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sabato 19 ottobre 2019

Storia dell'Europa n.62: dal 1.519 al 1.543 e.v. (d.C.)

Cartina dell'Europa nel XV - XVI
secolo, con le aree delle religioni:
cattolica, luterana, calvinista,
anglicana, ortodossa, musulmana.
Nel 1.519 - Nella corsa al potere per la corona del Sacro Romano Imperatore, Francesco I perde l'elezione alla carica imperiale (1519) in favore di Carlo V d'Asburgo, che riuscirà a comprare i voti degli elettori grazie al sostegno finanziario del banchiere tedesco Jacob Fugger. Inizia così il regno di Carlo VIn quegli anni si afferma il fatto che l'Europa non è più solo un piccolo continente, ma un sistema di Stati interdipendenti nel sistema politico europeo che ha ormai unificato i sistemi regionali precedenti. Intanto si sviluppa la convinzione che la libertà di ciascuna delle potenze e la sicurezza di tutte coloro che operano nel sistema dipendano da un’azione comune contro ogni potenza che possa acquistare una preponderanza eccessiva.

Nel 1.520 - In giugno, Francesco I incontra nelle Fiandre, tra le città di Calais, allora ultimo possedimento inglese sul continente europeo, e di Guînes, il re inglese Enrico VIII. L'incontro, organizzato dal cardinale Thomas Wolsey, arcivescovo di York e Lord Cancelliere di Enrico VIII, avvenne nella cornice sfarzosa del cosiddetto Campo del Drappo d'Oro, un accampamento riccamente allestito per l'occasione. Francesco I mirava ad avere l'Inghilterra alleata nello scacchiere della lotta contro Carlo V e tentò di combinare il matrimonio fra la figlia di Enrico, Maria Tudor e il proprio figlio Francesco di Valois, Delfino di Francia. Nonostante il grande sfarzo e gli sforzi di Francesco, l'incontro non sortì l'effetto sperato: il matrimonio fra Maria e Francesco non avvenne mai e Enrico VIII strinse poi un'alleanza con Carlo V.

Nel 1.521 - Le mire espansionistiche di Francesco I e il timore che l'autonomia della Francia, accerchiata com'era dai possedimenti concentratisi nelle mani di un unico sovrano, si trovi in grave pericolo lo porteranno, durante tutta la sua vita, a scontrarsi con l'Imperatore Carlo V.

- Il sultano ottomano Solimano il Magnifico (1520-1566) successore di Selim tenta nuovamente la strada dell'espansione nei Balcani, ed entra così ancora in contrasto con i regni europei per il predominio sul mar Mediterraneo. Nel 1521 conquista Belgrado, nel 1522 Rodi, nel 1526 nella battaglia di Mohács sconfigge il re d'Ungheria e Boemia Luigi II, che morirà in combattimento. La vittoria nelle guerre ottomano-ungheresi stabilirono il dominio turco nelle parti meridionali e centrali del Regno di Ungheria.

- Il motivo per cui i romeni si identificano attraverso la parola latina romanus (română român) comincia a essere menzionato a partire dal XVI secolo da alcuni autori, tra i quali alcuni umanisti italiani che ebbero modo di viaggiare in TransilvaniaMoldavia e Valacchia. Il più antico documento scritto in lingua romena è una lettera del 1521 (conosciuta sotto il nome di Lettera di Neacșu da Câmpulung - Scrisoarea lui Neacșu din Câmpulung) nella quale veniva annunciato al rappresentante locale di Brașov l'imminente attacco da parte dei turchi. Lo stesso documento risulta il più antico attestante la denominazione di Țara Românească (Paese Romeno). Ancor oggi la pronuncia corretta della parola român è più vicina a quella di romano, che alla traduzione fonetica romeno (che nella lingua italiana convive con l'espressione rumeno). I confini della Romania includono la maggior parte dell'antico territorio della Dacia.

Il primo viaggio del 1524 in
nord America di Giovanni da
Verazzano, per conto del re
di Francia, da: https://it.
Nel 1.523 - Re Francesco I di Francia manda il toscano Giovanni da Verrazzano a esplorare, nel Nuovo Mondo, la regione tra la Florida e il Terranova in cerca di una via che porti all'oceano pacifico. Partito da Dieppe (in Normandia), Giovanni da Verrazzano costeggiò il litorale spagnolo e attraversò l'Atlantico a bordo di una piccola caravella con una cinquantina di uomini. Si avvicinò alla costa vicino a Cape Fear intorno al 1º marzo 1524 e, dopo una breve sosta, continuò ad andare lungo la costa in direzione Nord, a largo dell'odierna Carolina del Nord e della laguna di Pamlico Sound, che descrisse nella sua Lettera a Francesco I come una grande insenatura che pensava fosse l'inizio dell'Oceano Pacifico, da cui accedere direttamente alle coste della Cina. Egli scrisse che l'istmo era largo circa un miglio. Questa registrazione fu all'origine di una duratura tradizione cartografica errata, con propaggini fino al XVIII secolo, incominciando dalle carte di Visconte di Maggiolo nel 1527 e in Girolamo da Verrazzano (fratello di Giovanni) nel 1529 che vedevano il continente nordamericano diviso in due parti, unite da un piccolissimo istmo sulla costa atlantica. Giovanni Da Verrazzano fece numerosi scali durante la sua esplorazione entrando in contatto coi Nativi americani della costa.
Giovanni da Verazzano,
da: https://it.wikipedia
.org/wiki/Giovanni_
da_Verrazzano
Continuando la navigazione passò oltre la Baia di Chesapeake e il fiume Delaware. Successivamente arrivò alla Baia di New York, gettò l'ancora in The Narrows, lo stretto fra Staten Island e Long Island, dove ricevette un gruppo di canoe dei nativi Lenape. Qui osservò quello che credeva essere un grande lago di acqua dolce a nord della baia senza però riscontrare l'esistenza del fiume Hudson. Proseguendo il suo viaggio verso nord, Da Verrazzano costeggiò Long Island, attraversò il Block Island Sound ed entrò nella Baia di Narragansett, dove probabilmente incontrò il popolo Narragansett. Seguì poi la costa verso nord nell'odierno Maine, nella Nuova Scozia sudorientale per poi rientrare in Francia passando per Terranova.
Da Verrazano assegnerà i nomi Francesca e Nova Gallia alla terra tra Nuova Spagna e il Terranova inglese. Giovanni da Verrazzano (Greve in Chianti, 1485 circa - Isole Abaco, 1528 circa), esploratore e navigatore italiano, compì i suoi viaggi per conto della Francia ed esplorò molte zone della costa atlantica degli attuali Stati Uniti, compresa la Baia di New York, e del Canada. Nonostante abbia lasciato una descrizione dettagliata dei suoi viaggi nel Nord America, poco sappiamo della sua vita. Facendo parte di una ricca famiglia fiorentina, raggiunta la maggiore età, (intorno al 1506-1507), scelse la carriera di navigatore e per questo si trasferì in Normandia, a Dieppe. Effettuò numerosi viaggi nel Mar Mediterraneo orientale e nel 1523 fu inviato dal re di Francia Francesco I a esplorare una zona tra la Florida e Terranova per cercare una nuova rotta per l'Oceano Pacifico. Dopo il viaggio del 1524, Da Verrazzano fece altri due viaggi nelle Americhe. Nel primo si approvvigionò di legno "pau Brasil" in Brasile. La natura della morte dell'esploratore non è conosciuta con sicurezza. Secondo alcuni egli fu ucciso e divorato da cannibali nativi delle Bahamas nel 1528, nel suo terzo viaggio nel Nuovo Mondo.

Nel 1.524 - La campagna del 1524-25 di Francesco I in Italia si risolve in un disastro per i francesi nella battaglia di Pavia: la cavalleria francese, con il re in testa, è spazzata via dagli archibugieri spagnoli e l'esercito è messo in rotta. Lo stesso Francesco I è imprigionato per tre mesi a Pizzighettone, nella torre detta "del Guado", per poi rimanere prigioniero per una settimana in una torre dell'Abbazia della Cervara, prima di essere condotto in Spagna. La cattura del re di Francia è da attribuirsi a tre cavalieri spagnoli, Diego D'Avila, Juan de Urbieta e Alonso Pita da Veiga, citati da Paolo Giovio nella sua "Vita del Marchese di Pescara" (Fernando Francesco D'Avalos), i cui discendenti conservano i documenti comprovanti la veridicità del fatto.
Francesco I rimane detenuto a Madrid per un anno ed è liberato dietro versamento di un riscatto, con l'obbligo di firmare il Trattato di Madrid, che prevede condizioni umilianti: sottoscrivendolo, si impegna a cessare ogni rivendicazione sulle regioni dell'Artois, delle Fiandre, e del Regno di Napoli, oltre a rinunciare alla Borgogna e al Ducato di Milano e si impegna a lasciare i due figli, Francesco di Valois il primogenito ed Enrico il secondo, in Spagna come ostaggi, tenuti prigionieri al buio e in totale isolamento, come criminali comuni. I principini dimenticarono il francese e riconoscevano solo qualche parola spagnola.
Corneille de Lyon: “Francesco
di Valois-Angoulême” il
primo figlio maschio di
Francesco I di Francia, da:
Dopo la liberazione di entrambi, avvenuta dietro riscatto, le angustie sofferte durante la prigionia continuarono ad avere conseguenze sulla loro personalità e Francesco, in particolare, rimarrà sempre taciturno e riservato. Dopo la morte della madre Anna di Bretagna, come erede al trono Francesco sarà incoronato, a Rennes, duca di Bretagna con il nome di Francesco III e a 17 anni avrà la sua prima ed ultima amante, Mademoiselle de l'Estrange. Dopo una partita alla pallacorda, giocata col suo segretario, il conte di Montecuculli (Montecuccoli), il delfino berrà dell'acqua ghiacciata che gli procurerà una polmonite fulminante e il giorno successivo morirà. I medici che eseguiranno l'autopsia dichiareranno come la morte sia dovuta a cause naturali ma l'opinione pubblica dell'epoca non accettò tale responso e credette piuttosto ad un avvelenamento. Il colpevole sarà trovato proprio in Montecuculli (Montecuccoli), ovvero la persona che aveva dato da bere al principe l'acqua fredda. Sotto tortura, l'uomo confessò il crimine e un pubblico processo, svoltosi a Lione, lo condannò a morire per squartamento, il supplizio inflitto ai regicidi. Diventò così delfino di Francia e duca di Bretagna il fratello minore di Francesco, Enrico, il futuro Enrico II di Francia. Tornando a re Francesco I, tornato in Francia e per nulla deciso a cedere la Borgogna, oggetto del desiderio di Carlo V, come lo era stato in precedenza per suo nonno Massimiliano, contestò le clausole del trattato che si rifiutò di ratificare.
Nel 1.525 - Con la conversione al luteranesimo, Albrecht Hohenzollern, ultimo Hochmeister dell’Ordine Teutonico sul Baltico, toglie a Roma gli appannaggi del seggio di Pietro, i territori dell'ordine e secolarizza i domini dei monaci-cavalieri e fondando così il ducato di Prussia di cui lui sarà il duca. I suoi discendenti diventeranno, dopo due secoli, Re di Prussia e Kurfürst - Principi-Elettori - del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica per il Brandeburgo.

Nel 1.526 - Il 22 maggio, Francesco I aderisce alla Lega di Cognac promossa da papa Clemente VII. Nei piani della Lega, di cui facevano parte anche VeneziaGenovaFirenze e Francesco II Sforza, vi era quello di strappare il Regno di Napoli agli spagnoli, insediandovi un principe italiano che avrebbe pagato un canone a Francesco I. I patti prevedevano che il re di Francia costituisse due eserciti, uno dei quali sarebbe sceso in Lombardia e l'altro direttamente in Spagna, ma per tutto il 1526 Francesco I, impegnato a trattare la liberazione dei figli, non partecipa agli eventi bellici, disattendendo i patti stretti con gli alleati. Questi furono facilmente superati dalle truppe imperiali che marciavano verso Roma. Il brutale sacco di Roma, compiuto dai lanzichenecchi e propiziato dal tradimento del cardinale Pompeo Colonna, segnò la disfatta e la dissoluzione della Lega di Cognac ma fu anche il motivo che spinse Francesco ad intervenire.

Nel 1.526, con la vittoria di Mohács i Turchi si impadroniscono dell'Ungheria. Dopo la morte del re ungherese Luigi II nella battaglia di Mohács , combattuta contro gli Ottomani, l'ascesa di Ferdinando d'Austria al trono ungherese fu ostacolata dal governatore della Transilvania, Giovanni Zápolya e nella conseguente lotta dinastica s'inserì anche Solimano il Magnifico, che dopo la morte di Zapolya occupò l'Ungheria centrale con l'intenzione di sostenere la causa del figlio del precedente governatore, Giovanni Sigismondo. Il 13 gennaio 1568 la Dieta di Transilvania riunitasi a Turda, dichiarò la piena libertà religiosa. Nessuno poteva essere perseguitato o menomato per causa della sua confessione. Questa legge rimase uno dei capisaldi dell'identità transilvana. La situazione si stabilizzò per qualche decennio con la tripartizione dell'Ungheria, che lasciò la Transilvania semi-indipendente e, nel 1571, i Báthory presero il controllo della regione e instaurarono un Principato. Il suo dominio si tradusse nella sostanziale difesa delle libertà religiose della popolazione, mentre il Principato era in conflitto con gli austriaci, gli ottomani e il principe di Valacchia Michele il Coraggioso. Quest'ultimo prese possesso della Transilvania e la unì con i Principati di Moldavia e Valacchia; tuttavia l'unificazione fu rapidamente sovvertita dagli Asburgo che, con un esercito mercenario condotto dal generale Giorgio Basta, eliminarono il principe Michele e instaurarono un governo autoritario[senza fonte], il quale si prodigò nel restituire ogni dominio alla nobiltà e restaurare il cattolicesimo mediante la controriforma. Il Principato di Transilvania riacquistò tuttavia la propria indipendenza fra il 1604 e il 1606, quando il calvinista Stefano Bocskai, eletto principe di Transilvania (5 aprile 1603), condusse con successo una ribellione contro il governo asburgico[senza fonte] . La dinastia che ne seguì condusse il Principato attraverso un periodo di massimo sviluppo[senza fonte], riuscendo ad ampliare i propri domini a sette contee dell'Ungheria settentrionale. La sconfitta turca nella battaglia di Vienna (1683) sancì il progressivo ritorno della zona della Transilvania sotto il controllo asburgico, che attraverso le istituzioni della Chiesa cattolica incominciò a incrinare i rapporti fra protestanti e cattolici[senza fonte], riducendo inoltre l'influenza della nobiltà protestante. Alla Dieta dell'"Ungheria Reale", la parte dell'Ungheria sottoposta agli Asburgo fin dalla metà del XVI sec., tenutasi a Presburgo nel 1687, l'imperatore Leopoldo I promise di osservare tutte le leggi e i privilegi ungheresi, ma impose il riconoscimento ufficiale dell'ereditarietà del trono d'Ungheria agli Asburgo, abrogando le pretese degli altri nobili. Nel 1690 Leopoldo incominciò la ridistribuzione delle terre conquistate ai turchi, dunque anche in Transilvania. I nobili protestanti e gli altri ungheresi che si erano dimostrati infedeli alla causa regia, persero i loro possedimenti che vennero assegnati a stranieri. Il graduale scollarsi delle diverse dimensioni sociali del Principato e l'unificazione della Chiesa ortodossa di Transilvania con la Chiesa cattolica, sotto le spinte della controriforma cattolica e delle vittorie militari asburgiche, testimoniarono la perdita d'indipendenza della Transilvania[senza fonte], che nel 1711 perse il Principato per essere sottoposta al controllo diretto di governatori asburgici, in quanto parte del riunificato Regno d'Ungheria. La repressione dei protestanti e la divisione delle terre frustrò gli ungheresi, e nel 1703 una sommossa contadina portò a un periodo di 8 anni di rivolta contro il governo degli Asburgo. In Transilvania, che divenne nuovamente parte dell'Ungheria dalla fine del XVII secolo (come provincia, nota come "Principato di Transilvania" con una propria Dieta di sede a Gyulafehérvár), la popolazione venne riunita sotto Francesco II Rákóczi, un magnate cattolico. Gran parte dell'Ungheria presto si schierò dalla parte di Rákóczi, e la Dieta ungherese votò per annullare i diritti di successione al trono degli Asburgo. A ogni modo, quando gli Asburgo si riappacificarono a ovest dei loro possedimenti (guerra di successione spagnola) e si rivolsero completamente alla causa dell'Ungheria la rivolta fu soffocata e si concluse nel 1711, quando il conte Károlyi, generale delle armate ungheresi concluse il Trattato di Szatmár. Il trattato prevedeva ancora una volta la sottomissione degli ungheresi agli Asburgo ma l'obbligo da parte dell'imperatore di convocare periodicamente la Dieta ungherese e di garantire l'amnistia a tutti i ribelli. Il successore di Leopoldo, re Carlo III (1711/40), era intenzionato a costruire relazioni operose con l'Ungheria dopo il Trattato di Szatmár. Carlo chiese alla Dieta di Budapest di approvare la Prammatica Sanzione, con la quale si prevedeva che i monarchi asburgici non potessero reggere l'Ungheria come imperatori, ma come re soggetti alla costituzione e alle leggi ungheresi. Egli sperava che la Prammatica Sanzione avrebbe potuto mantenere intatte tutte le terre del vasto impero asburgico anche se sua figlia Maria Teresa avesse dovuto succedergli come unica erede al trono. La Dieta approvò la Prammatica Sanzione nel 1723 e l'Ungheria divenne così una monarchia ereditaria sotto il comando degli Asburgo per tutto il periodo in cui la dinastia rimase al potere. A livello pratico, però, Carlo e i suoi successori governarono perlopiù autocraticamente, controllando tutti gli aspetti della vita pubblica e sociale dell'Ungheria, di cui la Transilvania era parte integrante, con l'eccezione dell'imposizione delle tasse che dovevano essere istituite con il consenso dei nobili locali.  

Nel 1.528 - Dopo aver riconsegnato Milano agli Sforza, Francesco I tenta la presa di Napoli, ma la peste che decima il suo esercito e la defezione dei genovesi lo portano alla sconfitta di Aversa.

Nel 1.529 - In estate, a Cambrai, è stipulata una nuova pace tra Francesco I e Carlo V che, pur sancendo il dominio asburgico in Italia, rettifica in modo favorevole alla Francia le condizioni dell'accordo di Madrid: Francesco, impegnandosi ad abbandonare ogni pretesa sul Regno di Napoli e sul Ducato di Milano, ottiene la liberazione dei figli tenuti in ostaggio e lega saldamente la Borgogna alla propria corona. È in questo periodo che, essendo rimasto vedovo dal 1924, contrae il suo secondo matrimonio, in ottemperanza al Trattato di Madrid, con la sorella dell'Imperatore, Eleonora, già vedova del re del Portogallo Manuele I.

- Nel 1529 gli ottomani proseguono verso Vienna, assediano la città senza però riuscire a prenderla.

Nel 1.530 - Francesco I fonda il College de France in cui, con l’insegnamento del greco e dell’ebraico, si voleva contrapporre la nuova cultura umanistico-riformatrice all’insegnamento scolastico dell’università.

Nel 1.531 - Il 27 febbraio viene fondata la Lega di Smalcalda (Schmalkalden, in Turingia). La diffusione della Riforma induceva gli stati tedeschi del Sacro Romano Impero ad affermare la propria autonomia sul piano religioso e di conseguenza su quello politico. Una federazione di principi tedeschi uniti dall'opposizione al potere imperiale e dalla volontà di difendere il luteranesimo dai tentativi di restaurazione cattolica attuati dall'imperatore Carlo V venne pertanto ufficialmente costituita a Smalcalda venerdì 27 febbraio 1531 da Filippo I di Assia e Giovanni Federico, elettore imperiale di Sassonia, che giurarono di difendersi reciprocamente se i loro territori fossero stati attaccati da Carlo. Anhalt, Brema, Brunswick-Lüneburg, Magdeburgo, Mansfeld, Strasburgo ed Ulma furono gli altri membri originari della Lega. Costanza, Reutlingen, Memmingen, Lindau, Biberach an der Riß, Isny im Allgäu e Lubecca si unirono in seguito. La Lega si accordò per fornire 10.000 uomini e 2.000 cavalieri per la mutua protezione.

- Nel 1531, l'11 ottobre, nella battaglia di Kappel, in Svizzera, è ferito e ucciso dai cattolici vittoriosi, Huldreich Zwingli, italianizzato in Ulrico Zuinglio (Wildhaus, 1º gennaio 1484 - Kappel am Albis, 11 ottobre 1531), teologo svizzero, vissuto nel periodo della Riforma protestante e uno dei fondatori delle Chiese riformate svizzere. Aveva promosso importanti riforme religiose nel suo Paese, sul modello della Riforma di Martin Lutero. La sua proposta di riforma del cristianesimo ottenne prima il supporto della popolazione e delle autorità di Zurigo, coinvolgendo successivamente altri cinque cantoni svizzeri, mentre i rimanenti cinque rimasero fedeli alla Chiesa cattolica. La sua interpretazione del cristianesimo propone un approccio ragionato alla fede, evidenziando un forte legame con il clima umanistico che attraversava l'Europa di allora. In questo senso, la teologia di Zwingli presenta alcune differenze rispetto all'impostazione data da Lutero, incentrata sulla tragica condizione umana corrotta dal peccato e sulla salvezza operata da Dio. Nel 1506, conseguito il titolo di maestro in teologia, venne ordinato prete a Costanza. Seguì successivamente i mercenari svizzeri nella guerra della Lega di Cambrai sino alla battaglia di Marignano del 1515, come cappellano militare. Esercitò poi il suo ministero come parroco a Glarona e poi a Einsiedeln, già allora famosa meta svizzera di pellegrinaggi. In quel periodo si avvicinò al pensiero di Erasmo da Rotterdam, ma elaborò presto la sua nuova concezione teologica a cui avrebbe cercato di dare applicazione durante la sua permanenza a Zurigo. Nel 1525 progettò una liturgia della Santa Cena in tedesco, che prevedeva la soppressione dei canti non biblici e di tutto l'accompagnamento strumentale. In seguito alla disputa teologica del 19 maggio 1526 a Baden, tra la fazione cattolica rappresentata da Johannes Eck e quella zwingliana guidata da Giovanni Ecolampadio, le posizioni di Zwingli vennero condannate e il riformatore svizzero fu scomunicato da papa Adriano VI, con conseguente esclusione dalla Chiesa cattolica. I tredici cantoni della Svizzera si divisero tra le due posizioni, ma non in modo pacifico: ne seguì addirittura un conflitto armato, e Zwingli, che era cappellano e portabandiera delle truppe che lo sostenevano, fu ferito nella battaglia di Kappel, avvenuta l'11 ottobre 1531, e ucciso dai cattolici vittoriosi, i quali diedero anche alle fiamme le sue spoglie. Dopo la sua morte, la Riforma protestante in Svizzera si attestò soprattutto nelle città a nord delle Alpi (e nella zona rurale dei Grigioni, che allora non faceva parte della Confederazione elvetica): la Svizzera è tuttora divisa tra cantoni cattolici e cantoni protestanti. La dottrina di Zwingli si può riassumere in quattro punti: 1) superiorità delle Sacre Scritture rispetto alla Tradizione ecclesiastica; 2) rifiuto dell'autorità papale; 3) confutazione del conciliarismo; 4) coinvolgimento attivo all'interno della società (il cosiddetto Vangelo sociale). In qualche modo, anche i Quaccheri e i Battisti di oggi possono essere visti come continuatori delle istanze di Zwingli.

Nel 1.532 - Dopo la morte di Ulrico Zwingli alcune città della Germania meridionale cercarono l'appoggio della Lega di Smalcalda, che divenne il centro dell'opposizione anti-asburgica: nel 1532 la Lega si alleò con la Francia e nel 1538 con la Danimarca. Raramente la Lega provocò Carlo V direttamente, ma confiscò terreni alla Chiesa, espulse vescovi e principi cattolici e aiutò a diffondere il Luteranesimo nella Germania settentrionale.


- Nel 1.532 l'ottomano Solimano lancia un altro attacco a Vienna, ma è respinto nell'assedio di Güns.

- Nel 1.532 Rabelais pubblica "Gargantua e Pantagruel". Pantagruel gode liberamente delle gioie dell'esistenza e manifesta la propria vitalità sfrenata attraverso il riso. Rabelais nel prologo del romanzo, indirizzato ai lettori, scrive: "E, leggendo, non vi scandalizzate: / Qui non si trova male né infezione.[...] Meglio è di risa che di pianti scrivere, / Ché rider soprattutto è cosa umana". La creatività e l'allegria di Pantagruele e dei suoi compagni di viaggio sono la rappresentazione comica dell'ottimismo umanistico sulla bontà della natura umana rivalutata in tutti i suoi aspetti. Rabelais si pone contro l'ascetismo e il dogmatismo medievale, contro il tentativo di sopprimere gli istinti da parte delle religioni cattolica e protestante, contro le teorie e i procedimenti speculativi di teologi e filosofi. L'ideale è quello di un uomo tollerante e libero, naturalmente buono, e la regola stabilita nell'Abbazia di Thelème ("Fa' quello che vuoi"), riassume la fiduciosa e utopistica aspirazione umanistica alla libertà, contrapposta al dogmatismo della cultura ufficiale e alla censura del potere ecclesiastico e politico.

Hans Holbein il
Giovane: "Enrico
VIII" (1497/98) da:
Nel 1.533 - Il 25 gennaio si celebrano le nozze di Enrico VIII d'Inghilterra e Anna Bolena. Il Lord cancelliere di corte, Tommaso Moro non approvò l'annullamento del matrimonio tra Enrico e Caterina d'Aragona e non partecipò alla cerimonia di incoronazione di Anna, tuttavia scrisse a Enrico che riconosceva Anna come sua regina. In seguito la principessa Maria, figlia di Caterina, venne dichiarata illegittima e nuova erede al trono designato diventò la figlia della regina Anna, la principessa Elisabetta. Caterina perse il titolo di regina e morì, con ogni probabilità di cancro, nel gennaio 1536. Papa Clemente VII rispose al nuovo matrimonio di Enrico con la scomunica, emessa nel mese di luglio del 1533. Tommaso Moro, nel frattempo, si dimise dall'incarico di governo, sostituito da Thomas Cromwell, che divenne il nuovo Lord Cancelliere. Il Parlamento approvò gli atti che sancirono la frattura con Roma nella primavera del 1534. In particolare l'Act of Supremacy (Legge di Supremazia) stabilì che il re è «...l'unico Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra» e il Treasons Act (Legge sui Tradimenti) del 1534 rese alto tradimento, punibile con la morte, il rifiuto di riconoscere il Re come tale. Al papa vennero negate le fonti di finanziamento come l'obolo di San Pietro. L'Act of Succession (Legge di Successione), sempre del 1534, spostò la linea dinastica dalla ex sovrana alla discendenza di Anna Bolena. Tutti gli adulti del regno vennero tenuti ad accettare le disposizioni di queste leggi e chiunque avesse rifiutato sarebbe stato giudicato colpevole di alto tradimento e passibile di pena di morte. Come conseguenza di queste leggi tutta la struttura della chiesa cattolica inglese venne attaccata. Cromwell, spinto e sostenuto dal sovrano, fece approvare dal parlamento, nel 1536, una legge che espropriò i possedimenti dei monasteri minori: questa azione portò nelle casse dello stato, nel giro di alcuni anni, ingenti quantità di denaro, ma ancora - formalmente - Enrico era un re cattolico. Solo in seguito, sotto l'influenza di Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury e di Edward Seymour, primo duca di Somerset e conte di Hertford, l'anglicanesimo di Enrico VIII prese un indirizzo protestante.

Elisabetta I
- Nello stesso 1.533 nasce Elisabetta I Tudor d’Inghilterra, l'unica figlia sopravvissuta di Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena, fatta decapitare dal sovrano, che egli aveva segretamente sposato tra la fine del 1.532 e l'inizio del 1.533. Elisabetta nacque nel palazzo di Placentia a Greenwich, il 7 settembre 1.533 e venne battezzata tre giorni dopo con il nome delle nonne Elisabetta di York ed Elisabetta Howard. Enrico avrebbe desiderato un maschio per assicurare la successione, ma dato che Maria, l'unica figlia superstite di Caterina d'Aragona, era stata dichiarata illegittima con l'annullamento del matrimonio dei genitori, Elisabetta era, all'epoca, l'erede presunta. Nel gennaio 1.536 Anna Bolena partorì un figlio che morì nel travaglio; il re, per potersi risposare, la accusò di tradimento con il fratello, e di stregoneria: il 2 maggio venne rinchiusa nella torre di Londra ed il 19 maggio fu decapitata; il giorno successivo Enrico si fidanzò con Jane Seymour. Elisabetta, che allora aveva tre anni, fu dichiarata illegittima, perse il titolo di principessa e fu cresciuta in esilio nel palazzo di Hatfield con la sorellastra, Maria, fino a che Jane Seymour non diede alla luce un figlio maschio, Edoardo. Elisabetta e Maria non erano comunque viste di buon occhio perché illegittime. In seguito, la sesta moglie di Enrico, Caterina Parr, riconciliò il re con la figlia che, assieme alla sorellastra Maria, fu reinserita nella linea di successione dopo il principe Edoardo, con l'Atto di Successione del 1.544. Grazie a Caterina Parr, Elisabetta ricevette un'educazione in un ambiente rigidamente protestante, sotto la guida dell'insigne umanista Roger Ascham, studiando latino, greco, francese, italiano (di fatto, uno dei primi documenti autografi di Elisabetta, una lettera, è scritta in italiano) e spagnolo. Enrico VIII morì nel 1.547 e gli successe Edoardo VI. Caterina Parr sposò Thomas Seymour, zio di Edoardo, e tenne Elisabetta con sé. Finché Edoardo VI visse, la situazione di Elisabetta rimase sicura. Nel 1.553 Edoardo, quindicenne, morì, lasciando un testamento che annullava le volontà del genitore e dichiarava sua erede Lady Jane Grey. Lady Jane ascese al trono, ma fu deposta meno di due settimane dopo.
Lady Jane Grey (Bradgate Park, 1537 - Londra, 12 febbraio 1554) è stata la prima regina d'Inghilterra e d'Irlanda per soli nove giorni, dal 10 al 19 luglio 1553. In quanto figlia di lady Frances Brandon, a sua volta figlia della principessa Maria Tudor (sorella del re Enrico VIII), e di Henry Grey, era pronipote di Enrico VIII e quarta nella linea di successione al trono inglese, dopo i cugini di primo grado per parte di madre Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I. Fin dalla sua infanzia, Jane era stata al centro delle ambizioni dei genitori, che avrebbero voluto vederla sul trono d'Inghilterra per ottenere più influenza. Nel 1546 fu mandata a corte come dama di compagnia di Caterina Parr, sesta moglie del re. L'anno dopo, con la morte di Enrico VIII, l'ascesa al trono di Edoardo VI d'Inghilterra e il nuovo matrimonio di Caterina Parr con il lord ammiraglio Thomas Seymour, Jane si era trasferita a Whitehall dove, sotto la tutela della Regina vedova, si era dedicata allo studio, assieme alle cugine Maria ed Elisabetta. Nel 1553, morì il re quindicenne Edoardo VI, dopo aver designato come futura sovrana la cugina Jane. Quando i genitori, lo suocero e il marito comunicarono a Jane la notizia, la giovane si rifiutò di diventare regina, affermando che la legittima erede di Edoardo era Maria (figlia di Enrico VIII e di Caterina d'Aragona). Ma lo suocero John Dudley, facendo leva sui sentimenti religiosi di Jane, la convinse ad accettare il trono per mantenere la fede anglicana in Inghilterra che, con Maria, sarebbe stata sostituita dalla fede cattolica. Allora Jane accettò la corona, ma regnò per soli nove giorni. Infatti Maria, che godeva il consenso popolare, fu dichiarata legittima sovrana d'Inghilterra, depose Jane e la fece imprigionare, assieme al consorte, nella Torre di Londra, mentre il suocero, John Dudley, venne decapitato. Dopo otto mesi di carcere, Maria firmò la condanna a morte di Jane e Guilford, per evitare una futura sommossa protestante. L'esecuzione avvenne nel febbraio 1554. Prima fu decapitato il marito Guilford, poi Jane. Quando Jane salì sul patibolo chiese perdono per aver offeso Maria, pur proclamandosi innocente; quando le misero la benda sugli occhi, non riuscì a trovare il ceppo sul quale appoggiare la testa, suscitando la compassione dei presenti, tanto che John Feckenham, decano della cattedrale di San Paolo, con il quale Jane, durante la prigionia, aveva avuto una costruttiva conversazione sulla fede riformata, la aiutò ad appoggiare la testa sul ceppo. Così lady Jane Grey fu decapitata e sepolta prima in una tomba anonima, poi nel 1876, per decisione della regina Vittoria, nella cappella reale della chiesa di San Pietro ad Vincula, accanto alle spoglie di Anna Bolena e Caterina Howard. 
Resa forte dal sostegno popolare, Maria I Tudor (detta "la Cattolica" ma anche "la Sanguinaria") entrò trionfalmente in Londra con la sorellastra Elisabetta al fianco. Quindi, Maria I sposò Filippo II di Spagna, un matrimonio molto sgradito ai suoi sudditi protestanti e temendo di poter essere deposta e sostituita dalla sorellastra, a seguito della fallita ribellione di Wyatt, fece imprigionare Elisabetta nella Torre di Londra. Thomas Wyatt, detto il Giovane (1521 - Londra, 11 aprile 1554) per distinguerlo dall'omonimo padre, il poeta Thomas Wyatt, è stato un ribelle britannico attivo durante il regno di Maria I d'Inghilterra. Gli spagnoli chiesero l'esecuzione di Elisabetta, ma pochi inglesi desideravano mettere a morte un membro della popolare dinastia Tudor ed anche i tentativi di rimuoverla dalla successione fallirono a causa dell'opposizione del Parlamento, oltre al fatto che Maria I non firmò mai il documento dell'esecuzione. Dopo due mesi nella Torre, ad Elisabetta furono concessi gli arresti domiciliari al castello di Woodstock (il Blenheim Palace, a Woodstock nello Oxfordshire), sotto la custodia di Sir Henry Bedingfield. Alla fine dell'anno, quando si era diffusa la voce che Maria era in attesa di un figlio, Elisabetta poté tornare a corte con l'assenso di Filippo che, preoccupato che la moglie potesse morire di parto, preferiva che la corona inglese passasse a lei piuttosto che a Maria Stuart, regina di Scozia. Tale preferenza, da parte del cattolicissimo Filippo, nasceva da motivi strettamente politici: sebbene cattolica, la giovane Stuart era stata cresciuta alla corte francese, era promessa al delfino, il futuro Francesco II ed una sua ascesa al trono d'Inghilterra avrebbe portato le isole britanniche interamente nella sfera di influenza della Francia, con la quale la Spagna era in guerra dall'inizio del secolo (la pace di Cateau-Cambrésis fra Francia e Spagna sarà stata firmata solo nel 1.559). Per tutta la durata del suo regno Maria I continuò a perseguitare i protestanti, guadagnandosi il soprannome di "Maria la Sanguinaria" e tentò di convertire Elisabetta, che si finse cattolica ma mantenne il suo credo protestante. Liberata dalla prigionia alla quale era stata sottoposta, per evitare che prendesse il potere, nel 1558, succedette alla corona il 17 novembre dello stesso anno, per la morte senza eredi della sorellastra Maria I Tudor. La regina trovò però una pericolosa rivale nella cugina, la cattolica Maria Stuart, regina di Scozia e moglie del re di Francia Francesco II, la quale aveva un carattere impulsivo in antitesi con la prudenza tipica della cugina Elisabetta.
Maria Stuart
Mary Stuart, italianizzata in Maria Stuarda (Linlithgow, 8 dicembre 1542 - Fotheringhay, 8 febbraio 1587), è stata regina di Scozia dal 14 dicembre 1542 al 24 luglio 1567, regina consorte di Francia dal 10 luglio 1559 al 5 dicembre 1560 e regina d'Inghilterra per i legittimisti inglesi dell'epoca che non riconoscevano Elisabetta I come legittima erede di Enrico VIII. Regina a pochi giorni di vita, consacrata per diritto divino a soli nove mesi, quella di Maria Stuarda fu una vita tragica. Scappata dalle guerre anglo-scozzesi, fu cresciuta nell'ambiente colto e raffinato della corte francese di Caterina de' Medici ed ebbe un'ottima educazione in ambito culturale, ma non altrettanto approfondita in ambito politico, dal momento che come regina consorte di Francia non avrebbe dovuto avere potere effettivo. Alla morte del suo primo marito, il re di Francia Francesco II, Maria Stuart tornò in Scozia, dove l'attendeva lo scontro con la nuova religione calvinista, istituita durante la sua assenza. Fu una sovrana molto tollerante e questo non fece altro che aumentare il potere dei Lord protestanti, che però le rivoltarono contro il paese, approfittando della sua turbolenta vita privata. Scappata in Inghilterra, pensando di poter essere aiutata dalla regina protestante Elisabetta I d'Inghilterra, sua cugina, fu invece imprigionata per quasi vent'anni, diventando il fulcro e l'anima del cattolicesimo inglese. Molti complotti furono organizzati in suo nome per assassinare Elisabetta e innalzarla al trono. La regina di Scozia si ritrovò dunque a essere il simbolo vivente della Controriforma e finì sacrificata nella lotta tra la Spagna cattolica di Filippo II e l'Inghilterra protestante di Elisabetta I. La sua esecuzione fu un duro colpo all'autorità divina dei sovrani assoluti: per la prima volta nella storia una "regina consacrata da Dio" fu giudicata e condannata a morte. Il suo unico figlio, Giacomo VI di Scozia e I d'Inghilterra, succeduto ad Elisabetta, fu il primo re britannico che riunì i domini scozzesi a quelli inglesi. Da Maria Stuart discende l'attuale regina del Regno Unito Elisabetta II.
Nel 1.559, Maria Stuart si era proclamata regina d'Inghilterra avvalendosi della controversa legittimità di Elisabetta (che era illegittima per le norme cattoliche, in quanto il matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona non aveva mai ottenuto l'annullamento papale, ma non lo era per le leggi della Chiesa d'Inghilterra, che invece lo aveva annullato), con il supporto dei francesi, previsto dagli accordi nuziali tra Maria e Francesco II. In Scozia la madre di Maria Stuart, Maria di Guisa, che aveva governato la Scozia come reggente, tentò di aumentare l'influenza francese in Gran Bretagna concedendo all'esercito francese fortificazioni in Scozia. Un gruppo di lord scozzesi (protestanti) alleati di Elisabetta deposero Maria di Guisa e, posti sotto pressione dagli Inglesi, i rappresentanti di Maria Stuart firmarono il Trattato di Edimburgo, in base a cui le truppe francesi dovevano essere ritirate dalla Scozia. Sebbene Maria Stuart rifiutasse di ratificare il trattato, esso ottenne l'effetto desiderato e la minaccia francese fu allontanata dall'Inghilterra. Dopo la morte del marito Francesco II, Maria Stuart ritornò in Scozia, mentre per la Francia iniziava il periodo delle Guerre di Religione: temendo ulteriori possibili minacce da parte francese, Elisabetta diede segretamente aiuto agli Ugonotti. Fece pace con la Francia nel 1.564, rinunciando all'ultimo possedimento inglese in territorio francese, Calais, ma non abbandonò la rivendicazione formale al trono di Francia che i monarchi inglesi mantenevano dal regno di Edoardo III, durante la Guerra dei Cent'Anni, e che fu abbandonata solo da Giorgio III, nel XVIII secolo. Nel suo testamento Maria lasciò in eredità a Filippo la sua rivendicazione del trono inglese e Filippo iniziò a progettare un'invasione. Nell'aprile 1.587 Francis Drake bruciò la flotta spagnola alla fonda nel porto di Cadice, ritardando i piani del re, ma nel 1.588 l'Invincibile Armata, una grande flotta di 130 navi e 30.000 uomini salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo, allora in Olanda sotto il comando di Alessandro Farnese, ad attraversare la Manica ed invadere l'Inghilterra. Elisabetta, nel grande pericolo del momento, tenne un famoso discorso alle truppe inglesi radunate a Tilbury, noto come Il discorso alle truppe a Tilbury. La flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese, comandata da Charles Howard, I conte di Nottingham e da Francis Drake, aiutati dal maltempo. L'Armada fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto la popolarità di Elisabetta. La battaglia non fu però decisiva e la guerra con la Spagna continuò. La guerra continuava anche in Olanda, che combatteva per l'indipendenza, ed in Francia, dove un protestante Enrico di Borbone, aveva rivendicato il trono. Elisabetta appoggiò con 20.000 uomini e 300.000 sterline Enrico, e con 8.000 uomini e aiuti per oltre un milione di sterline gli olandesi. I corsari inglesi continuarono ad attaccare la flotta spagnola che ritornava carica d'argento dalle Americhe, con alterni esiti (nel 1.595 morì Francis Drake); nel 1.595 si verificò anche una modesta incursione della flotta spagnola in Cornovaglia. Nel 1.596, l'Inghilterra si ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al potere e la Lega Cattolica, sua nemica, distrutta; altre battaglie seguirono fino al 1.598, quando Francia e Spagna fecero pace. La morte di Filippo II l'anno successivo portò il conflitto tra Spagna ed Inghilterra ad un punto di stallo, che avrebbe trovato soluzione con il trattato di pace negoziato sotto Giacomo I, noto come Trattato di Londra (1.604). Elisabetta amava le imprudenze e soprattutto fare ciò che i medici le vietavano. Ma nel 1.603 fu colpita da una brutta depressione. Non sopportava più i discorsi di governo, sentiva la morte vicina e si lasciava andare. Morì il 24 marzo nel Palazzo di Richmond pronunciando la famosa frase "Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire". All'età di settanta anni, era la più anziana sovrana sino ad allora vissuta e non fu superata fino a che Giorgio II morì a settantasette anni nel 1.760. Elisabetta fu seppellita nell'abbazia di Westminster, di fianco alla sorella Maria I. L'iscrizione sulla loro tomba recita: "Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione". Il testamento di Enrico VIII dichiarava che ad Elisabetta dovevano succedere i discendenti della sua sorella minore, Maria Tudor, piuttosto che i discendenti scozzesi di Margherita Tudor, e all'epoca della morte della regina c'erano alcuni possibili pretendenti in vita, oltre a Giacomo Stuart. Alcune opere storiche riferiscono che Elisabetta dichiarò Giacomo suo erede nel suo letto di morte, altre invece sostengono che essa mantenne fino alla fine il silenzio su questo argomento. In ogni caso nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente contrastare la rivendicazione al trono di Giacomo Stuart, che poco dopo la sua morte fu proclamato re Giacomo I d'Inghilterra. Tale proclamazione ruppe la consuetudine perché non fu fatta dal nuovo sovrano stesso, ma dal Consiglio di Accessione, come sarebbe poi divenuto consuetudine nella pratica moderna.

Nel 1.535 - Mentre Francesco I pensa bene di stringere alleanze con il sultano Solimano il Magnifico e con la Lega di Smalcalda, si verifica l'occasione per un nuovo conflitto, il terzo, contro Carlo V. Nello stesso 1535, alla morte del duca di Milano Francesco II Sforza, che aveva sposato Cristina di Danimarca, nipote di Carlo V, troppo giovane per dargli eredi, il ducato rischiava di essere ereditato dal figlio dell'Imperatore, Filippo II di Spagna (come in effetti avvenne nel 1540), cosa inaccettabile per il re di Francia.

- Dal 1.535 i protestanti calvinisti o ugonòtti (dal francese huguenot, che deriva dal tedesco eidgenosse , nome di un partito di Ginevra nel 16° sec. che significa confederato, incrociato con il nome del capo del partito antisavoiardo Hugues Besançon), dal 1.535 al 1.628 (e in particolare dal 1.560 al 1.598), si batteranno in Francia in lunghe guerre per la restaurazione delle libertà feudali contro l’assolutismo regio.

Nel 1.536 - All'inizio dell'anno, 40.000 soldati francesi invadono il Ducato di Savoia, conquistano Torino e si fermano alla frontiera lombarda, nell'attesa di un'eventuale soluzione negoziata. Per tutta risposta l'imperatore Carlo V invade la Provenza, rinunciando però all'assedio di Avignone, notevolmente fortificata e ripara anzi in Spagna. Dopo intensi negoziati si addivenne alla tregua di Nizza, del 1538, con papa Paolo III impegnato a fare la spola da una camera all'altra nel tentativo di mediare tra i due contendenti che tanto si odiavano da rifiutare di sedere nella stessa stanza. Si mantenne ai francesi la città di Torino, senza che gli equilibri nella scacchiera italiana mutassero troppo. Nella Contea di Aosta, non invasa da Francesco I, nel timore di un'eventuale invasione venne modernizzato l'apparato difensivo del Castello di Verrès e venne istituito il Conseil des Commis che diventerà una storica istituzione valdostana.

- Nel 1.536 il Galles, che aveva mantenuto un sistema amministrativo e legale separato dall'Inghilterra, come era stato stabilito da Edoardo I alla fine del XIII secolo, col secondo monarca dei Tudor, Enrico VIII, fuse definitivamente i territori gallesi con quelli inglesi con l'Atto di Unione del 1536. Il Galles cessò così di essere un possedimento privato del re e fu annesso al regno d'Inghilterra con i relativi rappresentanti nel Parlamento.

Dal 1.537 - Il protrarsi della potenza ottomana e la scoperta delle Americhe emargina la Repubblica di Venezia dalle nuove vie commerciali e ne risente le irreversibili conseguenze. Nonostante l'abilità diplomatica e l'energia militare spesa nella ricerca di nuove conquiste in Italia, la sua politica sarà da allora costretta a una condotta cauta ed essenzialmente conservatrice. Il ritorno offensivo dei turchi le infligge la perdita di gran parte delle isole Egee, Malvasia e Nauplia (nel 1537-39) e infine di Cipro. Anche la vittoria di Lepanto del 1571 non le reca tangibili vantaggi ma riesce solo a salvare i suoi privilegi commerciali nell'Impero ottomano. E se di fronte ai tentativi d'ingerenza pontificia Venezia riesce ancora trovare atteggiamenti di risoluta indipendenza, i momenti della grande politica sono però finiti. Stretta tra il ducato spagnolo di Milano e l'incombente minaccia degli Asburgo e dei turchi, opta per una politica di difesa.

Cartina del mondo con esplorazioni e
colonie degli europei nei sec. XV-XVI:
in rosso esplorazioni (di Colombo
e Magellano) e colonie spagnole, in
verde esplorazioni (Diaz, De Gama
e Vespucci) e colonie portoghesi,
in blu esplorazioni (di Cartier) e
colonie francesi, in fucsia esplorazioni
(dei Caboto) e colonie inglesi,
in giallo esplorazioni (di Barents)
e colonie olandesi.  
Nel 1.539 - Mercatore pubblica il suo atlante cartografico del mondo.

- Fondazione della Compagnia di Gesù da parte di Ignazio di Loyola.

- Il re di Francia Francesco I bandisce la lingua occitana dagli atti amministrativi; ciò nonostante la lingua d'oc conserva fino al XVII secolo uno status ufficiale nel Regno di Navarra.

Nel 1.541 - Dopo lungo e sanguinoso assedio cade in mano turco-ottomana Buda, la capitale ungherese. Dopo la caduta delle maggiori città ungheresi e slave in mano turca (tra cui Belgrado, Pécs, Buda), molti Stati danubiani patteggiarono la sottomissione formale alla Porta (l'impero ottomano o Sublime Stato ottomano, era noto anche come Sublime porta), impegnandosi al pagamento di una tassa in cambio di una pressoché completa libertà di azione. Così fecero, tra gli altri, la Repubblica di Ragusa, il Montenegro, il Principato di Transilvania (indipendente dopo la caduta del regno d'Ungheria), la Moldavia e la Valacchia. Solimano espanse l'Impero anche verso l'Asia e l'Africa, impossessandosi di Baghdad, di Tunisi e dell'Algeria (1534), dello Yemen (1547), di Tripoli (1551). Con la conquista della persiana Baghdad, gli ottomani ottennero il controllo della Mesopotamia e l'accesso navale al Golfo Persico.

Nel 1.541, durante il regno del re inglese Enrico VIII, il parlamento d'Irlanda lo proclama Re d'Irlanda, dichiarando così il Regno d'Irlanda proprietà personale del re d'Inghilterra.

Gli scismi nella cristianità dai concili
di Efeso e Calcedonia alla Riforma
protestante.  
Nel 1.541 Giovanni Calvino fonda a Ginevra la sua chiesa riformata i cui aderenti erano chiamati ugonòtti, dal francese huguenot, che deriva dal nome del capo del partito antisavoiardo Hugues Besançon incrociato con il tedesco  eidgenosse (confederato, nome degli appartenenti ad un partito di Ginevra nel 16° sec.). Il movimento religioso, civile e politico-militare dei protestanti calvinisti, dal 1.535 al 1.628 (e in particolare dal 1.560 al 1.598), si batté in Francia, in lunghe guerre, per la restaurazione delle libertà feudali contro l’assolutismo regio. Quello che oggi è indicato sotto il nome di calvinismo è una dottrina cristiana sorta nel XVI secolo nell'ambito della Riforma protestante a seguito dell'opera e della predicazione di Giovanni Calvino. Le chiese che seguono la dottrina calvinista sono spesso chiamate Chiese riformate, sebbene il termine sia talvolta utilizzato per indicare l'insieme più vasto delle chiese protestanti. Le chiese calviniste condividono le principali dottrine del cristianesimo e delle altre chiese, in particolare per quanto riguarda l'unità e trinità di Dio e la natura divina di Gesù Cristo, così come formulate nei primi concili ecumenici e fissate nel credo niceno-costantinopolitano. Il calvinismo si differenzia dalla Chiesa cattolica ma anche dal luteranesimo per le sue particolari visioni dottrinali, come ad esempio la presenza reale ma solo spirituale di Cristo nell'Eucaristia, il principio regolatore del culto e la proibizione di adorare immagini religiose.
Croce ugonotta, uno
dei simboli valdesi.
I valdesi, duramente perseguitati nei secoli precedenti, a differenza dei catari non erano stati sterminati dall'Inquisizione, nonostante la durissima repressione. Vivendo nella clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone eccentriche, il movimento valdese era riuscito ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante calvinista nel 1.532, col sinodo di Chanforan, segnando una svolta decisiva per il futuro della comunità. Il termine "calvinismo" venne coniato ed utilizzato dai luterani per indicare quelli che seguono la dottrina di Calvino; molte denominazioni all'interno della Riforma preferiscono comunque utilizzare il termine "riformate" per differenziarsi dai calvinisti veri e propri. A partire dalla controversia arminiana, i riformati (cioè i cristiani protestanti che si distinguono dai luterani) si sono divisi in calvinisti e arminiani; ad ogni modo, dal momento che gli arminiani e i calvinisti rappresentano due scuole di pensiero diverse, oggi il termine "riformato" (con il quale gli arminiani non si sono mai identificati) è diventato sinonimo di "calvinista". L'arminianesimo è un sistema teologico che prende nome da Jacobus Arminius (Jakob Hermandszoon), chiamato comunemente Arminio, teologo olandese (1560-1609) ministro della Chiesa riformata olandese (1588). I credenti di fede evangelica che oggi si definiscono "arminiani" riconoscono in genere la Bibbia come assoluta regola di fede e di condotta e pongono tutti forte enfasi sul sacrificio di Gesù Cristo alla croce come unica offerta di salvezza per tutta l'umanità. Il dono della vita eterna è dunque gratuito: nessuna opera o sforzo umano possono contribuire in questo senso, ma Dio stesso, nel rispetto della volontà umana, consente che la Sua grazia possa essere rifiutata liberamente dagli uomini che scelgono di respingerlo. Pertanto la chiamata di Dio è condizionata solo dalla fede, cioè alla disponibilità da parte dell'uomo a riconoscere Gesù Cristo come Signore e Salvatore. Questo insegnamento, che secondo gli arminiani è lo stesso messaggio annunziato dai cristiani dell'era apostolica e riportato fedelmente nella Bibbia, è sempre stato oggetto di distorsione, fraintendimento e discredito da parte dei calvinisti. Per esempio, nei circoli calvinisti oggi l'appellativo "arminianesimo" o "arminiano" viene usato per identificare una posizione teologica che, pur non dipendente storicamente da questo movimento, adatta il messaggio biblico alla filosofia umanistica ottimista contemporanea, negando la radicalità degli effetti disabilitanti del peccato sull'essere umano ed ammettendone l'autonomia e la libertà della sua risposta all'agire di Dio. A seguito di questo processo di distorsione, arminianesimo diventa sinonimo di semi-pelagianesimo, nonostante l'impostazione radicalmente diversa di questi due impianti teologici (alcuni studiosi hanno coniato il termine "semiagostinianesimo" per definire con esattezza l'impostazione arminiana). Le aree europee dove il calvinismo ha avuto la maggiore diffusione sono la Svizzera (con Ginevra e Zurigo come centri più importanti), la Francia (dove però non riuscì a prevalere), l'Olanda, la Scozia, l'Ungheria e alcuni principati della Germania, sebbene nei territori dell'Impero sia diventata religione ammessa, al pari del luteranesimo, solo dopo la guerra dei trent'anni. In Italia ha aderito al protestantesimo riformato la Chiesa Valdese.
Giovanni Calvino
1509-1564.
Il fine ultimo o principio ultimo del calvinismo è la gloria di Dio. Creazione e redenzione non hanno per fine ultimo nostra soddisfazione e piacere. L'evangelizzazione, il servizio sociale e altre attività simili non dovrebbero essere intese per il beneficio ultimo della creatura umana, ma per dare gloria al Dio trino. A servizio di Dio su questa terra, il cristiano si prefigge di manifestare la maestà, la potenza e la grazia di Dio, glorificare Dio in ogni cosa. Il cristiano non guarda alle cose che fa semplicemente come qualcosa che gli sia richiesto, come semplici attività terrene, ma come qualcosa che deve tornare a credito della lode di Dio per tutta l'eternità. Sebbene questo sistema di pensiero sia stato reso esplicito da Calvino nei suoi scritti, esso è stato ulteriormente elaborato (spesso nel contesto di controversie) nell'ultima parte del XVI secolo e in parte riassunto nei Canoni del Concilio di Dordrecht (1.618) in ciò che comunemente sono stati chiamati i "cinque punti del calvinismo":
- Depravazione totale della creatura umana (la creatura umana è totalmente contaminata dal peccato tanto che tutto ciò che fa ne è inficiato e condizionato).
- Elezione incondizionata (Dio ha predestinato dall'eternità chi sarebbe stato oggetto della grazia salvifica indipendentemente da qualsiasi loro merito, per solo Suo insindacabile e giusto beneplacito).
- Redenzione limitata o particolare (Cristo è morto ed ha guadagnato la salvezza soltanto per coloro che Dio ad essa ha designato);
- Grazia irresistibile (gli eletti sono attirati a Cristo e Lo abbracciano con fede in modo irresistibile);
Perseveranza dei santi (gli eletti giungeranno alla salvezza in modo certo e non possono scadere dalla grazia).
- La principale distinzione tra Calvinismo e Luteranesimo sussiste in materia di dottrina della Santa Cena. Se, infatti, per Lutero e i suoi seguaci l'ascolto della Parola e la Santa Cena avrebbero eguale importanza nella vita del cristiano e della comunità, nell'interpretazione calvinista la Parola assume maggior rilievo della Santa Cena, la cui rilevanza non è, tuttavia, disconosciuta.
Le confessioni di fede riformate pubblicate dopo il 1.618 pure esprimono queste dottrine, sebbene le pongano nel contesto più ampio dell'universale sovranità di Dio. Ciononostante, molti noti teologi come James Ussher (1.581-1.656), John Davenant (1.576-1.641), John Cameron (1.579-1.625) ed altri, insegnavano la redenzione generale. Il calvinismo, negli ultimi 400 anni, ha esercitato una vasta influenza su ogni aspetto della vita del mondo occidentale, anche se spesso il suo reale impatto è stato misconosciuto.
Teologia - Il contributo del calvinismo è stato più ovvio nel campo della teologia e della vita ed azione cristiana. Si potrebbe stilare una lunga lista di teologi, predicatori e riformatori dei passati 400 anni. Ricordiamo, per esempio, John Owen, Thomas Boston, George Whitefield, William Wilbeforce, Anthony Ashley-Cooper (settimo conte di Shaftesbury), Abraham Kuyper, Charles Hodge, Benjamin B. Warfield, John Gresham Machen, Karl Barth e molti altri dalla forte posizione calvinista. Nessuno di loro mai ha sostenuto l'idea che la religione fosse qualcosa da tenersi separata dalla loro vita nel mondo. Essi vedevano il Calvinismo come qualcosa che abbraccia il tutto della vita, che influenza ogni sfera del pensiero e dell'azione.
Scienze naturali - Il calvinismo, sin dall'inizio, pure ha avuto un'influenza considerevole sullo sviluppo delle scienze naturali. Pierre de la Ramée, Ambroise Paré (Pareto), Bernard Pallissy, Francis Bacon (Bacone), John Napier di Merchistoun, ed altri nei primi giorni della rivoluzione scientifica, pure erano calvinisti, e molti scienziati dal XVII secolo hanno sostenuto questa posizione teologica, credendo che Dio, con la Sua provvidenza sostiene tutta la natura secondo le Sue leggi e le Sue strutture. È per questo che l'essere umano può comprenderle ed usarle in questo mondo.
Politica - Dal tempo di John Knox in Scozia e dell'ammiraglio Gaspard de Coligny in Francia, per tutta la rivoluzione puritana in Inghilterra nel XVII secolo, fino ad Abraham Kuyper e Herman Dooyeweerd in Olanda, come pure Émile Doumergue in Francia nel XIX e XX secolo, i calvinisti hanno pure avuto un ruolo importante nel cercare di sviluppare ed applicare una concezione cristiana della politica e dello stato. Credendo che Cristo è "Signore dei signori e Re dei re", hanno cercato di portare sia governanti che governati a riconoscerlo come Colui verso il quale sono responsabili. Al tempo stesso essi hanno insistito, come lo stesso Calvino che il dispotismo o l'oligarchia, a causa della natura peccaminosa dell'essere umano, conduce solo all'oppressione, ma che la democrazia regolata dalle leggi fornisce la sola vera organizzazione politica che può garantire la giustizia e la libertà. Proprio per questo punto di vista, è stato il calvinismo a fornire la base del moderno costituzionalismo.
Arte - Anche nell'Arte il calvinismo ha avuto un considerevole effetto. Non solo Calvino, con l'uso che faceva della lingua francese ha fatto molto per stabilirla su solide fondamenta, ma anche l'uso che ne ha fatto Clement Marot, Beza, ed altri per preparare il Salterio cantato in lingua volgare per il culto, ha stimolato l'interesse del Protestantesimo nella poesia. Sotto la sua influenza sono comparsi Salmi in musica e in metrica in molte lingue, fra cui l'inglese, l'olandese, l'italiano e l'ungherese. Le prime opere di John Milton riflettono questo stimolo, come pure fanno William Cowper, Willem Bilderdijk e molti altri. Nelle arti figurative i cosiddetti "piccoli maestri calvinisti" nell'Olanda del XVII secolo e molti altri che li seguono in Francia, Inghilterra ed America, sono stati influenzati dal punto di vista calvinista. Da un punto di vista certamente più negativo, l'iconoclastia calvinista comportò notevoli perdite in opere d'arte (in particolare statue e vetrate) che furono distrutte tra il 1.520 e il 1.530.
È diventato comune l'associare il calvinismo alla nascita del capitalismo, a causa della sua dottrina sulla vocazione, sulla sua insistenza sulla necessità di lavorare in modo duro e diligente, come pure la moderazione in ogni cosa ed il risparmio. Max Weber, sociologo tedesco, seguito da Richard Henry Tawney, Ernst Troeltsch e molti altri, hanno proposto questa particolare interpretazione. C'è senza dubbio una certa misura di verità in questo (lavorare diligentemente, vivere in modo moderato e risparmiare, il tutto per la gloria di Dio, è indubbiamente una prospettiva biblica sul lavoro). L'insistenza però sul fatto che il calvinismo ponga troppo l'accento sulla proprietà privata, la pratica dell'interesse bancario e l'approccio razionale all'attività economica che conduce allo sfruttamento del lavoratore, mettendo così le basi per un capitalismo senz'anima, manca del tutto di evidenze storiche ed è ancora da comprovare. Alcuni hanno giustamente osservato come, di fatto, sono stati gli avversari del calvinismo a favorire e sviluppare il capitalismo. Negli ultimi 400 anni il calvinismo ha conosciuto un'evoluzione della maggior parte delle chiese riformate storiche, nel pieno spirito dell'idea di riforma, sulla base delle concezioni liberalidemocratiche, di tolleranza e di laicità dello stato, del secolo dei lumi e della Rivoluzione Francese. In questo quadro sono state aperte nuove prospettive dello studio e dell'interpretazione del testo biblico, in senso storico. L'evoluzione in tal senso implica anche un rapporto non conflittuale verso i progressi tecnici e scientifici. L’editto di Nantes elesse l’Occitania a rifugio legale per gli Ugonotti, di fede cristiana "protestante" aderente al calvinismo. L'editto di Nantes fu un decreto emanato dal re Enrico IV il 13 aprile 1.598 che pose termine alla serie di guerre di religione che avevano devastato la Francia dal 1.562 al 1.598, regolando la posizione degli ugonotti (calvinisti). Esso fu revocato nel 1.685 da Luigi XIV (editto di Fontainebleau). L'editto riconosceva la libertà di coscienza, cioè la libertà di avere convinzioni interiori e di comportarsi di conseguenza, in tutto il territorio francese, la libertà di culto nei territori dove i protestanti si erano già installati prima del 1.597, tranne che a Parigi, Rouen, Lione, Digione e Tolosa e l'inverso (cioè il divieto di praticare il culto cattolico) a Saumur, La Rochelle e Montpellier; la possibilità di accedere a cariche pubbliche e scuole; concedeva inoltre ai protestanti un centinaio di piazzeforti. Nelle città di Bordeaux, Grenoble e Castres i protestanti ebbero il diritto di venire giudicati da tribunali costituiti per metà da loro correligionari. Nell'editto tuttavia la parola "tolleranza" non compare mai: in quel tempo infatti essa era associata ad un concetto negativo per entrambe le fedi. Ciascun credente si riteneva il detentore della verità assoluta e colui che praticava un altro credo pregiudicava così la propria vita eterna e quindi era un dovere impedire che l’altro” permanesse nell'errore. Ciascuna fede pretendeva pertanto il diritto di salvare, anche con la costrizione fisica, gli appartenenti alla fede avversa. Pertanto i cattolici considerarono l'editto un mezzo per contenere l'espansione protestante, in attesa della futura estinzione del nuovo credo, mentre i protestanti lo considerarono nient'altro che una pausa nell’impegno doveroso di conversione dei cattolici. L'editto pose fine alle cosiddette guerre di religione francesi. Nel "Trattato sulla tolleranza", Voltaire, passato alla storia come pensatore anticristiano per antonomasia, tanto da arrivare a sostenere che «ogni uomo sensato, ogni uomo dabbene, deve avere orrore per la setta cristiana», descrive una persecuzione di cui i valdesi furono vittime nell'aprile del 1.545: « Poco tempo prima della morte di Francesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti di Mérindol e di Cabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6.000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi.
Carta geografica dell'Europa nel XVI
secolo con in giallo i possedimenti
Spagnoli, in fucsia il Sacro Romano
Impero, Repubblica di Venezia
in grigio, Regno di Francia arancio,
Regno d'Inghilterra in verde oliva,
Regno di Danimarca in verde
brillante e Svezia in viola.
Queste popolazioni, fino allora sconosciute, avevano il torto, senza dubbio, di essere valdesi: era questa la loro unica malvagità. Da trecento anni vivevano in deserti e montagne che avevano reso fertili con un lavoro incredibile. La loro vita pastorale e tranquilla ricordava l'innocenza attribuita alle prime età del mondo. Le città vicine non erano conosciute da loro che per i prodotti che vi andavano a vendere; ignoravano i processi e la guerra. Non si difesero: furono sgozzati come degli animali in fuga, che si spingono in un recinto e si uccidono». Nel 1.561 venne firmata la Pace di Cavour, primo esempio di libertà religiosa nell'Europa moderna. In realtà il valdismo poteva essere confessato solo nelle zone di montagna, al di sopra dei 700 m. Persecuzioni vengono scatenate in Puglia e soprattutto in Calabria, dove dalla fine di maggio al giugno 1.561 un migliaio di Valdesi sono massacrati dalle truppe del Regno di Napoli con l'appoggio dell'Inquisizione di Roma. Oltre a una certa immigrazione, si verificò così anche una lunga serie di conversioni alla fede calvinista. Il regno di Navarra assunse addirittura questa fede quale religione di Stato. Vasti territori d’oc divennero protestanti (ugonotti).

Nel 1.542 - Scoppia la crisi tra la Lega di Smalcalda e il Sacro Romano Impero degli Habsburg: nella Dieta (nel Sacro Romano Impero era un'assemblea che riuniva il sovrano e i maggiori principi dell'impero, con compiti di carattere prevalentemente legislativo) di Spira, in cui i principi protestanti chiedono all'imperatore il riconoscimento ufficiale della loro posizione politico-religiosa e ad esso condizionano gli aiuti militari e finanziari necessari per la guerra contro i turchi. Intanto la sconfitta della flotta Imperiale nella conquista di Algeri, che aveva l'obiettivo di annientare le forze del colonnello Khayr al-Din Barbarossa, artefice delle scorrerie corsare nel Mediterraneo in nome del Sultano, si presenta agli occhi di Francesco I come una nuova possibilità di innescare una guerra contro un imperatore apparentemente indebolito e frustrato. Cominciati nel luglio del 1542, gli scontri ebbero come teatro i Paesi Bassi, il Piemonte, dove i francesi ottennero l'importante vittoria di Ceresole Alba, e il Rossiglione. La condizione che rese possibile a Carlo di affrontare direttamente i principi protestanti che gli si opponevano, sarà la stipula, nel 1544 della pace di Crépy, che priverà la Lega del sostegno internazionale del regno di Francia.

Nel 1.543 - L'Impero ottomano e la Francia, uniti dall'opposizione al dominio Asburgo, diventano alleati. La conquista francese di Nizza (1543) e della Corsica (1553) sarà un'impresa comune delle forze di Francesco I e di Solimano, comandata dagli ammiragli ottomani Khayr al-Din Barbarossa e Dragut. Un mese prima l'artiglieria francese aveva sostenuto gli Ottomani durante l'assedio di Esztergom. Dopo la successiva avanzata dei turchi, nel 1547 Ferdinando I d'Asburgo riconobbe ufficialmente il dominio ottomano dell'Ungheria. Alla fine del regno di Solimano la popolazione dell'Impero ammontava a 15 milioni di abitanti. L'impero ottomano era una notevole potenza navale, controllava gran parte del Mar Mediterraneo ed era una parte significativa e soprattutto accettata dello scacchiere europeo.

Niccolò Copernico.
- Nel 1.543 Niccolò Copernico pubblica "Delle rivolu­zioni dei corpi celesti", rivoluzionando le teorie astronomiche. Mikołaj Kopernik (in italiano Niccolò Copernico; Toruń, 1.473 - Frombork, 1.543) fu un astronomo, un ecclesiastico, un giurista, un governatore, un astrologo e un medico. Copernico è in genere considerato un polacco discendente da una famiglia di origini tedesche. La sua teoria, che propone il Sole al centro del sistema di orbite dei pianeti componenti il sistema solare, riprende quella greca di Aristarco di Samo dell'eliocentrismo, la teoria opposta al geocentrismo, che voleva invece la Terra al centro del sistema. Quindi non è merito suo l'idea, già espressa dai greci, ma la sua rigorosa dimostrazione tramite procedimenti di carattere matematico. Nel 1.542 Retico aveva pubblicato con il nome di Copernico un trattato di trigonometria (poi incluso nel secondo libro del "De revolutionibus") e di lì a poco Copernico finalmente acconsentì a pubblicare la sua opera sull'eliocentrismo, anche per effetto delle reazioni, talune favorevoli, altre negative, ma in genere tutte di grande interesse verso i suoi studi. Copernico, che era un ecclesiastico, aveva sempre temuto che la chiesa romana lo avrebbe punito per sue eventuali opere, così come successe poi a Galileo. Affidò così in tarda età il testo del "De revolutionibus orbium caelestium" al suo fraterno amico Tiedemann Giese, vescovo di Chelmno, perché lo consegnasse a Retico, che lo avrebbe fatto stampare a Norimberga. Vuole la leggenda che Copernico ne abbia ricevuta la prima copia sul letto di morte e taluno scrisse che, avendogliela alcuni amici messa fra le mani, lui incosciente, si sia risvegliato dal coma, abbia guardato il libro e, sorridendo, si sia spento.


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