richiederebbe un discorso approfondito: volendo però avere almeno un'indicazione generale, si può procedere in questo modo:
Rappresentazione di Fomoro da parte di un artista Celta. |
Celti - Decorazione Celtica: Miniatura irlandese del VII sec. con TRISKEL, simbolo solare della trinità dell'Uno ( O I W ): Nerz (Forza), Skiant (Saggezza) e Karantez (Amore), e spirali. |
Creazione degli abili orafi Celti. |
Calderone celtico in argento dell'inizio del I sec. a.C. rinvenuto a Gundestrup, in Danimarca. Clicca l'immagine per ingrandirla |
Elmo da parata celtico,
realizzato in oro, bronzo
e corallo.
|
Al National Museum di Dublino sono conservati molti superbi esemplari d’arte decorativa irlandese in oro, bronzo e smalto e in essi il tocco celtico di cui parla Romilly Allen è altrettanto evidente che nei reperti di Hallstatt o di La Tène. Ogni cosa, dunque, indica un’identità culturale, un’identità genetica del carattere, presente su tutto il vasto territorio noto nell’antichità come “Celtica”.
In giallo il Gallo italico in una carta sui diletti germanici Svevo ed Alemanno. |
Cartina geografica delle popolazioni
Liguri, Etrusche, Celtoliguri e
Celtiche
nel Centro-Nord italico intorno al 600
a.C. : in questa carta è raffigurata
l'ipotesi di un Mare Padano, da:
|
Carta delle Popolazioni Celtoliguri e Celtiche nel Centro-Nord italico nel IV sec.a.C. |
Brenno, condottiero dei Celti. |
Carta geografica della penetrazione delle popolazioni Celtoliguri e Celtiche nel territorio italico nel III sec. a.C. |
In rosso i confini della Repubblica di Roma nel 272 a.C., segnati a nord dai fiumi Magra e Rubicone. In blu i territori di Cartagine. |
Carta dell'invasione di Cimbri, Teutoni e Ambroni II sec. a.C. |
Cartina delle Popolazioni Liguri,
Etrusche, Celtoliguri (i Celto-Ligi) e
Celtiche nel Centro-Nord italico.
intorno al 300 a.C..
|
Carta con il confine del Rubicone che divideva il territorio amministrato direttamente da Roma dalla Provincia della Gallia Cisalpina. |
Il 10 gennaio del 49 a.C., Giulio Cesare attraversava con le sue legioni il Rubicone, confine tra il territorio controllato direttamente da Roma e la Provincia romana della Gallia Cisalpina.
Nell'anno 6 d.C., l'imperatore Ottaviano Augusto trasformò la Provincia della Gallia Cisalpina in 4 nuove regioni soggette all'amministrazione del territorio di Roma.
Carta del 6 d.C., la Provincia Romana della Gallia Cisalpina si trasforma in 4 nuove Regio (Regioni) del territorio di Roma. Clicca l'immagine per ingrandirla. |
Resti di castelliere celto-ligure sul Monte Vallasa (AL) |
I bardi coltivavano la musica e le poesie, arti alle quali i Celti attribuivano un valore sacrale. I vati, infine, erano gli stregoni, individui ai quali si riconoscevano doti divinatorie.
Quanto alla classe guerriera, è facile capire cosa fosse: militari forti, feroci e spietati, che però consideravano primari valori quali l'onore, il rispetto, la lealtà. Raccontava Polibio, descrivendo l'avvio di una battaglia fra Boi e Insubri da un lato e Romani dall'altra, che “innumerevole era la quantità dei buccinatori e dei trombettieri schierati: un così prolungato e assordante clamore essi produssero quando tutti insieme intonarono il peana, che perfino i luoghi vicini, e non solo le trombe dell'esercito, riecheggiavano il frastuono. Terribili erano inoltre l'aspetto e gli uomini nudi schierati dinnanzi a tutti gli altri, tutti nel pieno delle forze e di bellissimo aspetto".
"Battle Swing" di Ar Re Yaouank, clicca QUI
Celto-Liguri sulle montagne e Celti nelle pianure resero molto dura la vita ai Romani, ma il futuro era ormai scritto. Mentre i Genuati, le tribù del levante ligure tigullense, i Taurini e i Sanniti (italici del Sannio) si erano giò schierati con i Romani, prima i Senoni (celti delle Marche), quindi Boi e Lingoni (celti dell'Emilia e della Romagna), i Cenomani (celti dell'Adda e dell'Oglio), e infine i celti Insubri (Milano), furono sconfitti e sottomessi con perdite spaventose, con decine di migliaia di caduti. Nello stesso tempo, dovettero cedere uno dopo l'altro le armi i liguri Apuani (Garfagnana e alto Magra), i liguri Friniati (Appennino parmense, reggiano e modenese), i liguri Veleiati (Appennino piacentino) e i liguri Ingauni ed Intemelii (Ponente ligure). A quel punto tutta la penisola si ritrovò sotto il domino romano.
Carta geografica con l'incursione a Telamon (Talamone) da parte delle popolazioni Celte e Celto-liguri degli Insubri, Gesati, Boi e Taurini che furono sconfitti nel 225 a.C. dai Romani. |
La via Flaminia romana dalla Tabula Peutingheriana, da: http://www.prolocofano.it/itinerari-via-flaminia/. |
- Nell'intervallo di tempo fra la prima e la seconda guerra punica, Cartagine dovette subire e reprimere una rivolta delle truppe mercenarie che aveva impiegato. La rivolta era dovuta all'impossibilità dei punici di pagare le truppe stesse alla fine del conflitto. Dopo tre anni di battaglie i mercenari furono sgominati e Cartagine poté riprendere il suo percorso per riconquistare il vigore economico precedente, cercando di compensare le perdite economiche subite con la prima guerra punica grazie una sistematica penetrazione in Spagna, diretta da Amilcare Barca e poi da Asdrubale (il genero). Dopo acerrime lotte politiche fra le due principali fazioni cittadine, Amilcare Barca, padre di Annibale e capostipite dei cosiddetti Barcidi, partì per la Spagna con un piccolo esercito di mercenari e cittadini punici. Dopo aver perso isole fra cui la Sicilia, i cartaginesi cercavano una riscossa nel Mediterraneo e fonti di ricchezza per pagare le forti indennità di guerra dovute a Roma. Amilcare marciò per tutta la costa del Nordafrica e buona parte della costa spagnola sottomettendone molte popolazioni e alla sua morte fu sostituito dal genero Asdrubale che consolidò le conquiste fatte, fondò la città di Carthago Nova (oggi Cartagena) e stipulò un trattato con Roma che poneva i limiti dell'espansione punica in Iberia a sud del fiume Ebro. Quando anche Asdrubale fu ucciso, l'esercito scelse come capo Annibale, ancora ventisettenne. Cartagine accettò la designazione e dopo due anni, Annibale decise di portare la guerra in Italia, scatenando la seconda guerra punica.
Cartina della seconda guerra punica con itinerari e date di Annibale e Asdrubale e le principali battaglie. |
Annibale Barca (Barca in cartaginese significava Folgore). |
Antica bireme Romana con rostro. |
Cartina della prima e seconda guerra punica con gli itinerari di Annibale, Asdrubale e Magone, Gneo e Publio Scipione e le principali battaglie, anche in Spagna. |
Carta dell'anno 6 con la IX regio romana, la Liguria e dintorni, con i nomi delle varie popolazioni Liguri ormai romanizzate. |
Iberia nel 200 a.C., di The Ogre - self-made from Image:Blank-peninsula Iberica.png, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index. php?curid=3626698. |
Il mediterraneo nel 218 a.C. con la penisola iberica divisa fra Celtiberi e popolazioni Iberiche. Immagine di Cristiano64, file derivato da Mediterranean at 218 BC-en.svg: Goran tek-en, CC BY-SA 3.0, https://commons. wikimedia.org/w/index.php? curid=42833105. |
Le province romane in Iberia nel 197 a.C., da https://people .unica.it/federica falchi/fil es/2020/03/Cicerone.pdf. |
Da Google Map, il sito diMilles de la Polvorosa, nei pressi del quale sorgeva Numanzia. |
Presunta posizione di Numanzia, file modificato da: The Ogre-self- made from Image:Blank-peninsula Iberica.png, CC BY-SA 4.0, https ://commons.wikimedia.org/w/ index. php?curid=3626698. |
Nel 135 a.C., al suo ritorno a Roma dalla Libia, Tiberio Sempronio Gracco, figlio dell'omonimo pretore che aveva operato in Hispania, viene eletto questore e deve partire per la guerra contro i Numantini sotto il comando del console Gaio Ostilio Mancino.
Celtiberi in Iberia, in rosso gli Arevaci, da https://commons. wikimedia.org/w/index. php?curid=1157134. |
Le province iberiche romane con indicati gli anni delle conquiste da: |
Carta dell'Occitania (di cui solo Provenza e Languedoc, Aquitania esclusa) provincia Romana. |
Fori Imperiali di Roma:
statua di Gaio
Giulio Cesare. |
Cartina delle Gallie nel 58 a.C. con i nomi delle popolazioni locali, prima della conquista di Gaio Giulio Cesare, in cui erano province Romane solo le Gallie Cisalpina e Narbonensis. |
Carta con i Celti Veneti in Armorica. |
La popolazione celtica dei Veneti abitava la zona del Morbihan, in Armorica, nell'attuale Bretagna (in quella che divenne Gallia Lugdunensis). La loro città più famosa (probabilmente la loro capitale) era Darioritum (oggi nota come Vannes), menzionata nella Geografia di Tolomeo. « I Veneti sono il popolo che, lungo tutta la costa marittima, gode di maggior prestigio in assoluto, sia perché possiedono molte navi, con le quali, di solito, fanno rotta verso la Britannia, sia in quanto nella scienza e pratica della navigazione superano tutti gli altri, sia ancora perché, in quel mare molto tempestoso e aperto, pochi sono i porti della costa e tutti sottoposti al loro controllo, per cui quasi tutti i naviganti abituali di quelle acque versano loro tributi.. » (Giulio Cesare: de bello Gallico, III, 8). I Veneti furono una grande ed influente potenza marittima e commerciale. Avevano una forte organizzazione ed erano probabilmente dotati di un Senato. Avevano un'importante flotta per commerciare con le Isole britanniche e l'Italia, da cui diffusero il vino e l'olio, (che i Romani avevano impiantato in Armorica da Bordeaux) nell'Armorica stessa e nella Britannia partendo da Vannes e dall'attuale regione del Malouine, in particolare a Hengistbury Head (non lontano da Bournemouth nel Dorset attuale) e contemporaneamente vendendo tra l'altro prodotti salati, salumeria che erano ben conosciuti ed apprezzati a Roma, nonché stagno, piombo e rame provenienti dalla grande isola. Più a sud dell'Armorica c'erano i Namneti, stanziati nella foce della Loira e che diedero il loro nome alla città di Nantes. I Namneti erano chiamati Sanniti da Strabone e da Tolomeo, ma furono semplicemente una tribù dei Veneti. (Giulio Cesare, de bello Gallico, II, c-8). « I Pictoni erano ostili ai Veneti come si può dedurre dalla loro alleanza con il proconsole Giulio Cesare nella sua prima campagna e dalle navi costruite o fornite ai Romani da parte loro, dei Santoni a da altri popoli gallici per facilitare la rovina del Veneti. » (Cesare, de bello Gallico, VIII e III, 11). Nel 56 a.C. le navi di Cesare fornite dagli altri popoli gallici distrussero la flotta veneta nella battaglia del Morbihan. Il parlamento fu passato per le armi e le donne ed i bambini venduti come schiavi.
In rosso, gli stanziamenti dei primi
Germani e le espansioni fino al 50 a.C.
|
Ricostruzione del ponte romano sul Reno fatto costruire da Giulio Cesare. |
Elmo celtico da combattimento a
due corna, rinvenuto in Inghilterra.
|
Le varie tribù celtiche e germaniche in Gallia e quelle nel sud della Britannia. |
Vercingetorige da: https://www.ilter mopolio.com/archeo-e-arte/ la-battaglia-di-alesia |
Ubicazione di Alesia, da: http://www .arsbellica.it/pagine/antica /Alesia/alesia.html |
Ricostruzione delle fortificazioni
dell'esercito di Cesare ad Alesia
(MuseoPark di Alesia), da: https:
|
Carta delle Gallie nel 44 a.C., dopo la
conquista di
Caio Giulio Cesare.
|
Campagne romane in Britannia. |
Adriano: Museo delle Terme, Roma. Foto di Livioandronico2013 da QUI. |
Valli di Adriano e Antonino. |
Busto di Antonino Pio conservato a Monaco di Baviera |
Nel 368 - Gli Alemanni, confederazione di tribù suebe, travolgono Mogontiacum (Magonza, l'attuale Mainz) e costringono l'imperatore Valentiniano I ad accorrere, insieme al figlio ed augusto Graziano. I due imperatori passano il Reno e si spingono fino al fiume Neckar, dove ottengono un'importante vittoria sulle genti germaniche nei pressi di Solicinium, località posta fra Glauburg (nel circondario Wetteraukreis) a nord e Rottenburg am Neckar a sud. A Treviri però, a Valentiniano giunge notizia che la Britannia è stata devastata dai Pitti e dagli Scoti e Attacotti celti, che avevano ucciso inoltre i generali Nettarido e Fullofaude. I Pitti erano probabilmente una popolazione di origine pre-celtica, stanziata nell’antica Caledonia, in Scozia e menzionati per la prima volta alla fine del II secolo d.C., quando iniziarono una serie di scorrerie contro la provincia di Britannia. Sono state proposte due possibili etimologie per il loro nome. La prima prevede che esso derivi dal latino pictus (plurale: picti) che significa dipinto, forse a causa della loro abitudine di pitturarsi o tatuarsi i corpi nudi. Una seconda ipotesi etimologica suggerisce una derivazione dal gaelico peicta o dal gallese peith, "combattente". Non si conosce con quale nome i Pitti usassero definirsi. I gaelici d'Irlanda e Dál Riata chiamavano i Pitti Cruithne. C'erano anche dei Cruithne nell'Ulster, in particolare i sovrani del regno di Dál nAraidi. I britanni e i primi gallesi meridionali li conoscevano come Prydyn o Pryd. I termini "cruth" in antico inglese e "pryd" in gallese deriverebbero dal celtico comune *kʷritus che significherebbe "forma", ulteriori riferimenti alla pratica dei Pitti di tatuare i propri corpi. Da essi sarebbero derivate le attuali Pechts in scozzese e Fichti in gallese. Sebbene sia rimasto poco di scritto dei Pitti, la loro storia, a partire dal tardo VI secolo in poi, è conosciuta da una varietà di fonti, comprese le vite dei santi (come quella di Columba di Iona, scritta da san Adomnán) e da diversi annali irlandesi. Anche Isidoro di Siviglia citava «si tatuano il corpo secondo il loro rango». Caduto l’impero di Roma in quelle regioni, i Pitti, dopo varie lotte, si fusero con gli Scoti, popolo celtico originario dell’Irlanda che, nel IV secolo aveva invaso la Caledonia e da loro la regione trasse il suo nome, Scozia. Per alcuni studiosi, Attacotti (Ategutti nei testi latini) deriva dall'irlandese antico "aithechthúatha", che indicava gruppi di popolazioni di basso status esistenti in Irlanda e indicati in inglese con gli equivalenti di "tribù tributarie", "comunità vassalle" o "popoli tributari". La comparsa di Attacotti ostili nelle fonti romane negli anni sessanta del IV secolo corrisponde alle migrazioni dinastiche e tribali dall'Irlanda meridionale con insediamenti in Britannia. Successive tradizioni irlandesi e gallesi riguardanti questi movimenti di popoli hanno tramandato i nomi di alcuni gruppi irlandesi tributari, che sembrano essere stati costretti a spostarsi dall'espansione degli Eóganachta, un gruppo di clan che dominò il Munster nel tardo IV secolo. Secondo alcuni storici antichi, gli Attacotti erano una popolazione aborigena pre-indoeuropea della Britannia settentrionale. D'altronde, sono state scoperte numerose pietre monumentali a Caithness e in altre zone della Scozia del nord con iscrizioni in alfabeto ogamico che non rientrano nelle lingue indoeuropee. Valentiniano invia quindi in Britannia delle truppe al comando prima di Severo poi di Giovino e Protervuide ma, di fronte agli insuccessi subiti, decide di inviare nell'isola il valoroso comes (conte) Flavio Teodosio (il Vecchio, padre di Teodosio I) che, sbarcato in Britannia, riuscìrà a porre fine alle incursioni annientando gli invasori e ripristinando la pace. Il futuro usurpatore Magno Massimo combattè con Teodosio il Vecchio nella campagna in Britannia, distinguendosi per le sue qualità militari contro i Pitti.
Invasione di Iuti, Angli e Sassoni nella Britannia romana, da QUI. |
Dal 1.002 - Brian Bórumha mac Cennétig (Brian Boru) è sovrano supremo di tutta l'Irlanda, primo ed ultimo a riuscirci, fino al 1014.
Nel 1.014 - A Clontarf, in Irlanda, vengono sconfitti gli scandinavi "vichinghi" ormai stanziati nella vicina Normandia, che prenderà il suo nome da quegli stessi "normanni", uomini del nord. Nel X secolo, erano presenti due insediamenti nel luogo dove oggi sorge la moderna città di Dublino. Un insediamento vichingo, conosciuto come An Dubh Linn (o Black Pool, in riferimento a un laghetto di acqua nera, era chiamato Dyflin o Dyflinnaborg dai vichinghi), situato nella zona oggi conosciuta come Wood Quay, e un insediamento celtico, Áth Cliath ("guado recintato") più lontano, sul fiume. Dal nome dell'insediamento celtico deriva quello della città in lingua irlandese (Baile Átha Cliath), mentre il nome in inglese moderno deriva dall'insediamento vichingo. I vichinghi, o Ostmen nella loro lingua, dominarono Dublino per almeno tre secoli, malgrado la loro sconfitta da parte del Re Supremo d'Irlanda Brian Boru nella battaglia di Clontarf nel 1014. I Normanni si erano insediati in Irlanda durante il X secolo ed ebbero un effetto profondo sulla cultura, la storia e la composizione etnica (e anche sulla lingua) dell'Irlanda, con una fusione e una mescolanza molto rapida. I Normanni s'insediarono soprattutto nella parte orientale dell'isola verde, poi conosciuta come Pale, dove costruirono molti castelli e insediamenti, come quelli di Trim e di Dublino.
- Alan Stivell ha riproposto il canto An Alarc'h ('Il Cigno' in bretone) sulle gesta del duca Jean de Montfort (1339-1399) che lottò per l'autonomia della Bretagna Armoricana celtica. Giovanni IV di Montfort il Conquistatore, in bretone Yann IV, in francese Jean IV e tradizionalmente in fonti inglesi sia Giovanni di Montfort che Giovanni V, (1339 - 1 novembre 1399) è stato Duca di Bretagna e Conte di Montfort dal 1345 fino alla sua morte e 7 ° conte di Richmond dal 1372 fino alla sua morte. Era figlio di Giovanni di Montfort e di Giovanna delle Fiandre. Suo padre aveva rivendicato il titolo di Duca di Bretagna ma non era stato in grado di far valere la sua richiesta per più di un breve periodo e il solo re inglese la riconoscette, per cui nelle fonti francesi è indicato come "Giovanni IV" e suo padre semplicemente come "Giovanni di Montfort" (Jean de Montfort), mentre nelle fonti inglesi è conosciuto come "John V". Tuttavia l'epiteto di "The Conqueror" rende la sua identità inequivocabile. Nella prima parte della sua vita si combatteva la guerra di successione bretone, combattuta dal padre contro sua cugina Giovanna di Penthièvre e suo marito Carlo di Blois. Con il supporto militare francese, Carlo fu in grado di controllare la maggior parte della Bretagna. Dopo la morte di suo padre, la madre di Giovanni, Joanne, tentò di continuare la guerra in nome del figlio e diventò famosa come "Jeanne la Flamme" per la sua personalità focosa. Tuttavia, alla fine fu costretta a ritirarsi con suo figlio in Inghilterra chiedendo l'aiuto di Edoardo III. In seguito fu dichiarata pazza e imprigionata nel castello di Tickhill nel 1343 e Giovanni e sua sorella Giovanna di Bretagna furono portati nella casa del re britannico. Giovanni tornò poi in Bretagna per reclamare il suo titolo con l'aiuto inglese e nel 1364 ottenne una vittoria decisiva contro la Casata di Blois nella battaglia di Auray, con l'appoggio dell'esercito inglese guidato da John Chandos . Il suo rivale Carlo di Blois rimase ucciso nella battaglia e la vedova di Carlo, Joanna, fu costretta a firmare il Trattato di Guérande il 12 aprile 1365, secondo cui Joanna rinunciava ai suoi diritti sulla Bretagna e riconosceva John come unico padrone del ducato. Avendo ottenuto la vittoria con il sostegno inglese (ed essendosi sposato con un'esponente della famiglia reale inglese), il duca Giovanni IV fu costretto a confermare diversi baroni inglesi in posizioni di potere in Bretagna, specialmente come controllori di roccaforti strategicamente importanti nei dintorni del porto di Brest, permettendo così ai militari inglesi l'accesso alla penisola e consentendo che le entrate dalla Bretagna affluissero verso la corona inglese. I potentati inglesi in Bretagna causavano risentimenti negli aristocratici bretoni e alla monarchia francese, così come l'uso di consiglieri inglesi da parte di Giovanni. Tuttavia, Giovanni IV si dichiarava vassallo del re Carlo V di Francia e non di Edoardo III d'Inghilterra, pur non placando i suoi critici, che mal tolleravano la presenza di truppe e signori inglesi. A causa dell'ostilità della nobiltà bretone, Giovanni IV non fu in grado di ottenere un sostegno militare contro le mire del re francese Carlo V, che esercitava pressioni per il controllo della Bretagna. Senza il sostegno locale, nel 1373 Giovanni fu nuovamente costretto all'esilio in Inghilterra e il re francese Carlo V tentò di annettere il ducato di Bretagna alla Francia. Bertrand de Guesclin fu inviato per sottomettere il ducato al re francese con la forza delle armi nel 1378. I baroni bretoni si ribellarono e invitarono il duca Giovanni IV a tornare dall'esilio nel 1379. Giovanni sbarcò a Dinard e prese il controllo del ducato con il supporto dei baroni locali. Un esercito inglese al comando di Tommaso di Woodstock, primo duca di Gloucester, sbarcò a Calais e marciò verso Nantes per prendere il controllo della città. Tuttavia, Giovanni IV successivamente si riconciliò con il nuovo re francese, Carlo VI di Francia e pagò le truppe inglesi per evitare uno scontro. Da allora in poi governò il suo ducato in pace sia con la corona francese che con quella inglese per oltre un decennio, mantenendo i contatti con entrambe ma riducendo al minimo i legami aperti con l'Inghilterra. Tra il 1380 e il 1385, Giovanni IV costruì a Vannes il castello dell'Hermine (Castello di Hermine ), che divenne una fortezza difensiva e dimora dei duchi di Bretagna. Lo costruì per beneficiare della posizione centrale della città di Vannes nel suo ducato. Nel 1397, il duca Giovanni IV riuscì finalmente a liberare Brest dal controllo inglese usando pressioni diplomatiche e incentivi finanziari. Nel 1392 Pierre de Craon tentò di uccidere Olivier de Clisson, il Conestabile di Francia, un vecchio nemico del duca Giovanni e non riuscendovi fuggì in Bretagna. Si presumeva che il duca Giovanni fosse coinvolto nel complotto e Carlo VI ne approfittò per attaccare ancora una volta la Bretagna, ma prima di raggiungere il ducato il re fu vittima dalla follia. I parenti di Carlo VI incolparono Clisson e avviarono procedimenti legali contro di lui per minarne la posizione politica. Privato del suo status di Constable, Clisson si rifugiò nella stessa Bretagna dove si riconciliò con Giovanni (1397), diventando uno stretto consigliere del duca. Giovanni IV fu nominato cavaliere dal re Edoardo III tra il 1375 e il 1376 come membro dell'Ordine della Giarrettiera, unico duca di Bretagna ad aver ottenuto questo onore inglese. Il duca Giovanni IV si è sposato tre volte: 1) con Maria d'Inghilterra (1344-1362), figlia del re Edoardo III e Philippa di Hainault, da cui non ebbe figli; 2) con Lady Joan Holland (1350-1384), figlia di Thomas Holland, 1° conte di Kent e Joan of Kent, a Londra, nel maggio 1366, da cui non ebbe figli; 3) con Giovanna di Navarra (1370-1437), figlia del re Carlo II di Navarra e Giovanna di Valois, a Saillé-près-Guérande, vicino a Nantes, il 2 ottobre 1386 da cui ebbe nove figli. Dopo la morte di Giovanni, Giovanna di Navarra divenne reggente del figlio, Giovanni V duca di Bretagna e alla fine sposò il re Enrico IV d'Inghilterra. I figli di Giovanni e Giovanna di Navarra sono stati: Jeanne of Brittany ( Nantes , 12 agosto 1387-7 dicembre 1388); Isabella di Bretagna (ottobre 1388 - dicembre 1388); Giovanni V, duca di Bretagna (Château de l'Hermine, vicino a Vannes, Morbihan, 24 dicembre 1389 - Manoir de La Touche, vicino a Nantes, 29 agosto 1442); Maria di Bretagna (Nantes, 18 febbraio 1391 - 18 dicembre 1446), signora di La Guerche , sposò al castello de l'Hermine il 26 giugno 1398 Giovanni I di Alençon; Margherita di Bretagna (1392-13 aprile 1428), signora di Guillac, sposata il 26 giugno 1407 con Alain IX, visconte di Rohan e conte di Porhoët († 1462); Artù III, duca di Bretagna (Castello di Succinio , 24 agosto 1393 - Nantes, 26 dicembre 1458); Gilles of Brittany (1394 - 1412), signore di Chantocé e Ingrande; Riccardo di Bretagna (1395 - Castello di Clisson 2 giugno 1438), conte di Benon , Étampes e Mantes, sposò al castello di Blois, Loir-et-Cher il 29 agosto 1423 Margaret d'Orléans, contessa di Vertus , figlia di Luigi di Valois, duca d'Orléans; Bianca di Bretagna (1397 - prima del 1419), che sposò a Nantes il 26 giugno 1407 Giovanni IV, conte di Armagnac. Vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_V_di_Bretagna
Statua di Vercingetorige,
posta da Napoleone III
nel 1865 ad Alise-
Sainte-Reine.
|
A parte le breve parentesi della ribellione guidata da Vercingetorige e dall'insurrezione capeggiata dalla regina Budicca, le varie popolazioni celtiche non fecero mai causa comune. In Britannia i Romani furono quasi debellati da Budicca (o Budikka, o Boadicea). Boudicca o Boudica, Boudicca, Buduica, Bonduca, oltre a molte altre forme (vissuta tra il 33 e il 60/61 d.C.), è stata una regina della tribù degli Iceni, che viveva nell'odierna zona di Norfolk (Inghilterra orientale). Guidò la più grande rivolta anti-romana delle tribù dell'isola. Molti sono i modi in cui è stato tramandato il nome della regina, a causa di diverse corruttele presenti in molti manoscritti medioevali, ma è ormai abbastanza certo che la forma corretta sia Boudicca o Boudica, derivante dalla parola celtica bouda, cioè vittoria (in irlandese bua e in gallese buddug). Il nome è attestato in alcune iscrizioni: Boudica in Lusitania, Boudiga a Bordeaux e Bodicca in Britannia. Basandosi sull'evoluzione del gallese e dell'irlandese, Kenneth Jackson conclude che la forma corretta del nome sarebbe stato Boudica. Le fonti principali su questi eventi sono Tacito e Cassio Dione Cocceiano.
Rappresentazione di Budikka, o Budicca (Boadicea), regina di Britanni |
Carta con il gallico italico. |
Croce Celtica di Muiredach, del X sec., alta 7 m., a Monasterboice in Louth, in Irlanda. |
(6) Ad esempio, J. Layard, I Celti - alle radici di un inconscio europeo, Xenia, Milano 1995, pp. 28-42.
(17) Le parti riguardanti, i Liguri, i Celtoliguri ed i Celti nel Senato Romano è a cura di chi scrive.
(21) Un'ampia sintesi è rinvenibile in J. Carey, J.T. Koch, The Celtic Heroic Age: Literary Sources for Ancient Celtic Europe & Early Ireland & Wales cit., passim.
Torques celtico con teste di Drago. |
Per "Oroscopo degli Alberi celtico" clicca QUI
Indice del blog "Storia":
Per "1992: Il meccanismo politico-economico che ha causato la formazione di questa UE con la conseguente
perdita della sovranità italiana" clicca QUI
Per "Le guerre coloniali del Regno d'Italia" clicca QUI
Per "Occitani: storia e cultura" clicca QUI
Per "Celti: storia e cultura" clicca QUI
Per "Liguri: storia e cultura" clicca QUI
Per "Cristianesimo: da setta giudaica a religione di Stato" clicca QUI
Per "Ebraismo: origini, storia e cultura" clicca QUI
Per "Variazioni del clima dall'ultima glaciazione" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 5° - Dal 1.914 al 2.014 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 3° - Dal 90 al 1.096 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 2° - Dal 1.200 p.e.v. (a.C.) al 90 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Grande Storia dell'Europa - 1° - Dalla formazione della Terra al 1.200 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.77: dal 2.003 al 2.010 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.76: dal 1.992 al 2.003 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.75: dal 1.978 al 1.992 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.74: dal 1.948 al 1.978 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.73: dal 1.940 al 1.948 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.72: dal 1.922 al 1.940 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.71: dal 1.918 al 1.922 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.70: dal 1.913 al 1.918 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.69: dal 1.897 al 1.913 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.68: dal 1.861 al 1.897 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.67: dal 1.800 al 1.861 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.66: dal 1.776 al 1.800 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.65: dal 1.707 al 1.776 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.64: dal 1.642 al 1.707 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.63: dal 1.543 al 1.642 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.62: dal 1.519 al 1.543 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.61: dal 1.453 al 1.519 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.60: dal 1.416 al 1.453 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.59: dal 1.324 al 1.416 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.58: dal 1.251 al 1.324 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.57: dal 1.228 al 1.251 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.56: dal 1.204 al 1.228 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.55: dal 1.189 al 1.204 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.54: dal 1.145 al 1.189 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.53: dal 1.102 al 1.145 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.52: dal 1.095 al 1.102 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.51: dal 1.075 al 1.095 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.50: dal 1.034 al 1.075 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.49: dal 992 al 1.034 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.48: dall' 879 al 992 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.47: dall' 827 all' 879 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.46: dal 759 all' 827 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.45: dal 680 al 759 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.44: dal 600 al 680 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.43: dal 554 al 600 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.42: dal 538 al 554 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.41: dal 493 al 538 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.40: dal 452 al 493 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.39: dal 415 al 452 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.38: dal 391 al 415 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.37: dal 374 al 391 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.36: dal 326 al 374 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.35: dal 313 al 326 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.34: dal 286 al 313 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.33: dal 257 al 286 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.32: dal 193 al 257 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.31: dal 161 al 193 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.30: dal 90 al 161 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.29: dal 50 al 90 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.28: dal 27 p.e.v. (a.C.) al 50 e.v. (d.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.27: dal 49 al 27 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.26: dal 73 al 49 p.e.v. (a.C)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.25: dal 91 al 73 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.24: dal 146 al 91 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.23: dal 301 al 146 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.22: dal 367 al 301 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.21: dal 404 al 367 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.20: dal 450 al 404 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.19: dal 500 al 450 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.18: dal 540 al 500 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.17: dal 650 al 540 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.16: dal 753 al 650 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.15: dall' 850 al 753 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.14: dal 1.150 all' 850 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.13: dal 1.200 al 1.150 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.12: dal 1.320 al 1.200 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.11: dal 1.550 al 1.320 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.10: dal 1.680 al 1.550 p.e.v.(a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.9: dal 1.900 al 1.680 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.8: dal 2.500 al 1.900 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.7: dal 3.500 (inizio della Storia) al 2.500 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.6: dal 6.000 al 3.500 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.5: dal 15.000 al 6.000 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.4: dal 40.000 al 15.000 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.3: da 130.000 anni fa al 40.000 p.e.v. (a.C.)" clicca QUI
Per "Storia dell'Europa n.1: dalla formazione della Terra a 2.500.000 anni fa" clicca QUI
Da altri 7 blog:
Per i post "Il pensiero nell'Italia contemporanea" clicca QUI
a favore dell'Ue a guida franco-tedesca" clicca QUI
Per i post "Storia dell'Economia Politica" clicca QUI
Per i post "Astrologia evolutiva, progressiva, oroscopo, numerologia" clicca QUI
Per "Il Feg-Shui: Scuole della Bussola e del Ba Gua" clicca QUI
Per "I Chakra o Centri energetici fisici: dove sono e come si possono rilevare" clicca QUI
Per i post "Aforismi, Foto e Frasi dei Nativi Nord Americani (gl'Indiani d'America)" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Romani" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Ebrei" clicca QUI
Per "Antichi Liguri: a Tartesso prima di Fenici e Greci" clicca QUI
Per "L'oliva taggiasca, prodotto d'eccellenza" clicca QUI
Per "L'olio d'oliva taggiasca: parametri e unità di misura" clicca QUI
Per "Pista ciclo-pedonale nella Riviera dei Fiori" clicca QUI
Per "Sulle datazioni del manoscritto anonimo settecentesco e le fonti storiche sui Liguri" clicca QUI
Nessun commento:
Posta un commento