Cartina dell'Europa nel XV - XVI
secolo, con le aree delle religioni:
cattolica, luterana, calvinista,
anglicana, ortodossa, musulmana.
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Nel 1.520 - In giugno, Francesco I incontra nelle Fiandre, tra le città di Calais, allora ultimo possedimento inglese sul continente europeo, e di Guînes, il re inglese Enrico VIII. L'incontro, organizzato dal cardinale Thomas Wolsey, arcivescovo di York e Lord Cancelliere di Enrico VIII, avvenne nella cornice sfarzosa del cosiddetto Campo del Drappo d'Oro, un accampamento riccamente allestito per l'occasione. Francesco I mirava ad avere l'Inghilterra alleata nello scacchiere della lotta contro Carlo V e tentò di combinare il matrimonio fra la figlia di Enrico, Maria Tudor e il proprio figlio Francesco di Valois, Delfino di Francia. Nonostante il grande sfarzo e gli sforzi di Francesco, l'incontro non sortì l'effetto sperato: il matrimonio fra Maria e Francesco non avvenne mai e Enrico VIII strinse poi un'alleanza con Carlo V.
Nel
1.521 - Le mire espansionistiche di Francesco I e il
timore che l'autonomia della Francia, accerchiata com'era dai
possedimenti concentratisi nelle mani di un unico sovrano, si trovi
in grave pericolo lo porteranno, durante tutta la sua vita, a
scontrarsi con l'Imperatore Carlo V.
-
Il sultano ottomano Solimano il Magnifico (1520-1566)
successore di Selim tenta nuovamente la strada dell'espansione nei
Balcani, ed entra così ancora in contrasto con i regni europei per
il predominio sul mar Mediterraneo. Nel 1521 conquista Belgrado,
nel 1522 Rodi, nel 1526 nella battaglia di Mohács sconfigge
il re d'Ungheria e Boemia Luigi II, che morirà in combattimento. La
vittoria nelle guerre ottomano-ungheresi stabilirono il dominio
turco nelle parti meridionali e centrali del Regno di Ungheria.
- Il motivo per cui i romeni si identificano attraverso la parola latina romanus (română român) comincia a essere menzionato a partire dal XVI secolo da alcuni autori, tra i quali alcuni umanisti italiani che ebbero modo di viaggiare in Transilvania, Moldavia e Valacchia. Il più antico documento scritto in lingua romena è una lettera del 1521 (conosciuta sotto il nome di Lettera di Neacșu da Câmpulung - Scrisoarea lui Neacșu din Câmpulung) nella quale veniva annunciato al rappresentante locale di Brașov l'imminente attacco da parte dei turchi. Lo stesso documento risulta il più antico attestante la denominazione di Țara Românească (Paese Romeno). Ancor oggi la pronuncia corretta della parola român è più vicina a quella di romano, che alla traduzione fonetica romeno (che nella lingua italiana convive con l'espressione rumeno). I confini della Romania includono la maggior parte dell'antico territorio della Dacia.
Il primo viaggio del 1524 in
nord America di Giovanni da
Verazzano, per conto del re
di Francia, da: https://it.
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Giovanni da Verazzano, da: https://it.wikipedia .org/wiki/Giovanni_ da_Verrazzano |
Da Verrazano assegnerà i nomi Francesca e Nova Gallia alla terra tra Nuova Spagna e il Terranova inglese. Giovanni da Verrazzano (Greve in Chianti, 1485 circa - Isole Abaco, 1528 circa), esploratore e navigatore italiano, compì i suoi viaggi per conto della Francia ed esplorò molte zone della costa atlantica degli attuali Stati Uniti, compresa la Baia di New York, e del Canada. Nonostante abbia lasciato una descrizione dettagliata dei suoi viaggi nel Nord America, poco sappiamo della sua vita. Facendo parte di una ricca famiglia fiorentina, raggiunta la maggiore età, (intorno al 1506-1507), scelse la carriera di navigatore e per questo si trasferì in Normandia, a Dieppe. Effettuò numerosi viaggi nel Mar Mediterraneo orientale e nel 1523 fu inviato dal re di Francia Francesco I a esplorare una zona tra la Florida e Terranova per cercare una nuova rotta per l'Oceano Pacifico. Dopo il viaggio del 1524, Da Verrazzano fece altri due viaggi nelle Americhe. Nel primo si approvvigionò di legno "pau Brasil" in Brasile. La natura della morte dell'esploratore non è conosciuta con sicurezza. Secondo alcuni egli fu ucciso e divorato da cannibali nativi delle Bahamas nel 1528, nel suo terzo viaggio nel Nuovo Mondo.
Nel
1.524 - La campagna del 1524-25 di Francesco I in Italia
si risolve in un disastro per i francesi nella battaglia di
Pavia: la cavalleria francese, con il re in testa, è spazzata
via dagli archibugieri spagnoli e l'esercito è messo in rotta. Lo
stesso Francesco I è imprigionato per tre mesi a Pizzighettone,
nella torre detta "del Guado", per poi rimanere prigioniero
per una settimana in una torre dell'Abbazia della Cervara, prima di
essere condotto in Spagna. La cattura del re di Francia è da
attribuirsi a tre cavalieri spagnoli, Diego D'Avila, Juan de Urbieta
e Alonso Pita da Veiga, citati da Paolo Giovio nella sua "Vita
del Marchese di Pescara" (Fernando Francesco D'Avalos), i cui
discendenti conservano i documenti comprovanti la veridicità del
fatto.
Francesco
I rimane detenuto a Madrid per un anno ed è
liberato dietro versamento di un riscatto, con l'obbligo di firmare
il Trattato di Madrid, che prevede condizioni umilianti:
sottoscrivendolo, si impegna a cessare ogni rivendicazione sulle
regioni dell'Artois, delle Fiandre, e del Regno di Napoli, oltre a
rinunciare alla Borgogna e al Ducato di Milano e si impegna a
lasciare i due figli, Francesco di Valois il primogenito ed
Enrico il secondo, in Spagna come ostaggi, tenuti prigionieri
al buio e in totale isolamento, come criminali comuni.
I principini dimenticarono il francese e riconoscevano solo qualche
parola spagnola.
Dopo la liberazione di entrambi, avvenuta dietro
riscatto, le angustie sofferte durante la prigionia continuarono ad
avere conseguenze sulla loro personalità e Francesco, in
particolare, rimarrà sempre taciturno e riservato. Dopo la morte
della madre Anna di Bretagna, come erede al trono Francesco sarà
incoronato, a Rennes, duca di Bretagna con il nome di Francesco III e
a 17 anni avrà la sua prima ed ultima amante, Mademoiselle de
l'Estrange. Dopo una partita alla pallacorda, giocata col suo
segretario, il conte di Montecuculli (Montecuccoli), il delfino berrà dell'acqua ghiacciata che gli procurerà una polmonite fulminante e
il giorno successivo morirà. I medici che eseguiranno l'autopsia
dichiareranno come la morte sia dovuta a cause naturali ma l'opinione
pubblica dell'epoca non accettò tale responso e credette piuttosto ad un avvelenamento. Il colpevole sarà trovato proprio in
Montecuculli (Montecuccoli), ovvero la persona che aveva dato da bere
al principe l'acqua fredda. Sotto tortura, l'uomo confessò il
crimine e un pubblico processo, svoltosi a Lione, lo condannò a
morire per squartamento, il supplizio inflitto ai regicidi. Diventò così delfino di Francia e duca di Bretagna il fratello minore di
Francesco, Enrico, il futuro Enrico II di Francia. Tornando a re Francesco I, tornato in Francia e per nulla deciso a cedere la
Borgogna, oggetto del desiderio di Carlo V, come lo era stato in precedenza per suo
nonno Massimiliano, contestò le clausole del trattato che si
rifiutò di ratificare.
Corneille
de Lyon: “Francesco
di
Valois-Angoulême” il
primo
figlio maschio di
Francesco
I di Francia, da:
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Nel 1.525 - Con la conversione al luteranesimo, Albrecht Hohenzollern, ultimo Hochmeister dell’Ordine Teutonico sul Baltico, toglie a Roma gli appannaggi del seggio di Pietro, i territori dell'ordine e secolarizza i domini dei monaci-cavalieri e fondando così il ducato di Prussia di cui lui sarà il duca. I suoi discendenti diventeranno, dopo due secoli, Re di Prussia e Kurfürst - Principi-Elettori - del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica per il Brandeburgo.
Nel 1.526 - Il 22 maggio, Francesco I aderisce alla Lega di Cognac promossa da papa Clemente VII. Nei piani della Lega, di cui facevano parte anche Venezia, Genova, Firenze e Francesco II Sforza, vi era quello di strappare il Regno di Napoli agli spagnoli, insediandovi un principe italiano che avrebbe pagato un canone a Francesco I. I patti prevedevano che il re di Francia costituisse due eserciti, uno dei quali sarebbe sceso in Lombardia e l'altro direttamente in Spagna, ma per tutto il 1526 Francesco I, impegnato a trattare la liberazione dei figli, non partecipa agli eventi bellici, disattendendo i patti stretti con gli alleati. Questi furono facilmente superati dalle truppe imperiali che marciavano verso Roma. Il brutale sacco di Roma, compiuto dai lanzichenecchi e propiziato dal tradimento del cardinale Pompeo Colonna, segnò la disfatta e la dissoluzione della Lega di Cognac ma fu anche il motivo che spinse Francesco ad intervenire.
Nel
1.528 - Dopo aver riconsegnato Milano agli Sforza,
Francesco I tenta la presa di Napoli, ma la peste
che decima il suo esercito e la defezione dei genovesi lo
portano alla sconfitta di Aversa.
Nel
1.529 - In estate, a Cambrai, è stipulata una nuova
pace tra Francesco I e Carlo V che, pur sancendo il dominio
asburgico in Italia, rettifica in modo favorevole alla Francia le
condizioni dell'accordo di Madrid: Francesco, impegnandosi ad
abbandonare ogni pretesa sul Regno di Napoli e sul Ducato di Milano,
ottiene la liberazione dei figli tenuti in ostaggio e lega
saldamente la Borgogna alla propria corona. È
in questo periodo che, essendo rimasto vedovo dal 1924,
contrae il suo secondo matrimonio, in ottemperanza al Trattato
di Madrid, con la sorella dell'Imperatore, Eleonora, già
vedova del re del Portogallo Manuele I.
-
Nel 1529 gli ottomani proseguono verso Vienna,
assediano la città senza però riuscire a prenderla.
Nel 1.530 - Francesco I fonda il College de France in cui, con l’insegnamento del greco e dell’ebraico, si voleva contrapporre la nuova cultura umanistico-riformatrice all’insegnamento scolastico dell’università.
Nel 1.531 - Il 27
febbraio viene fondata la Lega di Smalcalda
(Schmalkalden, in Turingia). La diffusione della Riforma induceva gli
stati tedeschi del Sacro Romano Impero ad affermare la propria
autonomia sul piano religioso e di conseguenza su quello politico.
Una federazione di principi tedeschi uniti
dall'opposizione al potere imperiale e dalla volontà di
difendere il luteranesimo dai tentativi di restaurazione
cattolica attuati dall'imperatore Carlo V venne pertanto
ufficialmente costituita a Smalcalda
venerdì 27 febbraio 1531 da Filippo I di Assia e Giovanni Federico,
elettore imperiale di Sassonia, che giurarono di difendersi
reciprocamente se i loro territori fossero stati attaccati da Carlo.
Anhalt, Brema, Brunswick-Lüneburg, Magdeburgo, Mansfeld, Strasburgo
ed Ulma furono gli altri membri originari della Lega. Costanza,
Reutlingen, Memmingen, Lindau, Biberach an der Riß, Isny im Allgäu
e Lubecca si unirono in seguito. La Lega si accordò per fornire
10.000 uomini e 2.000 cavalieri per la mutua protezione.
- Nel 1531, l'11
ottobre, nella battaglia di Kappel, in Svizzera, è ferito e ucciso
dai cattolici vittoriosi, Huldreich Zwingli, italianizzato in
Ulrico Zuinglio (Wildhaus, 1º gennaio 1484 - Kappel am Albis, 11
ottobre 1531), teologo svizzero, vissuto nel periodo della Riforma
protestante e uno dei fondatori delle Chiese riformate svizzere.
Aveva promosso importanti riforme religiose nel suo Paese, sul
modello della Riforma di Martin Lutero. La sua proposta di riforma
del cristianesimo ottenne prima il supporto della popolazione e delle
autorità di Zurigo, coinvolgendo successivamente altri cinque
cantoni svizzeri, mentre i rimanenti cinque rimasero fedeli alla
Chiesa cattolica. La sua interpretazione del cristianesimo propone un
approccio ragionato alla fede, evidenziando un forte legame con il
clima umanistico che attraversava l'Europa di allora. In questo
senso, la teologia di Zwingli presenta alcune differenze
rispetto all'impostazione data da Lutero, incentrata sulla
tragica condizione umana corrotta dal peccato e sulla salvezza
operata da Dio. Nel 1506, conseguito il titolo di maestro in
teologia, venne ordinato prete a Costanza. Seguì successivamente i
mercenari svizzeri nella guerra della Lega di Cambrai sino alla
battaglia di Marignano del 1515, come cappellano militare. Esercitò
poi il suo ministero come parroco a Glarona e poi a Einsiedeln, già
allora famosa meta svizzera di pellegrinaggi. In quel periodo si
avvicinò al pensiero di Erasmo da Rotterdam, ma elaborò presto la
sua nuova concezione teologica a cui avrebbe cercato di dare
applicazione durante la sua permanenza a Zurigo. Nel 1525 progettò
una liturgia della Santa Cena in tedesco, che prevedeva la
soppressione dei canti non biblici e di tutto l'accompagnamento
strumentale. In seguito alla disputa teologica del 19 maggio 1526 a
Baden, tra la fazione cattolica rappresentata da Johannes Eck e
quella zwingliana guidata da Giovanni Ecolampadio, le posizioni di
Zwingli vennero condannate e il riformatore svizzero fu scomunicato
da papa Adriano VI, con conseguente esclusione dalla Chiesa
cattolica. I tredici cantoni della Svizzera si divisero tra le
due posizioni, ma non in modo pacifico: ne seguì addirittura un
conflitto armato, e Zwingli, che era cappellano e
portabandiera delle truppe che lo sostenevano, fu ferito nella
battaglia di Kappel, avvenuta l'11 ottobre 1531, e ucciso dai
cattolici vittoriosi, i quali diedero anche alle fiamme le sue
spoglie. Dopo la sua morte, la Riforma protestante in Svizzera si
attestò soprattutto nelle città a nord delle Alpi (e nella zona
rurale dei Grigioni, che allora non faceva parte della Confederazione
elvetica): la Svizzera è tuttora divisa tra cantoni cattolici e
cantoni protestanti. La dottrina di Zwingli si
può riassumere in quattro punti: 1) superiorità delle Sacre
Scritture rispetto alla Tradizione ecclesiastica; 2) rifiuto
dell'autorità papale; 3) confutazione del conciliarismo; 4)
coinvolgimento attivo all'interno della società (il cosiddetto
Vangelo sociale). In qualche modo, anche i Quaccheri e i
Battisti di oggi possono essere visti come continuatori delle
istanze di Zwingli.
Nel 1.532 - Dopo la morte di
Ulrico Zwingli alcune città della Germania meridionale cercarono
l'appoggio della Lega di Smalcalda, che divenne il centro
dell'opposizione anti-asburgica: nel 1532 la Lega si alleò con
la Francia e nel 1538 con la Danimarca. Raramente la Lega provocò
Carlo V direttamente, ma confiscò terreni alla Chiesa, espulse
vescovi e principi cattolici e aiutò a diffondere il Luteranesimo
nella Germania settentrionale.
- Nel
1.532 l'ottomano Solimano lancia un altro attacco a Vienna, ma
è respinto nell'assedio di Güns.
- Nel 1.532 Rabelais pubblica "Gargantua e Pantagruel". Pantagruel gode liberamente delle gioie
dell'esistenza e manifesta la propria vitalità sfrenata attraverso
il riso. Rabelais nel prologo del romanzo, indirizzato ai lettori,
scrive: "E, leggendo, non vi scandalizzate: / Qui non si trova
male né infezione.[...] Meglio è di risa che di pianti scrivere, /
Ché rider soprattutto è cosa umana". La creatività e
l'allegria di Pantagruele e dei suoi compagni di viaggio sono la
rappresentazione comica dell'ottimismo umanistico sulla bontà
della natura umana rivalutata in tutti i suoi aspetti. Rabelais
si pone contro l'ascetismo e il dogmatismo medievale, contro il
tentativo di sopprimere gli istinti da parte delle religioni
cattolica e protestante, contro le teorie e i procedimenti
speculativi di teologi e filosofi. L'ideale è quello di un uomo
tollerante e libero, naturalmente buono, e la regola stabilita
nell'Abbazia di Thelème ("Fa' quello che vuoi"), riassume
la fiduciosa e utopistica aspirazione umanistica alla libertà,
contrapposta al dogmatismo della cultura ufficiale e alla censura del
potere ecclesiastico e politico.
Nel 1.533 - Il 25 gennaio si celebrano le nozze di Enrico VIII d'Inghilterra e Anna Bolena. Il Lord cancelliere di corte, Tommaso Moro non approvò l'annullamento del matrimonio tra Enrico e Caterina d'Aragona e non partecipò alla cerimonia di incoronazione di Anna, tuttavia scrisse a Enrico che riconosceva Anna come sua regina. In seguito la principessa Maria, figlia di Caterina, venne dichiarata illegittima e nuova erede al trono designato diventò la figlia della regina Anna, la principessa Elisabetta. Caterina perse il titolo di regina e morì, con ogni probabilità di cancro, nel gennaio 1536. Papa Clemente VII rispose al nuovo matrimonio di Enrico con la scomunica, emessa nel mese di luglio del 1533. Tommaso Moro, nel frattempo, si dimise dall'incarico di governo, sostituito da Thomas Cromwell, che divenne il nuovo Lord Cancelliere. Il Parlamento approvò gli atti che sancirono la frattura con Roma nella primavera del 1534. In particolare l'Act of Supremacy (Legge di Supremazia) stabilì che il re è «...l'unico Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra» e il Treasons Act (Legge sui Tradimenti) del 1534 rese alto tradimento, punibile con la morte, il rifiuto di riconoscere il Re come tale. Al papa vennero negate le fonti di finanziamento come l'obolo di San Pietro. L'Act of Succession (Legge di Successione), sempre del 1534, spostò la linea dinastica dalla ex sovrana alla discendenza di Anna Bolena. Tutti gli adulti del regno vennero tenuti ad accettare le disposizioni di queste leggi e chiunque avesse rifiutato sarebbe stato giudicato colpevole di alto tradimento e passibile di pena di morte. Come conseguenza di queste leggi tutta la struttura della chiesa cattolica inglese venne attaccata. Cromwell, spinto e sostenuto dal sovrano, fece approvare dal parlamento, nel 1536, una legge che espropriò i possedimenti dei monasteri minori: questa azione portò nelle casse dello stato, nel giro di alcuni anni, ingenti quantità di denaro, ma ancora - formalmente - Enrico era un re cattolico. Solo in seguito, sotto l'influenza di Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury e di Edward Seymour, primo duca di Somerset e conte di Hertford, l'anglicanesimo di Enrico VIII prese un indirizzo protestante.
Hans Holbein il
Giovane: "Enrico
VIII" (1497/98) da:
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Elisabetta I |
Lady Jane Grey (Bradgate Park,
1537 - Londra, 12 febbraio 1554) è stata la prima regina
d'Inghilterra e d'Irlanda per soli nove giorni, dal 10 al 19 luglio
1553. In quanto figlia di lady Frances Brandon, a sua volta figlia
della principessa Maria Tudor (sorella del re Enrico VIII), e di
Henry Grey, era pronipote di Enrico VIII e quarta nella linea di
successione al trono inglese, dopo i cugini di primo grado per parte
di madre Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I. Fin dalla sua infanzia, Jane era stata
al centro delle ambizioni dei genitori, che avrebbero voluto vederla
sul trono d'Inghilterra per ottenere più influenza. Nel 1546 fu
mandata a corte come dama di compagnia di Caterina Parr, sesta moglie
del re. L'anno dopo, con la morte di Enrico VIII, l'ascesa al trono
di Edoardo VI d'Inghilterra e il nuovo matrimonio di Caterina Parr
con il lord ammiraglio Thomas Seymour, Jane si era trasferita a
Whitehall dove, sotto la tutela della Regina vedova, si era dedicata
allo studio, assieme alle cugine Maria ed Elisabetta. Nel 1553, morì
il re quindicenne Edoardo VI, dopo aver designato come futura sovrana
la cugina Jane. Quando i genitori, lo suocero e il marito
comunicarono a Jane la notizia, la giovane si rifiutò di diventare
regina, affermando che la legittima erede di Edoardo era Maria
(figlia di Enrico VIII e di Caterina d'Aragona). Ma lo suocero John
Dudley, facendo leva sui sentimenti religiosi di Jane, la convinse ad
accettare il trono per mantenere la fede anglicana in Inghilterra
che, con Maria, sarebbe stata sostituita dalla fede cattolica. Allora
Jane accettò la corona, ma regnò per soli nove giorni. Infatti
Maria, che godeva il consenso popolare, fu dichiarata legittima
sovrana d'Inghilterra, depose Jane e la fece imprigionare, assieme al
consorte, nella Torre di Londra, mentre il suocero, John Dudley,
venne decapitato. Dopo otto mesi di carcere, Maria firmò la condanna
a morte di Jane e Guilford, per evitare una futura sommossa
protestante. L'esecuzione avvenne nel febbraio 1554. Prima fu
decapitato il marito Guilford, poi Jane. Quando Jane salì sul
patibolo chiese perdono per aver offeso Maria, pur proclamandosi
innocente; quando le misero la benda sugli occhi, non riuscì a
trovare il ceppo sul quale appoggiare la testa, suscitando la
compassione dei presenti, tanto che John Feckenham, decano della
cattedrale di San Paolo, con il quale Jane, durante la prigionia,
aveva avuto una costruttiva conversazione sulla fede riformata, la
aiutò ad appoggiare la testa sul ceppo. Così lady Jane Grey fu
decapitata e sepolta prima in una tomba anonima, poi nel 1876, per
decisione della regina Vittoria, nella cappella reale della chiesa di
San Pietro ad Vincula, accanto alle spoglie di Anna Bolena e Caterina
Howard.
Resa forte dal sostegno popolare, Maria I Tudor (detta "la Cattolica" ma anche "la Sanguinaria") entrò trionfalmente in Londra con la sorellastra Elisabetta al fianco. Quindi, Maria I sposò Filippo II di Spagna, un matrimonio molto sgradito ai suoi sudditi protestanti e temendo di poter essere deposta e sostituita dalla sorellastra, a seguito della fallita ribellione di Wyatt, fece imprigionare Elisabetta nella Torre di Londra. Thomas Wyatt, detto il Giovane (1521 -
Londra, 11 aprile 1554) per distinguerlo dall'omonimo padre, il poeta
Thomas Wyatt, è stato un ribelle britannico attivo durante il regno
di Maria I d'Inghilterra. Gli spagnoli chiesero l'esecuzione di Elisabetta, ma pochi inglesi desideravano mettere a morte un membro della popolare dinastia Tudor ed anche i tentativi di rimuoverla dalla successione fallirono a causa dell'opposizione del Parlamento, oltre al fatto che Maria I non firmò mai il documento dell'esecuzione. Dopo due mesi nella Torre, ad Elisabetta furono concessi gli arresti domiciliari al castello di Woodstock (il Blenheim Palace, a Woodstock nello Oxfordshire), sotto la custodia di Sir Henry Bedingfield. Alla fine dell'anno, quando si era diffusa la voce che Maria era in attesa di un figlio, Elisabetta poté tornare a corte con l'assenso di Filippo che, preoccupato che la moglie potesse morire di parto, preferiva che la corona inglese passasse a lei piuttosto che a Maria Stuart, regina di Scozia. Tale preferenza, da parte del cattolicissimo Filippo, nasceva da motivi strettamente politici: sebbene cattolica, la giovane Stuart era stata cresciuta alla corte francese, era promessa al delfino, il futuro Francesco II ed una sua ascesa al trono d'Inghilterra avrebbe portato le isole britanniche interamente nella sfera di influenza della Francia, con la quale la Spagna era in guerra dall'inizio del secolo (la pace di Cateau-Cambrésis fra Francia e Spagna sarà stata firmata solo nel 1.559). Per tutta la durata del suo regno Maria I continuò a perseguitare i protestanti, guadagnandosi il soprannome di "Maria la Sanguinaria" e tentò di convertire Elisabetta, che si finse cattolica ma mantenne il suo credo protestante. Liberata dalla prigionia alla quale era
stata sottoposta, per evitare che prendesse il potere, nel 1558, succedette alla corona il 17 novembre dello stesso anno, per la morte senza eredi della sorellastra Maria I Tudor. La regina trovò però una pericolosa rivale nella cugina, la cattolica Maria Stuart, regina di Scozia e moglie del re di Francia Francesco II, la quale aveva un carattere impulsivo in antitesi con la prudenza tipica della cugina Elisabetta.Maria Stuart |
Mary Stuart, italianizzata in
Maria Stuarda (Linlithgow, 8 dicembre 1542 - Fotheringhay, 8 febbraio
1587), è stata regina di Scozia dal 14 dicembre 1542 al 24 luglio
1567, regina consorte di Francia dal 10 luglio 1559 al 5 dicembre
1560 e regina d'Inghilterra per i legittimisti inglesi dell'epoca che
non riconoscevano Elisabetta I come legittima erede di Enrico VIII.
Regina a pochi giorni di vita, consacrata per diritto divino a soli
nove mesi, quella di Maria Stuarda fu una vita tragica. Scappata
dalle guerre anglo-scozzesi, fu cresciuta nell'ambiente colto e
raffinato della corte francese di Caterina de' Medici ed ebbe
un'ottima educazione in ambito culturale, ma non altrettanto
approfondita in ambito politico, dal momento che come regina consorte
di Francia non avrebbe dovuto avere potere effettivo. Alla morte del
suo primo marito, il re di Francia Francesco II, Maria Stuart tornò
in Scozia, dove l'attendeva lo scontro con la nuova religione
calvinista, istituita durante la sua assenza. Fu una sovrana molto
tollerante e questo non fece altro che aumentare il potere dei Lord
protestanti, che però le rivoltarono contro il paese, approfittando
della sua turbolenta vita privata. Scappata in Inghilterra, pensando
di poter essere aiutata dalla regina protestante Elisabetta I
d'Inghilterra, sua cugina, fu invece imprigionata per quasi
vent'anni, diventando il fulcro e l'anima del cattolicesimo inglese.
Molti complotti furono organizzati in suo nome per assassinare
Elisabetta e innalzarla al trono. La regina di Scozia si ritrovò
dunque a essere il simbolo vivente della Controriforma e finì
sacrificata nella lotta tra la Spagna cattolica di Filippo II e
l'Inghilterra protestante di Elisabetta I. La sua esecuzione fu un
duro colpo all'autorità divina dei sovrani assoluti: per la prima
volta nella storia una "regina consacrata da Dio" fu
giudicata e condannata a morte. Il suo unico figlio, Giacomo
VI di Scozia e I d'Inghilterra, succeduto ad Elisabetta, fu il primo
re britannico che riunì i domini scozzesi a quelli inglesi. Da Maria
Stuart discende l'attuale regina del Regno Unito Elisabetta II.
Nel 1.559, Maria Stuart si era proclamata regina d'Inghilterra avvalendosi della controversa legittimità di Elisabetta (che era illegittima per le norme cattoliche, in quanto il matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona non aveva mai ottenuto l'annullamento papale, ma non lo era per le leggi della Chiesa d'Inghilterra, che invece lo aveva annullato), con il supporto dei francesi, previsto dagli accordi nuziali tra Maria e Francesco II. In Scozia la madre di Maria Stuart, Maria di Guisa, che aveva governato la Scozia come reggente, tentò di aumentare l'influenza francese in Gran Bretagna concedendo all'esercito francese fortificazioni in Scozia. Un gruppo di lord scozzesi (protestanti) alleati di Elisabetta deposero Maria di Guisa e, posti sotto pressione dagli Inglesi, i rappresentanti di Maria Stuart firmarono il Trattato di Edimburgo, in base a cui le truppe francesi dovevano essere ritirate dalla Scozia. Sebbene Maria Stuart rifiutasse di ratificare il trattato, esso ottenne l'effetto desiderato e la minaccia francese fu allontanata dall'Inghilterra. Dopo la morte del marito Francesco II, Maria Stuart ritornò in Scozia, mentre per la Francia iniziava il periodo delle Guerre di Religione: temendo ulteriori possibili minacce da parte francese, Elisabetta diede segretamente aiuto agli Ugonotti. Fece pace con la Francia nel 1.564, rinunciando all'ultimo possedimento inglese in territorio francese, Calais, ma non abbandonò la rivendicazione formale al trono di Francia che i monarchi inglesi mantenevano dal regno di Edoardo III, durante la Guerra dei Cent'Anni, e che fu abbandonata solo da Giorgio III, nel XVIII secolo. Nel suo testamento Maria lasciò in eredità a Filippo la sua rivendicazione del trono inglese e Filippo iniziò a progettare un'invasione. Nell'aprile 1.587 Francis Drake bruciò la flotta spagnola alla fonda nel porto di Cadice, ritardando i piani del re, ma nel 1.588 l'Invincibile Armata, una grande flotta di 130 navi e 30.000 uomini salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo, allora in Olanda sotto il comando di Alessandro Farnese, ad attraversare la Manica ed invadere l'Inghilterra. Elisabetta, nel grande pericolo del momento, tenne un famoso discorso alle truppe inglesi radunate a Tilbury, noto come Il discorso alle truppe a Tilbury. La flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese, comandata da Charles Howard, I conte di Nottingham e da Francis Drake, aiutati dal maltempo. L'Armada fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto la popolarità di Elisabetta. La battaglia non fu però decisiva e la guerra con la Spagna continuò. La guerra continuava anche in Olanda, che combatteva per l'indipendenza, ed in Francia, dove un protestante Enrico di Borbone, aveva rivendicato il trono. Elisabetta appoggiò con 20.000 uomini e 300.000 sterline Enrico, e con 8.000 uomini e aiuti per oltre un milione di sterline gli olandesi. I corsari inglesi continuarono ad attaccare la flotta spagnola che ritornava carica d'argento dalle Americhe, con alterni esiti (nel 1.595 morì Francis Drake); nel 1.595 si verificò anche una modesta incursione della flotta spagnola in Cornovaglia. Nel 1.596, l'Inghilterra si ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al potere e la Lega Cattolica, sua nemica, distrutta; altre battaglie seguirono fino al 1.598, quando Francia e Spagna fecero pace. La morte di Filippo II l'anno successivo portò il conflitto tra Spagna ed Inghilterra ad un punto di stallo, che avrebbe trovato soluzione con il trattato di pace negoziato sotto Giacomo I, noto come Trattato di Londra (1.604). Elisabetta amava le imprudenze e soprattutto fare ciò che i medici le vietavano. Ma nel 1.603 fu colpita da una brutta depressione. Non sopportava più i discorsi di governo, sentiva la morte vicina e si lasciava andare. Morì il 24 marzo nel Palazzo di Richmond pronunciando la famosa frase "Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire". All'età di settanta anni, era la più anziana sovrana sino ad allora vissuta e non fu superata fino a che Giorgio II morì a settantasette anni nel 1.760. Elisabetta fu seppellita nell'abbazia di Westminster, di fianco alla sorella Maria I. L'iscrizione sulla loro tomba recita: "Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione". Il testamento di Enrico VIII dichiarava che ad Elisabetta dovevano succedere i discendenti della sua sorella minore, Maria Tudor, piuttosto che i discendenti scozzesi di Margherita Tudor, e all'epoca della morte della regina c'erano alcuni possibili pretendenti in vita, oltre a Giacomo Stuart. Alcune opere storiche riferiscono che Elisabetta dichiarò Giacomo suo erede nel suo letto di morte, altre invece sostengono che essa mantenne fino alla fine il silenzio su questo argomento. In ogni caso nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente contrastare la rivendicazione al trono di Giacomo Stuart, che poco dopo la sua morte fu proclamato re Giacomo I d'Inghilterra. Tale proclamazione ruppe la consuetudine perché non fu fatta dal nuovo sovrano stesso, ma dal Consiglio di Accessione, come sarebbe poi divenuto consuetudine nella pratica moderna.
Nel
1.535 - Mentre Francesco I pensa bene di stringere
alleanze con il sultano Solimano il Magnifico e
con la Lega di Smalcalda, si verifica l'occasione per un nuovo
conflitto, il terzo, contro Carlo V. Nello stesso 1535,
alla morte del duca di Milano Francesco II Sforza, che aveva sposato
Cristina di Danimarca, nipote di Carlo V, troppo giovane per dargli
eredi, il ducato rischiava di essere ereditato dal figlio
dell'Imperatore, Filippo II di Spagna (come in effetti avvenne nel
1540), cosa inaccettabile per il re di Francia.
- Dal 1.535 i protestanti calvinisti o ugonòtti (dal francese huguenot, che deriva dal tedesco eidgenosse , nome di un partito di Ginevra nel 16° sec. che significa confederato, incrociato con il nome del capo del partito antisavoiardo Hugues Besançon), dal 1.535 al 1.628 (e in particolare dal 1.560 al 1.598), si batteranno in Francia in lunghe guerre per la restaurazione delle libertà feudali contro l’assolutismo regio.
Nel
1.536 - All'inizio dell'anno, 40.000 soldati francesi invadono
il Ducato di Savoia, conquistano Torino e si fermano alla
frontiera lombarda, nell'attesa di un'eventuale soluzione negoziata.
Per tutta risposta l'imperatore Carlo V invade la Provenza, rinunciando
però all'assedio di Avignone, notevolmente fortificata e ripara anzi in Spagna. Dopo intensi negoziati si addivenne alla tregua di
Nizza, del 1538, con papa Paolo III impegnato a fare la spola da
una camera all'altra nel tentativo di mediare tra i due contendenti
che tanto si odiavano da rifiutare di sedere nella stessa stanza. Si
mantenne ai francesi la città di Torino, senza che gli equilibri
nella scacchiera italiana mutassero troppo. Nella Contea di Aosta,
non invasa da Francesco I, nel timore di un'eventuale invasione venne
modernizzato l'apparato difensivo del Castello di Verrès e venne
istituito il Conseil des Commis che diventerà una storica
istituzione valdostana.
Dal 1.537 - Il protrarsi della potenza ottomana e la scoperta delle Americhe emargina la Repubblica di Venezia dalle nuove vie commerciali e ne risente le irreversibili conseguenze. Nonostante l'abilità diplomatica e l'energia militare spesa nella ricerca di nuove conquiste in Italia, la sua politica sarà da allora costretta a una condotta cauta ed essenzialmente conservatrice. Il ritorno offensivo dei turchi le infligge la perdita di gran parte delle isole Egee, Malvasia e Nauplia (nel 1537-39) e infine di Cipro. Anche la vittoria di Lepanto del 1571 non le reca tangibili vantaggi ma riesce solo a salvare i suoi privilegi commerciali nell'Impero ottomano. E se di fronte ai tentativi d'ingerenza pontificia Venezia riesce ancora trovare atteggiamenti di risoluta indipendenza, i momenti della grande politica sono però finiti. Stretta tra il ducato spagnolo di Milano e l'incombente minaccia degli Asburgo e dei turchi, opta per una politica di difesa.
- Fondazione della Compagnia di Gesù da parte di Ignazio di Loyola.
- Il re di Francia Francesco I bandisce la lingua occitana dagli atti amministrativi; ciò nonostante la lingua d'oc conserva fino al XVII secolo uno status ufficiale nel Regno di Navarra.
- Il re di Francia Francesco I bandisce la lingua occitana dagli atti amministrativi; ciò nonostante la lingua d'oc conserva fino al XVII secolo uno status ufficiale nel Regno di Navarra.
Nel
1.541 - Dopo lungo e sanguinoso assedio cade in mano
turco-ottomana Buda, la capitale ungherese. Dopo la caduta delle
maggiori città ungheresi e slave in mano turca (tra cui Belgrado,
Pécs, Buda), molti Stati danubiani patteggiarono la sottomissione
formale alla Porta (l'impero ottomano o Sublime Stato ottomano,
era noto anche come Sublime porta), impegnandosi al pagamento di una
tassa in cambio di una pressoché completa libertà di azione. Così
fecero, tra gli altri, la Repubblica di Ragusa, il Montenegro,
il Principato di Transilvania (indipendente dopo la caduta del
regno d'Ungheria), la Moldavia e la Valacchia. Solimano
espanse l'Impero anche verso l'Asia e l'Africa, impossessandosi di
Baghdad, di Tunisi e dell'Algeria (1534), dello Yemen (1547), di
Tripoli (1551). Con la conquista della persiana Baghdad, gli ottomani
ottennero il controllo della Mesopotamia e l'accesso navale al Golfo
Persico.
- Nel 1.541, durante il regno del re inglese Enrico VIII, il parlamento d'Irlanda lo proclama Re d'Irlanda, dichiarando così il Regno d'Irlanda proprietà personale del re d'Inghilterra.
Gli scismi nella cristianità dai
concili
di Efeso e Calcedonia alla Riforma
protestante.
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Croce ugonotta, uno
dei simboli valdesi.
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I valdesi, duramente perseguitati nei secoli precedenti, a differenza dei catari non erano stati sterminati dall'Inquisizione, nonostante la durissima repressione. Vivendo nella clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone eccentriche, il movimento valdese era riuscito ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante calvinista nel 1.532, col sinodo di Chanforan, segnando una svolta decisiva per il futuro della comunità. Il termine "calvinismo" venne coniato ed utilizzato dai luterani per indicare quelli che seguono la dottrina di Calvino; molte denominazioni all'interno della Riforma preferiscono comunque utilizzare il termine "riformate" per differenziarsi dai calvinisti veri e propri. A partire dalla controversia arminiana, i riformati (cioè i cristiani protestanti che si distinguono dai luterani) si sono divisi in calvinisti e arminiani; ad ogni modo, dal momento che gli arminiani e i calvinisti rappresentano due scuole di pensiero diverse, oggi il termine "riformato" (con il quale gli arminiani non si sono mai identificati) è diventato sinonimo di "calvinista". L'arminianesimo è un sistema teologico che prende nome da Jacobus Arminius (Jakob Hermandszoon), chiamato comunemente Arminio, teologo olandese (1560-1609) ministro della Chiesa riformata olandese (1588). I credenti di fede evangelica che oggi si definiscono "arminiani" riconoscono in genere la Bibbia come assoluta regola di fede e di condotta e pongono tutti forte enfasi sul sacrificio di Gesù Cristo alla croce come unica offerta di salvezza per tutta l'umanità. Il dono della vita eterna è dunque gratuito: nessuna opera o sforzo umano possono contribuire in questo senso, ma Dio stesso, nel rispetto della volontà umana, consente che la Sua grazia possa essere rifiutata liberamente dagli uomini che scelgono di respingerlo. Pertanto la chiamata di Dio è condizionata solo dalla fede, cioè alla disponibilità da parte dell'uomo a riconoscere Gesù Cristo come Signore e Salvatore. Questo insegnamento, che secondo gli arminiani è lo stesso messaggio annunziato dai cristiani dell'era apostolica e riportato fedelmente nella Bibbia, è sempre stato oggetto di distorsione, fraintendimento e discredito da parte dei calvinisti. Per esempio, nei circoli calvinisti oggi l'appellativo "arminianesimo" o "arminiano" viene usato per identificare una posizione teologica che, pur non dipendente storicamente da questo movimento, adatta il messaggio biblico alla filosofia umanistica ottimista contemporanea, negando la radicalità degli effetti disabilitanti del peccato sull'essere umano ed ammettendone l'autonomia e la libertà della sua risposta all'agire di Dio. A seguito di questo processo di distorsione, arminianesimo diventa sinonimo di semi-pelagianesimo, nonostante l'impostazione radicalmente diversa di questi due impianti teologici (alcuni studiosi hanno coniato il termine "semiagostinianesimo" per definire con esattezza l'impostazione arminiana). Le aree europee dove il calvinismo ha avuto la maggiore diffusione sono la Svizzera (con Ginevra e Zurigo come centri più importanti), la Francia (dove però non riuscì a prevalere), l'Olanda, la Scozia, l'Ungheria e alcuni principati della Germania, sebbene nei territori dell'Impero sia diventata religione ammessa, al pari del luteranesimo, solo dopo la guerra dei trent'anni. In Italia ha aderito al protestantesimo riformato la Chiesa Valdese.
Giovanni Calvino
1509-1564.
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Il fine ultimo o principio ultimo del calvinismo è la gloria di Dio. Creazione e redenzione non hanno per fine ultimo nostra soddisfazione e piacere. L'evangelizzazione, il servizio sociale e altre attività simili non dovrebbero essere intese per il beneficio ultimo della creatura umana, ma per dare gloria al Dio trino. A servizio di Dio su questa terra, il cristiano si prefigge di manifestare la maestà, la potenza e la grazia di Dio, glorificare Dio in ogni cosa. Il cristiano non guarda alle cose che fa semplicemente come qualcosa che gli sia richiesto, come semplici attività terrene, ma come qualcosa che deve tornare a credito della lode di Dio per tutta l'eternità. Sebbene questo sistema di pensiero sia stato reso esplicito da Calvino nei suoi scritti, esso è stato ulteriormente elaborato (spesso nel contesto di controversie) nell'ultima parte del XVI secolo e in parte riassunto nei Canoni del Concilio di Dordrecht (1.618) in ciò che comunemente sono stati chiamati i "cinque punti del calvinismo":
- Depravazione totale della creatura umana (la creatura umana è totalmente contaminata dal peccato tanto che tutto ciò che fa ne è inficiato e condizionato).
- Elezione incondizionata (Dio ha predestinato dall'eternità chi sarebbe stato oggetto della grazia salvifica indipendentemente da qualsiasi loro merito, per solo Suo insindacabile e giusto beneplacito).
- Redenzione limitata o particolare (Cristo è morto ed ha guadagnato la salvezza soltanto per coloro che Dio ad essa ha designato);
- Grazia irresistibile (gli eletti sono attirati a Cristo e Lo abbracciano con fede in modo irresistibile);
Perseveranza dei santi (gli eletti giungeranno alla salvezza in modo certo e non possono scadere dalla grazia).
- La principale distinzione tra Calvinismo e Luteranesimo sussiste in materia di dottrina della Santa Cena. Se, infatti, per Lutero e i suoi seguaci l'ascolto della Parola e la Santa Cena avrebbero eguale importanza nella vita del cristiano e della comunità, nell'interpretazione calvinista la Parola assume maggior rilievo della Santa Cena, la cui rilevanza non è, tuttavia, disconosciuta.
Le confessioni di fede riformate pubblicate dopo il 1.618 pure esprimono queste dottrine, sebbene le pongano nel contesto più ampio dell'universale sovranità di Dio. Ciononostante, molti noti teologi come James Ussher (1.581-1.656), John Davenant (1.576-1.641), John Cameron (1.579-1.625) ed altri, insegnavano la redenzione generale. Il calvinismo, negli ultimi 400 anni, ha esercitato una vasta influenza su ogni aspetto della vita del mondo occidentale, anche se spesso il suo reale impatto è stato misconosciuto.
Teologia - Il contributo del calvinismo è stato più ovvio nel campo della teologia e della vita ed azione cristiana. Si potrebbe stilare una lunga lista di teologi, predicatori e riformatori dei passati 400 anni. Ricordiamo, per esempio, John Owen, Thomas Boston, George Whitefield, William Wilbeforce, Anthony Ashley-Cooper (settimo conte di Shaftesbury), Abraham Kuyper, Charles Hodge, Benjamin B. Warfield, John Gresham Machen, Karl Barth e molti altri dalla forte posizione calvinista. Nessuno di loro mai ha sostenuto l'idea che la religione fosse qualcosa da tenersi separata dalla loro vita nel mondo. Essi vedevano il Calvinismo come qualcosa che abbraccia il tutto della vita, che influenza ogni sfera del pensiero e dell'azione.
Scienze naturali - Il calvinismo, sin dall'inizio, pure ha avuto un'influenza considerevole sullo sviluppo delle scienze naturali. Pierre de la Ramée, Ambroise Paré (Pareto), Bernard Pallissy, Francis Bacon (Bacone), John Napier di Merchistoun, ed altri nei primi giorni della rivoluzione scientifica, pure erano calvinisti, e molti scienziati dal XVII secolo hanno sostenuto questa posizione teologica, credendo che Dio, con la Sua provvidenza sostiene tutta la natura secondo le Sue leggi e le Sue strutture. È per questo che l'essere umano può comprenderle ed usarle in questo mondo.
Politica - Dal tempo di John Knox in Scozia e dell'ammiraglio Gaspard de Coligny in Francia, per tutta la rivoluzione puritana in Inghilterra nel XVII secolo, fino ad Abraham Kuyper e Herman Dooyeweerd in Olanda, come pure Émile Doumergue in Francia nel XIX e XX secolo, i calvinisti hanno pure avuto un ruolo importante nel cercare di sviluppare ed applicare una concezione cristiana della politica e dello stato. Credendo che Cristo è "Signore dei signori e Re dei re", hanno cercato di portare sia governanti che governati a riconoscerlo come Colui verso il quale sono responsabili. Al tempo stesso essi hanno insistito, come lo stesso Calvino che il dispotismo o l'oligarchia, a causa della natura peccaminosa dell'essere umano, conduce solo all'oppressione, ma che la democrazia regolata dalle leggi fornisce la sola vera organizzazione politica che può garantire la giustizia e la libertà. Proprio per questo punto di vista, è stato il calvinismo a fornire la base del moderno costituzionalismo.
Arte - Anche nell'Arte il calvinismo ha avuto un considerevole effetto. Non solo Calvino, con l'uso che faceva della lingua francese ha fatto molto per stabilirla su solide fondamenta, ma anche l'uso che ne ha fatto Clement Marot, Beza, ed altri per preparare il Salterio cantato in lingua volgare per il culto, ha stimolato l'interesse del Protestantesimo nella poesia. Sotto la sua influenza sono comparsi Salmi in musica e in metrica in molte lingue, fra cui l'inglese, l'olandese, l'italiano e l'ungherese. Le prime opere di John Milton riflettono questo stimolo, come pure fanno William Cowper, Willem Bilderdijk e molti altri. Nelle arti figurative i cosiddetti "piccoli maestri calvinisti" nell'Olanda del XVII secolo e molti altri che li seguono in Francia, Inghilterra ed America, sono stati influenzati dal punto di vista calvinista. Da un punto di vista certamente più negativo, l'iconoclastia calvinista comportò notevoli perdite in opere d'arte (in particolare statue e vetrate) che furono distrutte tra il 1.520 e il 1.530.
È diventato comune l'associare il calvinismo alla nascita del capitalismo, a causa della sua dottrina sulla vocazione, sulla sua insistenza sulla necessità di lavorare in modo duro e diligente, come pure la moderazione in ogni cosa ed il risparmio. Max Weber, sociologo tedesco, seguito da Richard Henry Tawney, Ernst Troeltsch e molti altri, hanno proposto questa particolare interpretazione. C'è senza dubbio una certa misura di verità in questo (lavorare diligentemente, vivere in modo moderato e risparmiare, il tutto per la gloria di Dio, è indubbiamente una prospettiva biblica sul lavoro). L'insistenza però sul fatto che il calvinismo ponga troppo l'accento sulla proprietà privata, la pratica dell'interesse bancario e l'approccio razionale all'attività economica che conduce allo sfruttamento del lavoratore, mettendo così le basi per un capitalismo senz'anima, manca del tutto di evidenze storiche ed è ancora da comprovare. Alcuni hanno giustamente osservato come, di fatto, sono stati gli avversari del calvinismo a favorire e sviluppare il capitalismo. Negli ultimi 400 anni il calvinismo ha conosciuto un'evoluzione della maggior parte delle chiese riformate storiche, nel pieno spirito dell'idea di riforma, sulla base delle concezioni liberali, democratiche, di tolleranza e di laicità dello stato, del secolo dei lumi e della Rivoluzione Francese. In questo quadro sono state aperte nuove prospettive dello studio e dell'interpretazione del testo biblico, in senso storico. L'evoluzione in tal senso implica anche un rapporto non conflittuale verso i progressi tecnici e scientifici. L’editto di Nantes elesse l’Occitania a rifugio legale per gli Ugonotti, di fede cristiana "protestante" aderente al calvinismo. L'editto di Nantes fu un decreto emanato dal re Enrico IV il 13 aprile 1.598 che pose termine alla serie di guerre di religione che avevano devastato la Francia dal 1.562 al 1.598, regolando la posizione degli ugonotti (calvinisti). Esso fu revocato nel 1.685 da Luigi XIV (editto di Fontainebleau). L'editto riconosceva la libertà di coscienza, cioè la libertà di avere convinzioni interiori e di comportarsi di conseguenza, in tutto il territorio francese, la libertà di culto nei territori dove i protestanti si erano già installati prima del 1.597, tranne che a Parigi, Rouen, Lione, Digione e Tolosa e l'inverso (cioè il divieto di praticare il culto cattolico) a Saumur, La Rochelle e Montpellier; la possibilità di accedere a cariche pubbliche e scuole; concedeva inoltre ai protestanti un centinaio di piazzeforti. Nelle città di Bordeaux, Grenoble e Castres i protestanti ebbero il diritto di venire giudicati da tribunali costituiti per metà da loro correligionari. Nell'editto tuttavia la parola "tolleranza" non compare mai: in quel tempo infatti essa era associata ad un concetto negativo per entrambe le fedi. Ciascun credente si riteneva il detentore della verità assoluta e colui che praticava un altro credo pregiudicava così la propria vita eterna e quindi era un dovere impedire che “l’altro” permanesse nell'errore. Ciascuna fede pretendeva pertanto il diritto di salvare, anche con la costrizione fisica, gli appartenenti alla fede avversa. Pertanto i cattolici considerarono l'editto un mezzo per contenere l'espansione protestante, in attesa della futura estinzione del nuovo credo, mentre i protestanti lo considerarono nient'altro che una pausa nell’impegno doveroso di conversione dei cattolici. L'editto pose fine alle cosiddette guerre di religione francesi. Nel "Trattato sulla tolleranza", Voltaire, passato alla storia come pensatore anticristiano per antonomasia, tanto da arrivare a sostenere che «ogni uomo sensato, ogni uomo dabbene, deve avere orrore per la setta cristiana», descrive una persecuzione di cui i valdesi furono vittime nell'aprile del 1.545: « Poco tempo prima della morte di Francesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti di Mérindol e di Cabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6.000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi.
È diventato comune l'associare il calvinismo alla nascita del capitalismo, a causa della sua dottrina sulla vocazione, sulla sua insistenza sulla necessità di lavorare in modo duro e diligente, come pure la moderazione in ogni cosa ed il risparmio. Max Weber, sociologo tedesco, seguito da Richard Henry Tawney, Ernst Troeltsch e molti altri, hanno proposto questa particolare interpretazione. C'è senza dubbio una certa misura di verità in questo (lavorare diligentemente, vivere in modo moderato e risparmiare, il tutto per la gloria di Dio, è indubbiamente una prospettiva biblica sul lavoro). L'insistenza però sul fatto che il calvinismo ponga troppo l'accento sulla proprietà privata, la pratica dell'interesse bancario e l'approccio razionale all'attività economica che conduce allo sfruttamento del lavoratore, mettendo così le basi per un capitalismo senz'anima, manca del tutto di evidenze storiche ed è ancora da comprovare. Alcuni hanno giustamente osservato come, di fatto, sono stati gli avversari del calvinismo a favorire e sviluppare il capitalismo. Negli ultimi 400 anni il calvinismo ha conosciuto un'evoluzione della maggior parte delle chiese riformate storiche, nel pieno spirito dell'idea di riforma, sulla base delle concezioni liberali, democratiche, di tolleranza e di laicità dello stato, del secolo dei lumi e della Rivoluzione Francese. In questo quadro sono state aperte nuove prospettive dello studio e dell'interpretazione del testo biblico, in senso storico. L'evoluzione in tal senso implica anche un rapporto non conflittuale verso i progressi tecnici e scientifici. L’editto di Nantes elesse l’Occitania a rifugio legale per gli Ugonotti, di fede cristiana "protestante" aderente al calvinismo. L'editto di Nantes fu un decreto emanato dal re Enrico IV il 13 aprile 1.598 che pose termine alla serie di guerre di religione che avevano devastato la Francia dal 1.562 al 1.598, regolando la posizione degli ugonotti (calvinisti). Esso fu revocato nel 1.685 da Luigi XIV (editto di Fontainebleau). L'editto riconosceva la libertà di coscienza, cioè la libertà di avere convinzioni interiori e di comportarsi di conseguenza, in tutto il territorio francese, la libertà di culto nei territori dove i protestanti si erano già installati prima del 1.597, tranne che a Parigi, Rouen, Lione, Digione e Tolosa e l'inverso (cioè il divieto di praticare il culto cattolico) a Saumur, La Rochelle e Montpellier; la possibilità di accedere a cariche pubbliche e scuole; concedeva inoltre ai protestanti un centinaio di piazzeforti. Nelle città di Bordeaux, Grenoble e Castres i protestanti ebbero il diritto di venire giudicati da tribunali costituiti per metà da loro correligionari. Nell'editto tuttavia la parola "tolleranza" non compare mai: in quel tempo infatti essa era associata ad un concetto negativo per entrambe le fedi. Ciascun credente si riteneva il detentore della verità assoluta e colui che praticava un altro credo pregiudicava così la propria vita eterna e quindi era un dovere impedire che “l’altro” permanesse nell'errore. Ciascuna fede pretendeva pertanto il diritto di salvare, anche con la costrizione fisica, gli appartenenti alla fede avversa. Pertanto i cattolici considerarono l'editto un mezzo per contenere l'espansione protestante, in attesa della futura estinzione del nuovo credo, mentre i protestanti lo considerarono nient'altro che una pausa nell’impegno doveroso di conversione dei cattolici. L'editto pose fine alle cosiddette guerre di religione francesi. Nel "Trattato sulla tolleranza", Voltaire, passato alla storia come pensatore anticristiano per antonomasia, tanto da arrivare a sostenere che «ogni uomo sensato, ogni uomo dabbene, deve avere orrore per la setta cristiana», descrive una persecuzione di cui i valdesi furono vittime nell'aprile del 1.545: « Poco tempo prima della morte di Francesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti di Mérindol e di Cabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6.000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi.
Nel
1.542 - Scoppia la crisi tra la Lega di
Smalcalda e il Sacro Romano Impero degli Habsburg: nella
Dieta (nel Sacro Romano Impero era un'assemblea che riuniva il
sovrano e i maggiori principi dell'impero, con compiti di carattere
prevalentemente legislativo) di Spira, in cui i principi
protestanti chiedono all'imperatore il riconoscimento
ufficiale della loro posizione politico-religiosa e ad esso
condizionano gli aiuti militari e finanziari necessari
per la guerra contro i turchi. Intanto la sconfitta della flotta Imperiale nella conquista di Algeri, che aveva l'obiettivo di annientare le forze del colonnello Khayr al-Din Barbarossa, artefice delle scorrerie corsare nel Mediterraneo in nome del Sultano, si presenta agli occhi di Francesco I come una nuova possibilità di innescare una guerra contro un imperatore apparentemente indebolito e frustrato. Cominciati nel luglio del 1542, gli scontri ebbero come teatro i Paesi Bassi, il Piemonte, dove i francesi ottennero l'importante vittoria di Ceresole Alba, e il Rossiglione. La condizione che rese possibile a Carlo di affrontare
direttamente i principi protestanti che gli si opponevano, sarà la
stipula, nel 1544 della pace di Crépy, che priverà la Lega del
sostegno internazionale del regno di Francia.
Nel
1.543 - L'Impero ottomano e la Francia, uniti
dall'opposizione al dominio Asburgo, diventano alleati. La
conquista francese di Nizza (1543) e della Corsica (1553) sarà
un'impresa comune delle forze di Francesco I e di Solimano, comandata
dagli ammiragli ottomani Khayr al-Din Barbarossa e Dragut. Un mese
prima l'artiglieria francese aveva sostenuto gli Ottomani durante
l'assedio di Esztergom. Dopo la successiva avanzata dei turchi, nel
1547 Ferdinando I d'Asburgo riconobbe ufficialmente il dominio
ottomano dell'Ungheria. Alla fine del regno di Solimano la
popolazione dell'Impero ammontava a 15 milioni di abitanti. L'impero
ottomano era una notevole potenza navale, controllava gran parte
del Mar Mediterraneo ed era una parte significativa e
soprattutto accettata dello scacchiere europeo.
Niccolò Copernico.
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