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sabato 19 ottobre 2019

Storia dell'Europa n.63: dal 1.543 al 1.642 e.v. (d.C.)

Niccolò Copernico.
Nel 1.543 - Niccolò Copernico pubblica "Delle rivolu­zioni dei corpi celesti", rivoluzionando le teorie astronomiche. Mikołaj Kopernik (in italiano Niccolò Copernico; Toruń, 1.473 - Frombork, 1.543) fu un astronomo, un ecclesiastico, un giurista, un governatore, un astrologo e un medico. Copernico è in genere considerato un polacco discendente da una famiglia di origini tedesche. La sua teoria, che propone il Sole al centro del sistema di orbite dei pianeti componenti il sistema solare, riprende quella greca di Aristarco di Samo dell'eliocentrismo, la teoria opposta al geocentrismo, che voleva invece la Terra al centro del sistema. Quindi non è merito suo l'idea, già espressa dai greci, ma la sua rigorosa dimostrazione tramite procedimenti di carattere matematico. Nel 1.542 Retico aveva pubblicato con il nome di Copernico un trattato di trigonometria (poi incluso nel secondo libro del "De revolutionibus") e di lì a poco Copernico finalmente acconsentì a pubblicare la sua opera sull'eliocentrismo, anche per effetto delle reazioni, talune favorevoli, altre negative, ma in genere tutte di grande interesse verso i suoi studi. Copernico, che era un ecclesiastico, aveva sempre temuto che la chiesa romana lo avrebbe punito per sue eventuali opere, così come successe poi a Galileo. Affidò così in tarda età il testo del "De revolutionibus orbium caelestium" al suo fraterno amico Tiedemann Giese, vescovo di Chelmno, perché lo consegnasse a Retico, che lo avrebbe fatto stampare a Norimberga. Vuole la leggenda che Copernico ne abbia ricevuta la prima copia sul letto di morte e taluno scrisse che, avendogliela alcuni amici messa fra le mani, lui incosciente, si sia risvegliato dal coma, abbia guardato il libro e, sorridendo, si sia spento.

- Nel 1.543 l'impero ottomano e la Francia, uniti dall'opposizione al dominio Asburgo, diventano alleati. La conquista francese di Nizza (1543) e della Corsica (1553) sarà un'impresa comune delle forze di Francesco I e di Solimano, comandata dagli ammiragli ottomani Khayr al-Din Barbarossa e Dragut. Un mese prima l'artiglieria francese aveva sostenuto gli Ottomani durante l'assedio di Esztergom. Dopo la successiva avanzata dei turchi, nel 1547 Ferdinando I d'Asburgo riconobbe ufficialmente il dominio ottomano dell'Ungheria. Alla fine del regno di Solimano la popolazione dell'Impero ammontava a 15 milioni di abitanti. L'impero ottomano era una notevole potenza navale, controllava gran parte del Mar Mediterraneo ed era una parte significativa e soprattutto accettata dello scacchiere europeo.

Nel 1.544 - Si firma la Pace di Crepy. Il fallimento da parte della flotta Imperiale nella conquista di Algeri, che aveva l'obiettivo di annientare le forze del colonnello Khayr al-Din Barbarossa, artefice delle scorrerie corsare nel Mediterraneo in nome del Sultano, si presentò agli occhi di Francesco I come una nuova possibilità di innescare una guerra contro un Imperatore apparentemente indebolito e frustrato. Cominciati nel luglio del 1542, gli scontri ebbero come teatro i Paesi Bassi, il Piemonte, dove i francesi ottennero l'importante vittoria di Ceresole Alba, e il Rossiglione. Dopo due anni di battaglie convulse e sanguinose, intervallate da brevi tregue per la disastrosa situazione finanziaria dei contendenti, Carlo V, forte dell'alleanza con il re d'Inghilterra Enrico VIII, poté conquistare il Lussemburgo e spingersi verso Parigi, mentre il sovrano inglese assediava Boulogne: ciò indusse Francesco a chiedere la cessazione delle ostilità, che terminarono ufficialmente con la firma della Pace di Crepy nel settembre 1544. Le mire di espansione in Italia del sovrano francese così come quelle sulla Borgogna dell'Imperatore poterono dirsi definitivamente concluse mentre subisce una distensione la crisi tra la Lega di Smalcalda e il Sacro Romano Impero visto che la Lega si ritrova senza il sostegno del regno di Francia.  

Nel 1.545 - Inizia il concilio di Trento; durerà fino al 1.563 senza riuscire a ricomporre l'unità dei cristiani.

- Pubblicazione del "Trattato di Chirurgia" di Ambroise Pare.

- Fissazione di un tasso di interesse legale in Francia.

Nel 1.546 - Carlo V (che era riuscito ad ottenere, sfruttando dei contrasti di natura dinastica e territoriale, l'appoggio di Maurizio di Wettin, cugino dell'Elettore di Sassonia Giovanni Federico) e papa Paolo III radunarono un esercito, mentre i membri della Lega di Smalcalda acuivano le loro divisioni, incapaci di unirsi in un progetto di difesa comune come avevano originariamente previsto. Nonostante l'imprevista defezione delle truppe papali, Carlo entrò in Germania alla testa delle sue truppe nel 1546. Dopo aver sottomesso Ulma e il Ducato del Württemberg e sconfitto l'Elettore Palatino, si spinse fino in Sassonia alla ricerca dello scontro con Giovanni Federico. Lo scontro decisivo si svolse a Mühlberg il 24 aprile 1547, dove l'imperatore sbaragliò l'esercito sassone e catturò lo stesso elettore, ottenendone la sottomissione. Questo segnò simbolicamente la fine della Lega di Smalcalda, il cui ultimo rappresentante, Filippo d'Assia, rimasto solo nella sua opposizione all'imperatore dopo la resa dell'alleato sassone, accettò di firmare un atto di pace poco dopo. La Lega di Smalcalda si dissolse ufficialmente dopo la resa di Filippo, ma nonostante la vittoria militare, Carlo V non riuscì mai a placare il dissidio che la Riforma aveva creato in seno alle terre dell'Impero.  

- Nel 1.546 Fracastoro ipotizza l'esistenza dei microbi. Il suo nome viene associato principalmente allo studio del morbo gallico, cioè della sifilide, la cui prima testimonianza risale agli ultimi anni del XV secolo, introdotta in Europa da coloro che erano tornati da viaggi in America. Nato intorno al 1476 a Verona, Fracastoro dal 1496 ha studiato all'università di Padova, dove si è laureato in arti nel 1502 e dove ha conseguito il dottorato in medicina nel 1505. Probabile compagno di studi di Copernico e allievo di Pomponazzi, nell'ateneo patavino ha anche ricoperto l'incarico di lettore (docente) di logica.

Tiziano Vecellio: Ritratto di
Francesco I (1539), Parigi,
museo del Louvre, da: https
Nel 1.547 - Re Francesco I muore di setticemia nel castello di Rambouillet ed è sepolto con la prima moglie nella basilica di Saint-Denis. La sua tomba verrà poi profanata durante la rivoluzione francese, nell'ottobre del 1793. Il regno di Francesco, che aveva segnato un momento di gravi difficoltà finanziarie per la Francia, aveva favorito la centralizzazione amministrativa dello Stato, attraverso ufficiali regi e commissari inviati in provincia e la sospensione del diritto di rimostranza dei parlamenti locali. La vita di corte fu la nuova dimensione offerta dal sovrano a una nobiltà con sempre meno peso politico. Nelle questioni religiose, a un'iniziale tolleranza verso i dissidenti ugonotti e valdesi, suggeritagli dall'amatissima sorella Margherita di Navarra, vera ispiratrice tra le altre cose del mecenatismo di Francesco ed ella stessa scrittrice e poetessa, dal 1534 Francesco fece seguire una tenace intransigenza che si concretizzò in misure repressive. Francesco I pensò, a quanto pare, di far rimuovere l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci da Santa Maria delle Grazie a Milano per portarlo in Francia. Sebbene non gli sia riuscito, sia lui sia il suo predecessore al trono Luigi XII, riuscirono a impossessarsi di due dipinti fra i massimi di Leonardo, ovvero La Gioconda e La Vergine delle Rocce, attualmente al Louvre. Probabilmente la Gioconda fu venduta da Leonardo a Francesco I che la pagò. Appassionato d'arte classica anche a soggetto erotico, ricevette in dono da Cosimo I de' Medici l'Allegoria del trionfo di Venere di Agnolo Bronzino. Nel suo castello di caccia di Villers-Cotterêts, nel 1539, Francesco firmò un'ordinanza che rese la langue d'oïl la lingua ufficiale dell'amministrazione e del diritto, che divenne così la lingua francese, in luogo del latino. Con lo stesso documento impose al clero di registrare le nascite e i battesimi.

- Anche il re inglese Enrico VIII muore nel 1.547 e gli succede il figlioletto Edoardo VI.

Nel 1.547 i lavori della basilica di San Pietro, a Roma, passano sotto la direzione di Michelangelo.

Nicolas Poussin:
"I pastori d'Arcadia" n. 1.
- Nel XVI secolo l'Arcadia e il « fiume sotterraneo » divennero una dilagante moda culturale. In Inghilterra ispirarono l'opera più importante di Sir Philip Sidney, Arcadia. Sir Philip Sidney era amico di John Dee, protagonista di svariati fumetti di Moebius, e come lui era versato nel pensiero ermetico. Frances Yates ritiene che John Dee fosse la fonte dei manifesti rosacrociani (Yates, Occult Philosophy, pp. 170 sgg. Per ulteriori notizie su Sidney e Dee, cfr. French, John Dee. Sidney conosceva quindi il « fiume sotterraneo » che scorreva nella cultura europea) in Italia ispirarono letterati illustri come Torquato Tasso, il cui capolavoro, la Gerusalemme liberata, canta la conquista della Città Santa ad opera di Goffredo di Buglione. Nel XVII secolo, il tema dell'Arcadia trovò il suo culmine in Nicolas Poussin e Les bergers d'Arcadie. Il « fiume sotterraneo » alludeva costantemente a qualcosa a certe eminenti famiglie dell'epoca che figurano nelle genealogie dei documenti del Priorato di Sion. E sembra che queste famiglie trasmettessero l'immagine agli artisti da loro protetti. Da Renato d'Angiò, sembra che qualcosa sia stato trasmesso ai Medici, agli Sforza, agli Estensi e ai Gonzaga, e questi ultimi, secondo i « documenti del Priorato », diedero a Sion due Gran maestri, Ferrante e Luigi, duca di Nevers. Sembra inoltre che, da queste grandi famiglie, il tema sia passato nell'opera dei poeti e dei pittori più illustri del tempo, inclusi il Botticelli Leonardo da Vinci.

Nel 1.555 - L'opposizione dei principi protestanti tedeschi e la concomitante ripresa delle ostilità contro i turchi ed i francesi, costringe l'imperatore Carlo V a stipulare la pace religiosa di Augusta, (Augsburg, nel Bayern tedesco) che stabilì definitivamente la divisione religiosa della Germania, affermando il principio del cuius regio, eius religio per cui la religione osservata dal principe coinvolgeva il suo regno con relativo popolo.

- Dal 1.555 nelle edizioni veneziane, stampate a cura di Ludovico Dolce, la "Commedia" di Dante assume l'aggettivo "Divina", attribuitogli precedentemente dal Boccaccio.

Juan Pantoja de la Cruz: copia di
"L'imperatore Carlo V con un
bastone" di Tiziano Vecellio
(1490-1576), da: https://commons
Nel 1.556 - Si conclude, con il ritiro in monastero e l'abdicazione a favore del figlio Ferdinando II il cattolicissimo, il regno dell'imperatore Carlo V d'Habsburg (Absburgo o Asburgo);  i suoi domini sono divisi tra la corona di Spagna e quella d'Austria. I maggiori crucci di Carlo V d'Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re della cattolicissima Spagna, che aveva posseduto territori nelle Americhe, per cui si era detto che sul suo regno non tramontava mai il sole, erano stati provocati dalle minacce alla supremazia della religione cattolica, di cui si sentiva, essendo il monarca di un impero intitolato “sacro” per via dell'intesa con il papa, il paladino. Ed erano stati in particolar modo la pressione dei Turchi islamici alle soglie dell'Impero, in Ungheria soprattutto, le rivendicazioni dei principi tedeschi luterani della Lega di Smalcalda e la diffusione della dottrina calvinista nelle ricche province settentrionali delle Fiandre, i futuri Paesi Bassi dove nel 1500 era nato lui stesso.

- Pubblicazione a Basilea del testo di Georg Bauer "De Re metallica" con fondamentali nozioni di chimica e metallurgia.

Nel 1.557 - Le relazioni tra i Serbi e gli Ottomani migliorano, soprattutto dopo che il Gran Visir di origine serba Mehmed-paša Sokolović (in turco conosciuto come Sokullu Mehmet Paşa) ristabilisce il Patriarcato serbo nella sua sede originaria a monastero patriarcale di Peć (in Kosovo), permettendo di includere tutti i Serbi dell'Impero. La Chiesa ortodossa serba diventò a quel punto l'anima della resistenza unica custode delle tradizioni statali, della lingua e della cultura serba. Venne avviata anche la ricostruzione di alcuni monasteri. Tuttavia i buoni rapporti non durarono a lungo.

Elisabetta I d'Inghilterra
Nel 1.558 - Durante il regno inglese di Maria I, figlia maggiore di Enrico VIII, Calais è conquistata il 7 gennaio 1558 da Francesco I di Guisa, ritornando così territorio francese. Il 17 novembre dello stesso anno è incoronata regina d'Inghilterra Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, chiamata anche "regina vergine", la quinta e ultima monarca della dinastia Tudor. Liberata dalla prigionia alla quale era stata sottoposta per evitare che prendesse il potere succedette alla sorellastra Maria I Tudor, chiamata anche "la sanguinaria", morta senza eredi.
Maria Stuart
Il suo regno fu lungo e segnato da molti avvenimenti importanti. La sua politica di pieno sostegno alla Chiesa d'Inghilterra (anglicana), dopo i tentativi di restaurazione cattolica da parte della sorellastra  Maria I, (figlia di Caterina d'Aragona, la prima moglie di Enrico VIII, che aveva inoltre sposato il cattolicissimo Filippo di Spagna), provocò forti tensioni religiose nel regno e vi furono parecchi tentativi di congiure contro di lei, in cui rimase coinvolta anche la cugina scozzese Maria Stuart, che ella fece giustiziare dopo averla imprigionata per quasi vent'anni. Coinvolta a più riprese nei conflitti religiosi della sua epoca, uscì vittoriosa dalla guerra contro la Spagna. Durante il suo regno furono poste le basi della futura potenza commerciale e marittima della nazione ed ebbe inizio la colonizzazione dell'America settentrionale. La sua epoca, denominata età elisabettiana, fu anche un periodo di straordinaria fioritura artistica e culturale: William Shakespeare, Christopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser, Francis Bacon sono solo alcuni degli scrittori e pensatori che vissero durante il suo regno. Il nome della prima colonia inglese in America, la Virginia, fu proprio scelto in onore della "regina vergine".

Cartina geografica dell'Europa nel
1.559 con in verde i possedimenti
che aveva Carlo V in Europa, in
verde chiaro quelli ereditati da
Filippo II, più scuri quelli
ereditati da Ferdinando I.
Nel 1.559 - Stipula del trattato di Cateau-Cambresis fra Francia e Spagna, con cui ini­zia la dominazione spagnola in Italia.

Francis Bacon
Nel 1.561 - Nasce Bacone. Sir Francis Bacon, dapprima latinizzato in Franciscus Baco(nus) e poi italianizzato in Francesco Bacone (Londra, 1.561 - Londra, 1.626), è stato un filosofo, politico, giurista e saggista inglese vissuto alla corte inglese, sotto il regno di Elisabetta I Tudor e di Giacomo I Stuart. Formatosi con studi in legge e giurisprudenza, divenne un sostenitore e strenuo difensore della rivoluzione scientifica sostenendo il metodo induttivo fondato sull'esperienza. Nei suoi scritti filosofici si dipana una complessa metodologia scientifica, spesso indicata con il suo nome (metodo baconiano). Sir Francis Bacon è il filosofo empirista della rivoluzione scientifica che ha incentrato la sua ricerca su un metodo di conoscenza della natura, che possiamo definire scientifico, nel senso che deve essere ripetibile, e quindi esatto. Per Bacone si parte dall'osservazione della natura per scoprirne le leggi (le scienze) e quindi dominarla, così come l'assimilazione della scienza può far produrre applicazioni utili per il genere umano, come sarà infatti nell'età industriale, riprendendo le idee dei pensatori del '400 italiani (fra i quali Leonardo da Vinci). Secondo Bacone, quando vogliamo studiare la natura di un certo fenomeno fisico dobbiamo far uso di tre tavole: la tavola della presenza (tabula praesentiae), la tavola dell'assenza (tabula absentiae in proximitate) e la tavola dei gradi (tabula graduum).
- Nella tavola della presenza sono raccolti tutti i casi positivi, cioè tutti i casi in cui il fenomeno si verifica (per esempio, tutti i casi in cui appare il calore, comunque prodotto, dal sole, dal fuoco, dai fulmini, per strofinamento, ecc.).
- Nella tavola dell'assenza sono raccolti tutti i casi in cui il fenomeno non ha luogo, mentre si sarebbe creduto di trovarlo (per esempio, nel caso dei raggi della luna, della luce delle stelle, dei fuochi fatui, dei fuochi di Sant’Elmo, ecc.).
- Nella tavola dei gradi, infine, sono presenti i gradi in cui il fenomeno aumenta e diminuisce (ad esempio, si dovrà porre attenzione al variare del calore nello stesso corpo in ambienti diversi o in particolari condizioni).

Nel 1.564 - Nascono William Shakespeare e Galileo Galilei. 

Nel 1.571 - A Lepanto la flotta cristiana scon­figge quella turca.

Nel 1.576 - Dai Doria, Oneglia è ceduta ad Emanuele Filiberto di Savoia e diventa "Civitas Fidelissima" della casata piemontese. Con Nizza sarà, per alcuni secoli, il principale sbocco sul mare del Piemonte, pur circondata dalla Repubblica di Genova anche se, per lavori continuamente rinviati, non riuscirà mai a diventare il più importante porto del Regno. Oneglia è stata un comune autonomo fino al 1.923 poi, insieme a Porto Maurizio, è un abitato costituente il capoluogo del comune di Imperia.

Nel 1.577 - Nella Serenissima Repubblica di Venezia si procede all'estinzione del debito pubblico, constatato che i pagamenti degli interessi del Monte Vecchio, Nuovo e Novissimo e dei depositi volontari in Zecca, comportavano uscite pari al 20% circa del bilancio statale, con notevole dissipamento del gettito fiscale. Si stimava inoltre che la mancanza di rendite fisse e sicure, avrebbe indotto i privati detentori di beni mobili a cercare forme alternative di investimento (nell'immobiliare, nell'acquisto di proprietà fondiarie, nell'intrapresa di attività commerciali e di produzione agricola o proto industriale, con contestuale probabile aumento dei consumi). Fu così predisposto dai governanti di Venezia un piano di ammortamento del debito sovrano: al 1584 risale quindi la liquidazione totale dei depositi in Zecca, al 1587 l'istituzione di una Banca di Stato con denaro pubblico per supplire al fallimento dei Banchi privati e nel 1602 infine, si registra l'estinzione di tutti i Monti con la cancellazione del debito accumulatosi per secoli: furono pagati tutti i creditori con il rimborso del capitale versato, interessi inclusi, smentendo il "postulato" del debito quale elemento ineluttabile delle voci della spesa pubblica. 

Nel 1.581 - Le Province Unite (Olanda) si pro­clamano indipendenti dal dominio spa­gnolo.

Nel 1.582 - Riforma del calendario grego­riano.

Cartina del mondo nel XVI secolo con
i conflitti marittimi dei Corsari ai danni
delle navi Spagnole per il controllo
marittimo e commerciale delle Compagnie
Inglesi e Olandesi. In verde le vie
commerciali marittime percorse dagli
Spagnoli, in rosso gli attacchi Inglesi
e Olandesi, in giallo le direttrici delle
compagnie commerciali Inglesi. Sono
indicate le aree più calde dei conflitti.
Nel 1.588 - L'Invincibile Armada di Filippo II di Spagna è sconfitta al largo della costa inglese dalle navi di Elisabetta I d'Inghilterra. Nell'aprile 1.587 Francis Drake aveva bruciato la flotta spagnola alla fonda nel porto di Cadice, ritardando i piani del re spagnolo, ma nel 1.588 l'Invincibile Armata, una grande flotta di 130 navi e 30.000 uomini salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo, allora in Olanda sotto il comando di Alessandro Farnese, ad attraversare la Manica ed invadere l'Inghilterra. Elisabetta, nel grande pericolo del momento, tenne un famoso discorso alle truppe inglesi radunate a Tilbury, noto come Il discorso alle truppe a Tilbury. La flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese, comandata da Charles Howard, I conte di Nottingham e da Francis Drake, aiutati dal maltempo. L'Armada fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto la popolarità di Elisabetta. La battaglia non fu però decisiva e la guerra con la Spagna continuò. La guerra continuava anche in Olanda, che combatteva per l'indipendenza, ed in Francia, dove un protestante Enrico di Borbone, aveva rivendicato il trono. Elisabetta appoggiò con 20.000 uomini e 300.000 sterline Enrico, e con 8.000 uomini e aiuti per oltre un milione di sterline gli olandesi. I corsari inglesi continuarono ad attaccare la flotta spagnola che ritornava carica d'argento dalle Americhe, con alterni esiti (nel 1.595 morì Francis Drake); nel 1.595 si verificò anche una modesta incursione della flotta spagnola in Cornovaglia. Nel 1.596, l'Inghilterra si ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al potere e la Lega Cattolica, sua nemica, distrutta; altre battaglie seguirono fino al 1.598, quando Francia e Spagna fecero pace. La morte di Filippo II l'anno successivo portò il conflitto tra Spagna ed Inghilterra ad un punto di stallo, che avrebbe trovato soluzione con il trattato di pace negoziato sotto Giacomo I, noto come Trattato di Londra (1.604). Elisabetta amava le imprudenze e soprattutto fare ciò che i medici le vietavano. Ma nel 1.603 fu colpita da una brutta depressione. Non sopportava più i discorsi di governo, sentiva la morte vicina e si lasciava andare. Morì il 24 marzo nel Palazzo di Richmond pronunciando la famosa frase "Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire". All'età di settanta anni, era la più anziana sovrana sino ad allora vissuta e non fu superata fino a che Giorgio II morì a settantasette anni nel 1.760. Elisabetta fu seppellita nell'abbazia di Westminster, di fianco alla sorella Maria I. L'iscrizione sulla loro tomba recita: "Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione". Il testamento di Enrico VIII dichiarava che ad Elisabetta dovevano succedere i discendenti della sua sorella minore, Maria Tudor, piuttosto che i discendenti scozzesi di Margherita Tudor, e all'epoca della morte della regina c'erano alcuni possibili pretendenti in vita, oltre a Giacomo Stuart. Alcune opere storiche riferiscono che Elisabetta dichiarò Giacomo suo erede nel suo letto di morte, altre invece sostengono che essa mantenne fino alla fine il silenzio su questo argomento. In ogni caso nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente contrastare la rivendicazione al trono di Giacomo Stuart, che poco dopo la sua morte fu proclamato re Giacomo I d'Inghilterra. Tale proclamazione ruppe la consuetudine perché non fu fatta dal nuovo sovrano stesso, ma dal Consiglio di Accessione, come sarebbe poi divenuto consuetudine nella pratica moderna.

Dal 1.594 - Rivolta dei Cròcants. Un elemento di opposizione costante alla politica francese, rappresentata dai governatori, è costituito dal popolo occitano, il quale scatena tutta una serie di rivolte contro il malgoverno e la miseria, la più importante delle quali è quella dei “cròcants” (da “cròc”, uncino, la loro arma preferita) del 1.594-95, diffusa in tutta l’Occitania nord-occidentale e non priva di una vena ideologica ugonotta. Ugonòtto è il termine, dal francese huguenot, che deriva dal tedesco Eidgenosse «confederato» (nome di un partito di Ginevra nel 16° sec.), incrociato con il nome del capo del partito antisavoiardo Hugues Besançon, e si riferisce al movimento religioso, civile e politico-militare dei protestanti calvinisti che, dal 1.535 al 1.628 (e in particolare dal 1.560 al 1.598), si batté in Francia, in lunghe guerre, per la restaurazione delle libertà feudali contro l’assolutismo regio.

Nel 1.598 - L'editto di Nantes pone fine alle guerre di religione in Francia. 

Nel 1.600 - Giordano Bruno è arso sul rogo, a Roma, dall'inquisizione della chiesa cattolica.
Roma, statua di
Giordano Bruno
in piazza di
Campo de' Fiori.
Giordano Bruno fu probabilmente torturato alla fine di marzo 1.597, secondo la decisione della Congregazione presa il 24 marzo, ma non rinnegò i fondamenti della sua filosofia: ribadì l'infinità dell'universo, la molteplicità dei mondi, la non generazione delle sostanze - «queste non possono essere altro che quel che sono state, né saranno altro che quel che sono, né alla loro grandezza o sostanza s'aggionge mai, o mancarà ponto alcuno, e solamente accade separatione, e congiuntione, o compositione, o divisione, o translatione da questo luogo a quell'altro» - e il moto della Terra. A questo proposito spiega che «il modo e la causa del moto della terra e della immobilità del firmamento sono da me prodotte con le sue raggioni et autorità e non pregiudicano all'autorità della divina scrittura». All'obiezione dell'inquisitore, che gli contesta che nella Bibbia è scritto che la «Terra stat in aeternum» e il sole nasce e tramonta, risponde che vediamo il sole «nascere e tramontare perché la terra se gira circa il proprio centro»; alla contestazione che la sua posizione contrasta con «l'autorità dei Santi Padri», risponde che quelli «sono meno de' filosofi prattichi e meno attenti alle cose della natura». Sostiene che la terra è dotata di un'anima, che le stelle hanno natura angelica, che l'anima non è forma del corpo; come unica concessione, è disposto ad ammettere l'immortalità dell'anima umana. Il 12 gennaio 1.599 è invitato ad abiurare otto proposizioni eretiche, nelle quali si comprendevano la sua negazione della creazione divina, dell'immortalità dell'anima, la sua concezione dell'infinità dell'universo e del movimento della Terra, dotata anche di anima, e di concepire gli astri come angeli. La sua disponibilità ad abiurare, a condizione che le proposizioni siano riconosciute eretiche non da sempre, ma solo ex nunc, è respinta dalla Congregazione dei cardinali inquisitori, tra i quali il Bellarmino. Una successiva applicazione della tortura, proposta dai consultori della Congregazione il 9 settembre 1.599, fu invece respinta da papa Clemente VIII. Nell'interrogatorio del 10 settembre Bruno si dice ancora pronto all'abiura, ma il 16 cambia idea e infine, dopo che il Tribunale ha ricevuto una denuncia anonima che accusa Bruno di aver avuto fama di ateo in Inghilterra e di aver scritto il suo Spaccio della bestia trionfante direttamente contro il papa, il 21 dicembre rifiuta recisamente ogni abiura, non avendo, dichiara, nulla di cui doversi pentire. L'8 febbraio 1.600 è costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo; si alza e ai giudici indirizza la storica frase: «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam» («Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla»). Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua in giova - serrata da una morsa perché non possa parlare - viene condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere. 

- Fino all'avvento del cristianesimo, la mentalità dei Romani antichi era piuttosto pragmatica e libera da eventuali condizionamenti filosofico-religiosi. La locuzione latina Faber est suae quisque fortunae, tradotta letteralmente, significa "Ciascuno è artefice della propria sorte". L'espressione è caratteristica della teoria dell'homo faber, secondo cui l'unico artefice del proprio destino è l'uomo stesso; viene talvolta vista come un iniziale contrapporsi dell'uomo romano all'idea del fato (dominante nel mondo classico), per essere responsabile protagonista delle sue azioni o nella lotta contro il bisogno e la miseria.
Questa teoria verrà in seguito sviluppata soprattutto durante l'Umanesimo e il Rinascimento, specialmente alla luce della riconsiderazione del rapporto tra virtù e fortuna intesa come destino dell'uomo in genere. Se, infatti, nel Medioevo l'uomo è considerato succube del destino, nell'Umanesimo e nel Rinascimento esso è visto come intelligente, astuto ed energico, e perciò capace di utilizzare al meglio ciò che la natura gli offre ed essere dunque artefice del proprio destino. Forte sostenitore di questa visione dell'uomo è stato il filosofo Giordano Bruno.

Nel 1.603 - Con la morte di Elisabetta I d'Inghilterra del 24 marzo, termina la dinastia dei Tudor. Senza eredi diretti al trono, la corona passa così a Giacomo VI re di Scozia, un lontano parente presbiteriano di Elisabetta, del casato degli Stuart, che ascende al trono inglese col nome di Giacomo I.

Nel 1.605 - Cervantes inizia la stesura del "Don Chisciotte della Mancia".

Nel 1.607 - Monteverdi compone "La Favola d'Orfeo", il primo esempio di opera lirica.

L'obiettivo del cannocchiale di
Galileo Galilei.
Nel 1.608 - Nell'autunno del 1608, come certificato da documenti, in Olanda viene costruito il primo cannocchiale. L’esatta paternità del cannocchiale risulta ancora incerta e abbondano le ipotesi sul suo inventore. Il luterano Simon Mayr (Marius) nel suo "Mundus Jovialis", scritto nel ., scrive che un certo olandese (quidam belga) era presente alla Fiera di Francoforte tenutasi nel settembre del 1.608, offrendo a caro prezzo (300 fiorini) un esemplare di cannocchiale che aveva però una lente rotta. Nel 1.618, Girolamo Sirtori pubblica a Francoforte il "Telescopium sive ars perficiendi", in cui, oltre a descrivere la tecnica di costruzione.dello strumento, dà anche notizie sulla sua prima diffusione . Il Sirtori indica Johannes Lippershey quale primo costruttore noto del cannocchiale ma aggiunge che questo occhialaio aveva appreso i segreti dello strumento da un viaggiatore che era arrivato al suo negozio. Hans Lippershey era nato a Wesel in Westfalia e faceva l’occhialaio nella città di Middelburg, nell’isola di Walcheren (Zeeland). Un documento del 2 ottobre 1.608 cita la sua richiesta di brevetto in cambio del mantenimento del segreto dell’invenzione. Esiste anche una lettera del 25 settembre 1.608 inviata al principe Maurizio di Nassau da parte del Consiglio Municipale di Middelburg, nella quale il Lippershey afferma di essere in possesso di uno strumento che permette di vedere cose lontane come se fossero vicine. Il principe Maurizio di Nassau (figlio di Guglielmo di Orange) era lo Stadhouder (ossia luogo tenente governatore) della Repubblica delle Sette Province Unite protestanti (all’incirca l’attuale Olanda) in ribellione contro i cattolici degli Asburgo di Spagna delle Fiandre spagnole (all’incirca l’attuale Belgio). Jacob Adriaenszoon, chiamato anche Metius, nativo di Alkmaar (cittadina a nord di Amsterdam), in una lettera inviata verso la metà di ottobre del 1.608 alle maestranze delle Province Unite, diceva di poter fornire un telescopio di qualità superiore a quello di Lippershey. Il fratello di Jacob era Adriaen Adriaenszoon, uno degli allievi di Tycho Brahe e successivamente professore di Astronomia e Matematica a Franeker, nella Frisia. (Brahe offrìrà in seguito un posto come suo assistente a Keplero, che diverrà così matematico e astronomo imperiale a Praga). Il padre di Jacob e Adriaen Adriaenszoon era Adriaen Anthonisz, ingegnere militare e matematico di cui è nota una approssimazione per pi-greco (il rapporto 355/113) nota come “proporzione di Metius”. Cartesio, nella sua "Dioptrique" del 1637, considera il Metius (Jacob Adriaenszoon) quale il vero inventore del cannocchiale, ma forse è influenzato dalla sua amicizia con il fratello Adriaen. Sacharias Jansen, (1.588-1.632) anche lui di Middelburg e vicino di casa di Lippershey; secondo la testimonianza del figlio Johannes Sachariassen, nato nel 1.611, citata da Borel nel suo "De vero telescopii inventore", avrebbe costruito un telescopio già nel 1.590.

Johannes Keplero nel 1.610
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Nel 1.609 - Keplero pubblica il suo capolavoro, “Astronomia nova”, in cui formula le sue due prime leggi. Giovanni Keplero (in originale Johannes von Kepler; Weil der Stadt, 27 dicembre 1.571 - Ratisbona (Regensburg), 15 novembre 1.630) fu un astronomo, astrologo, matematico, musicista e un teologo evangelico tedesco. Scoprì empiricamente le leggi che regolano il movimento dei pianeti e che sono chiamate, appunto, leggi di Keplero. I genitori di Keplero decisero che egli sarebbe diventato un ecclesiastico e infatti nel 1.584 entrò nel seminario di Adelberg, trasferendosi poi nel seminario superiore a Maulbronn. Nel 1.588 cominciò i suoi studi presso l'Università di Tubinga, seguendo due anni di istruzione generale, con lezioni di etica, dialettica, retorica, greco, ebraico, astronomia e fisica. Nel 1.592 intraprese lo studio della teologia a Tubinga, università protestante, dove insegnavano alcuni seguaci del copernicanesimo; tra questi vi era Michael Maestlin, che convinse Keplero della validità delle teorie di Niccolò Copernico. Nel 1.594 Keplero dovette interrompere gli studi teologici, perché gli venne affidato l'insegnamento di matematica presso la Scuola Evangelica di Graz (in Austria) e successivamente divenne matematico territoriale degli Stati di Stiria, in Austria. Tra i suoi compiti, oltre all'obbligo di insegnare matematica presso l'Università di Graz, vi era quello di redigere carte astrali e fare previsioni astrologiche; gli capitò così di prevedere un inverno molto rigido, le rivolte contadine e la guerra con i Turchi. Anche negli anni a seguire non si sottrasse alla stesura di oroscopi, che si configurano come ritratti dal forte tratto psicologico. Nell'aprile 1.597 sposò Barbara Mühleck, che morì prematuramente nel 1.611, ma dopo avergli dato due figli. Sempre nel 1.597 pubblicò l'opera “Mysterium Cosmographicum”, nella quale tentò una prima descrizione dell'ordine dell'Universo. Nel 1.599 Brahe gli offrì un posto come suo assistente, che Keplero accettò l'anno dopo, sfuggendo così anche agli editti contro i luterani che venivano emanati in Austria da ferventi controriformatori quali Ferdinando II d'Austria e Massimiliano III d'Austria. Nel 1.601, dopo la morte di Brahe, ne divenne il successore nell'incarico di matematico e astronomo imperiale a Praga. Nel 1.604 osservò una supernova che ancora oggi è nota col nome di Stella di Keplero. Le basi per le sue scoperte astronomiche furono gettate nel 1.609, quando pubblicò il suo capolavoro “Astronomia nova”, in cui formulò le sue prime due leggi. Alla morte dell'imperatore Rodolfo II (1.612), il nuovo imperatore Mattia (fratello di Rodolfo II) acconsentì a Keplero di ricoprire la carica di "matematico territoriale (Landschaftsmathematiker) a Linz (in Austria), pur mantenendo la nomina di "matematico imperiale" e quindi l'obbligo di portare avanti l'elaborazione delle “Tabulae Rudolphine”. Il 15 maggio 1.618 scoprì la terza legge che prende il suo nome, che rese nota l'anno dopo nell'opera “Harmonices mundi”. Nell'agosto del 1.620, la madre di Keplero venne accusata di stregoneria dalla Chiesa protestante e rilasciata solo nell'ottobre 1.621; il processo durò sei anni e Keplero assunse la sua difesa. Lo scienziato, in disgrazia e in povertà, morì nel 1.630 a 58 anni a Ratisbona e venne qui sepolto presso il Cimitero di San Pietro. La sua tomba si perse nel 1.632 quando le truppe di Gustavo Adolfo (impegnate nell'invasione della Baviera durante la guerra dei trent'anni) distrussero il cimitero; rimane però la lapide dove ancora oggi si può leggere l'epitaffio da lui stesso composto: "Mensus eram coelos, nunc terrae metior umbras. Mens coelestis erat, corporis umbra iacet" (Misuravo i cieli, ora fisso le ombre della terra. La mente era nella volta celeste, ora il corpo giace nell'oscurità). Nel 1.634 uscì postumo il “Somnium” a cura del figlio Ludovico, un racconto fantascientifico scritto in gioventù da Keplero che aveva arricchito di note negli ultimi vent'anni della sua vita.

Nel 1.610 - Servendosi del cannocchiale, Ga­lileo scopre le lune di Giove e le fasi di Venere.

Nel 1.612 - Viene pubblicato "L'arte di fare il vetro" di Antonio Neri.
Cartina geografica degli
inizi della colonizzazione
degli europei nel Nord-Est
Americano con le colonie
Olandesi del 1614-1664
in marrone, (Nieuw
Amsterdam diventerà poi
New York), Svedesi nel
1638-56 in viola, Inglesi
dal 1601in rosa. In bianco
i territori Irochesi.

Nel 1617 - La Repubblica di Venezia riesce a sgominare gli Uscocchi che infestavano l'Adriatico e nel 1618 sventa in extremis la congiura organizzata dal Bedmar per abbattere la signoria con un colpo di mano, mentre dalla guerra in Valtellina uscirà praticamente sconfitta (Trattato di Monzón del 1626).  

Nel 1.618 - Inizia la guerra dei Trent'anni. La guerra dei trent'anni fu una serie di conflitti armati che dilaniarono l'Europa dal 1.618 al 1648. I combattimenti si svolsero inizialmente e soprattutto nei territori dell'Europa centrale appartenenti al Sacro Romano Impero Germanico, ma coinvolsero successivamente la maggior parte delle potenze europee, con le eccezioni di Inghilterra e Russia. Nella seconda parte del periodo di guerra, i combattimenti si estesero anche alla Francia, ai Paesi Bassi, all'Italia settentrionale e alla Catalogna. Durante questi trent'anni, la guerra cambiò gradualmente natura e oggetto: iniziata come conflitto religioso fra cattolici e protestanti, si concluse in lotta politica per l'egemonia tra la Francia e gli Asburgo. La guerra, caratterizzata da gravissime e ripetute devastazioni di centri abitati e campagne, da uccisioni in massa, da continue operazioni militari condotte con spietata ferocia da eserciti mercenari che senza controllo saccheggiavano e depredavano, da micidiali epidemie e carestia, fu una catastrofe epocale in particolare per i territori dell'Europa centrale. Secondo l'accademico Nicolao Merker, la guerra dei trent'anni, che avrebbe provocato 12 milioni di morti, fu in assoluto la maggiore catastrofe mai abbattutasi sulla Germania. 

Nel 1.620 - Ad Amsterdam viene stampato il primo giornale a cadenza settimanale. 

Nel 1.628 - Fondamentali scoperte sulla cir­colazione sanguigna di W. Harvey.

Nel 1.630 - Gustavo Adolfo di Svezia inter­viene nella guerra dei Trent'anni.

Nel 1.631 - Rembrandt si trasferisce ad Amsterdam e dipinge i suoi maggiori capolavori.

Galileo Galilei
Nel 1.632 - Galileo Galilei scrive i "Dialoghi sopra i due massimi sistemi" del mondo, ed è con­dannato dall'Inquisizione. Per una istituzione quale era la Chiesa cattolica del 1600, sarebbe stato molto difficile non condannare Galileo, dal momento che moltissimi scienziati del tempo presero posizione contro di lui e quei pochissimi che avrebbero potuto sostenerlo pubblicamente rimasero silenziosi. Durante la fase del processo nessun membro della comunità scientifica fece sentire la sua voce a favore di Galileo (l'unico che si levò a difenderlo fu un uomo di Chiesa, Tommaso Campanella, che nell'anno del primo processo di Galileo, dalla prigione di Castel dell'Ovo in cui era rinchiuso, gli inviò la famosa "Apologia pro Galileo".
Nei dibattiti sulla validità dell'astrologia può saltar fuori l'argomentazione secondo la quale Keplero, Tycho BraheCopernicoGalileo facevano gli oroscopi. Nel caso di Galileo, poi, l'argomentazione sarebbepesante, perché lo scienziato pisano non solo ha dato un nuovo impulso all'astronomia puntando per la prima volta un cannocchiale verso il cielo, ma è anche stato il padre del metodo scientifico-sperimentale che è alla base della scienza moderna. Mentre per Tycho Brahe e Keplero abbiamo testimonianze che ci permettono di ricostruire chiaramente il loro punto di vista sull'astrologia, per quanto riguarda Galileo queste sono relativamente scarse e disperse tra i molti documenti che ci sono pervenuti, fornendo un quadro ambiguo e difficile da interpretare. Andrea Albini, nel suo ricco e documentato saggio “Oroscopi e cannocchiali”, sviscera il rapporto fra Galilei e l'astrologia. Negli anni dell'insegnamento, a Pisa e poi Padova, Galileo ha un rapporto ambivalente con l'astrologia: se, come richiesto all'epoca, insegna ai suoi studenti i rudimenti dell'astrologia medica e fa qualche oroscopo per i suoi amici o per le figlie, è tuttavia evidente il suo scetticismo. Si vede per esempio nella sua reazione ai tentativi di interpretazione in chiave astrologica della supernova del 1604, o nel fatto che spesso "passava" ad amici astrologi le richieste di oroscopo che gli arrivavano, come se fossero per lui una perdita di tempo. Perdita di tempo forse necessaria a Galileo, sempre alle prese con difficoltà economiche: come fa notare Margherita Hack nella prefazione, «il lavoro di astrologo, allora, come paradossalmente anche adesso, era molto più redditizio, dal punto di vista economico, di quello di matematico e astronomo». Una "chicca" che Albini regala ai lettori è un fatto noto agli esperti solo da pochi anni (i documenti sono stati ritrovati e pubblicati solo nel 1991): già nel 1604 Galileo rischiò fortemente di andare sotto processo non per le sue idee copernicane, ma proprio per la pratica dell'astrologia giudiziaria, ossia previsionale, proibita dalla Chiesa perché contrastante con la dottrina cristiana del libero arbitrio. Grazie all'intervento della Repubblica di Venezia, sempre attiva nel tutelare la patavina libertas, il processo non cominciò neppure e le accuse furono lasciate cadere. Arrivato infine a Firenze nel 1610, con la maggiore sicurezza economica Galileo si sente più libero di esprimere il suo parere sull'astrologia. Le posizioni sono sempre sfumate, probabilmente per non urtare la sensibilità dei suoi protettori, ma il disinteresse e lo scetticismo sono chiari nel Dialogo sopra i due massimi sistemi e nella corrispondenza con Tommaso Campanella o Federico Cesi, uno dei fondatori dell'Accademia dei Lincei. Con l'avvento della "nuova scienza" sperimentale, conclude Albini, «a partire dal 1615 l'astrologia sembrò a Galileo una cosa del passato». Al di là della vicenda personale di Galileo, il libro riesce a dare un'idea dell'ambiguo e tormentato rapporto tra la scienza rinascimentale e l'astrologia, con la Chiesa che da un lato condanna la visione copernicana e dall'altro proibisce la pratica della divinazione astrologica e i filosofi che con difficoltà accettano un po' alla volta il primato dell'osservazione sperimentale sulla speculazione filosofica, lasciando spazio a una nuova figura: quella dello scienziato.
Oroscopo che Galileo
fece per se stesso,
copia nella biblioteca
di Firenze.
D’altra parte però, alla fine del Rinascimento, la figura del “matematico” si confondeva spesso con quella dell’astrologo, che a sua volta era legata alla scienza dell’osservazione delle stelle. Quest’ultima si sarebbe evoluta in astronomia proprio grazie al contributo decisivo dato dallo scienziato pisano attraverso le sue scoperte al telescopio. Va tuttavia considerato che Galileo ebbe per quasi tutta la vita grossi problemi finanziari e non ci si deve stupire se nel periodo padovano abbia ricevuto da alcuni suoi allievi compensi in denaro per oroscopi fatti su commissione. Alla Biblioteca Nazionale di Firenze si conservano delle “carte natali”, calcoli astronomici ed oroscopi fatti per puro gioco che Galileo decise di conservare e riguardanti sé stesso, le figlie e l’amico Giovanfrancesco Sagredo (uno degli attori del "Dialogo sopra i Massimi Sistemi"). Ma soprattutto Galileo utilizzò l’astrologia a scopo politico quando i potenti lo gradivano o lo volevano: calcolò, ad esempio, l’oroscopo del granduca di Toscana Ferdinando I su richiesta della moglie. Sembra che fosse molto favorevole. Peccato che il nobile signore morì due settimane dopo! La stessa dedica del "Sidereus Nuncius" al granduca Cosimo II contiene alcuni riferimenti astrologici. In fin dei conti, ai tempi di Galileo la figura dello scienziato professionista non esisteva ancora ed egli aveva bisogno di un “mecenate” per portare avanti i suoi studi scientifici, adattandosi perciò agli usi e costumi del tempo. Questi gli unici fatti. Né d’altra parte Galileo si espresse apertamente e pubblicamente riguardo all’astrologia per le ovvie ragioni pratiche menzionate precedentemente. Sappiamo però che nel 1630 scrisse a Tommaso Campanella dicendo di non crederci. Tre anni dopo, in una lettera ad Elia Diodati, Galileo mostrò un analogo scetticismo riguardo alle credenze astrologiche del celebre matematico e astrologo francese Morin de Villefranche. Molto più vero è il fatto che le osservazioni astronomiche strumentali di Galileo misero in crisi non solo la filosofia aristotelica ma anche l’astrologia: la nuova scienza astronomica cancellò infatti la distinzione tra un cielo sacro inaccessibile ed incorruttibile ed una Terra, centro dell’Universo, ma anche ricettacolo di tutti i mali. Non dimentichiamo poi che dire che la Terra era un corpo celeste come tutti gli altri, significava anche smentire la possibilità che gli astri fossero la causa remota e primaria di tutti i processi terrestri di alterazione e corruzione.

Nel 1.636 - (Negli USA) Fondazione dell'Harvard College, la prima università dell'America setten­trionale.

Frans Hals: "Cartesio", 1.649.
Nel 1.637 - Pubblicazione del "Discorso sul metodo" di CartesioRené Descartes, latinizzato in Renatus Cartesius e italianizzato in Renato Cartesio (La Haye en Touraine, oggi Descartes, 1.596 - Stoccolma, 1.650) è stato un filosofo e matematico francese. È ritenuto il fondatore della matematica e della filosofia moderne. Cartesio estese la concezione razionalistica di una conoscenza ispirata alla precisione e certezza delle scienze matematiche, così come era stata propugnata da Francesco Bacone, ma formulata e applicata effettivamente solo da Galileo Galilei, a ogni aspetto del sapere, dando vita a quello che oggi è conosciuto con il nome di razionalismo continentale, una posizione filosofica dominante in Europa tra il XVII e il XVIII secolo.

Statua di Cromwell
all'ingresso del Palazzo
di Westminster,
a Londra.
Nel 1.642 - In Inghilterra ha inizio la Rivoluzione Inglese, guerra civile che si è svolta tra il 1.642 e il 1.660. Il motivo è da ricercarsi quando Giacomo VI, re di Scozia, ottenne la corona di Inghilterra come Giacomo I dopo la morte di Elisabetta I (rimasta senza eredi), causando l’unione dei due regni di Inghilterra e Scozia per la prima volta nella storia. Nel 1601 Giacomo era stato iniziato in Massoneria nella loggia di Scone e Perthe da John Mylne e nel 1603, poche ore dopo la morte di Elisabetta, un consiglio di successione aveva proclamato Giacomo re di Inghilterra e Irlanda. Fu incoronato il 25 luglio nell'Abbazia di Westminster. La Scozia e l'Inghilterra non divenivano però un unico regno, cosa che avverrà con l'Atto di unione del 1707. Sorsero però due grossi problemi. Dal punto di vista politico, la cultura del re scozzese era portata, per tradizione, a considerare il potere monarchico donato da Dio, per cui non era disposto a scendere a compromessi con un Parlamento con grandi poteri come era quello inglese. Tali problemi si erano palesati nel 1.625, quando a Giacomo I  era subentrato il figlio, Carlo I. Il re aveva convocato il Parlamento nel 1.628, chiedendo di poter emanare delle tasse per iniziare una campagna militare contro gli Ugonotti. In risposta il Parlamento gli aveva chiesto conto di tutte le ingiustizie commesse durante il suo breve regno e richiesta l'accettazione della   "Petition of Rights" (petizione dei diritti), che avrebbe diminuito ulteriormente le opportunità regie di poter imporre il proprio potere indiscriminatamente. Il re aveva risposto con lo scioglimento del Parlamento stesso, dando vita ad un governo personale. Dal punto di vista religioso, al re sarebbe convenuto appoggiare la chiesa anglicana, poiché nella chiesa anglicana vi erano vescovi e, in generale, un numero grandissimo di autorità che permettevano al re di governare capillarmente il territorio e di arricchirsi. Questo contribuì a rompere l’unità statale, infatti fra i sudditi, i riformatori (protestanti) erano un numero sempre maggiore, e questo portò ad una spaccatura. Tutti questi elementi portarono, alla fine, a una rivolta in Scozia, causando una riconvocazione del Parlamento, dove venne proposta un’ordinanza per eliminare il re. Questa non riuscì ad essere approvata e causò la vera e propria guerra civile, che iniziò nel 1.642. L'influenza di Cromwell come comandante militare durante la guerra civile inglese è stata di importanza cruciale per la storia successiva delle Isole Britanniche. Cromwell entrò nell'esercito dei parlamentari all'età di 43 anni e reclutò un reparto di cavalleria al cui comando riportò una serie di vittorie in Anglia Orientale, guadagnando esperienza ed una grande reputazione. Era noto per scegliere i propri ufficiali in base al merito piuttosto che al titolo nobiliare, come invece si faceva abitualmente a quei tempi. Ecco, in proposito, una sua celebre affermazione: « Preferisco un capitano vestito da rozzo contadino, che ama le cose per cui sta combattendo, piuttosto che un cosiddetto gentiluomo che altro non è, appunto, che un gentiluomo. ». Questa nuova mentalità fece diventare il New Model Army il punto di riferimento per molti movimenti sia radicali e politici, come i "Livellatori" ("Levellers"), che religiosi, come i "Fifth Monarchist". È da notare come Cromwell pur non avendo alcun tipo di addestramento in fatto di tattica militare, dimostrò fin dall'inizio un innato talento per il comando. Riuscì in molte occasioni a dimostrarsi più abile del Principe Rupert, veterano di molte campagne in Europa. Ruperto, conte palatino del Reno, duca di Baviera, comunemente chiamato principe Ruperto del Reno (in tedesco: Ruprecht Pfalzgraf bei Rhein, Herzog von Bayern) (Praga, 17 dicembre 1619 - Westminster, 29 novembre 1683), è stato un generale e ammiraglio tedesco, il più giovane figlio dell'elettore palatino Federico V e di Elisabetta Stuart, fratello maggiore dell'elettrice Sofia nonché nipote prediletto di Carlo I d'Inghilterra che lo creò duca di Cumberland e conte di Holderness. La carriera di Ruperto fu piuttosto varia: in giovane età combatté contro la Spagna nei Paesi Bassi, terra d'esilio della sua famiglia. A ventitré anni fu nominato comandante della cavalleria dell'esercito realista dallo zio materno, re Carlo I Stuart nell'ambito della rivoluzione inglese. Sconfitto nella battaglia di Naseby, fu bandito dalle isole britanniche e seguì la famiglia reale inglese in esilio. In seguito esercitò la professione di bucaniere nei Caraibi. Dopo la restaurazione del cugino Carlo II Stuart nel 1660, poté fare ritorno in Inghilterra, dove si occupò di comando navale, divenendo il primo Governatore della Hudson's Bay Company, la proprietaria del dominio britannico chiamato Canada. Si spense nel 1682, all'età di sessantadue anni.
I soldati di Cromwell impararono presto ad apprezzare ed ammirare il suo coraggio e la sua costante preoccupazione di farli operare nelle migliori condizioni possibili. Promosso comandante generale della cavalleria, addestrò i suoi uomini a compiere rapide sortite, per poi raggrupparsi velocemente dopo ogni attacco, tattica adottata con grande successo nella Battaglia di Naseby. In combattimento i suoi reparti dimostravano sempre un alto grado di disciplina e di motivazione. Le vittorie ottenute sul campo fecero aumentare progressivamente la sua influenza politica, fino a farlo diventare il personaggio più potente ed autorevole del tempo. Nel 1.646, alla fine della guerra civile, il re Carlo era di fatto prigioniero del parlamento e ormai delegittimato, mentre Cromwell, nella sua posizione di comandante in capo dell'esercito vittorioso, era il vero arbitro del futuro dell'Inghilterra. Se durante la guerra civile Cromwell dette ottima prova di sé come coraggioso comandante di reparti di cavalleria, negli anni successivi guiderà intere armate con eccezionale capacità e competenza. Le brillanti campagne che si conclusero con la conquista dell'Irlanda e della Scozia dimostrarono una grande abilità, oltre che sul campo di battaglia, anche, e soprattutto, nell'organizzazione delle linee di rifornimento e delle operazioni logistiche in quei territori ostili. I parlamentari, compreso Cromwell, speravano di raggiungere un compromesso col re Carlo I, il quale, tuttavia, non era disposto ad accettare una qualsiasi soluzione in contrasto con la propria concezione della monarchia fondata sul diritto divino. La cosiddetta Seconda Guerra civile inglese, scoppiata nel 1.648 dopo che Carlo I riuscì ad evadere dalla prigione, fece chiaramente capire a Cromwell che non sarebbe mai stato possibile venire a patti col re. Il re fu nuovamente imprigionato e processato per alto tradimento, e Cromwell fu subito messo sotto pressione dai suoi seguaci perché "Il sanguinario Carlo Stuart" fosse giustiziato. 


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