Si trattava probabilmente di un popolo preindoeuropeo di stirpe affine a quella dei Liguri Ingauni, come testimoniato dall'analogia dei nomi che avevano in comune. Appartengono alla stessa stirpe degli Euganei, secondo Plinio il Vecchio, anche gli Stoni in Trentino.
Carta con gli insediamenti degli
Euganei, Carni, Veneti
(Venetici), Reti, Camuni e Celti
Leponzi e Cenomani.
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Reitia, divinità dei Veneti
(e dei Reti) dell'Italia
nord-orientale.
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Agli antichi Veneti del nord-est italico ci si riferisce talvolta con "Paleoveneti", "Veneti adriatici" o "Venetici" per distinguere il popolo dell'antichità dagli attuali abitanti della regione italiana del Veneto. Nel periodo antico vi erano rapporti culturali fra i nostri Veneti e la Civiltà villanoviana, l'Egeo, l'Oriente e successivamente anche con gli Etruschi. Nelle pianure del Veneto meridionale fra il 1150 e il 900 a. C. sorse il grande centro pre-urbano di Frattesina, crocevia di traffici fra il Baltico, le Alpi Orientali e Cipro, con sistema socio-economico fortemente gerarchizzato; quindi si sviluppano Villamarzana, e poi Montagnana.
Rembrandt: Re Saul e
David che suona l'arpa.
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Le 12 tribù d'Israele e la migrazione
in Arcadia di quella di Beniamino.
Da "Il Santo Graal" di
Baigent,
Leigh e Lincoln. Vedi anche QUI
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Cartina della Fenicia intorno al
1000 a.C. con Biblo, Sidone e Tiro.
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La stele di Nora,
vicino a Cagliari,
con antiche iscrizioni
in alfabeto fenicio
IX - VIII sec. a.C.
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Alfabeto Fenicio arcaico e gli alfabeti
derivati dal Fenicio: Greco orientale e
occidentale: dal Greco occidentale
deriveranno l'Etrusco e il Latino.
Clicca sull'immagine per ingrandirla.
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Dal 1.080 - A seguito degli accordi fra le popolazioni italiche di origine indoeuropea (definiti Aborigeni dagli storici antichi), con gli Umbri in prima fila, e i Pelasgi, dopo le campagne vittoriose contro i Liguri (chiamati Siculi), avvenute orientativamente alla fine dell'età del bronzo, gli Italici avrebbero concesso ai Pelasgi il popolamento dell'Etruria, che era stata dei Liguri, dove si sarebbero insediati e da cui sarebbe scaturita la civiltà Etrusca. Complessivamente, si è attribuita ai Pelasgi una vocazione migratoria e, in particolare, marinara: Eusebio, nel "Chronicon", considerava quella dei Pelasgi una "talassocrazia" che potrebbe essere stata la protagonista dell'avvicendamento al governo della Tartesso iberica, appannaggio dei liguri arcaici, che passerà poi sotto il controllo dei Cartaginesi nell'VIII secolo a.C., e gli riconosceva il dominio del Mar Mediterraneo, in un periodo che sarebbe iniziato novantanove anni dopo la caduta di Troia (quindi intorno al 1080 a.C.) e sarebbe durato altri ottantacinque, quindi fino al 995 a.C. circa (secondo la cronologia di Eratostene di Cirene, tra il 1082 e il 997 a.C.). Non a caso l'alfabeto adottato a Tartesso ha ispirato i 5 alfabeti nord-italici del V secolo, che vennero invece attribuiti a nuove adozioni dell'alfabeto etrusco: se i Pelasgi, considerati "Tirreni", avevano sottomesso Tartesso intorno al 1200 a.C. e da loro erano derivati gli Etruschi italici, il cerchio si chiude. Per il post "Dal linguaggio ligure al celtico nell'Italia settentrionale antica, i 5 alfabeti usati e il runico germanico", clicca QUI.
Carta delle Popolazioni italiche nel
1000 a.C.
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Atene, Aeropago visto dall'Acropoli. |
Area degli insediamenti degli
Sciti dal 1.000 a.C.
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Vinti e assoggettati i Cimmeri, gli Sciti dilagarono, nel corso del VI secolo a.C., verso l'area balcanica e la Pannonia, nel bacino settentrionale del Mar Nero, per poi toccare la Germania orientale e con i Traci l'Italia settentrionale.
Area in cui erano stanziate le tribù
germaniche durante il
I millennio a.C.
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Territori della Cultura celtica di Golasecca. |
Tale necessità è motivata dalla ricchezza che si viene a produrre in queste zone, ricchezza dovuta all’ubicazione geografica che consentì il controllo delle vie commerciali tra il versante nord e sud delle Alpi. Tutto ciò consentì lo sviluppo, in una zona omogenea, di una società diversificata rispetto ai vicini, nonché la nascita di una delle più antiche città europee al di fuori della zona mediterranea. Al periodo di benessere appena descritto segue per tutto il IX sec. e metà del l’VIII sec. un calo, probabilmente dovuto a mutazioni climatiche che portarono un periodo di forte piovosità, come dimostrato dai livelli dei laghi svizzeri sulle cui sponde, da secoli, sorgevano abitazioni abbandonate in seguito all’innalzamento del livello dell’acqua. E’ presumibile che tali innalzamenti dovuti alle copiose precipitazioni abbiano influenzato anche la vita ed i commerci in pianura padana, rendendo difficile l’utilizzo delle vie d’acqua. La situazione migliorò verso la fine dell’ VIII secolo.
La situla Benvenuti della
cultura d'Este, o Atestina.
Clicca sull'immagine
per ingrandirla.
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Alfabeto
Venetico
d'Este.
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- Fin da circa il 1.000 a.C. la regione corrispondente all'attuale Portogallo è abitata dalla popolazione iberica dei Lusitani.
- Nel 1.000 a.C. circa, il linguaggio delle popolazioni celtiche si distingue in quattro sub-famiglie. Le lingue celtiche sono idiomi che derivano dal proto-celtico o celtico comune, una branca della grande famiglia linguistica indoeuropea. Durante il I millennio a.C., queste venivano parlate in tutta l'Europa, dal Golfo di Guascogna al Mar del Nord, lungo il Reno ed il Danubio fino al Mar Nero e al centro della penisola anatolica (Galazia). Oggi le lingue celtiche sono limitate a poche zone ristrette in Gran Bretagna, nell'Isola di Man, in Irlanda, in Bretagna (in Francia) e persistono nei dialetti dell'Italia settentrionale, Venezie escluse. Il proto-celtico si divide apparentemente in quattro sub-famiglie: il gallico ed i suoi parenti più stretti, il lepontico, il norico ed il galato. Queste lingue venivano parlate in un vasto spazio che andava dalla Francia fino alla Turchia, dal Belgio fino all'Italia settentrionale, dove sopravvive nei dialetti di Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Liguria; il celtiberico, anticamente parlato nella penisola iberica: nell'area del Portogallo centro-meridionale e in Spagna nella Galizia, nelle Asturie, in Cantabria, in Aragona e nel León; il goidelico, che include l'irlandese, il gaelico scozzese, il mannese; il brittonico che include il gallese, il bretone, il cornico, il cumbrico, l'ipotetico ivernico e forse il pittico. Alcuni studiosi distinguono un celtico continentale da un celtico insulare, argomentando che le differenze tra le lingue goideliche e quelle brittoniche si sono originate dopo la separazione fra lingue continentali e insulari. Le lingue celtiche continentali sono quelle lingue celtiche che non sono né goideliche né brittoniche (celtico insulare). Sebbene sia verosimile che i Celti abbiano parlato dozzine di lingue e dialetti diversi attraverso l'Europa in tempi pre-romani, solo quattro di queste lingue sono realmente attestate e sopravvivono nei dialetti locali: Lingua leponzia (dal VII al III secolo a.C.) generalmente considerata una variante del Gallico; Lingua gallica (dal III secolo a.C. al II secolo d. C.); Lingua galata (dal III secolo a.C. al IV secolo d. C.) generalmente considerata una variante del Gallico; Lingua celtiberica (intorno al I secolo a.C.). Molti ricercatori concordano sul fatto che il celtico insulare sia un ramo distinto del celtico, avendo subìto innovazioni linguistiche. Le lingue celtiche insulari sono le lingue celtiche parlate ancora oggi in Gran Bretagna, Irlanda, Isola di Man, Bretagna e sulla costa atlantica della Francia, che si contrappongono alle lingue celtiche continentali. Complessivamente si stima che le lingue celtiche insulari siano parlate da circa 900.000 persone. La più diffusa è la lingua gallese, con 526.000 locutori censiti nel Regno Unito nel 2011. Segue la lingua bretone, che contava 206.000 locutori nel 2007. La lingua gaelica irlandese, o semplicemente lingua irlandese, è parlata da 106.210 persone, di cui 72.000 censite nel 2006 nella Repubblica d'Irlanda. Per la lingua gaelica scozzese si stimano 63.130 locutori. La lingua cornica e la lingua mannese, un tempo considerate estinte, al censimento del Regno Unito del 2011 risultavano essere la lingua principale, rispettivamente, di 557 e 33 persone. La lingua gaelica iberno-scozzese era diffusa in Irlanda e Scozia, ma è ritenuta estinta dal XVIII secolo. Secondo Ethnologue, la classificazione delle lingue celtiche insulari è la seguente: Lingue brittoniche: lingua bretone [codice ISO 639-3 bre], lingua cornica [cor], lingua gallese [cym]. Lingue goideliche o gaeliche: lingua gaelica iberno-scozzese [ghc], lingua gaelica irlandese [gle], lingua gaelica scozzese [gla], lingua mannese [glv]. Altri studiosi distinguono invece un celtico-Q da un celtico-P, a seconda dello sviluppo della consonante indoeuropea kʷ. La lingua bretone è brittonica, non gallica. Quando gli anglo-sassoni si trasferirono in Gran Bretagna, alcuni dei nativi gallesi (welsh, dalla parola germanica Welschen che designa gli "stranieri", parola che deriva dal nome della tribù celtica dei Volci Tectosagi che erano appunto confinanti e talvolta in guerra con tribù germaniche e pertanto stranieri per questi ultimi) attraversarono la Manica e si stabilirono in Bretagna, portandosi la loro lingua madre che diventò in seguito il bretone, che rimane ancora oggi parzialmente intelligibile con il gallese moderno ed il cornico. Per tutte, il sistema di scrittura è l'alfabeto latino.
Particolare del sarcofago degli Sposi
opera etrusca del VI sec. a.C.
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Ubicazione dell'isola di Lemnos e
luoghi in cui sorgevano
i principali santuari della Grecia
antica, con indicata la
divinità specifica che vi si venerava.
Clicca
sull'immagine per ingrandirla
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Scritta Etrusca tradotta con la lingua
albanese, che
testimonia la derivazione comune delle
lingue Etrusca
e Illirico-Albanese. Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
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Cartina dell'espansione degli Etruschi
dal 750 a.C. al 500 a.C.
con i nomi delle loro città
appartenenti alla Lega (dodecapoli)
e altri insediamenti. Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
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Particolare nella Tomba dei
Leopardi a Tarquinia.
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Tomba Etrusca dei Leopardi del 480
a.C. che sorge, insieme ad altre, nei
pressi di Tarquinia. Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
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Tomba dei Tori del 530 a.C., nella
necropoli di Monterozzi, a Tarquinia.
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Particolare della Tomba dei Tori:
il toro in alto a sinistra, durante uno
strano rapporto etero-sessuale a tre,
guarda altrove, disinteressato.
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Tarquinia: particolare dell'immagine
che dà il nome alla Tomba della
Fustigazione, del 490 a.C.
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A partire dalla distruzione di Veio (395 a.C.), entro il sec. III a.C. Roma si impossessò di tutta l’Etruria.
La centralità del culto dei morti presso gli Etruschi è attestata dalle numerose necropoli e tombe isolate disseminate in Toscana e nel Lazio; convinti che il defunto conservasse l’individualità congiunta alle proprie spoglie mortali, concepirono il sepolcro come un’abitazione sotterranea, arredata con letti, tavoli, utensili e affrescata da vivaci pitture.
La società etrusca era formata da nobili, discendenti dei primi dominatori, e servi, discendenti delle popolazioni preesistenti all'occupazione etrusca. Vi erano schiavi adibiti ai lavori più pesanti, ma anche schiavi semiliberi che, per i loro meriti, potevano condurre vita migliore e anche elevarsi socialmente.
Velia Velcha, dalla Tomba
dell'Orco di Tarquinia.
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Ricostruzione di Septimontium.
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