Ambrogio di Milano.
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- Sappiamo che avvenne l'uccisione a tradimento, dopo un banchetto, del capo dei suebi Quadi, Gabinio, da parte del prefetto del pretorio delle Gallie, Massimino, che rese furiosi non solo i Quadi, ma molte altre popolazioni a loro vicine (come gli Iazigi ed i Vandali), che insieme inviarono squadre di saccheggiatori a sud del Danubio in territorio romano. Furono così senza alcun preavviso assaliti i contadini impegnati nel raccolto delle messi, molti dei quali furono sterminati mentre altri furono fatti prigionieri e condotti con molti animali di ogni tipo nei loro territori. Poco mancò che anche la stessa figlia dell'imperatore Costanzo II, Flavia Massima Faustina Costanza, venisse catturata dai barbari inferociti, riuscendo invece a rifugiarsi a Sirmio.
Nel 375 - Durante il regno di Valentiniano I, l'impero è ripetutamente devastato da invasioni barbariche. Nel 375, alla notizia di un'invasione da parte della tribù dei Quadi, si dice che Valentiniano I sia stato preso da un tale accesso di collera da stramazzare al suolo, morendo per un'emorragia cerebrale, anche se secondo altre fonti, l'imperatore Valentiniano I mosse guerra ai Quadi nei loro stessi territori a nord di Brigetio e fu proprio in questa località che l'imperatore si spense per un colpo apoplettico durante le trattative di pace, il 17 novembre del 375. Brigetio (l'odierna Komárom, sul Danubio) era una località appartenente all'antica tribù degli Azali, di chiara origine illirica, ma con connotazioni anche celtiche, tanto che l'origine del suo nome deriverebbe proprio dal celtico brig-, col significato di "fortezza". Si trova nel territorio della moderna Ungheria, mentre in Slovacchia, al di là del Danubio sorge l'equivalente Komárno.
Solidus di Flavio Graziano
(Sirmio, Sremska Mitrovica
in Serbia, 04/05 359 -
Lugdunum, 25/08/383), sotto
l'influenza di Ambrogio avviò
una politica anti-pagana. Di
Rasiel Suarez - Opera propria,
CC BY-SA 3.0: QUI.
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Flavio Valentiniano II,
(371 - Vienne, 15 maggio 392)
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Stanziamenti di Visigoti e Ostrogoti fino al 375. |
- Nel 375, incalzati dagli Unni che, giunti nel frattempo in Europa, avevano sconfitto gli Alani accogliendone i superstiti nel loro esercito e sottomesso i Goti dell'est o Greutungi (Ostrogoti), i goti Tervingi (poi chiamati Visigoti) sono scacciati dalla loro regione d'insediamento tra il Danubio e il Mar Nero.
L'antica Scizia. |
Nel 376 - I goti Tervingi erano rimasti a occidente della Scizia fino al 376, quando uno dei propri capi, Fritigerno (convertito al cristianesimo ariano), chiede all'imperatore romano Valente il permesso di insediarsi sulla riva meridionale del Danubio. In questo luogo sperava di trovare riparo dagli Unni. Valente concederà il permesso, ma la carestia che stava colpendo Roma impedirà all'imperatore di fornire il cibo e la terra promessi, fatto che causerà una rivolta seguita da sei anni di saccheggi e distruzioni per tutti i Balcani. I goti Tervingi (poi chiamati Visigoti), parte dei quali si erano ritirati in Transilvania con il pagano Atanarico, dopo aver perso gran parte delle loro ricchezze per le incursioni degli Unni, decide di passare con il cristiano ariano Fritigerno a chiedere asilo all'imperatore romano d'oriente Valente, accalcandosi in duecentomila tra le foci del Danubio, la Mesia e la Tracia. Secondo gli accordi, i goti sarebbero stati coscritti nell'esercito romano e a loro sarebbe stata concessa piena cittadinanza, ma in realtà non accadde niente di tutto questo. Anche i Greutungi (Ostrogoti), senza essere invitati, entrano nei confini dell'impero. La presenza di troppe persone in un'area ristretta, come la provincia della Mesia, che era stata loro assegnata, porterà ad una penuria di cibo che causerà l'inizio delle ostilità tra Romani e Goti. L'accoglienza romana ai Goti fu concessa ma malamente gestita: i Goti furono spogliati delle armi e privati dei bambini, consegnati come ostaggi, ma non venne adeguatamente assicurato loro l'approvvigionamento alimentare. La fame e gli stenti spinsero i Tervingi, guidati dal cristiano ariano Fritigerno, alla rivolta, a cui si unirono i Greutungi che avevano a loro volta passato il Danubio ed insieme sconfissero l'esercito romano a Marcianopoli (l'attuale Preslav, nei pressi della città di Devnja, in Bulgaria dell'est).
Invasioni nell'Impero Romano dal 375 Immagine modificata da: MapMaster- Opera propria, CC BY-SA 2.5: QUI. |
Mesia con evidenziata Adrianopoli,
in Tracia, da: https://deipnosofista.
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Battaglia di Adrianopoli.
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Carta con le date dell'avanzata della
migrazione dei Visigoti attraverso
l'Europa.
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- In seguito al disastro di Adrianopoli dell'agosto del 378 in cui era stato ucciso l'imperatore d'oriente Valente, Graziano si ritrovava a governare anche la parte orientale dell'impero, ma sentendosi impreparato a fronteggiare da solo la pressione barbarica nominò, il 19 gennaio 379, il suo magister militum Teodosio imperatore d'oriente come Teodosio I e da lì in poi gli imperatori romani e i loro successori avrebbero adottato una nuova strategia di contenimento nei confronti dei barbari, cominciando ad adottare politiche di pacificazione basate sui sistemi di hospitalitas e foederatio, meccanismi che consentissero l'integrazione e l'assimilazione delle genti che premevano lungo il limes romano. La disfatta di Adrianopoli inoltre, accelerò quel processo di apertura all’immigrazione barbarica che già da secoli preoccupava i romani e li vedeva costretti a stipulare patti di accoglienza con quelle popolazioni d’oltre Danubio che richiedesseo di stabilirsi nell’Impero. Adrianopoli innescò un circolo vizioso per il quale le forze militari romane iniziarono a fare assegnamento, in modo sempre più esclusivo, sull'apporto dei soldati di origine barbarica, al punto che l’esercito giunse ad essere costituito, in larga parte, da mercenari e truppe barbare romanizzate e da non poter prescindere dall'impiego di dediticii, i discendenti dei dediti, i componenti di comunità, una volta del tutto autonome, che per mezzo della sottomissione volontaria, (la deditio), erano entrati in rapporto di dipendenza con Roma. La battaglia segnò l’inizio del percorso che avrebbe portato alla caduta definitiva dell’Impero (d'Occidente) e al suo sfaldamento per l'incapacità di gestire un tassello basilare come quello militare, a causa delle sempre più frequenti pressioni che i militari stranieri esercitavano sull'autorità imperiale, in termini di donativi, privilegi e richieste che, a vario titolo, i vertici dell'esercito insistevano a pretendere dagli imperatori. L'incapacità di far fronte a queste domande, il rafforzarsi della posizione dei comandanti barbari che disponevano spesso di un proprio e autonomo esercito all'interno dell'impalcatura militare romana e l'acuirsi di forme di ricatto, costituirono i punti deboli del potere romano. Questo processo fu contrastato e arrestato con successo alla metà del V secolo nella Pars Orientis dell'impero, mentre in occidente si svilupperà incontrastato fino alla presa di potere di Odoacre nel 476, diventando una delle maggiori cause, se non la causa, della fine dell'impero romano d'Occidente.
Pannonia con Sirmio, da QUI. |
- Da QUI: Il 19 gennaio 379 Graziano si associa nell'impero, quale augusto d'Oriente, il cattolicissimo generale Teodosio, il cui padre aveva fatto giustiziare a Cartagine solo tre anni prima: dopo la vittoria di Flavio Teodosio noto come Conte Teodosio o Teodosio il Vecchio o Seniore sul ribelle Firmo in Mauretania, che si era ribellato a causa delle vessazioni subite dal governatore romano della provincia, il comes Africae Romano di cui Teodosio aveva rivelato le malefatte e dopo la morte di Valentiniano I (novembre 375), Teodosio fu arrestato, portato a Cartagine e giustiziato nella prima parte del 376, non prima di essersi battezzato. La decisione di Graziano era stata suggerita, a quanto pare, dai cattolici milanesi. Infatti Graziano è a Treviri da fine agosto 379 a primavera 380, accompagnato da Manlio Teodoro, l'influente comes rerum privatorum a capo della fazione cattolica milanese. Quali argomenti abbia usato l'amico di Ambrogio per convertire alla propria fazione il duttile imperatore non sappiamo, ma quando Graziano ritorna a Milano il 22 aprile 380 emana un editto che impone la confisca di tutti i luoghi di culto a vantaggio dei cattolici e impone che sia restituita ai cattolici una basilica sequestrata dagli ariani non per sua iniziativa (Ambr., De spiritu I, 8, 19-21).
Nel 381 - Concilio ecumenico di Costantinopoli, cui presero parte solo esponenti della Chiesa dell'Impero romano d'Oriente, in cui venne ribadita l'uguaglianza tra le divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e nello specifico è accettato il dogma che lo Spirito Santo procede dal Padre attraverso il Figlio (in latino: ex Patre procedit). Successivamente, la sola Chiesa di Roma celebrerà un suo Concilio a Toledo, nell'anno 589 (sotto Papa Pelagio II), nel quale modificherà questo dogma e stabilirà che lo Spirito Santo promana dal Padre e dal Figlio (in latino: ex Patre Filioque procedit). Questa variazione non sarà accettata dagli altri patriarcati, soprattutto da quello di Costantinopoli, che intravvederà in questo cambiamento una sorta di negazione del monoteismo, e si arriverà, nel 1.054 ad uno scisma della chiesa cristiana fra "cattolica" cioè universale, quella romana e "ortodossa", fedele al dogma di Nicea del 325, quella costantinopolitana.
- Nel 381 il co-imperatore d'occidente Graziano sposta la capitale dell'impero romano d'Occidente da Treviri a Milano.
- Teodosio I, nella sua carica di imperatore d'Oriente, accetta di concludere con i Goti un foedus. Il 3 ottobre 382 è stato stipulato con i Goti, o perlomeno con quelli che erano scampati alla guerra, un trattato che li autorizzava a stanziarsi lungo il corso del Danubio, che allora costituiva il confine dell'impero, e più precisamente nella diocesi di Tracia, e di godervi un'ampia autonomia. In seguito molti di loro avrebbero militato stabilmente nelle legioni romane, altri avrebbero partecipato a singole campagne militari in qualità di federati, altri ancora, riuniti in bande di mercenari, avrebbero continuato a cambiare alleanza, finendo col diventare un motivo di grande e perdurante instabilità politica per tutto l'impero.
Solidus di Magno Massimo: Classical
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- Da QUI: Il 25 agosto 383 viene assassinato il ventiquattrenne Graziano nel corso di un banchetto organizzato in suo onore a Lugdunum (Lione). Anche in questo caso le fonti storiche sono discordanti: secondo alcuni nel banchetto fu assassinata tutta la famiglia imperiale, cioè anche Costanza e il bambino che era nato nel 379. Secondo altri Costanza era già morta e Graziano si era risposato con Leta. Il vescovo Ambrogio non ne fa menzione. Se l'eliminazione dell'intera famiglia risponde a verità, prenderebbe corpo l'ipotesi della lotta dinastica piuttosto del problema del controllo militare. Giustina teme che l'alleanza Teodosio-Massimo sia fatale anche al figlio e rinforza l'esercito goto, ma il giovane Valentiniano II è schiacciato fra la pressione materna, quella del generale franco Bautone che vuole governare a suo nome e quella psicologica del vescovo Ambrogio. Non fa in tempo a sottoscrivere il ripristino dell'ara della Vittoria in senato, che Ambrogio gli scrive in maniera così sottilmente minacciosa da fargli annullare il decreto. E così anche quando ordina la restituzione dei fondi ai collegi sacerdotali, Ambrogio riesce a bloccare l'esecuzione del decreto.
- Nello stesso 384, Teodosio I invia il generale romano di padre vandalo Stilicone presso lo Scià persiano sasanide Sapore III per negoziare la pace e la spartizione dell'Armenia. La missione ebbe successo e, tornato a Costantinopoli, Stilicone fu promosso al rango di comes sacri stabuli e si sposò con Serena, figlia di Onorio, un fratello defunto di Teodosio, quindi anche lei di origine ispanica, descritta da Claudiano come bionda, bellissima, ma anche ambiziosa, autoritaria e senza scrupoli. Alla morte dei genitori era stata adottata come figlia da Teodosio, che l'adorava: era l'unica capace di arrestare le sue collere esplosive, di allietare le sue depressioni, di lenire le sue febbri. La giovane donna era cresciuta consapevole del suo fascino e del suo potere, che esercitò a Costantinopoli dando parecchio filo da torcere alla pia Flaccilla, la prima moglie di Teodosio e poi forse anche a Galla, la seconda moglie. Elia Flavia Flaccilla ( ... - Costantinopoli, 386) prima moglie dell'imperatore Teodosio I gli aveva dato una figlia, Pulcheria, morta infante, Arcadio (Hispania, 377 circa) e Onorio (9 settembre 384). Dall'unione di Serena e Stilicone nasceranno invece Eucherio e due femmine, Maria e Termanzia che andranno in spose, in momenti successivi, all'imperatore d'occidente figlio di Teodosio Onorio, nonostante le sue tendenze fossero risaputamente omosessuali. Flavio Stilicone (359 circa - Ravenna, 22 agosto 408) fu il magister militum romano, d'origine vandala da parte di padre, che di fatto governò la parte occidentale dell'impero romano dalla morte di Teodosio I fino alla sua esecuzione. Stilicone era nato nell'odierna Germania da padre vandalo, ausiliario romano ufficiale di cavalleria sotto l'Imperatore Valente, e da madre cittadina romana. Tuttavia si considerò sempre un romano, sebbene, come molti germani, fosse di confessione religiosa ariana, considerata eretica dal resto del Cristianesimo. Parlava correttamente le tre lingue principali dell'epoca: il germanico d'uso corrente (una sorta di lingua franca per le tribù nomadi barbare), il latino e il greco (idioma prevalente nell'Impero Romano d'Oriente). Aveva seguito a Costantinopoli la carriera dei militari palatini: tribunus, comes stabuli sacri, comes domesticorum ed infine generale in capo di tutto l'esercito.
- Da QUI: Alla fine del 384 Giustina fa arrivare a Milano Mercurino, vescovo ariano di Durostorum (Silistra, sul Danubio in Romania), deposto da Teodosio, di probabile origine gota, discepolo di Ulfila. Giustina tenta di organizzare una chiesa ariana da contrapporre a quella cattolica, ed è guerra aperta tra lei e il vescovo. Nella primavera 385, in preparazione della Pasqua, gli uffici di corte chiedono ad Ambrogio di mettere a disposizione la basilica ecclesìa per la celebrazione delle feste. Il vescovo si reca subito a corte (Ep. 75A, 23): "Quando il popolo seppe che mi ero recato a palazzo, vi fece irruzione con tale impeto che non furono in grado di tener testa alla sua violenza; il conte militare uscì con le truppe leggere per mettere in fuga la folla e io fui pregato di placare il popolo promettendo che nessuno avrebbe invaso la basilica ecclesìa"; una probabile sommossa ben orchestrata. Il risentimento di Giustina è enorme: "L'imperatore non deve ricevere una basilica in cui recarsi e Ambrogio vuole essere più potente dell'imperatore?". Valentiniano assegna allora d'ufficio agli ariani la basilica Porziana extra muros, la cui identificazione è rimasta un enigma irrisolto in tutti questi secoli, ma i cattolici la occupano. Le truppe imperiali circondano allora sia la Porziana, sia la basilica ecclesìa e la Vetus, ma di fronte alla resistenza inflessibile di Ambrogio, onde evitare spargimenti di sangue, le truppe si ritirano. Giustina si sposta allora da luglio a dicembre 385 di nuovo ad Aquileia per preparare il contrattacco ad Ambrogio.
Nel 386 - Da QUI: Il 23 gennaio 386 Valentiniano II emana da Milano una costituzione rivolta al prefetto pretorio Eusiginio che condanna l'integralismo di Ambrogio e in cui si concede diritto di culto pubblico agli ariani, pena di morte a chi si opponeva (Cod. Theod. XVI 1.4). Ambrogio viene invitato a lasciare Milano e a trovarsi una sede di sua scelta. La replica di Ambrogio è nel sermone che pronunciò nel marzo contro il suo rivale ariano Mercurino Aussenzio: "Imperator enim intra Ecclesiam, non supra Ecclesiam est (Perché l'imperatore è all'interno della Chiesa, non al di sopra della Chiesa)" (Ep. XXI), frase che valse ad Ambrogio la scelta a patrono della città. La reazione di Giustina, per mano del figlio, non tarda a farsi sentire: Ambrogio deve presentarsi con giudici di sua scelta davanti al consistoro per sostenere un contraddittorio con Mercurino Aussenzio. Ambrogio rifiuta e invita provocatoriamente il giovane imperatore a trasferirlo pure d'ufficio se non teme la guerra civile. L'esistenza del vescovo si fa durissima ed è seguito a vista dalla polizia imperiale. Per la Pasqua la corte chiede la basilica ecclesìa nova, ma i fedeli cattolici occupano già dalle Palme le tre basiliche, nova, vetus e Porziana. Per tenere svegli ed emotivamente eccitati i fedeli, Ambrogio introduce a Milano i canti antifonati, che rimarranno nella tradizione liturgica ambrosiana. L'occupazione, cominciata venerdì 27 marzo, si protrae fino a giovedì 2 aprile, poi Giustina demorde e decide di andare a festeggiare la Pasqua nella più tollerante Aquileia. A giugno è la volta di Ambrogio a sferrare un colpo basso: in maggio aveva consacrato la basilica degli Apostoli; il mese dopo, dovendo consacrare anche la basilica che da lui prese il nome e avendo predisposto la sua sepoltura sotto l'altare maggiore, la reazione ariana e imperiale è immediata: forse che il vescovo aveva avuto la presunzione di costruirsi un mausoleo per sé? Allora Ambrogio il 17 giugno 386 dice di aver rinvenuto presso la basilica dei SS. Nabore e Felice i corpi di due decapitati anonimi, che chiameranno Gervasio e Protasio, e li farà seppellire presso di sé: "Poiché non ho meritato personalmente di essere martire, ho almeno ottenuto questi martiri per voi" (Ep. XXII, 12). La provocazione nei confronti degli ariani era chiara, poiché l'arianesimo negava il culto dei martiri o dei santi o più in generale delle reliquie. In occasione delle "invenzioni" si alzavano le grida degli invasati dai demoni, che in questo modo attestavano l'autenticità dei corpi dei martiri. Dopo la "confessione" demoniaca, gli invasati erano liberati dagli spiriti immondi. Gli ariani si facevano beffe di tutto questo trambusto: "Nella corte una moltitudine di Ariani, che attorniavano Giustina, derideva la grazia divina che il signore Gesù mediante le reliquie dei suoi martiri s'era degnato di conferire alla Chiesa cattolica, e andava raccontando che Ambrogio s'era procacciato con denaro alcuni uomini che fingessero d'essere vessati da spiriti immondi e tormentati da Ambrogio stesso e dai martiri. E così parlavano gli Ariani con linguaggio di giudei, certo loro consimili" (Paolino, 15, 1-2). Il modello dell'invenzione è quello usato dall'imperatrice Elena, madre di Costantino, nel ritrovare sul Golgota la S. Croce, avvenimento celebrato da Ambrogio nell'orazione funebre per Teodosio. Nel novembre del 386 Giustina è esasperata dagli intrighi di Ambrogio e quindi si trasferisce temporaneamente ad Aquileia e intanto studia le modalità per il passaggio definitivo della capitale da Milano a Roma. Il vuoto lasciato dalla corte imperiale a Milano provoca la fatale discesa di Massimo, stanco anche lui della scomoda sede di Treviri.
- Da QUI: Il vuoto lasciato dalla corte imperiale a Milano provoca la fatale discesa di Massimo, stanco anche lui della scomoda sede di Treviri. Giustina coi figli fugge a Salonicco nell'estate del 387 e richiede l'intervento armato di Teodosio. Il prezzo preteso da Teodosio è alto: prima di tutto Giustina e i regali rampolli devono abbracciare il cattolicesimo poi, quale garanzia, gli deve essere concessa Galla, appena pubere. Giustina sarebbe passata attraverso le fiamme del fuoco eterno pur di conservare l'impero al figlio Valentiniano e accetta senza troppe riflessioni tutte le condizioni. Ricevuta una flotta per tornare in Italia, s'imbarca sulla nave col figlio pronta a dar battaglia, ma non rivedrà più le coste italiane perché una provvidenziale morte le impedirà di assistere anche alla rovina dell'amato Valentiniano II. Le accuse contro Giustina continueranno anche dopo la sua morte. Paolino (biografo di Ambrogio) ci informa infatti che un tale Innocenzo, sottoposto a tortura dal giudice in un processo di stregoneria, confessò che i maggiori tormenti gli venivano inflitti dall'angelo custode di Ambrogio, perché ai tempi di Giustina era salito di notte sul tetto della chiesa per aizzare gli odi della gente contro il vescovo e ivi aveva compiuto sacrifici. Aveva anche mandato demoni a ucciderlo, ma non erano neppure riusciti ad avvicinarsi a lui, perché una barriera di fuoco difendeva la casa; un altro era arrivato armato fino alla camera, ma il braccio si era paralizzato finché non aveva confessato che il mandante era stata Giustina (Vita Ambr. § 20). Durante l'esilio di Giustina e Valentiniano II a Salonicco, nell'autunno del 387, Galla viene data precipitosamente in moglie a Teodosio, vedovo da due anni e quarantenne, che ha già due figli, Arcadio e Onorio. Galla ha circa tredici anni. Il matrimonio serve a sancire la legittimità della presenza di Teodosio sul trono d'Oriente, mentre per l'Occidente si tenta di recuperare il trono a Valentiniano II. La manovra fu così plateale che bisognò subito ammantarla di romanticismo. Zosimo, storico bizantino vissuto alla metà del V sec., racconta che Teodosio stava esponendo al consistoro la possibilità di un accordo col suo antico amico Magno Massimo, quando entrò Giustina con Galla, che suscitò a Teodosio un “colpo di fulmine”. Giustina acconsentì a concedere la figlia in matrimonio solo a condizione che Teodosio vendicasse la morte di Graziano, dichiarando guerra a Massimo. Alcuni vollero vedere in Galla doti che difficilmente oggidì potremmo attribuire a una tredicenne: Galla, grazie alla sua avvenenza e al grande fascino personale, avrebbe esercitato un grande ascendente sul marito Teodosio, che solo per lei avrebbe combattuto contro il suo amico Massimo. Come età Galla è molto più vicina ai figli di Teodosio che non al marito: ha solo tre anni più di Arcadio e la loro convivenza nel palazzo di Costantinopoli si dimostra subito problematica. Verso la fine del 390, anzi, i rapporti tra i due si erano fatti talmente gravi da rendere necessario il richiamo di Teodosio da Milano per placare gli animi. Galla potrebbe essere stata convinta della superiorità dinastica che vantava rispetto ad Arcadio e Onorio, sebbene lei stessa non fosse che la figlia di un ex generale pannonico e di una infaticabile arrampicatrice sociale (ma di dinastia costantiniana). La soluzione fu che lei si trasferisse con la piccola Placidia in un palazzo che da lei prese il nome, la domus Placidiana (Marcellinus Comes, Chronicon).
- Nel 387 Teodosio I sposa la sua seconda moglie Galla, quando i due avevano rispettivamente quaranta e sedici anni circa. Teodosio aveva già avuto tre figli dal precedente matrimonio con Flaccilla (Pulcheria Teodosia morta infante, Arcadio e Onorio) e da Galla avrà inizialmente un figlio, di nome Graziano, morto infante. Galla (374 - 394) era una dei quattro figli dell'imperatore romano Valentiniano I e della sua seconda moglie Giustina, ed era quindi sorellastra dell'imperatore Graziano, figlio di Valentiniano I e della sua prima moglie Marina Severa, associato al trono dal padre già nel 367 e sorella di Grata, Giusta e di Valentiniano II, proclamato augusto alla morte del padre nel 375, a soli quattro anni e sotto la reggenza della madre Giustina. Galla crebbe nella famiglia imperiale presso la capitale di Milano. Dopo la morte di Graziano nel 383 e in seguito all'attacco dell'usurpatore delle province galliche Magno Massimo, fuggì nel 387 con la madre e i fratelli a Tessalonica, presso l'imperatore Teodosio I, associato al trono da Graziano nel 379. Qui Giustina fece comparire la bellissima Galla in lacrime davanti al quarantenne imperatore, il quale la chiese in sposa: Giustina pose la condizione che Teodosio intervenisse in Italia per ricollocare Valentiniano sul trono e questi accettò. Il matrimonio fu celebrato quello stesso anno e Teodosio si recò in Occidente a combattere Massimo. Divenuta imperatrice, Galla si era trovata ad essere, a tredici anni, la madre adottiva dei figli del primo matrimonio di Teodosio, Arcadio (che aveva dieci anni) e Onorio. Nel 388 diede alla luce il primo figlio, Graziano, morto però ancora infante. Tra il 388 e il 391 Teodosio rimase in Italia, dove rimise sul trono Valentiniano; nel frattempo Galla e Arcadio, che vivevano a Costantinopoli nel Gran Palazzo, entrarono in contrasto, tanto che nel 390 Galla fu allontanata dal palazzo ma a quanto pare non definitivamente, poiché quando nel 392 nacque Galla Placidia e morì Valentiniano II, fratello di Galla, secondo la testimonianza dello storico Zosimo, lei "riempì la reggia con le sue grida". Morì nel 394 per le conseguenze di un altro parto a cui non sopravvisse neppure il bambino, Giovanni. Come la madre Giustina, Galla era probabilmente ariana.
- Nel 388/392 nasce Elia Galla Placidia (Costantinopoli, 388/392 - Roma, 27 novembre 450), imperatrice romana figlia dell'imperatore Teodosio I (che regnò dal 378 al 395) e della sua seconda moglie Galla, figlia di Giustina, che era verosimilmente appartenente alla dinastia costantiniana, probabilmente tramite sua madre, che potrebbe essere stata o figlia di Crispo, il primogenito di Costantino I (anche se identità e destino del figlio di Crispo ed Elena non sono noti; è stato proposto comunque che fosse una femmina e che fosse la madre dell'imperatrice Giustina da Harlow e altri) o di Giulio Costanzo (fratellastro di Costantino). In Galla Placidia si riunivano quindi tre dinastie imperiali romane, la costantiniana, la valentiniana e la teodosiana. Suo nonno materno era l'imperatore Valentiniano I, suoi zii materni gli imperatori Graziano e Valentiniano II; entrambi i suoi due fratellastri (Arcadio e Onorio) sarebbero stati imperatori e dei due mariti che ebbe, uno era Ataulfo, re dei Visigoti e l'altro Costanzo III, imperatore romano d'Occidente assieme ad Onorio. Furono in seguito imperatori il figlio di Galla Placidia, Valentiniano III e suo nipote Teodosio II, figlio di Arcadio. All'inizio degli anni 390 Galla Placidia ricevette il titolo di nobilissima, che le dava una dignità pari a quella dei fratelli e delle proprietà che l'avrebbero resa finanziariamente indipendente. Claudiano, panegirista di Stilicone, descrive la bambina vestita d'oro e incoronata a fianco dei fratellastri in occasione della cerimonia d'incoronazione ad augusto del piccolo Onorio il 10 gennaio 393 a Costantinopoli: dovevano sembrare poco più di sontuose mascherine di carnevale, lui a nove anni con la corona raggiata in testa e i simboli del comando, lei una pupattola di quattro anni rifulgente d'oro. Sul cocchio che dal circo li ricondusse al palazzo mancava mamma Galla, forse impedita dalla gravidanza che doveva concludersi con la prematura morte di Giovanni.
Nel 389 - Dopo Maria nata nel 385, da Stilicone e Serena nasce Eucherio: l'evento fu considerato di buon auspicio ed essendo Serena sua figlia adottiva, Teodosio assaporò la gioia di essere nonno.
- Dalla strage di Tessalonica, Teodosio vieterà i Giochi Olimpici, ponendo fine a una storia durata più di 1000 anni. Interpretando i Giochi olimpici come una festa pagana, Teodosio ne decise la chiusura, influenzato da Ambrogio. A determinare tale decisione contribuì anche l'ormai intollerabile livello di corruzione tra gli atleti, che falsava le competizioni. Inoltre gli imperatori cristiani Valentiniano II, Teodosio I e Arcadio dichiarano il sesso omosessuale illegale e coloro che ne erano accusati dovevano essere condannati alla morte sul rogo, ossia bruciati vivi in pubblico.
Abside con croce nella basilica
paleocristiana di Santa
Pudenziana a Roma.
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Nel 391 - L'imperatore romano Teodosio I interviene personalmente contro Alarico ma cade in un'imboscata sul fiume Maritsa (fiume dell'Europa sudorientale che scorre in Bulgaria, Grecia e Turchia europea), dove rischia la vita.
- Tra il 391 e il 392 sono emanati una serie di decreti (noti come decreti teodosiani) che attuano in pieno l'editto di Tessalonica: viene interdetto l'accesso ai templi pagani e ribadita la proibizione di qualsiasi forma di culto che non sia il cristianesimo di fede nicea, compresa l'adorazione delle statue.
L'anziana vestale Emilia, che
custodisce il fuoco sacro
nel tempio di Vesta, da: http://smell.ilcannocchi
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- In seguito alla riforma teodosiana, il termine Eparchia è stato utilizzato nell'Impero romano d'Oriente per indicare una circoscrizione amministrativa equivalente alla provincia latina. Tali entità scomparvero poi nel VII secolo con l'istituzione dei temi (thémata in greco).
- Da allora, nell'Impero Romano non ci sarebbe più stata libertà di pensiero e di culto al di fuori dell'ortodossia cristiana. Per i successivi secoli, (e fino al presente) la Chiesa di Roma manovrerà principi, re, imperatori e la totalità delle menti per tenere a freno i suoi più acerrimi nemici: la verità, il sapere, la conoscenza, la scienza e più in generale la cultura; l'autodeterminazione personale e collettiva, il diritto alle pari opportunità, cosa che d'altra parte hanno fatto e fanno la maggioranza delle religioni ma soprattutto le tre monoteiste.
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