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lunedì 11 maggio 2020

Storia dell'Europa n.73: dal 1.940 al 1.948 e.v. (d.C.)

Corriere della Sera dell'11 giugno 1940.
Nel 1940 - Il 10 giugno l'Italia dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Il Duce comunica la decisione dal balcone di palazzo Venezia: "Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria".

- 28 giugno: Italo Balbo, camicia nera della prima ora, attuale governatore della Libia, viene abbattuto per errore dalla contraerea italiana nei cieli di Tobruk.

- 28 settembre: Italia, Germania e Giappone firmano il Patto Tripartito, e verranno definite le potenze dell'Asse.

- 15 ottobre: Mussolini inizia la disastrosa campagna contro la Grecia.

- Viene pubblicato Per chi suona la campana” di H. Hemingway.

Nel 1941 - 27 novembre: dopo la resa del duca Amedeo d'Aosta sull'Amba Alagi cadono le ultime forze italiane a Gondar, nell'Africa Orientale, segnando la fine dell'Impero.

- La Germania invade l'Unione Sovietica.

- Vola negli USA il primo aviogetto sperimentale realizzato da F. Whittle.

Nel 1942 - Per la prima volta dall'inizio del conflitto Mussolini fa un resoconto dei costi umani pagati fino a quel momento dall'Italia: 42.000 morti, 232.000 prigionieri.

- Nella seconda guerra mondiale, l'inizio della disfatta della Germania nazista e dei suoi alleati è segnata dalla battaglia di Stalingrado, svoltasi tra l'estate del 1942 ed il 2 febbraio 1943, che oppose i soldati dell'Armata Rossa sovietica alle forze tedesche, italiane, rumene ed ungheresi per il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga e dell'importante centro politico ed economico di Stalingrado (oggi Volgograd), sul fronte orientale.
Ubicazione di Stalingrado, oggi
chiamata Volgograd.
La battaglia, iniziata nell'estate 1942 con l'avanzata delle truppe dell'Asse (tedeschi, italiani, rumeni ed ungheresi) fino al Don e al Volga, ebbe termine nell'inverno 1943, dopo una serie di fasi drammatiche e sanguinose, con l'annientamento della 6ª Armata tedesca rimasta circondata a Stalingrado e con la distruzione di gran parte delle altre forze germaniche e dell'Asse impegnate nell'area strategica meridionale del fronte orientale. Le truppe italiane furono massacrate e i pochi che tornarono, dovettero farlo a piedi, fra i ghiacci della steppa russa. Questa lunga e gigantesca battaglia, definita da alcuni storici come "la più importante di tutta la Seconda guerra mondiale", segnò la prima grande sconfitta politico-militare della Germania nazista e dei suoi alleati e satelliti, nonché l'inizio dell'avanzata sovietica verso ovest che sarebbe terminata due anni dopo con la conquista del palazzo del Reichstag e il suicidio di Hitler nel bunker della Cancelleria durante la battaglia di Berlino. Furono quindi i sovietici i primi a vincere decisamente sui tedeschi e furono loro a prendere Berlino.

- Viene pubblicato “Lo straniero” di A. Camus 

- Fermi realizza a Chicago la prima pila atomica a uranio e grafite.

Nel 1943 - tedeschi sono sconfitti a Stalingrado dai Russi, e da lì inizia la loro ritirata e la loro disfatta.

Galeazzo Ciano.
- Il 25 luglio, il Gran Consiglio del Fascismo, con 19 voti a favore su 28, vota la mozione di sfiducia a Mussolini, che è invitato a rinunciare a tutte le sue cariche. Dino Grandi fu l'estensore dell'ordine del giorno che provocò la caduta di Mussolini. Fu decisivo infatti, il suo voto e fu essenziale la sua opera di persuasione nei confronti degli altri membri del Gran Consiglio del Fascismo.
Da tempo, condiviso da Giuseppe Bottai e Galeazzo Ciano, il genero di Mussolini, Grandi riteneva che una via d'uscita per evitare la disfatta militare dell'Italia avrebbe potuto sortire soltanto dalla sostituzione (ovvero dalla deposizione) del duce, che nell'identificazione personale con il Regime (Fascismo = Mussolini, e viceversa) aveva condotto, a loro vedere, l'idea fascista originaria ad essere condizionata e compromessa dai suoi errori.
Ciano, invece, pragmaticamente vedeva davanti a sé una soluzione "all'italiana": Mussolini, disse al suo interlocutore, «se ne andrà e noi in qualche modo ci aggiusteremo». E previde anche le prossime attribuzioni di alcuni ministeri.

- Il 26 luglio il duce viene arrestato e i pieni poteri vengono conferiti al maresciallo Pietro Badoglio.

Pietro Badoglio nel '34.
- L'8 settembre viene annunciato l'armistizio tra il governo Badoglio e gli alleati. Pochi giorni dopo Mussolini viene liberato dai paracadutisti tedeschi e crea la Repubblica Sociale, con sede a Salò.
Mussolini liberato dai tedeschi
al Gran Sasso.
È l'inizio della guerra civile tra partigiani antifascisti e "repubblichini" filo-nazisti. 
Dopo accordi presi con gli Alleati (Inghilterra, Stati Uniti e Francia) alla fine di luglio, Badoglio, nuovo capo del governo e dello stato maggiore militare, annuncia la resa dell'Italia, l'arresto di Mussolini e la nuova alleanza con gli Alleati. Nell'Italia centrale e settentrionale è stanziato l'esercito tedesco, ora nemico, e non vengono dati nuovi ordini alle truppe italiane, ormai allo sbando in Russia, Africa, Grecia e Albania.  

- La Resistenza nasce a Roma, in un alloggio al quartiere Salario, nel pomeriggio del 9 settembre 1943, il giorno seguente alla dichiarazione di armistizio, con la costituzione del CNL (Comitato di Liberazione Nazionale) durante una riunione cui partecipavano esponenti di tutte le forze di opposizione al fascismo, componenti di quello che fin allora si era definito “Comitato delle Opposizioni”.
Formazione di Partigiani in
movimento durante la Resistenza.
Erano presenti l’indipendente Ivanoe Bonomi, il democristiano Alcide De Gasperi, il liberale Alessandro Casati, il socialista Pietro Nenni, il comunista Mauro Scoccimarro e Ugo La Malfa per il partito d’azione. Fu approvata una risoluzione che diceva: “Nel momento il cui il nazismo tenta di restaurare in Roma e in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di Liberazione Nazionale per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza e per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni”. Al Comitato aderì in seguito Meuccio Ruini, del partito della Democrazia del Lavoro. L’Italia in quel momento si trovava completamente prostrata e senza guida. La mattina di quello stesso 9 settembre il recon la famiglia e con un largo seguito di generali e alti ufficialiaveva lasciato Roma alla volta di Pescara, dove poi si sarebbe imbarcato per Brindisi. La disfatta sul piano militare si presentava a quel punto totale e definitiva. I tedeschi, secondo i dati forniti dai loro comandanti sul campo, avevano disarmato “sicuramente” 51 divisioni italiane e “probabilmente” altre 29, avevano fatto 547.000 prigionieri, fra cui 34.744 ufficiali, e si erano impossessati di un enorme bottino di armi leggere e pesanti, cannoni e mezzi corazzati, oltre ad aerei di prima linea e di altro tipo e diverse unità navali. Per tutto il mese di agosto si assistette al passaggio di treni diretti al nord, carichi di uomini allo sbando, senza alcun ordine o disciplina, in condizioni pietose di vestiario, alla ricerca affannosa di cibo e di acqua da bere: una vicenda dalla quale io sono rimasto provato per tutta la vita. Il sentimento diffuso, come conseguenza prima di questa penosa situazione, fu l’odio contro i tedeschi che già nel corso del tempo era venuto maturando fra le gente: il tedesco, sia pure nei pochi giorni di totale dominio, era stato un padrone brutale, ed era ora anche un padrone sconfitto, che fuggiva. Al sud, dopo l’armistizio, la popolazione era insorta contro i tedeschi. A Napoli la guerriglia esplose disordinata, improvvisata, ma insistente e spavalda: dal 27 al 30 settembre alcune centinaia di persone, tra cui molti scugnizzi irridenti e speso intrepidi, tennero sotto scacco le truppe tedesche in ritirata costringendo il loro comandante a firmare un accordo per cui gli insorti consentivano a lasciar partire senza molestie un reparto asserragliato al Vomero in cambio della restituzione dei civili catturati. E tuttavia, nelle quattro giornate di Napoli si contarono 66 vittime civili. Episodi analoghi di resistenza spontanea della popolazione si registrarono in varie altre località della Campania e della Basilicata: di particolare rilievo fu la sollevazione di Matera, ove undici ostaggi perdettero la vita, fatti saltare in aria con la caserma dove erano stati rinchiusi. Lo storico Roberto Battaglia attribuisce a queste azioni un alto contenuto sociale: non c’era solo la collera contro l’occupante, ma “un improvviso e quasi brusco risveglio ad un clima durissimo di combattimento e di sacrificio, già preannunciato e anticipato dagli episodi di rivolta contadina … verificatisi nelle stesse regioni durante l’ultima fase del regime fascista”. La Resistenza fu una sollevazione popolare, una reazione di massa nel momento in cui le sofferenze della guerra, i disagi gravissimi per la popolazione, le distruzioni delle città e le perdite di vite umane diedero agli italiani la tragica misura della brutale follia del fascismo e della profondità del baratro in cui esso aveva precipitato il Paese. Da quella ormai chiara percezione dell’immane catastrofe nacque la Resistenza, con il rinnovato bisogno di libertà, con il ritorno appassionato ai valori della democrazia, infine con il recupero di una dignità nazionale che sarà poi il motore della ricostruzione. Al diffuso sentimento e allo sforzo coraggioso, spesso eroico, della popolazione civile si affiancò l’impegno patriottico di quei corpi militari che, ricostituitisi dopo l’armistizio, andarono a combattere contro i tedeschi per la liberazione del paese. Questo profondo cambiamento dell’anima del popolo italiano, per più di venti anni smarritosi in larga maggioranza nell’adesione acritica ad una nefasta ideologia nazionalistica che lo ha aveva privato della libertà e dei diritti fondamentali di cittadinanza riconosciuti in tutti i paesi civili, fu pagato a caro prezzo.

- Il 23 settembre, col nome di Stato Nazionale Repubblicano, fu costituita la Repubblica Sociale Italiana (o RSI, o Repubblica di Salò). Creata da Benito Mussolini, per espressa volontà di Adolf Hitler, dopo che il Regno d'Italia, nel contesto della Seconda guerra mondiale, aveva concluso il 3 settembre 1943 l'armistizio di Cassibile con le forze anglo-americane. Il suo primo consiglio dei ministri si tenne il 28 settembre 1943, alla Rocca delle Caminate, presso Forlì, per nominare i responsabili del nuovo governo repubblicano fascista ed è informalmente nota come Repubblica di Salò; tuttavia, la cittadina lombarda sulle rive del Garda non era né la capitale de facto, né la città sede del Capo di Stato e del governo, ma a Salò avvenivano gli incontri di relazione estera, essendo anche sede del Ministero della Cultura Popolare e degli Esteri e la maggior parte dei dispacci ufficiali recavano l'intestazione "Salò comunica...". Considerata uno "Stato fantoccio" della Germania nazista (lo stesso Mussolini ne era consapevole), la Repubblica Sociale Italiana non fu riconosciuta dalla comunità internazionale. Fu considerata erede del Regime fascista italiano dalla Germania, che la riconobbe ma esercitò su di essa un protettorato de facto. Fu riconosciuta anche dall'Impero giapponese e dalla maggioranza degli altri Stati dell'Asse: la Slovacchia, l'Ungheria, la Romania, la Croazia, la Bulgaria, la Francia di Vichy e il Manciukuò. Fondamenti ideologico-giuridico-economici della Repubblica Sociale Italiana furono il fascismo, il socialismo nazionale, il repubblicanesimo, la socializzazione, la cogestione, il corporativismo e l'antisemitismo. La Repubblica Sociale Italiana, proclamata il 23 settembre 1943, rivendicava la propria sovranità su tutto il territorio del Regno d'Italia, ma per gli sviluppi bellici poté esercitarla solo sulle province non soggette all'avanzata alleata. Inizialmente la sua attività amministrativa si estendeva nominalmente fino alle province settentrionali della Campania, ritirandosi progressivamente sempre più a nord, in concomitanza con l'avanzata degli eserciti angloamericani. A nord, inoltre, i tedeschi istituirono due "Zone d'operazioni" comprendenti rispettivamente: le province di Trento, Bolzano e Belluno (Zona d'operazioni delle Prealpi), e le provincie di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana (Zona d'operazioni del Litorale adriatico), che furono sottoposte direttamente ai Gauleiter tedeschi del Tirolo e della Carinzia, anche se non formalmente annesse al Terzo Reich. A nord l'exclave di Campione d'Italia rimase sotto la sovranità del Regno. Venuta meno de facto negli ultimi giorni dell'aprile 1945, la RSI cessò ufficialmente di esistere con la resa di Caserta del 29 aprile 1945 (operativa dal 2 maggio). La RSI fu in realtà un protettorato tedesco, sfruttato dai nazisti per legalizzare alcune loro annessioni e per ottenere mano d'opera a basso costo. Voluto dal Terzo Reich come apparato per amministrare i territori occupati del Nord e Centro Italia, lo Stato della RSI era infatti una struttura burocratica non dotata di potere autonomo effettivo, che in realtà era detenuto dai tedeschi. Con il funzionamento di uno Stato fantoccio i tedeschi potevano così riscuotere le spese di occupazione, stabilite nell'ottobre 1943 a 7 miliardi di lire, passate successivamente a 10 miliardi (17 dicembre 1943) e infine a 17 miliardi. L'intero apparato della Repubblica di Salò era infatti controllato dai militari tedeschi, memori del "tradimento" che gli italiani avevano consumato con l'armistizio dell'8 settembre. Il controllo non veniva esercitato solo sulla direzione della guerra e degli affari militari ma spesso anche sull'Amministrazione della Repubblica. Le stesse autorità militari potevano avere infatti anche funzioni civili. In tal modo «...una vasta rete di autorità avente competenze militari ma anche civili fu stesa dai tedeschi nell'Italia da essi controllata...». Alla Repubblica Sociale non fu consentito di poter riportare in patria i militari internati dai tedeschi in seguito all'8 settembre, ma solo di poter reclutare volontari fra di essi per la costituzione di divisioni dell'Esercito da addestrarsi in Germania. In Italia il volontariato fascista e la militarizzazione di organizzazioni esistenti dotarono la RSI di forze armate numericamente consistenti (complessivamente fra i 500 e gli 800.000 uomini e donne sotto le armi), ma queste furono impiegate, a volte anche contro il loro desiderio, soprattutto in operazioni di repressione, sterminio e rappresaglia contro i partigiani e le popolazioni accusate di offrirgli sostegno. Unità della Xª Mas, comandata dal principe Junio Valerio Borghese, parteciparono comunque ai combattimenti contro gli Alleati ad Anzio, in Toscana, sul fronte carsico e sul Senio; le divisioni addestrate in Germania si batterono sul fronte della Garfagnana (Monterosa e Italia) e su quello francese (Littorio e Monterosa). Reparti singoli furono incorporati in grandi unità tedesche, mentre nelle retrovie battaglioni del Genio italiani furono utilizzati dai comandi germanici per la costruzione di opere difensive, per le opere di riattamento delle vie di comunicazione danneggiate dall'offensiva aerea nemica e dai sabotaggi e come salmerie da combattimento. Contributi marginali alle operazioni militari contro gli Alleati furono compiuti dal naviglio sottile della Marina Nazionale Repubblicana e dai reparti di volo dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana; più intenso fu l'impiego dei reparti contraerei, inquadrati nella FlaK tedesca, e paracadutisti, sul fronte francese e laziale. Il grosso delle forze armate repubblicane fu impiegato soprattutto come presidio territoriale e guardia costiera. La creazione della Repubblica Sociale Italiana sotto diretta tutela della Germania fu l'inizio della caccia all'ebreo anche in territorio italiano, cui contribuirono attivamente reparti e bande armate della RSI. Talvolta il movente era costituito da ricompense in denaro «...essendo a conoscenza che i tedeschi pagavano una certa somma per ogni ebreo consegnato nelle loro mani, vi furono elementi delle Brigate Nere, delle SS italiane, delle varie polizie che infestavano il Nord, pronti a dedicarsi a questa caccia con tutto lo slancio possibile...». Secondo Liliana Picciotto Fargion, risulta che del totale degli ebrei italiani deportati, il 35,49%, venne catturato da funzionari o militari italiani della Repubblica Sociale Italiana, il 4,44% da tedeschi ed italiani insieme e il 35,49% solo da tedeschi (il dato è ignoto per il 32,99% degli arrestati). Fra le retate completamente organizzate ed eseguite da italiani della RSI assume particolare rilievo il rastrellamento di Venezia effettuato tra il 5 ed il 6 dicembre 1943: 150 ebrei furono arrestati in una sola notte. La stessa triste vicenda del rastrellamento e della deportazione degli ebrei romani (effettuata dai tedeschi sotto il comando di Herbert Kappler) vide l'attiva collaborazione delle autorità della Repubblica Sociale Italiana e in particolare del commissario Gennaro Cappa, responsabile del Servizio Razza della Questura di Roma. Il 30 novembre 1943 fu emanato da Buffarini Guidi l'Ordine di polizia n°5 secondo il quale gli ebrei dovevano essere inviati in appositi campi di concentramento. Il 4 gennaio 1944 gli ebrei vennero privati del diritto al possesso. Subito dopo iniziarono ad essere emessi i primi decreti di confisca che già il 12 marzo successivo ammontavano a 6.768 (fra terreni, fabbricati, aziende, ecc.); agli ebrei venivano sequestrati anche arti ortopedici, medicine, spazzole da scarpe e calzini usati. Nel frattempo iniziarono le deportazioni, effettuate dai nazisti con l'aiuto e la complicità della R.S.I. come si è già avuto modo di segnalare. Guido Buffarini Guidi concesse ai tedeschi l'uso del Campo di Fossoli, nei pressi di Carpi, nel modenese, attivo fin dal 1942 e preferì ignorare l'apertura del Campo di concentramento della Risiera di San Sabba che, sebbene situato nella Zona d'operazioni del Litorale adriatico, faceva ancora parte de iure della R.S.I. Le cifre degli italiani di religione ebraica deportati fino alla caduta della R.S. I., se rapportate alla consistenza complessiva della comunità israelita presente in Italia (costituita da 47.825 unità nel 1931, di cui 8.713 ebrei stranieri), sono elevate e rappresentano la quarta o la quinta parte del totale. Secondo fonti affidabili, i deportati furono 8.451 di cui solo 980 fecero ritorno; agli scomparsi nei campi di concentramento e di sterminio vanno aggiunti tuttavia 292 ebrei uccisi in Italia. In totale vennero assassinati dai nazifascisti 7.763 ebrei italiani. Le Brigate Nere furono l'ultima creazione armata della Repubblica Sociale. L'idea di un «esercito fascista», politicizzato, di partito, era sempre stata uno dei cavalli di battaglia del segretario del Partito Fascista Repubblicano Alessandro Pavolini, che aveva proposto l'istituzione di un corpo con queste caratteristiche sin dai primi del '44, ma aveva ottenuto ben poco: il suo «centro di arruolamento volontario», nel quale si sarebbero dovuti presentare in massa i fascisti non ancora sotto le armi, rimase deserto: in circa tre mesi, solo il 10% degli iscritti, circa 47.000 su 480.000, rispose alla chiamata. La Guardia Nazionale Repubblicana fu sempre a corto sia di uomini che di mezzi. Pavolini riuscì però a sfruttare due opportunità che gli si offrirono una di seguito all'altra: l'occupazione di Roma da parte degli Alleati a giugno, e l'attentato a Hitler a luglio. Mussolini, scosso da questi avvenimenti, cedette ed emanò il decreto (pubblicato sulla Gazzetta il 3 agosto) per l'istituzione del Corpo ausiliario delle Camicie Nere. Il nuovo corpo, sottoposto a disciplina militare ed al Codice penale militare di guerra, fu costituito da tutti gli iscritti al Partito Fascista Repubblicano di età compresa tra i diciotto e sessanta anni non appartenenti alle Forze Armate, organizzati in Squadre d'Azione; il segretario del Partito dovette trasformare la direzione del Partito in un ufficio di Stato maggiore del Corpo ausiliario delle Squadre d'Azione delle Camicie Nere, le Federazioni si trasformarono in Brigate del Corpo ausiliario, il cui comando fu affidato ai capi politici locali. Il decreto, in poche parole, come recitava il testo, faceva sì che «la struttura politico-militare del Partito si trasformasse in un organismo di tipo esclusivamente militare». Fu Pavolini a coniare la denominazione «Brigate Nere», con la quale voleva esprimere la loro contrapposizione alle formazioni partigiane della Resistenza legate ai partiti di sinistra, «Brigate Garibaldi», «Brigate Giustizia e Libertà», «Brigate Matteotti». Essendo segretario del Partito, e quindi comandante delle Brigate, spettò a lui compito di scegliere i suoi collaboratori: Puccio Pucci, funzionario del CONI, fu il suo più stretto aiutante, ed il primo capo di Stato maggiore fu il console Giovanni Battista Raggio. Il loro tentativo di riesumare lo squadrismo degli inizi (ma su scala più vasta) non si rivelò molto efficace: dei 100.000 uomini previsti da Pavolini se ne reperirono formalmente circa 20.000, e di questi solo 4.000 furono combattenti, militi cioè realmente operativi. Furono inquadrati nelle cosiddette Brigate Nere mobili, che sarebbero risultati gli unici reparti di questa milizia a combattere contro i partigiani.
Per le armi e i mezzi di trasporto le Brigate mobili dipendevano dai militari tedeschi, inizialmente più che contenti di poter contare sui fascisti repubblicani per le imprese antipartigiane, e specialmente per il "lavoro sporco". Le Brigate avrebbero composto un poco invidiabile e davvero poco commendevole curriculum: paesi incendiatidonne e bambini passati per le armideportazioni, sequestritortureesecuzioni sommarie. Ai crimini tipici delle azioni di contro-guerriglia, si aggiunsero quelli tipici di reparti che avevano arruolato ogni sorta di elemento, includendo anche più di un criminale: i rapporti della Guardia Nazionale Repubblicana elencano numerosi casi di saccheggio, furto, rapina, arresto illegale, violenze a cose e persone. L'indisciplina e la violenza gratuita e scoordinata manifestate dalle Brigate sono dati accertati dagli stessi comandanti tedeschi, che persero il loro iniziale - seppur tiepido - entusiasmo verso la loro istituzione registrando come le Brigate fossero incapaci di coordinarsi con i reparti della Wehrmacht e non obbedissero agli ordini (che generalmente ignoravano); le loro violenze erano tali che, nelle zone in cui operavano, per reazione popolare, i partigiani aumentavano di numero. Il comandante in capo delle SS in Italia, generale Karl Wolff, forse per evitare un ulteriore aggravio del problema (ma anche perché stava per prendere iniziative di colloqui separati con gli Alleati e voleva operare un gesto di «distensione»), decise di mettere fuori combattimento le Brigate Nere mobili, prosciugando i loro canali di rifornimento.

- J. P. Sartre in “L'essere e il nulla” delinea la teoria esistenzialista.

Il piano Beveridge,
nell'edizione italiana.
E' un rapporto di
Lord Beveridge,
commissionato dal
governo conservatore
Britannico, per
ovviare agli squilibri
sociali (come
disoccupazione, miseria,
mancanza di cultura
ecc.) che avevano
minato l'Europa
negli anni '30.
Le truppe Britanniche
stanziate in Italia
nel 1943 distribuivano
queste copie alla
popolazione italiana.  
Nel 1944 - Sbarco in Normandia delle forze Alleate.
- Si stipulano gli 'Accordi di Bretton Woods' nella conferenza tenuta dal 1º al 22 luglio 1944 nell'omonima località nei pressi di Carroll (nel New Hampshire, USA), per stabilire le regole delle relazioni commerciali e finanziarie tra i paesi con economie di mercato, a sistema capitalista.
Mentre ancora non si era spento il secondo conflitto mondiale, si preparò una nuova costruzione del sistema monetario e finanziario, riunendo 730 delegati di 44 nazioni alleate, per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite (United Nations Monetary and Financial Conference) al Mount Washington Hotel, nella città di Bretton Woods. Dopo un acceso dibattito, durato tre settimane, i delegati firmarono gli Accordi, un sistema dove sostanzialmente il dollaro è eletto come valuta di riferimento internazionale, in quanto sussiste l'obbligo, da parte della Federal Reserve, di convertire i dollari in oro al rapporto fisso di 35 dollari l'oncia. Lo standard oro-dollaro costituisce quindi un controllo della politica monetaria internazionale, primo esempio nella storia umana di controllo politico attraverso il sistema monetario, interamente finalizzato al governo fra gli Stati indipendenti. Gli accordi di Bretton Woods saranno operativi per circa un trentennio, superati solo nel 1971 dallo Smithsonian Agreement siglato dal G10.
Le caratteristiche principali degli accordi di Bretton Woods erano due; la prima, l'obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (o FMI). Il piano istituì sia il FMI che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (detta anche Banca mondiale). Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946. Nel 1947 fu poi firmato il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade - Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) che si affiancava all'FMI ed alla Banca mondiale con il compito di liberalizzare il commercio internazionale.
Con questi accordi, i movimenti finanziari erano appannaggio dei governi alleati degli USA, gestore della valuta internazionale, e la visione economica occidentale era pervasa dalle teorie Keynesiane.

John Maynard Keynes.
- Quella keynesiana è una scuola di pensiero economica basata sulle idee di John Maynard Keynes, economista britannico vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Keynes ha spostato l'attenzione dell'economia dalla produzione di beni alla domanda, osservando come in talune circostanze la domanda aggregata è insufficiente a garantire la piena occupazione. Di qui la necessità di un intervento pubblico di sostegno alla domanda onde evitare un'eccessiva disoccupazione, visto che nei periodi di crisi, quando la domanda diminuisce, è assai probabile che le reazioni degli operatori economici al calo della domanda producano le condizioni per ulteriori diminuzioni della domanda aggregata. Da qui la necessità di un intervento da parte dello Stato per sostenere la domanda globale, che a sua volta determina un aumento dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione. Questa teoria si oppone alle conclusioni della cosiddetta economia neoclassica, sostenitrice della capacità del mercato di riequilibrare domanda e offerta grazie alla legge di Say (l'offerta dei beni crea la propria domanda e questo fa sì che nel lungo periodo non vi sia mai sovrapproduzione). Un particolare aspetto di questa dottrina economica è il keynesismo militare che teorizza un aumento della produzione industriale a scopi militari come fattore di sviluppo economico.
I pilastri della teoria keynesiana sono stati:
- la preferenza per la liquidità; nella teoria neoclassica, il tasso di interesse rappresenta il "premio per il risparmio". Secondo Keynes, il tasso di interesse non è il "premio per il risparmio" o, in altri termini, "per l'astensione dal consumo abituale", ma, piuttosto, esso rappresenta il costo-opportunità di detenere la moneta in forma liquida (tesoreggiamento), piuttosto che utilizzarla per acquistare titoli, immobili o altre attività (finanziarie o reali) fruttifere. La preferenza per la liquidità aumenta al diminuire del tasso di interesse, secondo Keynes. Un abbassamento del tasso di interesse infatti, fa preferire la liquidità per due motivi: in primo luogo, si preferisce detenere moneta per approfittare di un possibile aumento del tasso in futuro; in secondo luogo, si preferisce detenere moneta per evitare le perdite patrimoniali derivanti dal fatto che quando il tasso di interesse aumenta, il valore dei titoli diminuisce. L'offerta di moneta è determinata dall'equilibrio che si è creato nel mercato delle merci e in quelle del lavoro. Il tasso di interesse di equilibrio è quello che rende pari offerta e domanda di moneta.
- La legge della domanda effettiva; il principio che il livello della produzione, e quindi del reddito, è influenzato dal livello della domanda aggregata. Il principio può anche essere enunciato dicendo che le variazioni del reddito portano in equilibrio risparmio e investimento. La domanda effettiva è il punto nel quale il ricavo previsto da un dato livello di occupazione eguaglia il prezzo complessivo di offerta, ed è il livello al quale si attesterà la produzione. Questo principio, teorizzato anche da economisti come Michał Kalecki, Thomas Robert Malthus e Karl Marx prima di Keynes, è utilizzato nella sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. 
- Il moltiplicatore keynesiano; uno strumento fondamentale di analisi macroeconomica che permette di individuare l'effetto di un certo livello di consumo all'interno del sistema economico sul reddito finale del sistema stesso. Il moltiplicatore misura infatti la percentuale di incremento del reddito nazionale in rapporto all'incremento di una o più variabili macroeconomiche componenti la domanda aggregata: consumi, investimenti e spesa pubblica.

- Durante la seconda guerra mondiale, a seguito dello smembramento del Regno di Jugoslavia, la Serbia divenne uno Stato fantoccio della Germania nazista, affidato da Hitler al generale Milan Nedić, lo stesso che nel 1918 fece firmare la resa agli Imperi Centrali, in modo simile al generale Pétain in Francia, ed al nazista serbo Dimitrije Ljotić. Il Governo filonazista di Nedić collaborò pienamente con la Germania sino alla liberazione congiunta della capitale da parte dell'Armata Rossa e dei partigiani jugoslavi nell'ottobre 1944. Il croato maresciallo Tito, che era a capo del movimento comunista della Resistenza jugoslava, in quell'occasione abbandonò l'isola di Lissa, dove risiedeva sotto protezione inglese, e si trasferì a Belgrado, dove, per rendersi accettabile alla città ostile al comunismo, concedette ampie amnistie ai collaborazionisti, integrandoli nell'Armata Popolare di Liberazione, e perseguitò poi aspramente gli oppositori fino a costringerli alla resa.

- Nel novembre 1944, in Albania, dopo una guerra civile feroce, sostenuta dall'intelligenza britannica, i comunisti, al comando della resistenza, guadagnano il controllo del governo che affidano a Enver Hoxha. Il partito comunista albanese era stato fondato l'8 novembre 1941, con l'aiuto dei partiti comunisti Bolscevichi. Alleata all'Unione Sovietica, l'Albania agiva come un satellite della federazione di Tito, che la rappresentava alle riunioni del Cominform.

- Con le V-1 e le V-2 tedesche inizia l'era dei missili.


- Si diffonde l'uso del DDT.

- La IBM produce una calcolatrice mecca­nica.

Churchill, Roosvelt e Stalin a Jalta.
Nel 1945 - Dal 4 all'11 febbraio, alla Conferenza di Jalta, in Crimea, Churchill, Roosevelt e Stalin definiscono il nuovo assetto europeo. L'alleanza in tempo di guerra tra Stati Uniti ed Unione Sovietica fu un'eccezione del normale tenore delle relazioni tra i due paesi. La rivalità strategica tra le due vaste nazioni, future superpotenze, risale al 1890 quando, dopo un secolo di amicizia, durante il quale, fra l'altro, la Russia vendette agli USA l'Alaska, americani e russi divennero rivali nello sviluppo della Manciuria.
La Russia zarista, incapace di competere industrialmente, cercò di chiudere e colonizzare parti dell'Asia Orientale, mentre gli americani richiedevano la competizione aperta per i mercati. Nel 1917, la rivalità divenne intensamente ideologica. Gli americani non dimenticarono mai che l'appena costituito governo sovietico, a causa della situazione interna, negoziò una pace separata con la Germania nella Prima guerra mondiale, lasciando gli Alleati soli a combattere le Potenze Centrali. D'altra parte la sfiducia sovietica nei confronti degli USA derivava dallo sbarco di truppe statunitensi in Russia nel 1918, le quali furono coinvolte, direttamente o indirettamente, nell'assistere i Bianchi zaristi anti-bolscevichi nella guerra civile russa. Da parte degli Alleati, la rottura da parte dell'URSS del Patto di Monaco del 1938 e la successiva firma del Patto Molotov-Ribbentrop con il terzo Reich del 1939, contribuirono ad alimentare un clima di sfiducia nei confronti dei sovietici.
Durante il secondo conflitto mondiale, i sovietici non dimenticarono le ripetute assicurazioni, a lungo disattese, di Franklin D. Roosevelt, che USA e Regno Unito avrebbero aperto un secondo fronte sul continente europeo. Infatti, mentre gli USA combattevano nel Mediterraneo e in Italia, prestavano aiuto ai sovietici solo bombardando pesantemente l'Europa Continentale e un'invasione Alleata su vasta scala del continente avvenne solo nel D-Day del giugno 1944, più di due anni dopo la richiesta dei sovietici e alla fine della guerra, l'URSS aveva sofferto perdite tremende, fino a venti milioni di morti.
Franklin Delano Roosvelt.
Ma nonostante questi precedenti, a Jalta, Franklin Delano Roosevelt  doveva essere sinceramente convinto dell'esigenza di una pace duratura e probabilmente non pensava di aprire le ostilità contro Stalin, come invece avrebbe fatto Winston Churchill... ma morì il 12 Aprile 1945. Gli successe Harry S. Truman, che diventò presidente degli USA dall'aprile 1945, e che era determinato ad aprire i mercati mondiali al capitalismo e a modellare il mondo del dopoguerra secondo i principi stilati dalla Carta Atlantica: autodeterminazione, pari accesso economico, e un ricostruito capitalismo in Europa, che potesse servire nuovamente come centro degli affari mondiali. Ma non solo: Truman, e Eisenhower dopo di lui, si impegnarono soprattutto in una competizione internazionale con l'URSS e il blocco comunista. La lotta al comunismo ebbe risvolti anche all'interno degli USA, dando luogo ad una vera e propria “caccia al comunista”, il Maccartismo.

- Il 25 aprile è il giorno della liberazione dell'Italia dal nazifascismo.

- L' 8 maggio la Germania si arren­de mentre il Giappone si arrenderà in agosto, dopo lo sgancio di due bombe atomiche americane. Le truppe sovietiche e quelle degli  Alleati occidentali (USA, Regno Unito e Francia), erano dispiegate in determinate posizioni, essenzialmente lungo una linea al centro dell'Europa che venne chiamata Linea Oder-Neisse. Secondo lo spirito di Jaltai vincitori potevano stare dove si trovavano e nessuno avrebbe usato la forza diretta per cacciar via gli altri. A parte alcuni aggiustamenti minori, questa sarebbe diventata la "Cortina di ferro" della Guerra Fredda.
1945, i Russi a Berlino,alla
Porta di Brandeburgo.
La Germania fu suddivisa nella Repubblica Federale Tedesca (RFT) a ovest, con capitale Bonn e nella Repubblica Democratica Tedesca (RDT) a est, in tedesco Deutsche Demokratische Republik, abbreviato in DDR. Tale prospettiva si applicava anche all'Asia, come evidenziato dall'occupazione statunitense del Giappone e dalla divisione della Corea. Così Berlino, simbolo del nazismo e capitale della Germania hitleriana, venne a trovarsi nel territorio della Germania Est, ossia sotto l'influenza sovietica, benché suddivisa fra i vincitori del conflitto in 4 zone, tre delle quali, a Berlino ovest, controllate dagli Alleati democratici, con un corridoio via terra, all'interno della Germania dell'est, per poterla raggiungere. La quarta zona, Berlino est (la parte orientale della città) rimase appannaggio dell'Unione Sovietica, divenendo la capitale della Germania orientale,  la RDT.

- L'egemonia sovietica ora regnava su circa un terzo del territorio mondiale, mentre gli Stati Uniti emersero come la più influente superpotenza degli altri due terzi, ed era sfidata dai movimenti marxisti.

- I socialisti (più spesso denominati comunisti) assumono la direzione dell'Albania. Per molti decenni, sotto la sua dominazione totalitaria, Hoxha ha generato e distrutto i rapporti con la Iugoslavia, l'Unione Sovietica e la Cina. Verso la conclusione dell'era di Hoxha, l'Albania è stata isolata, in primo luogo dall'ovest capitalista (Europa occidentale, America del Nord e Australasia) e più successivamente anche dall'est comunista, ma con forti legami con la Cina maoista.

- Fabbricate ad Alamogordo (negli USA) le prime bombe atomiche.

Nel 1946 - Inizia il processo alla Germania nazista, a Norimberga. 

- Nasce la Repubblica Italiana. La nascita della Repubblica Italiana avvenne nel 1946, a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 giugno dello stesso anno, indetto per determinare la forma di stato dopo il termine della seconda guerra mondiale. Si trattò di un passaggio di grande importanza per la storia dell'Italia contemporanea dopo il ventennio fascista ed il coinvolgimento nella seconda guerra mondiale ed un momento della storia nazionale assai ricco di eventi, cause, effetti e conseguenze, che è stato anche considerato una rivoluzione pacifica dalla quale si produsse l'attuale forma di Stato. La nascita della Repubblica fu accompagnata da polemiche circa la regolarità del referendum che la sancì. I presunti brogli elettorali ed altre supposte azioni "di disturbo" della consultazione popolare, tuttavia, non sono stati mai accertati dagli storici, pur avendo costituito un tema di rivendicazione da parte dei sostenitori della causa monarchica. Il 2 giugno 1946, insieme alla scelta sulla forma dello Stato, i cittadini italiani (comprese le donne, che votavano per la prima volta in una consultazione politica nazionale) elessero anche i componenti dell'Assemblea Costituente che doveva redigere la nuova carta costituzionale. Risultarono votanti: 12.998.131 donne e 11.949.056 uomini. La notte fra il 12 e 13 giugno 1946 il Consiglio dei ministri conferì al presidente Alcide De Gasperi le funzioni di Capo provvisorio dello Stato repubblicano. Umberto II lasciò il paese il 13 giugno 1946. Alla sua prima seduta, il 28 giugno 1946, l'Assemblea Costituente elesse a Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, con 396 voti su 501, al primo scrutinio. Con l'entrata in vigore della nuova Costituzione della Repubblica Italiana, De Nicola assunse per primo le funzioni di Presidente della Repubblica Italiana il 1º gennaio 1948.

- De Gasperi fece notare nella sua fervida perorazione alla Conferenza di Parigi dell’agosto 1946, ove si discusse il trattato di pace dell’Italia, “le nostre perdite nella resistenza contro i tedeschi, prima e dopo la dichiarazione di guerra, furono di oltre 120.000 uomini tra morti e dispersi, senza contare i militari e i civili vittime dei nazisti nei campi di concentramento e i 50.000 patrioti caduti nella lotta partigiana”. Aggiunse De Gasperi: “Diciotto mesi durò questa seconda guerra, durante i quali i tedeschi indietreggiarono lentamente spogliando, devastando, distruggendo quello che gli aerei non avevano abbattuto”.
Rivendicando la responsabilità e il diritto di parlare, oltre che nella veste di capo del governo italiano, “come democratico antifascista, rappresentante della nuova Repubblica”, De Gasperi mise in luce nel suo discorso il fatto importante e decisivo che il ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia non era stato un regalo dei vincitori, ma anche e soprattutto una dura conquista dei nostri uomini e delle nostre donne. “Non v’ha dubbio” osservò, “che il rovesciamento del regime fascista non fu possibile che in seguito agli avvenimenti militari, ma il rivolgimento non sarebbe stato così profondo se non fosse stato preceduto dalla lunga cospirazione dei patrioti che in Patria e fuori agirono a prezzo di immensi sacrifici, senza l’intervento degli scioperi politici nelle industrie del Nord, senza l’abile azione clandestina degli uomini dell’opposizione parlamentare antifascista.” Ma di tutto questo non si volle purtroppo tener conto da parte degli alleati. Di fatto all’Italia, come paese vinto, come se la storia si fosse per noi fermata all’8 settembre 1943 e nulla fosse successo dopo, fu imposto un trattato di pace umiliante e gravemente punitivo con importanti mutilazioni dello stesso territorio nazionale.

- La Repubblica Italiana ha le sue radici, la sua ispirazione e il suo fondamento ideale nella Resistenza, nella guerra di popolo contro il fascismo alleato al nazismo tedesco che ha segnato la rinascita della democrazia e la restaurazione dei suoi valori nel nostro Paese. Questi valori trovano piena attuazione nei principi base della nostra Costituzione.

Nel 1947 - Scatta in aiuto dell'Europa distrutta, il Piano Marshall. Il piano Marshall servì a dissuadere le simpatie verso il mondo comunista e a ricostruire il capitalismo in Europa da una parte, e a finanziare una ricostruzione dai danni provocati in larga parte dai bombardamenti angloamericani stessi dall'altra.

- Il 10 febbraio l'Italia firma il trattato di pace, a Parigi, tra lo Stato italiano e le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, che mise formalmente fine alle ostilità. I contenuti del trattato furono definiti a seguito della Conferenza di pace che si era svolta parimenti a Parigi, tra il 29 luglio e il 15 ottobre 1946. I rapporti tra l'Italia e il Regno d'Egitto, il cui stato di ostilità non era stato mai formalizzato da alcuna reciproca dichiarazione di guerra, furono regolati con separato accordo.
Le condizioni del trattato includevano:
- la restituzione dei territori francesi, jugoslavi e greci occupati durante la seconda guerra mondiale;
- la cessione alla Francia del comune di Tenda e di parte dei comuni di Briga (vedi anche Briga Alta), Valdieri e Olivetta San Michele (le frazioni di Piena e di Libri), la vetta del monte Chaberton, quella della Cima di Marta e le fortificazioni sulla sommità del monte Saccarello; venivano inclusi in territorio francese anche una buona porzione del versante italiano dell'altopiano del Monginevro ad eccezione di Claviere che resta in territorio italiano, il bacino superiore della valle Stretta del monte Thabor, il colle del Moncenisio e la parte occidentale, al di là dello spartiacque, del colle del Piccolo San Bernardo;
- la cessione alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia di parte del territorio ottenuto nel 1920 in base al trattato di Rapallo (Alta valle dell'Isonzo, Valle del Vipacco, parte dell'Altipiano carsico, parte dell'Istria comprese le isole adriatiche di Cherso e Lussino, Lagosta e Pelagosa, la città di Zara), nonché la città di Fiume ottenuta nel 1924 in base al trattato di Roma;
- la cessione di Trieste e le aree circostanti alla “Zona A” del Territorio libero di Trieste, affidato al controllo del Governo militare anglo-americano. Nel 1954 le truppe anglo-americane lasciarono la "zona A", affidandone l'amministrazione civile all'Italia. L'assegnazione definitiva della Zona A all'Italia venne sancita con il trattato di Osimo, del 10 novembre 1975;
- la cessione della parte nord-occidentale dell'Istria (da Capodistria fino al fiume Quieto/Mirna) alla Zona B del Territorio libero di Trieste, affidato alla amministrazione militare jugoslava. L'assegnazione definitiva della Zona B alla Jugoslavia venne sancita con il trattato di Osimo, del 10 novembre 1975;
- il riconoscimento dell'indipendenza dell'Albania e la cessione alla stessa dell'isola di Saseno;
- la cessione delle isole del Dodecaneso alla Grecia;
- la rinuncia alle colonie (Libia, Eritrea e la Somalia Italiana);
La Libia, al momento sotto il controllo militare britannico (Tripolitania e Cirenaica) e francese (Fezzan), fu dichiarata indipendente il 24 dicembre 1951, come Regno Unito di Libia.
Con l'Etiopia, ammessa come controparte nella sottoscrizione del trattato di pace, l'Italia concludeva un ininterrotto stato di guerra iniziato nel 1935, e, implicitamente, prendeva atto dell'illegalità dell'annessione effettuata nel 1936. Dopo un plebiscito tenuto dalle Nazioni Unite l'Eritrea fu unita federalmente all'Etiopia il 2 dicembre 1952, e, nel 1962, unilateralmente annessa a quest'ultima. L'Eritrea divenne de facto indipendente dall'Etiopia il 24 maggio 1991 e de jure il 24 maggio 1993.
La ex Somalia Italiana, sotto controllo britannico sino al 1 luglio 1950, fu affidata per dieci anni all'Italia sotto forma di amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite. Al momento dell'ottenimento dell'indipendendenza (1960), si unì alla ex Somalia Britannica, costituendo la Repubblica Somala.
- la cancellazione dei trattati commerciali favorevoli all'Italia stipulati con la Cina (inclusa la cessazione della concessione di Tientsin avuta dal regno d'Italia a partire dal 7 settembre 1901)
- un paragrafo del trattato prendeva atto dell'autonomia culturale per la minoranza tedesca della provincia di Bolzano, concessa a seguito della stipula del trattato del 5 settembre 1946 (patto De Gasperi-Gruber).
Il trattato prevedeva una clausola specifica (articolo 16) per proteggere militari e civili che, fin dall'inizio della guerra, avevano appoggiato gli Alleati: "L'Italia non incriminerà né molesterà i cittadini italiani, particolarmente i componenti delle Forze Armate, per il solo fatto di aver espresso simpatia per la causa delle Potenze Alleate e Associate o di aver svolto azioni a favore della causa stessa durante il periodo compreso tra il 10 giugno 1940 e la data di entrata in vigore del presente trattato".
L’art. 45 prevedeva, altresì, l’impegno dell’Italia di assicurare l’arresto e la consegna, ai fini di un successivo giudizio, di tutte le persone accusate di aver commesso o ordinato crimini di guerraL’Italia, in seguito, riuscì a ottenere la rinuncia all’applicazione di tali clausole, impegnandosi a provvedere direttamente al giudizio di tutti i presunti criminali individuati dalla Commissione ONU. Peraltro, i lavori della Commissione d’inchiesta italiana si conclusero con l’archiviazione delle posizioni di tutti gli accusati.
Le restrizioni generali di carattere militare (articolo 51) imponevano all'Italia di non possedere, acquistare, costruire o sperimentare armi atomiche, missili o proiettili ad autopropulsione e i relativi dispositivi di lancio (ad eccezione dei siluri e dei tubi di lancio ad essi associati presenti sul naviglio concesso dal Trattato); era altresì vietato il possesso di cannoni con gittate superiori ai 30 km, di mine e di siluri provvisti di congegni di attivazione ad influenza. L'Italia si impegnava inoltre a smantellare le fortificazioni militari poste ai confini con Francia e Jugoslavia, e a smilitarizzare le isole di Pantelleria, Lampedusa e Pianosa (articolo 49). Venne imposto lo smantellamento delle fortificazioni e delle installazioni militari in Sardegna (limitatamente a quelle situate a meno di 30 km dalle acque territoriali francesi) e Sicilia, fatta eccezione per le opere destinate all'alloggiamento delle forze di sicurezza (articolo 50).
L'Esercito italiano doveva essere limitato ad un massimo di 250.000 uomini (compresi 65.000 carabinieri), con non più di 200 carri armati. L'Aeronautica Militare doveva essere ridotta ad un massimo di 200 caccia e ricognitori e di 150 aerei da trasporto, con un organico massimo di 25.000 uomini; la costruzione o l'acquisto di velivoli da bombardamento era vietata.
Le restrizioni riguardanti la Marina Militare Italiana, (articolo 59), vietavano la costruzione, l'acquisto e la sostituzione di navi da battaglia, oltre all'utilizzazione e alla sperimentazione di unità portaerei, naviglio subacqueo, motosiluranti e mezzi d'assalto di qualsiasi tipo. Il dislocamento totale del naviglio militare in servizio ed in costruzione, eccettuate le navi da battaglia, non doveva superare le 67.500 tonnellate, mentre il personale effettivo non poteva eccedere le 25.000 unità. Il protocollo navale delle 4 potenze del 10 febbraio 1947 impegnava inoltre l'Italia a mettere a disposizione delle Nazioni vincitrici (in particolare Stati Uniti d'America, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia, Jugoslavia, Albania e Grecia) le seguenti unità navali in conto riparazioni:
- navi da battaglia: Italia, Vittorio Veneto e Giulio Cesare;
- incrociatori ed esploratori: Emanuele Filiberto duca d'Aosta, Attilio Regolo, Scipione Africano, Eugenio di Savoia ed Eritrea;
- cacciatorpediniere : 5 unità classe "Soldati", più l'Augusto Riboty e l'Alfredo Oriani;
- torpediniere : 6 unità appartenenti a varie classi, fra cui le moderne Aliseo e Fortunale;
- sommergibili : 8 battelli, di cui 3 appartenenti alla recente classe Acciaio;
- nave scuola: Cristoforo Colombo.
In base al trattato la Marina Militare rimaneva con le due vecchie corazzate Doria e Duilio (in discrete condizioni generali, ma oramai obsolete), 4 incrociatori (i due classe Duca degli Abruzzi e il Raimondo Montecuccoli in buone condizioni, più il Cadorna, subito declassato a pontone scuola e quindi radiato nel '51), altrettanti cacciatorpediniere (di cui uno il Nicoloso da Recco, in mediocri condizioni e posto quasi subito in disarmo) e 36 fra torpediniere e corvette (fra cui le 20 unità classe Gabbiano, dotate di buone caratteristiche generali). Il panorama era completato dal naviglio minore (una ventina di unità fra vedette antisom, dragamine e posamine) e da oltre 100 navi ausiliarie e d'uso locale. Di tutte queste unità, l'unica superstite ancora oggi in servizio è la nave scuola Amerigo Vespucci.

- Nel marzo 1947 l’Italia aderisce agli accordi monetari di Bretton Woods ed entra a far parte nel Fmi.

"l'Unità" del 12 marzo 1947.
- La fondazione del Cominform nel settembre 1947 è l'evento determinante della nuova impostazione della politica estera dell'Unione Sovietica, che esprime l'esigenza di ripristinare il coordinamento tra il Partito comunista russo e i partiti comunisti occidentali, a cui viene chiesta un'azione di opposizione incisiva verso i governi nazionali e il pieno allineamento all'URSS nella politica internazionale. Le critiche di Zdanov alla linea "parlamentare", del PCI sono durissime. Mosca infatti, avalla possibilità insurrezioniste e ciò riapre la frattura tra moderati e intransigenti all'interno del PCI, ma de facto, al momento delle decisioni, la direzione sovietica sostiene Togliatti e i moderati, decidendo di non esprimersi formalmente sulla situazione italiana, pur restando incisiva la sua azione di propaganda e la sua dissuasione nel PCI a sostenere e attivare nuove mobilitazioni sociali: strategia volta non a scatenare una grande guerra, ma a indebolire il blocco occidentale dall'interno, per consolidare la propria posizione. La strategia del "partito nuovo" di Togliatti risulta quindi, in qualche modo, avallata dal PCUS: dopo un autunno in cui sostiene l'organizzazione aggressiva del malcontento popolare, il Partito trasforma la mobilitazione in campagna elettorale e concentra i suoi sforzi sulla conquista della maggioranza alle elezioni del 1948, lanciando quali parole d'ordine: rispetto della legalità costituzionale e azione contro l'imperialismo guerrafondaio, per la pace internazionale. Lo scontro si sposta ben presto nelle piazze, con scioperi e proteste in diverse occasioni cui seguiranno le ferme risposte del governo che non potevano non rendere ancora più crudo lo scontro in atto. La fine della collaborazione tra tutti i partiti antifascisti non bloccò comunque i lavori, già avanzati, dell'Assemblea Costituente, che avrebbero dovuto terminare il 25 febbraio 1947 e si prolungarono invece fino al 22 dicembre 1947, con l'approvazione definitiva della Costituzione con 458 voti favorevoli e 62 contrari. A seguito di ciò l'Assemblea Costituente è sciolta e vengono indette nuove elezioni politiche.

- Le Corbusier costruisce a Marsi­glia le prime Unitées d'Habitation.

- L'aerorazzo Bell i supera la barriera del suono.

Carta dell'Europa nel 1948, dopo la
Seconda Guerra Mondiale. La
Germania è divisa in due,
RFT e RDT.
Nel 1948 - Il 1° gennaioentra in vigore in Italia la Costituzione. La Costituzione italiana fu il risultato di diciotto mesi di lavoro intenso e appassionato di un’assemblea di cui facevano parte i più qualificati esponenti della nostre cultura, della politica antifascista e delle forze della Resistenza. Alla sua elaborazione concorsero tutte le componenti democratiche del Paese, apportandovi ciascuna il contributo delle sue motivazioni ideali. Come è noto, essa fu approvata a larghissima maggioranza: 458 voti contro 62. Perciò essa va riguardata come un dato identitario della nostra democrazia, basata su valori condivisi che uniscono tutti gli italiani senza distinzioni di partito o di ideologia politica. La Repubblica Italiana ha le sue radici, la sua ispirazione e il suo fondamento ideale nella Resistenza, nella guerra di popolo contro il fascismo alleato al nazismo tedesco che ha segnato la rinascita della democrazia e la restaurazione dei suoi valori nel nostro Paese. E’ in quel momento, alla fine del fascismo, che gli italiani hanno apprezzato più che mai questi valori, così come la salute si apprezza appieno solo al superamento della malattia. E’ in quel momento che è nata in Italia una democrazia nettamente caratterizzata su dati fondamentali diversi rispetto al passato pre-fascista, quali la forma repubblicana, il voto esteso alle donne, la partecipazione dei cittadini al processo legislativo con l’iniziativa popolare e il referendum, l’indipendenza della magistratura, la verifica di legittimità costituzionale delle leggi, l’ordinamento regionale come modello di governo diffuso sul territorio. Una democrazia i cui valori fondanti si individuano nella libertà, nella certezza dei diritti e dei corrispettivi doveri, nella cittadinanza solidale, nella partecipazione in condizioni di uguaglianza, nella funzione sociale della proprietà e dell’impresa, nella separazione dei poteri e nel controllo istituzionale. Questi valori trovano piena attuazione nei principi base della nostra Costituzione che fino ad oggi hanno garantito, anche in condizioni difficili, la convivenza democratica nel nostro Paese e che perciò vanno condivisi e difesi da tutti i cittadini senza distinzioni di parte, in una linea politica ideale per cui dal filosofo e politologo tedesco Jurgen Habermas è stato evocato il concetto di “patriottismo costituzionale”.

1948, ponte aereo per
approvvigionare Berlino Ovest.
- Il 24 giugno 1948 si verifica il blocco di Berlino. Dopo mesi durante i quali i sovietici avevano iniziato a manifestare disagio e dissenso sulla situazione territoriale e logistica "anomala" di Berlino (con un'enclave occidentale in territorio filo-sovietico), che permetteva alle genti sottoposte al regime socialista di transitare facilmente all'ovest trovandovi rifugio, il 24 giugno decisero di chiudere il corridoio terrestre attraverso il quale Berlino ovest era connessa al mondo occidentale impedendo, di fatto, il suo approvvigionamento logistico: il successivo ponte aereo, organizzato dal mondo occidentale per assicurare la sopravvivenza della popolazione di Berlino Ovest, è entrato nella storia.
Carta del mondo durante la "Guerra
Fredda": 1948 - 1973. In rosso, gli
USA e suoi alleati, in verde URSS
(CCCP) e suoi alleati. Le stellette
nere indicano i focolai di
tensione e le loro date.
Questa vicenda impressionò le popolazioni occidentali e, di fatto, fornì la motivazione per istituire un'Alleanza militare del mondo occidentale contro la minaccia sovietica, inaugurando la Guerra Fredda, una guerra fra paesi democratici e comunisti che non poteva essere combattuta con le armi poiché con l'uso delle armi nucleari non ci sarebbero stati vincitori ma solo morte e distruzione.
Con l'avvio della Guerra Fredda, la situazione post-bellica durerà fino alla presa del potere in Cina da parte dei comunisti, nel 1949.

- I comunisti al potere in Cecoslo­vacchia, Polonia e Ungheria.

- Inizia l'era dei transistor.



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