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sabato 13 dicembre 2014

Storia dell'Europa n.2: da 2.500.000 a 130.000 anni fa

L' Homo abilis africano, presunto
antenato dell'Homo Erectus.
2.500.000 anni fa - A questa data, all'inizio del Pleistocene, risalgono sia i primi ominidi della specie Australopithecus Garhi che l'Homo habilis, il primo appartenente al genere Homo, il cui olotipo (esemplare su cui si basa la descrizione originale della specie) è il fossile OH 7 trovato da Jonathan Leakey, il 4 novembre 1960, nella Gola di Olduvai, in Tanzania, nella regione dei laghi africani. Coprotagonista della cultura Olduvaiana, è convinzione scientifica che per un certo periodo l'habilis, che pare aver convissuto con varie specie di australopitechi, con l'Australopithecus Garhi abbia condiviso il primato della produzione e utilizzo di strumenti litici. Homo habilis possedeva abilità manuali e coniugava intelletto con l'uso delle mani. Misurava poco più di un metro di altezza, aveva braccia lunghe come quelle di "Lucy" (Australopithecus afarensis). La caratteristica di questo gruppo di ominidi, ritenuti più socievoli degli australopitechi, sarebbe stata la condivisione e consumazione dei cibi insieme al gruppo di appartenenza. È comunemente accettato che l'Homo habilis avesse una significativa capacità di comunicazione, anche se il suo osso ioide (si trova alla radice della lingua, a livello della terza vertebra cervicale) e la struttura delle sue orecchie non erano in grado di supportare un linguaggio parlato. E' all'incirca in questa data quindi, che si iniziano ad utilizzare i primi utensili per produrre manufatti e armi. L'uso di utensili non è in assoluto una prerogativa della sola specie umana, ma solo l'uomo sarà in grado di procedere oltre, creando con tali strumenti, altri strumenti per creare ulteriori strumenti, in un circolo virtuoso. Nasce quindi un'industria litica preistorica chiamata Paleolitica, il cui periodo più antico è il Paleolitico inferiore.

Tabella del Paleolitico nelle sue fasi temporali.

Tabelle con le informazioni sul Paleolitico inferiore.

Ricostruzione di Homo ergaster.
2.000.000 di anni fa Homo ergaster è il nome di una specie estinta di ominide, vissuto in Africa tra 2 e 1 milione di anni fa. Pare che si fosse stanziato in numerose zone del continente africano, fra l'Africa orientale ed il Sudafrica. Forse condivise alcuni accampamenti con altre specie, come l'Homo habilis, che 1,8 milioni di anni fa era ancora presente presso la Gola di Olduvai, in Tanzania. I resti fossili più importanti di Homo ergaster sono principalmente due, entrambi  ritrovati in Kenya, tra il 1975 e il 1984. Il primo, KNM-ER 3733, scoperto da Bernard Ngeneo nel 1975 a Koobi Fora in Kenya, ha un'età stimata in 1,7 milioni di anni. Il cranio è completo, di volume 850 cc. e il teschio è molto simile all'uomo di Pechino, i cui resti vennero trovati fra il 1923 e il 1927 durante degli scavi condotti a Zhoukoudian (nei pressi di Pechino, da cui il nome), in Cina. Mentre gli esami condotti sui rapporti stilati a suo tempo sull'uomo di Pechino hanno portato a concludere che appartenesse allo stesso stadio evolutivo del genere Homo dell'uomo di Giava, nel 1985 Lewis Binford sostenne la teoria secondo cui l'uomo di Pechino fosse un mangiatore di carogne (come le iene) e non un cacciatore. Nel 1998 Steve Weiner rincarò la dose, annunciando di non aver trovato alcuna prova del fatto che l'uomo di Pechino usasse il fuoco. A questo punto la maggior parte degli antropologi ha eletto come diretta antenata dei moderni esseri umani, la popolazione africana di Homo ergaster, piuttosto che le popolazioni asiatiche rappresentate dall'uomo di Pechino e quello di Giava, mentre ora invece abbiamo anche i reperti di H. georgicus e H. di Denisova su cui ragionare. Tornando all'H. ergaster KNM-ER 3733, la scoperta di questo fossile nello stesso strato di ER406 (Australopithecus boisei) ha dato il colpo di grazia all'ipotesi dell'unica specie, l'idea cioè, che vi potesse essere un'unica specie di ominidi durante ogni periodo preistorico. Il secondo reperto, KNM-WT 15000, scoperto da Kamoya Kimeu (dell'èquipe di Richard Leakey) nel 1984 a Nariokotome, nei pressi del Lago Turkana in Kenia, è lo scheletro completo di un bambino di 11 o 12 anni a cui mancano solo mani e piedi chiamato, "Turkana Boy" o Ragazzo di Turkana. Molti scienziati pensano che gli erectus maturassero più in fretta degli uomini moderni e che quindi "Turkana Boy" avrebbe avuto in realtà soltanto 9 o 10 anni. È il più completo scheletro di H. ergaster conosciuto ed è anche uno dei più vecchi, 1,6 milioni di anni. Il volume del cranio è di 880 cc. ed è stato stimato che potesse arrivare a 910 cc. da adulto. Il ragazzo era alto 1,60 m. e sarebbe diventato 1,85 m. da adulto, un'altezza sorprendente, che indica come molti Erectus potessero essere più alti degli uomini moderni. Ad eccezione del teschio, lo scheletro è molto simile a quello di un ragazzo moderno, seppur con piccole differenze. Dai rilievi sui reperti sembra che Homo ergaster fosse carnivoro, a differenza degli altri ominidi e inoltre, insieme alle altre due varianti Homo erectus e Homo heidelbergensis, fosse in grado di articolare il linguaggio. Inizialmente si riteneva che questa capacità fosse limitata ad un'articolazione molto primitiva di suoni, a causa del restringimento delle vertebre cervicali che appariva dai fossili del "Turkana boy", ma uno studio più accurato ha rivelato che quell'individuo specifico aveva sofferto dell'arresto, durante lo sviluppo, delle vertebre cervicali, disfunzione che gli aveva pertanto ridotto la capacità respiratoria e di conseguenza anche la capacità di articolare i suoni. Il recente ritrovamento di una vertebra di H. ergaster normale a Dmanisi in Georgia, confrontata con quella del Turkana boy, ha dimostrato che le dimensioni delle vertebre cervicali sono paragonabili a quelle dell'uomo moderno, senza quindi restrizioni alla possibilità di articolazione dei suoni. È comunemente accettato che già l'Homo habilis avesse una significativa capacità di comunicazione, anche se il suo osso ioide e la struttura delle sue orecchie non erano in grado di supportare un linguaggio parlato e che l' H. ergaster avesse una forma più avanzata di neurologia comunicativa. È pertanto plausibile che, inieme alle altre due varianti Homo erectus e Homo heidelbergensis, avesse raggiunto la capacità di gestire una forma di linguaggio e ottenere un notevole balzo in avanti delle capacità cognitive. Secondo alcuni questo fenomeno era più eccentuato nei maschi che nelle femmine, soprattutto riguardo al senso dell'orientamento, alla capacità di ricordare luoghi o la posizione degli oggetti. Prima dei ritrovamenti dei siti con i resti degli ergaster in Kenya, i ritrovamenti di resti degli ominidi più antichi conosciuti erano quelli dell'uomo di Giava.

Ubicazione di Dmanisi, in Georgia.
1.800.000 anni fa - Homo georgicus è il nome proposto nel 2002 per descrivere una specie ominide di cui sono stati ritrovati un cranio fossile e una mandibola a Dmanisi, in Georgia, nel 1999 e nel 2001, anno in cui è stato ritrovato anche uno scheletro parziale. Questa specie sembra intermedia tra Homo habilis e Homo erectus. I fossili, che hanno un'età di circa 1,8 milioni di anni, sono stati scoperti dallo studioso georgiano David Lordkipanidze, che faceva parte di un  gruppo di ricerca e nelle loro vicinanze sono stati trovati anche utensili e ossa di animali. Gli studiosi pensarono dapprima che la mandibola e il cranio potessero appartenere a Homo ergaster, ma le notevoli differenze delle loro dimensioni con altri reperti di ergaster, li convinsero ad attribuirli ad una nuova specie, definita Homo georgicus, discendente da Homo habilis e antenata dell'asiatico Homo erectus.
Ricostruzione di H. georgicus, foto di
Cicero Moraes et alii (Luca Bezzi,
Il cranio D2700, della capacità di 600 cm³ e datato a 1,8 milioni di anni fa, si è rivelato il più piccolo e il più primitivo tra quelli ritrovati fino ad allora al di fuori dell'Africa, dove le due diverse specie di ominidi, Australopithecus e il genere Homo, rappresentano due percorsi evolutivi distinti a partire da un comune antenato. Il reperto georgiano, la cui capacità cranica è all'incirca la metà di quella di Homo sapiens, è stato considerato il reperto più piccolo fino alla scoperta di Homo floresiensis avvenuta nell'isola indonesiana di Flores nel 2003, una specie di ominidi diffusa nell’isola in un periodo compreso tra circa 190.000 e 54.000 anni fa, con alcuni resti che sembrano risalenti addirittura a 12.000 anni fa. I ricercatori hanno concluso che le origini di H. floresiensis risalgono all'epoca di Homo habilis, fino a circa 1,75 milioni di anni fa e secondo loro gli "Hobbit di Flores" (viste le loro piccole dimensioni, alti poco più di un metro e con una capacità cranica di soli 380 cm³, inferiore non solo rispetto ai loro contemporanei ma anche a tutti gli ominidi conosciuti che abbiano preceduto l'Homo sapiens, compresi gli scimpanzé e i gorilla), sarebbero discendenti di un antenato in comune con il più antico membro del genere Homo, che per i detrattori del genere umano dall'Africa, implicherebbe un episodio di migrazione fuori dall'Africa avvenuto precocemente nella nostra storia evolutiva, mettendo quindi in dubbio che quell'antenato fosse africano. Nell'Homo georgicus il dimorfismo sessuale è piuttosto accentuato, rivelando tratti primitivi (meno presenti in altre specie europee più evolute come Homo antecessor, Homo heidelbergensis e Homo neanderthalensis), con i maschi considerevolmente più grandi delle femmine. A causa delle scarse conoscenze morfologiche su questa specie, non è stato finora possibile identificare sviluppi successivi. È ancora dibattuta la questione se questi ominidi avessero un grado di intelligenza superiore a quello delle specie antenate, a causa del volume cerebrale ridotto. Homo georgicus potrebbe essere stato il primo ominide a stabilirsi in Europa, 800.000 anni prima di Homo erectus.

Homo habilis, H. erectus, H.
neandertalensis e Homo Sapiens.
- Da 1.800.000 anni fa appare Homo erectus, una specie di ominide estinta appartenente al genere Homo che tra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa ha colonizzato il vecchio continente (Asia, Europa e Africa); rimane in dubbio la sua provenienza dall'Africa, infatti c'è chi sostiene che sia una specie autoctona asiatica e che sia poi migrata in Africa. Originariamente venne denominato Pitecantropo e Uomo di Giava mentre alcuni ipotizzano che sia la medesima specie di Homo ergaster, mentre altri che sia una specie prettamente asiatica evolutasi da H. ergaster. La capacità cranica di H. erectus era del 30% superiore a quella di H. ergaster, cioè dagli 813 cm³ ai 1.059 cm³ e si ritiene comunemente che sia stato il primo a lavorare e utilizzare pietre bifacciali e a usare il fuoco. Queste innovazioni gli hanno permesso probabilmente la lavorazione delle pelli e un consumo più elaborato degli alimenti rispetto agli ominidi precedenti. Homo erectus è stato così chiamato poiché si pensava che fosse stato il primo a conquistare la postura eretta, convinzione rivelatasi errata e comunque, presentando uno sviluppo cranico del 30% maggiore dell'ergaster, è fra i primi a sviluppare una superiore tecnologia.
Strumento litico bifacciale
del Paleolitico.
Gli strumenti dell'erectus non sono solamente oggetti che la natura fornisce o poco modificati, ma sono lavorati, modificati e adattati alle necessità con diverse tecniche. In Europa ritrovamenti di utensili bifacciali indicano la presenza di questa tecnica solo 600.000 anni fa, mentre reperti di strumenti bifacciali recuperati in Etiopia vengono datati a molto prima: 1,5 milioni di anni fa. I resti archeologici, principalmente tracce di accampamenti, ci confermano che l'erectus possedette il controllo del fuoco. Questa maggior conoscenza tecnologica e quindi la capacità di adattarsi a diversi ambienti è probabilmente ciò che permetterà all'Erectus di colonizzare nuovi territori con diversi ambienti. Il camminare eretto unito alla vista stereoscopica, che permette di percepire nitidamente la tridimensionalità, dava a Homo Erectus il vantaggio di controllare il territorio circostante dal massimo della sua altezza e di avere a disposizione le mani per gestire utensili e armi di difesa e offesa. Inoltre, era nelle forma di gruppo, nel sociale collettivo, come già fu per l'Homo Habilis, che si aveva la forza e abilità strategica di procurarsi cibo e proteggersi dai predatori. Questa dinamica di gruppo richiedeva quindi una comunicazione verbale articolata e si sviluppava così il linguaggio, che poteva essere articolato per la presenza di organi adatti a produrlo, modularlo e percepirlo.

Siti europei datati tra 1 e 1,5 Ma da QUI.  
Da 1.500.000 anni fa - Nel corso degli ultimi anni, le evidenze preistoriche della penisola italiana hanno permesso di dare un importante contributo alle definizione dei tempi e dei modi del primo popolamento europeo da parte di ominidi. I siti di Cà Belvedere di Monte Poggiolo (FC) e di Pirro Nord (Apricena, FG) datati rispettivamente a circa 1,5 - 1,3 milioni di anni su base biocronologica (in paleontologia, biocronologia è la correlazione in tempo di eventi biologici che riguardino fossili di esseri viventi ed eventi biostratigrafici con la scala delle inversioni del campo magnetico terrestre, che consente così di valutare il grado di sincronismo di un determinato evento biostratigrafico in aree diverse e fornisce quindi utili indicazioni per l’analisi geologica e stratigrafica, quali la velocità di sedimentazione, i tassi di subsidenza, la durata delle fasi tettoniche) e a circa 0,9 milioni di anni con il metodo dell’ESR (risonanza paramagnetica elettronica o risonanza di spin elettronico, nota come EPR o ESR, da Electron Spin Resonance, una tecnica spettroscopica impiegata per individuare e analizzare specie chimiche contenenti uno o più elettroni spaiati, chiamate specie paramagnetiche, come radicali liberi, ioni di metalli di transizione, difetti in cristalli, molecole in stato elettronico di tripletto fondamentale come l'ossigeno molecolare o indotto per fotoeccitazione. I concetti basilari della tecnica EPR sono analoghi a quelli della risonanza magnetica nucleare, ma in questo caso sono gli spin elettronici ad essere eccitati al posto degli spin dei nuclei atomici), permettono di estrapolare importanti considerazioni inerenti il comportamento tecnico dei primi europei che risulta essere basato su catene operative relativamente corte e profondamente influenzato dalla morfologia di partenza della materia prima sfruttata. I ciottoli di selce, sempre di origine locale e raccolti in posizione secondaria sia a Pirro Nord che a Cà Belvedere di Monte Poggiolo, sono stati sfruttati principalmente con una modalità opportunista e più raramente con un débitage (caricamento) centripeto. Quest’ultimo è particolarmente caratteristico a Pirro Nord dove è stata messa in evidenza una forte tendenza alla standardizzazione dei prodotti provenienti da un débitage (caricamento) centripeto che sono quasi sempre caratterizzati dalla presenza di un dorso e di una punta déjeté (gettati via). Il comportamento tecnico osservato per i due siti sembra inserirsi perfettamente nel quadro delle più antiche produzioni litiche europee e trova moltissime affinità anche con i più antichi siti africani di Modo 1. La principale differenza con gli altri contesti risiede nell’assenza di façonnage (modellaggio) da spiegarsi probabilmente in funzione del tipo di occupazione del sito e delle caratteristiche della materia prima.
Cà Belvedere di Monte Poggiolo (FC),
ricostruzione di habitat preistorico
e insediamento di popolazione.
Disegno di G. Nenzioni, da QUI.
Il record preistorico della penisola italiana contribuisce in modo significativo alla definizione dei primi sistemi tecnici: i siti di Cà Belvedere di Monte Poggiolo (Forlì) (Arzarello & Peretto, 2010; Muttoni et al., 2011; Peretto et al., 1998) e Pirro Nord (Apricena, FG) (Arzarello et al., 2012; 2009) datati rispettivamente a 1,5- 1,3 Ma su base biocronologica e a ~ 0,85 Ma con ESR, suggeriscono che i primi europei avessero adottato una tecnologia uniforme (comparabile a quella osservata negli altri siti europei datati intorno ad 1 milione di anni), ma profondamente influenzata dalle caratteristiche della materia prima utilizzata.
Cà Belvedere di Monte Poggiolo si trova a 15 Km a sud-ovest della città di Forlì. I numerosi anni di scavo sistematico hanno permesso di raccogliere un imponente insieme litico (caratterizzato anche dalla presenza di numerosi rimontaggi) prodotto da una popolazione preistorica che si era insediata nelle vicinanze di un delta e che aveva sfruttato le materie prime locali in un periodo relativamente fresco (Cattani, 1992) (fig. 2). I resti faunistici non si sono conservati nel sito, ma nelle vicine sabbie gialle. Fra i fossili di vertebrati sono stati rinvenuti: Mammuthus aff. meridionalis, Dicerorhinus sp., Bison cfr. Schoetensacki e Hippopotamus sp. (Giusberti, 1992).
Nel sito di Pirro Nord, la fessura carsica denominata P13 (Cave dell’Erba, Apricena, FG) ha permesso di portare alla luce un significativo insieme faunistico associato a delle industrie litiche assimilabili all’africano Modo 1. L’unità faunistica corrisponde all’Ultimo Villafranchiano ed è attribuita ad un intervallo cronologico compreso tra 1,3 e 1,6 Ma. L’insieme faunistico comprende numerose specie di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi; tra questi numerosi sono documentati come prima comparsa in Italia (FAD): Bison degiulii, Capreolus sp., Equus altidens, and Meles meles (Arzarello et al., 2012).

Ricostruzione di H. antecessor
1.200.000 anni fa - L'Homo antecessor è una specie estinta di ominide databile tra 1,2 milioni e 800.000 anni fa, scoperta da Eudald Carbonell, Juan Luis Arsuaga e José María Bermúdez de Castro ad Atapuerca, che hanno proposto come nuova specie nel 1997. L'H. antecessor è uno dei primi ominidi europei, considerato una fase intermedia tra l'Homo georgicus e l'Homo heidelbergensis. Il reperto fossile meglio conservato è una mascella appartenuta ad un individuo di circa 10 anni e ritrovata ad Atapuerca in Spagna. La capacità cranica era di circa 1.000 cm³ e le misurazioni palaeomagnetiche indicano un'età superiore ai 780-857.000 anni. Nel 1994 e 1995 nel sito di Atapuerca sono stati rinvenuti circa 80 frammenti appartenenti a sei individui di questa specie. Dai segni di incisioni e scheggiature riportati sulle ossa, indizi di un loro uso come utensili, è stato dimostrato che H. antecessor praticasse il cannibalismo. Sono state inoltre recuperate informazioni genetiche da fossili di H. antecessor di circa 800mila anni fa, le più antiche mai sequenziate: "Le analisi hanno dimostrato una stretta correlazione tra questa specie e umani moderniNeanderthal e Denisoviani", spiega Frido Welker dell'Università di Copenaghen. Il team ha utilizzato una tecnica nota come spettrometria di massa per ricostruire le sequenze di Dna dallo smalto dentale e determinare la posizione di questa specie nella storia della nostra evoluzione. "I lignaggi umani e scimmieschi si sono separati tra i 7 e i 9 milioni di anni fa, ma gran parte di ciò che sappiamo oggi si basa sullo studio del Dna antico e sulle osservazioni della forma e della struttura fisica dei fossili rinvenuti", prosegue il ricercatore, specificando però che la degradazione degli acidi proteici non ha consentito ricostruzioni di materiale genetico antecedente a 400mila anni fa. "Grazie alla paleoproteomica, una nuova tecnica di indagine, è ora possibile superare questo limite", osserva Enrico Cappellini, docente presso l'Università di Copenaghen.

Da 1.200.000 a 900.000 anni fa circa - Si verifica la glaciazione di Günz, la prima glaciazione avvenuta in Europa, che ebbe luogo nel Pleistocene, il primo periodo dell'era Quaternaria, in cui si verificò un abbassamento generale della temperatura e un'ulteriore espansione dei ghiacciai nell'attuale zona temperata. I cicli glaciali, in Europa, sono stati quattro e prendono il nome, dal più antico al più recente, da quattro affluenti minori del Danubio in Germania (più precisamente in Baviera), Günz, Mindel, Riss e Würm. Questa scelta di nomi è dovuta al fatto che fu proprio nelle vallate tedesche che si rinvennero tracce dell'attività dei ghiacciai. Non a caso è sulle Alpi che nacque la moderna glaciologia, infatti le quattro glaciazioni ricoprono le Alpi con una calotta di ghiaccio spessa fino a 2.000 metri. Così le glaciazioni Günz, Mindel, Riss e Würm sono riscontrabili man mano che ci si avvicina al Neozoico e quindi sono identificabili le seguenti quattro ere glaciali: Günz, da circa 1.200.000 a 900.000 anni fa, Mindel, da circa 455.000 a 300.000 anni fa, Riss, da circa 200.000 a 130.000 anni fa e Würm, da circa 110.000 a 11.700 anni fa, intervallate da tre fasi interglaciali: Günz-Mindel, Mindell-Riss e Riss-Würm.

C'è chi pensa che gruppi di Homo
Erectus siano migrati a nord
dall'Africa, 1.000.000 di anni fa.
1.000.000 di anni fa - Secondo i sostenitori della derivazione del genere Homo nel vecchio continente dall'Homo erectus africano, un milione di anni fa sarebbe iniziato il processo Out-of-Africa, per cui gruppi di H. erectus avrebbero cercato nuovi territori o li avrebbero trovati inseguendo delle prede o cercando piante commestibili, a nord-est, nei pressi della foce del Nilo, lì dove l'Africa è connessa all'Asia e alla via per l'Europa. Secondo alcuni, fra cui io stesso, è anche plausibile che a quei tempi si potesse attraversare agevolmente lo stretto di Gibilterra,  visto che i livelli dei mari erano particolarmente bassi, a causa delle glaciazioni.
Carta con l'ipotetica diffusione
del genere umano dall'Africa al
resto del mondo.
Per questo stesso fenomeno, con i ghiacci particolarmente estesi, flora, fauna e persone hanno avuto la possibilità di attraversare lo stretto di Bering per giungere nelle Americhe. Il processo Out-of-Africa (letteralmente: fuoriuscita dall'Africa) è stato il primo processo migratorio riconosciuto da molti, che hanno sostenuto come  dovuto al successo dei primi ominidi africani, che avrebbero così potuto  espandersi in ambienti privi di competitori, quindi particolarmente vantaggiosi. Si è sostenuto inoltre che Homo Erectus, di provenienza africana, colonizzando ad ondate successive l'Eurasia, abbia potuto adattarsi alle diverse condizioni ambientali, differenziandosi quindi nelle specie Homo Heidelbergensis e successivamente Homo Neanderthalensis, che aveva caratteristiche carnivore e di cui si dibatte ancora in merito all'epoca della sua totale estinzione, stimata intorno a 28.000/22.000 anni fa. D'altra parte, già da tempo, la generica definizione di Homo ergaster è data a fossili a cui ci si può riferire più specificamente coi termini Homo erectus o Homo heidelbergensis, con l'intendimento di attribuire a Homo ergaster una derivazione propriamente africana, mentre con il termine di Homo erectus ci si può riferire a reperti  asiatici. Homo heidelbergensis è considerata generalmente una specie separata, in base alle diverse dimensioni del cervello e alla struttura fisica più robusta, ma volendola definire di discendenza africana, la si nomina come Homo ergaster. D'altra parte, l'apparizione dell'uomo di Denisova sulla scena dei ritrovamenti archeologici e le sequenze mitocondriali sui suoi reperti, ha scompaginato l'ordine degli eventi che si supponeva fossero avvenuti. Questo esemplare di ominide è vissuto in un periodo compreso tra 70.000 e 40.000 anni fa in aree popolate principalmente da sapiens e in parte da neanderthal; ciononostante, la sua origine e la sua migrazione apparirebbero distinte da quelle delle altre due specie, e il mtDNA del Denisova risulterebbe differente dai mtDNA di H. neanderthalensis e H. sapiens. L'uomo di Denisova è strettamente imparentato con l'uomo di Neanderthal: le due specie si sarebbero separate circa 300.000 anni or sono. L'analisi del mtDNA ha inoltre suggerito che questa nuova specie di ominidi sia il risultato di una migrazione precoce dall'Africa, distinta da quella successiva, associata a uomini di Neanderthal e umani moderni, ma anche distinta dal precedente esodo africano di Homo erectus. Pääbo ha rilevato che l'esistenza di questo ramo lontano, crea un quadro molto più complesso del genere umano nel tardo Pleistocene. Studi genetici indicano che approssimativamente il 4% del DNA dell'Homo sapiens non africano è lo stesso trovato nell'Homo neanderthalensis, suggerendo un'origine comune ed è verosimile ipotizzare un'ibridazione tra Homo di Denisova e Homo sapiens, che ha interessato le popolazioni del sud-est asiatico antico e quelle, loro dirette discendenti, australiane. L'apporto genetico denisoviano alle altre popolazioni asiatiche è limitato e, come in quelle europee e amerindie, deriva in buona parte dall'ibridazione, avvenuta in precedenza, con i Neanderthal (che a loro volta si erano ibridati con i Denisova). Il sequenziamento del genoma estratto dalla falange ritrovata nel 2008 a Denisova (in Siberia meridionale) ha permesso di definire che il soggetto esaminato, una femmina, avesse carnagione scura con occhi capelli castani. Dalle ultime analisi del mtDNA e del DNA nucleare risulta che l'Uomo di Denisova si sarebbe separato dal comune antenato di Neanderthal e uomo moderno circa 1.000.000 di anni fa e che in seguito si sarebbe incrociato con l'Homo sapiens progenitore dei moderni abitanti della Papua Nuova Guinea, con i quali condivide il 4-6% del genoma; provando così (come già con l'uomo di Neanderthal) l'Ipotesi multiregionale di interscambio genetico tra antichi e moderni Homo sapiens. Nello stesso studio del 2010, gli autori hanno effettuato l'isolamento e il sequenziamento del DNA nucleare dell'osso del dito del Denisova. Questo esemplare ha mostrato un insolito grado di conservazione del DNA e un basso livello di contaminazione. Sono stati in grado di raggiungere quasi il completo sequenziamento genomico, consentendo un confronto dettagliato con i Neanderthal e gli umani moderni. Da questa analisi hanno concluso, nonostante l'apparente divergenza della loro sequenza mitocondriale, che gli uomini di Denisova e i Neanderthal hanno condiviso un ramo comune ancestrale che porta ai moderni esseri umani africani. Il tempo medio stimato di divergenza tra le sequenze dei denisoviani e dei Neanderthal è di circa 640.000 anni fa, mentre il tempo di divergenza tra le sequenze di ciascuno di essi e le sequenze degli africani moderni è di 804.000 anni fa. Ciò suggerisce che la divergenza dei risultati mitocondriali del Denisova derivi o dalla persistenza di un lignaggio epurato dagli altri rami attraverso deriva genetica oppure da un'introgressione di un lignaggio di un ominide più arcaico. Nel 2013, la sequenza di mtDNA prelevata dal femore di un Homo heidelbergensis (probabile antenato del neanterthaliensis) di 400.000 anni fa, proveniente dalla Grota Sima in Spagna, è risultata essere simile a quella dei Denisova.

Ubicazione della grotta di Vallonnet.
950.000 anni fa - Affluiscono in Europa alcuni antichi gruppi del genere Homo Erectus. Non se ne conosce l'itinerario seguito, che non è detto che fosse uno solo o lo stesso per tutti i gruppi; inoltre le varie glaciazioni che si sono susseguite nelle ere geologiche, le diverse conformazioni delle placche tettoniche e il diverso livello dei mari, hanno proposto vie e percorsi che oggi potrebbero non esistere più. Uno fra i più antichi siti archeologici europei riguardanti l'Homo Erectus è la grotta del Vallonnet in Costa Azzurra, databile tra i 950.000 e i 900.000 anni fa. In questa grotta sono stati trovati strumenti in pietra e anche schegge lavorate in osso che costituiscono i resti più antichi di strumenti preistorici in Europa. Non sono ancora presenti strumenti bifacciali. La grotta di Vallonet, appena varcato il confine fra Francia e Italia sulla Costa Azzurra, a Roquebrune-Cap-Martin, da Mentone verso il principato di Monaco, è uno dei più antichi abitati d' Europa. Lo studio delle faune rinvenute nei sedimenti archeologici (in particolare resti di elefanti, ippopotami, bovidi, cervidi, suidi) ha permesso di attribuire al giacimento un'età compresa fra 1,3 e 0,7 milioni di anni mentre lo studio del paleomagnetismo del riempimento della grotta la colloca all'episodio "di Jaramillo", periodo in cui il Campo Magnetico Terrestre era inverso rispetto ad oggi, tra 0,95 e 0,9 milioni di anni. L'industria litica comprende strumenti su ciottolo e su scheggia.

Ricostruzione dell'Uomo di Pechino,
di Cicero Moraes - Opera propria,
Da 780.000/680.000 anni fa - L'uomo di Pechino (Homo erectus pekinensis) è una sottospecie di Homo erectus i cui resti sono stati trovati fra il 1923 e il 1927 durante degli scavi condotti a Zhoukoudian (nei pressi di Pechino, da cui il nome), in Cina. Il fossile, trovato da Birgir Bohlin solo tre giorni prima della fine dei lavori di scavo, è stato datato come risalente a un periodo compreso fra i 680.000 e i 780.000 anni fa. I primi studi iniziarono a Zhoukoudian nel 1921, esaminando una serie di grotte calcaree che si trovavano in quel sito. Sembra che sia stato un abitante della zona a portare gli archeologi europei in un'area dove si trovavano numerose ossa fossilizzate. Nel 1926 vennero portati al Peking Union Medical College alcuni molari, trovati nel sito, per essere analizzati da parte dell'anatomista canadese Davidson Black. Il primo teschio fu recuperato da Pei Wenzhong il 1º dicembre 1929. Nel 1891 Eugène Dubois aveva trovato i primi fossili di Homo erectus nell'isola di Giava, anche se l'uomo di Giava era stato inizialmente classificato come Pithecanthropus erectus e non incluso nel genere Homo, classificazione che venne corretta più tardi. L'uomo di Pechino è stata quindi la seconda testimonianza di H. erectus in Asia. A partire dal 1929 alcuni archeologi cinesi proseguirono gli scavi nel sito di Zhoukoudian, portando alla luce oltre quaranta campioni di cui sei crani quasi completi, ma gli scavi vennero interrotti nel 1937, in seguito all'invasione giapponese della Cina e gli esemplari fino a quel momento recuperati vennero messi al sicuro dai bombardamenti giapponesi. Nel 1941 vennero spediti negli Stati Uniti per maggior sicurezza, ma scomparvero durante il viaggio verso il porto di Qinhuangdao. Probabilmente erano in possesso di un gruppo di marines statunitensi catturati dai giapponesi all'inizio delle ostilità fra il Giappone e gli Stati Uniti. Poiché tutti i ritrovamenti effettuati prima della guerra nel sito di Zhoukoudian sono andati perduti, gli scienziati che hanno avanzato ipotesi sull'uomo di Pechino hanno dovuti basarsi sui calchi e sugli scritti effettuati durante le scoperte originali. Alcuni ritrovamenti effettuati nello stesso luogo di resti di animali e di prove dell'utilizzo di fuoco e utensili sono state utilizzate per supportare l'idea che l'Homo erectus sia stato il primo a utilizzare tali "tecnologie". Mentre gli esami condotti sui rapporti stilati a suo tempo sull'uomo di Pechino hanno portato a concludere che appartenesse allo stesso stadio evolutivo del genere Homo dell'uomo di Giava, nel 1985 Lewis Binford sosteneva la teoria secondo cui l'uomo di Pechino fosse un mangiatore di carogne (come le iene) e non un cacciatore. Nel 1998 Steve Weiner rincarò la dose, annunciando di non aver trovato alcuna prova del fatto che l'uomo di Pechino usasse il fuoco. A questo punto la maggior parte degli antropologi ha eletto come diretta antenata dei moderni esseri umani, la popolazione africana di Homo ergaster, piuttosto che le popolazioni asiatiche rappresentate dall'uomo di Pechino e di Giava, mentre ora invece abbiamo anche i reperti dell'uomo di Denisova su cui ragionare.

Ricostruzione dell'uomo di Giava,
- Uomo di Giava è il nome dato ai fossili scoperti nel 1891 a Trinil, sulle rive del fiume Begawan Solo, nella provincia di Giava Orientale, sull'isola di Giava, in Indonesia. I fossili rappresentano uno dei primi esempi di quello che oggi viene chiamato Homo erectus. I resti furono scoperti da Eugène Dubois, che li classificò con il nome scientifico di Pithecanthropus erectus (dal greco antico scimmia e uomo). Come nella maggior parte dei fossili di ominidi, non è stato rinvenuto uno scheletro completo ma soltanto di una calotta cranica, un femore sinistro e pochi denti, scoperti dal medico olandese E. Dubois nel 1891 ed stato avanzato qualche dubbio sul fatto che tutte queste ossa potessero appartenere alla stessa specie. Una calotta cranica di taglia simile a quella trovata da Dubois è stata scoperta dal paleontologo tedesco Gustav Heinrich Ralph von Koenigswald, nel 1936, nel villaggio di Sangiran, nella provincia di Giava Centrale, 18 km a nord di Surakarta. Fino alla scoperta dei resti umani ritrovati nella Rift Valley in Kenya, gli esemplari di Dubois e Koenigswald sono stati i resti degli ominidi più antichi mai rinvenuti. Oggi alcuni scienziati suggeriscono che l'uomo di Giava sia una potenziale forma intermedia tra l'uomo moderno e l'antenato comune che condividiamo con le altre grandi scimmie. Tuttavia la maggior parte degli antropologi ritiene che il diretto antenato dei moderni esseri umani sia stata la popolazione africana di Homo ergaster, piuttosto che le popolazioni asiatiche rappresentate dall'uomo di Giava e l'uomo di Pechino.

Ricostruzione di Homo
heidelbergensis.
680.000 anni fa - Durante l'interglaciazione di Günz-Mindel, probabilmente nel periodo fra 680.000 e 620.000 anni fa, appare in Europa l'Homo heidelbergensis, che si presume sia stato un antenato di Homo  neanderthalensis. Il più antico resto fossile che condividesse delle caratteristiche con Homo erectus in Europa, è una mandibola ritrovata in Germania, a Heidelberg (da cui ha preso il nome), nel Baden-Württemberg, sulle rive del fiume Neckar, nel 1907, da Otto Schoetensack, mentre gli ultimi ritrovamenti di questo tipo di ominide si sono avuti nella grotta di Sima ad Atapuerca, durante scavi iniziati nel 2015. Approssimativamente Homo heidelbergensis si è estinto 100.000 anni fa e suoi resti sono stati trovati in Africa, Europa ed Asia occidentale. Sia Homo antecessor che Homo heidelbergensis sono discesi probabilmente da Homo ergaster, morfologicamente molto simile e proveniente dall'Africa. Tuttavia Homo heidelbergensis aveva una calotta cranica più allargata, con una capacità di circa 1.100-1.400 cm³, non lontana dal valore di circa 1.350 cm³ tipico per l'uomo moderno; questa differenza, assieme al comportamento e all'utilizzo di strumenti più avanzati rispetto all'ergaster, lo ha fatto assegnare ad una specie diversa. Questa specie, rispetto ai suoi parenti più stretti, aveva delle dimensioni più grandi, infatti i ritrovamenti suggeriscono dimensioni medie di circa 190 cm di altezza e una corporatura più massiccia e muscolosa di ogni altro ominide appartenente al genere Homo. Secondo il professor Lee R. Berger dell'Università di Witwatersrand, numerose ossa fossili risalenti a circa 500.000 - 300.000 anni fa, ritrovate sulla costa sud-africana, indicano che alcune popolazioni di Homo heidelbergensis erano "giganti" con dimensioni medie di circa 213 cm. di altezza. La morfologia  dell'orecchio esterno depone per una sensibilità uditiva simile a quella degli esseri umani moderni e maggiormente complessa di quella dei suoi parenti più stretti: Homo heidelbergensis poteva infatti distinguere molti suoni diversi. Numerose analisi approfondite dei denti suggeriscono che fossero in grado di produrre suoni in quantità rilevante. Questo "gigante" è riconosciuto da molti come il primo ominide in grado di produrre suoni complessi, facilitando in questo modo la trasmissione di esperienze e la formazione di culture che, sebbene ancora primitive, erano molto più sofisticate di quelle incontrate fino a quel momento.
Ricostruzione di Homo
heidelbergensis di
Atapuerca.
Reperti trovati nel 1992 nella grotta di Gran Dolina, situata nelle colline di Atapuerca (Spagna settentrionale) hanno scatenato varie ipotesi sulle specie che avessero frequentato il sito e nel 1994, una sua spedizione ha portato alla luce un gran numero di utensili di pietra molto semplici, troppo primitivi per essere attribuiti a Homo heidelbergensis, per cui diversi paleontologi attribuiscono i fossili di Atapuerca alla specie Homo antecessor, considerata diretta antenata di Homo heidelbergensis, che è vissuto nelle stesse aree successivamente. Una prima tesi è che i resti di Atapuerca rappresentino il primo tentativo da parte di Homo heidelbergensis di uscire dall'Africa, dove si hanno prove della sua presenza già 600.000 anni fa, e che quindi colonizzando l'Europa avrebbe fatto da progenitore a Homo neanderthalensis, mentre in Africa si evolveva Homo sapiens e in Asia Homo ergaster, di cui potrebbe essere il discendente. Questa tesi farebbe sì che l'Homo heidelbergensis fosse stato l'ultimo antenato comune fra Homo sapiens e Homo neanderthalensis, mentre da uno studio effettuato nel 2013, la sequenza di mtDNA prelevata dal femore di un Homo heidelbergensis di 400.000 anni fa e proveniente dalla Grota Sima in Spagna, è risultata essere simile a quella dell'Uomo di Denisova. Altri studi condotti nel 2001 sul cranio completo di Atapuerca, insieme ai resti di altri trenta individui, attestano la possibilità che questi ominidi potessero parlare.
Carta con il sito archeologico di Atapuerca, in Spagna.
Infatti l'apparato vocale trovato nei resti fossili, per quanto risulti essere meno sviluppato rispetto a Homo sapiens, è sicuramente complesso. Anche i ritrovamenti presso le Ciampate del Diavolo, in provincia di Caserta sono stati attribuiti a Homo heidelbergensis. Molti scienziati considerano appartenenti a Homo heidelbergensis anche i due crani ritrovati fra il 1989 ed il 1990 a Yunxian, nella provincia cinese di Hubei, sebbene molti altri, compresi gli scopritori, tendono a considerarli resti di Homo erectus.

L'uro era un grosso bovino
particolarmente aggressivo, diffuso
in tutta Europa ed estintosi nel 1627.
500.000 anni fa - I reperti che sono stati rinvenuti presso l’attuale porto di Nizza, nel sito detto di Terra Amata, testimoniano la presenza nella zona di alcuni gruppi di uomini specializzati nella caccia agli elefanti e collocabili in un periodo compreso tra 500.000 e 300.000 anni fa, durante la glaciazione di Mindel, avvenuta da circa 455.000 a 300.000 anni fa. Si tratta delle tracce più antiche di capanne costruite da cacciatori. La stratigrafia ha mostrato diversi periodi insediativi, con resti di capanne ovali a focolare centrale, ciottoli scheggiati, raschiatoi e animali catturati quali cinghiali, tartarughe, rinoceronti di Merk, elefanti meridionali, uri, uccelli vari.

Da 455.000 a 300.000 anni fa circa - Si verifica la glaciazione di Mindel, la seconda glaciazione avvenuta in Europa nel Pleistocene, il primo periodo dell'era Quaternaria, in cui si verificò un abbassamento generale della temperatura e un'ulteriore espansione dei ghiacciai nell'attuale zona temperata. I cicli glaciali, in Europa, sono stati quattro e prendono il nome, dal più antico al più recente, da quattro affluenti minori del Danubio in Germania (più precisamente in Baviera), Günz, Mindel, Riss e Würm. Questa scelta di nomi è dovuta al fatto che fu proprio nelle vallate tedesche che si rinvennero tracce dell'attività dei ghiacciai. Non a caso è sulle Alpi che nacque la moderna glaciologia, infatti le quattro glaciazioni ricoprono le Alpi con una calotta di ghiaccio spessa fino a 2.000 metri. Così le glaciazioni Günz, Mindel, Riss e Würm sono riscontrabili man mano che ci si avvicina al Neozoico e quindi sono identificabili le seguenti quattro ere glaciali: Günz, da circa 1.200.000 a 900.000 anni fa, Mindel, da circa 455.000 a 300.000 anni fa, Riss, da circa 200.000 a 130.000 anni fa e Würm, da circa 110.000 a 11.700 anni fa, intervallate da tre fasi interglaciali: Günz-Mindel, Mindell-Riss e Riss-Würm.

450.000 anni fa - Secondo Zecharia Sitchin, su Nibiru, un membro lontano del nostro sistema solare, la vita va lentamente estinguendosi a causa dell'erosione dell'atmosfera del pianeta. Deposto da Anu, il sovrano Alalu fugge a bordo di una navetta spaziale e trova rifugio sulla Terra. Qui scopre che sulla Terra si trova l'oro che si può utilizzare per proteggere l'atmosfera di Nibiru.

445.000 anni fa - Secondo Zecharia Sitchin, guidati da Enki, figlio di Anu, gli Anunnaki arrivano sulla Terra, fondano Eridu - la Stazione Terra I - per estrarre l'oro dalle acque del Golfo Persico.

430.000 anni fa - Secondo Zecharia Sitchin, il clima della Terra si fa più mite. Altri Anunnaki arrivano sulla Terra, e tra loro Ninharsag, sorellastra di Enki e capo ufficiale medico.

416.000 anni fa - Secondo Zecharia Sitchin, poiché la produzione d'oro scarseggia, Anu arriva sulla Terra con Enlil, il suo erede. Viene deciso di estrarre l'oro vitale attraverso scavi minerari nell'Africa meridionale. Le nomine avvengono per estrazione: Enlil conquista il comando della missione sulla Terra, Enki viene relegato in Africa. Anu, mentre si accinge a lasciare la Terra, deve fronteggiare la minaccia del nipote Alalu.

400.000 anni fa - Scoperta del fuoco. Le prime tracce di utilizzazione del fuoco vengono rinvenute in Cina. Dapprima l'uomo impara a conservare quello provocato dai fulmini o da altri disastri naturali, in seguito il fuoco verrà ottenuto con mezzi rudimentali e la conservazione del fuoco talora avrà anche carattere rituale.
Secondo Zecharia Sitchin, tra i sette insediamenti funzionali della Mesopotamia meridionale figurano il porto spaziale (Sippar), il Centro di controllo della missione (Nippur), un centro metallurgico (Badtibira), un centro medico (Shuruppak). I metalli arrivano per mare dall'Africa; una volta raffinati, vengono poi inviati agli Igigi rimasti in orbita, poi trasferiti su navette spaziali che arrivano periodicamente da Nibiru.

380.000 anni fa - Secondo Zecharia Sitchin, appoggiato dagli Igigi, il nipote di Alalu cerca di ottenere il dominio della Terra. Gli Enliliti vincono la Guerra degli Antichi Dèi.

300.000 anni fa - Secondo Zecharia Sitchin, gli Anunnaki che lavorano nelle miniere d'oro si ammutinano. Enki e Ninharsag creano dei Lavoratori Primitivi attraverso la manipolazione genetica degli ovuli di donne-scimmia; le nuove creature sostituiscono gli Anunnaki nelle attività manuali. Enlil fa irruzione nelle miniere e porta i Lavoratori Primitivi all'Eden in Mesopotamia. Avendo ottenuto la capacità di procreare, l'Homo sapiens comincia a moltiplicarsi.

Ricostruzione di Homo sapiens.
300.000 anni fa circa, secondo nuovi ritrovamenti rinvenuti nel 2017 in Marocco, (QUI) risalirebbe l'origine dell'Homo sapiens. Da analisi, condotte con tecniche statistiche, della forma di reperti trovati nel 2017 a Jebel Irhoud (in Marocco), si è rilevata la massima somiglianza con quelli dei moderni H. sapiens. Questa somiglianza è vera in particolare per il frammento di mandibola, se si eccettua per la maggiore larghezza. Il cranio invece, esternamente presenta caratteri intermedi tra quelli arcaici e quelli moderni, ma è abbastanza simile a quello di H. sapiens scoperto nel sito di Laetoli in Tanzania e al più recente cranio ritrovato a Qafzeh, in Israele. Di grande interesse la forma interna della teca cranica, la cui struttura sembra già preludere all'evoluzione verso la forma globulare del cranio di H. sapiens delle epoche successive. Secondo Hublin e colleghi, i fossili di Jebel Irhoud rappresentano la migliore prova paleoantropologica trovata finora dell'esistenza di di una fase “pre-moderna” nell'evoluzione di H. sapiens. I risultati dell'analisi, condotta con una tecnica di termoluminescenza, dei resti di utensili scoperti nel sito marocchino, sono attribuiti al Paleolitico Medio (da 300.000 anni fa) mentre i resti di animali ritrovati negli stessi strati mostrano una manipolazione umana e i resti di carbonella indicano un probabile controllo del fuoco. L'Homo sapiens è una specie monotipica. Alcuni antropologi invece la considerano costituita da due diverse sottospecie: Homo sapiens sapiens, l'uomo moderno e Homo sapiens idaltu, paleosottospecie estinta. Nel corso del tempo sono state proposte come paleosottospecie di Homo sapiens sia Homo sapiens heidelbergensis (uomo di Heidelberg) che Homo sapiens neanderthalensis (uomo di Neanderthal). Per ora entrambe vengono definite come specie, anche se sono in corso indagini con l'utilizzo di tecniche di biologia molecolare per la verifica di eventuali riapparentamenti genetici. Al 2011, gli studi basati sull'analisi matrilineare del DNA mitocondriale, mostravano una scarsa possibilità di passata ibridazione, mentre le analisi del genoma nucleare, anche stimolate dal progetto Neanderthal genome project del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology tedesco e del 454 Life Sciences statunitense di sequenziamento del genoma neandertaliano, indicano una certa ibridazione per alcune popolazioni euroasiatiche. Con l'apparizione dell'Uomo di Denisova,  definizione provvisoria di una popolazione di Homo vissuto in un periodo compreso tra 70.000 e 40.000 anni fa in aree popolate principalmente da sapiens e in parte da neanderthal, si stanno cercando relazioni genetiche fra le specie attraverso analisi del DNA cellulare e mitocondriale. Quindi si può rilevare che alcuni ominidi appartenenti al genere Homo, anziché partecipare al processo Out-of-Africa di 1.000.000 di anni fa da parte di gruppi di H. erectus, fossero rimasti in Africa e da loro si sarebbe poi originato l'Homo sapiens. I resti più antichi di umani indubbiamente moderni, dopo quelli di Jebel Irhoud (in Marocco), sono quelli ritrovati nel sito di Kibish, nei pressi del fiume Omo, in Etiopia e nel sito Qafzeh-Skhul (Qafzeh e Es Skhul), in Israele. La specie sapiens si è evoluta culturalmente in terra africana, in cui sono numerosi i ritrovamenti di fossili e manufatti. Il più antico ritrovamento di un oggetto, dalle indubbie caratteristiche artistiche, risale a 80.000 anni fa, in prossimità di Cape Agulhas, nella Caverna di Blombos, in Sud Africa.
Artefatti ritrovati nella caverna di
L'evoluzione a tutto tondo, fisica, tecnologica e culturale del sapiens, si verificherà alla fine del paleolitico, nel paleolitico superiore. Negli ultimi anni si è rafforzata la teoria che vede neanderthal e sapiens (a cui apparteneva il tipo di Cro-Magnon), come due specie diverse evolutesi in modo quasi parallelo. L'H. sapiens ha di fatto sostituito in Europa l'uomo di Neanderthal (che pare si sia estinto circa 28.000/22.000 anni fa) in un arco di tempo relativamente breve, ma con una certa sovrapposizione  di alcune migliaia di anni, anche se non è ancora possibile stabilire che tipo di  relazioni  (collaborazione, indifferenza o guerra) si siano stabilite tra i due gruppi umani. Pare indubbio, comunque, che le pulsioni artistiche  furono comuni ad entrambe le specie. Con il ritrovamento dell'Homo di Denisova o donna X, nome dato ad un ominide i cui scarsi resti (una falange, ritrovata nel 2008 a Denisova, nella Siberia meridionale) sono stati ritrovati nei Monti Altaj in Siberia, si sta cercando di ricostruire apparentamenti ed eventuali derivazioni fra hidelbergensis, neanderthaliensis e sapiens. Nel 2013, la sequenza di mtDNA prelevata dal femore di un Homo heidelbergensis di 400.000 anni fa, proveniente dalla Grota Sima in Spagna, è risultata essere simile a quella di Denisova e studi genetici indicano che approssimativamente il 4% del DNA dell'Homo sapiens non africano sia lo stesso trovato nell'Homo neanderthalensis, suggerendo così un'origine comune. Invece, dal 4 al 6% del genoma dei melanesiani (rappresentato dagli uomini dell'isola di Bougainville), deriva dalla popolazione di Denisova. Questi geni sono stati verosimilmente introdotti durante la prima migrazione umana degli antenati dei melanesiani nel sud-est asiatico ed è verosimile ipotizzare un'ibridazione tra Homo di Denisova e Homo sapiens, che abbia interessato le popolazioni del sud-est asiatico antico e quelle, loro dirette discendenti,  australiane. L'apporto genetico denisoviano alle altre popolazioni di sapiens asiatiche è limitato e, come in quelle europee e amerindie, deriva in buona parte dall'ibridazione, avvenuta in precedenza, con i  Neanderthal  (ibridati  con i Denisova). Da analisi mitocondriali si è concluso, nonostante l'apparente divergenza della loro sequenza, che gli uomini di Denisova e i Neanderthal abbiano condiviso un ramo comune ancestrale  che  porta ai moderni esseri umani africani, il che accumunerebbe il loro colore scuro della pelle con i Denisoviani.

- 300.000 anni fa inizia la cultura del Paleolitico medio.

Tabella delle fasi del Paleolitico medio.

230.000 anni fa - Nella grotta dei Balzi Rossi in prossimità di Ventimiglia, sono stati ritrovati resti di Homo Erectus datati a oltre 230.000 anni fa, oltre a tracce di uomo di Neanderthal (da 130.000 anni fa) e resti di Homo Sapiens assimilabili all'Uomo di Cro-Magnon.
Grimaldi, falesia con grotte dei Balzi Rossi.
Le Grotte dei Balzi Rossi sono situate in prossimità del confine Italo-Francese, in Liguria nel comune di Grimaldi, a pochi chilometri da Ventimiglia. Le grotte si aprono ai piedi di una barriera rocciosa composta da calcare Jurassico-Dolomitico la cui altezza è di circa 100 metri. Il nome del luogo deriva dal colore delle rocce, che nel dialetto locale vengono indicate come "Baussi Russi" (Pietre Rosse). Il sito consiste di 7 grotte chiamate: Grotta del Costantini, Grotta dei Fanciulli, Grotta del Florestano, Grotta del Caviglione, Barma Grande (Barma vuol dire grotta), Barma du Bausu da Ture (che nel dialetto vuol dire Grotta della rocca della torre) e Grotta del Principe. Le grotte risultano essere state abitate dal Paleolitico inferiore, all’inizio dell’interglaciazione di Mindel-Riss, 300.000 anni fa circa, da cacciatori, della cui attività sono rimasti alcuni strumenti in calcare locale, un gran numero di strumenti litici e ossei, resti ossei di animali, oltre ad un frammento del bacino appartenuto ad una femmina di Homo erectus di età assoluta oltre i 230.000 anni, vissuta quindi prima della Glaciazione di Riss.

200.000 anni fa - Secondo Zecharia Sitchin, la vita sulla Terra regredisce durante una nuova era glaciale.

Da 200.000 a 130.000 anni fa circa - Si verifica la glaciazione di Riss, la terza glaciazione in Europa avvenuta nel Pleistocene, il primo periodo dell'era Quaternaria, in cui si verificò un abbassamento generale della temperatura e un'ulteriore espansione dei ghiacciai nell'attuale zona temperata. I cicli glaciali, in Europa, sono stati quattro e prendono il nome, dal più antico al più recente, da quattro affluenti minori del Danubio in Germania (più precisamente in Baviera), Günz, Mindel, Riss e Würm. Questa scelta di nomi è dovuta al fatto che fu proprio nelle vallate tedesche che si rinvennero tracce dell'attività dei ghiacciai. Non a caso è sulle Alpi che nacque la moderna glaciologia, infatti le quattro glaciazioni ricoprono le Alpi con una calotta di ghiaccio spessa fino a 2.000 metri. Così le glaciazioni Günz, Mindel, Riss e Würm sono riscontrabili man mano che ci si avvicina al Neozoico e quindi sono identificabili le seguenti quattro ere glaciali: Günz, da circa 1.200.000 a 900.000 anni fa, Mindel, da circa 455.000 a 300.000 anni fa, Riss, da circa 200.000 a 130.000 anni fa e Würm, da circa 110.000 a 11.700 anni fa, intervallate da tre fasi interglaciali: Günz-Mindel, Mindell-Riss e Riss-Würm.

Ricostruzione di Uomo
di Neanderthal.
200.000 anni fa circa - Durante il periodo culturale del Paleolitico medio, appare la specie Homo neanderthalensis, comunemente detto uomo  di Neanderthal, che pare fosse una specie discesa da H. heidelbergensis ed estintasi intorno a 28.000/22.000 anni fa. Prende il nome dalla valle di Neander (Neandertal) presso Düsseldorf in Germania, dove vennero ritrovati i primi resti fossili nell'agosto del 1856 da scavatori di calcare, in una grotta denominata "Kleine Feldhofer", nei pressi della località di Feldhof. Con una dominanza nel periodo della cultura del musteriano, la presenza dell'Uomo di  Neanderthal è documentata da pratiche di arte  e  sepoltura da 130.000 anni fa per le forme arcaiche fino a 30.000 anni fa con reperti fossili e secondo alcuni fino a 22.000 anni fa, pur in assenza di fossili e con discusse prove culturali, principalmente in Europa e Asia e limitatamente in Africa. Fu un "Homo" molto evoluto, in possesso di tecnologie litiche elevate e dal comportamento sociale piuttosto avanzato, al pari dei sapiens, con cui ha convissuto nell'ultimo periodo della sua esistenza. L'Homo neanderthalensis scomparve in un tempo relativamente breve, evento che costituisce un enigma scientifico oggi attivamente studiato. Alcuni studi del 2010 suggeriscono, tra alcune ipotesi probabili relative alla vicinanza genetica tra Homo neanderthalensis e Homo sapiens, che  ibridazioni fra i due possano avere avuto luogo nel Vicino Oriente all'incirca tra 80.000 e 50.000 anni fa, per la presenza nell'uomo contemporaneo di una percentuale tra 1 e il 4% di materiale genetico specificamente neandertaliano.
Ricostruzione di Uomo
di Neanderthal.
Tali tracce genetiche sono presenti negli eurasiatici e nei nativi americani, ma non negli africani moderni. Un sequenziamento genomico infatti, ha consentito un confronto dettagliato con i Neanderthal e gli umani moderni. Da questa analisi si è concluso, nonostante l'apparente divergenza della loro sequenza mitocondriale, che gli uomini di Denisova e i  Neanderthal  abbiano condiviso un ramo comune ancestrale che porta  ai  moderni esseri umani africani, il che accumunerebbe il loro colore scuro della pelle con i denisoviani. Nel 2013, la sequenza di mtDNA prelevata dal femore di un Homo heidelbergensis (probabile antenato del neanderthaliensis) di 400.000 anni fa, proveniente dalla Grota Sima in Spagna, è risultata essere simile a quella di Denisova. Secondo una teoria pubblicata nel 2016 da alcuni ricercatori delle università di Cambridge e Oxford Brookes sull'”American Journal of Physical Antropology”, l'uomo di Neanderthal si sarebbe estinto a causa di malattie portate dai sapiens.
Homo neanderthaliensis di Claudio
Secondo la biologa Charlotte Houldcroft di Cambridge, prima firma dello studio, gli umani che migrarono dall'Africa all'Eurasia portarono con sé una quantità di agenti patogeni che potrebbero essere stati catastrofici per la popolazione neandertaliana, adattata solo alle malattie infettive tipiche del vecchio continente.
La teoria si fonda su due cardini. In primo luogo le malattie infettive sarebbero molto più antiche di quanto creduto in precedenza: si pensava infatti che queste patologie fossero emerse con il passaggio da caccia-pesca-raccolta ad allevamento e agricoltura, circa 8.000/12.000 anni fa, quando gli esseri umani hanno cominciato a vivere in gruppi folti e a contatto con gli animali, mentre le ultime ricerche sul DNA e sul genoma di alcuni patogeni sembrano dimostrare che siano molto più antiche. In secondo luogo, è dimostrato come gli antichi Homo sapiens si siano mescolati con i Neandertaliani, che avevano dominato la scena continentale per decine di migliaia di anni, e si siano scambiati geni patogeni, così come avevano fatto con altri ominidi prima di migrare dall'Africa. I nostri antenati potrebbero quindi essere stati vettori di malattie letali per gli uomini di Neanderthal, fino a portarli all'estinzione.  

140.000 anni fa - Secondo le ricerche condotte con lo studio genetico del DNA, a questa data risale il più recente progenitore comune a tutta l'umanità. In genetica umana, gli aplogruppi del cromosoma Y sono raggruppamenti di combinazioni di marcatori (aplotipi) definiti dalle differenze nella regione non-ricombinante del DNA del cromosoma Y (chiamato NRY da Non-Recombining Y-chromosome). Queste differenze fanno riferimento a polimorfismi biallelici (SNPs, Single Nucleotide Polymorphisms). Il YCC Y Chromosome Consortium ha stabilito un sistema per definire gli aplogruppi del cromosoma Y basato sulle lettere da A a T, con ulteriori divisioni usando numeri e lettere in pedice. Il cromosoma Y ancestrale (scherzosamente definito dagli studiosi di "Adamo") è quello appartenuto ad un maschio teorico che rappresenta il più recente progenitore comune (MRCA Most Recent Common Ancestor) di tutti i maschi attuali lungo la linea patrilineare, visto che il cromosoma Y è unicamente trasmesso dal padre ai figli maschi. La stima di quando questo individuo teorico sia vissuto varia a seconda degli studi. Gli umani moderni, secondo gli studi del cromosoma Y, sono originari dell'Africa subsahariana e hanno poi colonizzato l'Eurasia, circa 70.000 anni fa, seguendo la costa meridionale dell'Asia. I gruppi che partirono dall'Africa, si sarebbero successivamente distribuiti secondo la seguente mappa:

Carta delle migrazioni umane nel mondo dall'Africa, mappate seguendo le
evoluzioni degli aplogruppi del cromosoma Y nel DNA.

Da Y si sarebbero poi generati aplogruppi specifici nel percorso delle migrazioni:
Y ,     il cosiddetto "'Adamo ancestrale'"
A0    : incontrato nel Camerun, nell'Algeria e nel Ghana.
A1    : presente nell'Africa subsahariana, specialmente tra i Boscimani (dell'etnia Khoisan)
          e i popoli nilotici (Sudan del Sud).
B      : diffuso in gran parte dell'Africa subsahariana, particolarmente tra i Pigmei e gli Hadza.
DE    : poco diffuso in Nigeria.
D      : proprio dell'Asia orientale, specialmente nel Giappone, Tibet e isole Andamane.
E      : Copre la parte più vasta dell'Africa. Presente anche nel Vicino Oriente e nell'Europa meridionale.
C      : presente nell'Eurasia orientale.
C1    : poco diffuso in Giappone.
C2    : presente nelle isole del Pacifico, ivi compresa la Polinesia, la Micronesia e la Melanesia.
C3    : presente in una vasta area geografica compresa fra l'Asia centrale, l'Asia orientale, la Siberia e fra i
           Nativi americani dell'America del Nord.
C4    : presente in alta frequenza negli Australiani aborigeni.
C5    : presente nell'Asia meridionale. Anche nell'Asia centrale e nel Vicino Oriente.
C6    : presente nella Nuova Guinea.
E      : il sub-clade E1b1b è di origine africana e si disperse per tutto il Mediterraneo raggiungendo la
         frequenza del 27% in Grecia.
F    : presente specialmente nei popoli tribali indigeni dell'India.
        Gli aplogruppi che discendono dall'aplogruppo F rappresentano il 90% della popolazione mondiale,
        ma si distribuiscono quasi esclusivamente fuori dall'Africa sub-sahariana.
G    : Le maggiori frequenze si riscontrano nel Caucaso. Presente anche tra i Mediorientali e nell'Europa
         meridionale. L'aplogruppo G, originatosi anch'esso in Medio-Oriente, o forse più a Est in Pakistan,
         intorno a 30.000  anni fa, secondo alcuni studi potrebbe essersi diffuso in Europa nel Neolitico,
         oppure, vista la sua forte discontinuità, aver raggiunto l'Europa già nel Paleolitico.
H     : diffuso principalmente nel Subcontinente indiano e negli zingari.
IJ     : IJ corrisponde probabilmente a una ondata migratoria dal Medio-Oriente o all'Asia occidentale a
         partire da 45.000 anni fa, che si è poi diffusa in Europa con l'uomo di Cro-Magnon.
I      : (M170, M258, P19, P38, P212, U179): diffuso maggiormente e quasi esclusivamente in Europa,
        disceso da tribù proto europee. L'aplogruppo I rappresenta circa un quinto dei cromosomi Y
        europei. È quasi esclusivo dell'Europa pertanto si ritiene che si sia originato in quest'area prima
        dell'ultima glaciazione. È probabile che sia stato confinato nel rifugio balcanico durante la glaciazione e
        che poi si sia ridiffuso verso nord con il ritiro dei ghiacciai. Nonostante sia relativamente frequente negli
        Scandinavi, nei Sardi e nelle popolazioni balcaniche, questi popoli presentano subcladi differenti
        dell'aplogruppo I. Questo suggerisce che ognuna delle popolazioni ancestrali è oggi dominata da un
        particolare subclade che ha marcato una indipendente espansione della popolazione lungo diversi
        percorsi migratori durante e immediatamente dopo la glaciazione.
I1   : (L64, L75, L80, L81, L118, L121/S62, L123, L124/S64, L125/S65, L157.1, L186, L187, M253,
        M307.2/P203.2, M450/S109, P30, P40, S63, S66, S107, S108, S110, S111): ramo
        europeo settentrionale/nordico con le più alte frequenze in Scandinavia, Islanda, e Europa
        nord-orientale. Nelle Isole britanniche la mutazione I1-M253 è spesso usata come marcatore delle
        invasioni vichinghe o anglosassoni.
I2   : (L68, M438/P215/S31) ramo europeo meridionale/balcanico;
        I2b  raggiunge discrete frequenze lungo le coste nord-occidentali dell'Europa continentale e in
        Sardegna. Dalla linea I2b è derivato I2b1a (M284) in Europa nord-occidentale ed Isole Britanniche.
J     : (12f2.1, M304, P209, S6, S34, S35): il più importante tra i popoli del Vicino Oriente.
J1    : ramo mediorientale meridionale/arabico
J2    : ramo mediorientale settentrionale/anatolico
K     : diffuso specialmente nell'Oceania.
L      : diffuso principalmente nell'Asia meridionale.
T       (M70, M184/USP9Y+3178, M193, M272) diffuso nell'Europa, nel Vicino Oriente, nell'India,
          nel Corno d'Africa e altre regioni.
M     : prevalente nella Melanesia.
N     : presente fino all'Estremo Oriente ed in Siberia, comune tra i popoli uralici.
O     : prevalente nell'Asia orientale e nel Sud-est asiatico, con una frequenza prossima al 75%.
Q     : è l'aplogruppo principale in quasi tutti i Nativi americani.
R      : disceso da tribù eurasiatiche. Tutti gli aplotipi afferenti all'aplogruppo R condividono le mutazioni
         M207 (UTY2), M306 (S1), S4, S8, S9 e possono essere suddivisi in tre principali linee evolutive:
         R1a, R1b e R2. Per R1 = (M173)
R1a  (L62, L63): è prevalente nelle popolazioni slave dell'Europa orientale e nella regione del Pamir
         fra l'Asia centrale e meridionale. La R1a potrebbe essersi originata nelle steppe euroasiatiche a nord
         del Mar Caspio e del Mar Nero. È associato alla cultura kurgan, nota per la domesticazione del
         cavallo (circa 5000 anni fa). Questa linea è attualmente presente in Asia centrale e occidentale, India,
         e nelle popolazioni slave dell'Europa orientale.
R1b  (M343): è prevalente nell'Europa atlantica, dove rappresenta l'aplogruppo più diffuso e nel Camerun
         settentrionale. La linea R1b è la più comune nelle popolazioni europee. Nell'Irlanda occidentale
         raggiunge una frequenza prossima al 100%. Si è originata prima della fine dell'ultima glaciazione e si è
         concentrata nei rifugi del sud-Europa per poi riespandersi verso nord con il progressivo mitigarsi del
         clima a partire da 14.000 anni fa. Presente anche nel Vicino Oriente, Caucaso e Asia Centrale.
R2    : è importante nel Subcontinente indiano.
S      : presente principalmente nella Papua Nuova Guinea.

130.000 anni fa - Durante l’interglaciazione Riss-Würm (da 130.000 a 110.000 anni fa) la zona dei Balzi Rossi è stata interessata da una fase di trasgressione del livello marino che aveva riportato la costa a lambire le caverne, sulla cui spiaggia il mare depositava anche caratteristiche conchiglie, gli strombi, grandi molluschi della classe dei Gasteropodi (Strombus gigas) e lungo la fascia costiera, dove erano accampati, in ripari e numerose capanne, gruppi di cacciatori-raccoglitori, pascolavano elefantiippopotami e rinoceronti.


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