Europa e
Mediterraneo nel 600.
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Cartina
dell'Europa continentale
nel 600.
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Cartina
dell'Europa e del Mar
Mediterraneo nel
600.
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Le popolazioni di ceppo illirico diminuiranno ed infine saranno assimilate. Nell'Illiria del sud, le odierne terre albanesi , la popolazione autoctona riuscirà a conservare una relativa identità etnica, ma il loro territorio originale si ridurrà ad una piccola estensione, soggetta alle varie occupazioni di Slavi, Bulgari e Serbi attraverso tutto il Medioevo.
Carta con i dialetti parlati nel
nord italico, di derivazione
gallica (gallico-cisalpino)
e del centro italico di
derivazione latino-autoctona.
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Carta dei dialetti parlati nel sud
italico e isole, derivati dalle lingue
delle popolazioni autoctone e
immigrate.
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Carta con i dialetti ritenuti di
origine
latina in Europa occidentale,
mentre in quella orientale lo sono
il Rumeno e Moldavo.
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- Anche la viabilità subirà modifiche per l'attrito fra i nuovi potentati italici. La via Francigena che collegava l'Europa continentale a Roma valicando l'appennino tosco-emiliano, fino ad allora passava alla destra del fiume Panaro, attraversando Zocca, antico punto montano di mercato, per poi valicare il passo della Croce Arcana, situato fra gli odierni comuni di Fanano (MO) e Cutigliano (PT), aggirando il
Carta con i Sassi di Rocca
Malatina (MO) e i passi
dell'Abetone e di Croce Arcana.
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Carta con la progressiva espansione
dell'Islam e del suo
potere dal 632 con Maometto e con i
successivi califfi fino al 750.
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- Dopo il 610 il greco diventa lingua ufficiale dell'impero, con Eraclio I, che si proclama inoltre Basileus (in greco Βασιλεύς, Re) dell'impero, non più Augustus come era stato in uso fino ad allora.
Insediamenti dei proto-bulgari,
dei cazari e di altre popolazioni
turche, da: https://it.wikipedia
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- Nel VII secolo, con il collasso dell'impero Göktürk, dovuto ad un conflitto interno, la parte occidentale dell'impero si divide in due confederazioni: i proto-bulgari, guidati dal clan Dulo, ed i cazari, guidati dal clan Ashina. I proto-bulgari (di stirpe uralo-altaica) erano una popolazione turcica con elementi iraniani stanziati lungo il fiume Bolga, in seguito chiamato Volga, dove erano giunti a partire dal II secolo, provenendo dall'Asia centrale al seguito degli Unni prima e degli Àvari poi. Negli stessi territori nord-caucasici si erano stanziati i cazari, nome che essi stessi si erano dati e che proveniva da un verbo che in lingua turcica significa "vagabondare", confederazione di popoli turco-altaici seminomadi originari delle steppe dell'Asia Centrale in cui erano confluiti elementi slavi, iranici e i resti dei Goti di Crimea.
Khanato Bulgaro e di Khazaria ed
estensione dell'impero
Cazaro nel suo insieme con indicati
gli anni delle
conquiste dei suoi territori. Da: https://it.wikipedia.org/
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I Cazari (o anche Khazari o latino Gazari o Cosri) fondano il Khanato di Khazaria nelle regioni più sud-orientali dell'Europa, vicino al Mar Caspio ed al Caucaso. Un Khanato o Canato è un territorio su cui governa un Khan, tipico dell'Europa orientale e dell'Asia. Spesso è di derivazione mongola, derivato dal frazionamento del grande impero creato da Gengis Khan. La maggior parte dei khanati sono scomparsi tra il XVI e il XIX secolo con la formazione degli imperi ottomano, persiano, russo e cinese. Oltre alla regione oggi chiamata Kazakistan, il khanato di Khazaria comprendeva anche parti dell'Ucraina, l'Azerbaigian, il sud della Russia e la penisola di Crimea.
Intorno al periodo di fondazione del khanato molti Cazari si convertirono al giudaismo. Il nome “Cazari” che essi stessi si sono dati proviene da un verbo in lingua turca che significa "vagabondare".
Intorno al periodo di fondazione del khanato molti Cazari si convertirono al giudaismo. Il nome “Cazari” che essi stessi si sono dati proviene da un verbo in lingua turca che significa "vagabondare".
Grande Bulgaria, da: https://it.wiki
pedia.org/wiki/Grande_Bulga ria#/media/File:Map_of_Old _Great_Bulgaria_it.svg |
- Gli alidi, i discepoli di ʿAlī ibn (ibn = figlio di) Abī Ṭālib, marito di Fatima, la figlia di Maometto, indicati anche dal Profeta con il termine di "sciiti", ritenevano che gli unici legittimati ad esercitare il potere fossero l'Ahl al-Bayt, la "Gente della Casa" (esponenti della famiglia del Profeta) e che dunque ˁAlī, la loro Guida, sulla base delle indicazioni fornite dal Profeta (vedi Ghadīr Khum) fosse l’unico successore legittimo. Gli sciiti inoltre sostenevano che il ruolo di Imam (guida religiosa) e Califfo (autorità politica) dovessero cumularsi in un’unica persona.
- I "sunniti" (definizione data da Ibn Ḥanbal, col significato di "Gente che si rifà alla tradizione [di Maometto] e che non origina secessioni" invece ritenevano che qualsiasi fedele di buona capacità religiosa e non necessariamente discendente del Profeta, anche se preferibilmente appartenente alla sua tribù, i coreisciti, potesse guidare a pieno titolo la Comunità islamica.
A Medina, il giorno stesso della morte del profeta, i suoi compagni fedelissimi fra cui Abu Bakr, Omar ibn (ibn = figlio di) al-Khattab, Abu Ubayda ibn al-Jarrah, Talha ibn Ubayd Allah e alcuni altri, tutti meccani coreisciti (cioè più o meno imparentati con la tribù di Maometto, i Banū Quraysh della Mecca), si radunano per dare una successione a Maometto.
Nella disputa generale, i sunniti hanno la meglio ed il prescelto è Abu Bakr 'Abd Allah ibn (ibn = figlio di) Abi Quhafa, cognato di Maometto, suo amico d'infanzia e primo convertito maschio e maggiorenne all'Islam (lo avevano preceduto la moglie di Maometto, 'A'isha e il minorenne cuginetto Ali ibn Abi Talib). Gli sciiti dovettero riconoscerlo come primo Califfo poiché eletto dal resto della comunità (l'Umma).
Abu Bakr è eletto come "Khalīfat rasūl Allāh" (Vicario o successore del Profeta di Allah), che in italiano è ridotta a "califfo", titolo che ingombrerà la Storia araba fino al 1926.
Il neo-califfo Abu Bakr dovette lottare subito contro lo scissionismo delle tribù arabe ribelli, moto che è passato alla storia come "Ridda". La Ridda fu combattuta e vinta da due grandi generali musulmani, Khalid ibn al-Walid e Ikrima ibn Abī Jahl, che fra le altre vittorie annoverano quella nella battaglia di 'Aqraba', contro la tribù dei Banu Hanifa nel 633. Abū Bakr, passato ai posteri come un personaggio mite e gentile, regnò fino al 634, anno in cui morì. Alla sua successione fu chiamato Omar ibn al-Khattab.
Nel 634 - Sale al potere Omar ibn al-Khattab, secondo califfo dell'Islam dal 634 al 644 che si ritrova, dopo le battaglie dovute alla Ridda (scissionismo delle tribù arabe ribelli), la penisola arabica unita sotto il vessillo islamico. Quindi poté anzitutto, con l'ausilio del suo generale Khalid ibn al-Walid, scagliarsi contro le province di confine del deserto arabo-siriano, soggiogando i reami semi-sedentarizzati del Nord. Quindi, le armate musulmane si riversarono in Siria, Persia ed Egitto. I due imperi che premevano l'Arabia a Nord, l'Impero Sasanide e quello Romano (d'Oriente) erano in crisi dopo la ventennale guerra che era terminata solo nel 628. Costantinopoli, retta dall'imperatore Eraclio, aveva recuperato Siria e Palestina sconfiggendo i Sasanidi, ma né il vincitore né tanto meno lo sconfitto erano in grado di affrontare nuovi scontri militari, sicché le armate musulmane poterono in pochi anni prendere Palestina e Siria senza grosse difficoltà. Già nel 633, Abū Bakr aveva inviato forze ausiliare contro la Palestina, creando disordini ai Bizantini, poi nell'aprile 634, Khalid ibn al-Walid invase la Siria con un esercito regolare ed occupò prima Palmira e poi Damasco. Eraclio reclutò un poderoso esercito con cui poté scacciare i musulmani da Damasco, ma non poté sostenere l'urto dello scontro frontale avvenuto nel luglio 636 nella battaglia sul fiume Yarmuk. Siria e Palestina finirono stabilmente sotto dominazione araba e vennero rette da Abū Ubayda. Il califfo Omar visitò Damasco nel 637 e Gerusalemme cadde l'anno dopo. Nel frattempo, gli arabi avevano aperto un altro fronte contro i Sasanidi. Nel 633 milizie arabe avevano occupato al-Ḥīra, capitale dello stato vassallo dei Persiani. Ne erano stati scacciati dall'imperatore persiano Yazdagird nel 634 nella Battaglia del Ponte, ma i musulmani non rinunciarono. Nell'estate 637 un piccolo contingente arabo sbaragliò un esercito sasanide di 20.000 uomini nella Battaglia di al-Qadisiyya. Pochi mesi dopo, la capitale Ctesifonte cadeva in mano araba e poi ancora tutto l'Iraq e la Persia dopo la battaglia di Ǧalūla. L'Impero sasanide fu completamente inglobato nel Califfato arabo. Le vittorie arabe proseguivano, e ora Medina puntava all'Egitto. Qui i cristiani Copti, come quelli Monofisiti in Siria, erano scontenti del governo ortodosso bizantino. E quando il generale Amr ibn al-Āṣ occupò la cittadina egizia di frontiera di Arish (12 dicembre 639) per dispetto all'imperatore di Costantinopoli, molti furono quasi contenti. Amr ibn al-Āṣ, vista la situazione, si spinse fino ad occupare Pelusio, sul delta del Nilo e poi marciò su Babilonia (un fortino nei pressi dell'odierno Cairo), caposaldo bizantino. Qui, con l'aiuto di un contingente arabo in ausilio alla sua cavalleria yemenita, sbaragliò i Bizantini nel luglio 640 occupando la città (nel 641). Intanto nel 640 si era combattuta una battaglia ad Eliopoli vinta dagli Arabi. Quindi, preso tutto il resto dell'Egitto, restava ai bizantini solo Alessandria, che resse un anno, fino a che nel 642 il Patriarca cristiano copto non firmò una pace con gli Arabi, in seguito alla quale i bizantini si ritirarono via mare. Preso l'Egitto, l'espansionismo arabo diresse le sue mire sulla Cirenaica libica. Le fiorenti città costiere bizantine di Cirene, Leptis Magna, Bengasi caddero in tre anni, tra il 642 ed il 645. L'Africa settentrionale si avviava ad essere una terra musulmana.
Migrazioni dei proto-bulgari, da: https://upload.wikimedia. org/wikipedia/commons/3/3f/Old_Great_Bulgaria_and _migration_of_Bulgarians.png |
- Batbayan, che fedele alla volontà di suo padre e rimase nella Grande Bulgaria anche dopo la conquista dei Khazari.
- Kotrag, che diresse la tribù detta di kotragov, e gli storici credono che entrambe le tribù formarono successivamente la Bulgaria del Volga. I tatari moderni riconoscono Kotrag come fondatore del Tatarstan, molti di loro si considerano discendenti di antichi bulgari. In effetti, i tatari di Kazan e i bulgari caucasici hanno lingue simili. E parlando del grande sovrano (padre Kotrag) nella sua lingua nativa, i tartari avrebbero usato la frase "rundanda khan Kubrat", dove la prima parola è tradotta in russo come la preposizione "o".
- Asparuh con una tribù di bariards (boiardi, nobili) andò verso il fiume Danubio. Fu lui a combattere contro Bisanzio, sconfisse Costantino IV e fondò lo stato della Bulgaria, il primo impero bulgaro.
- Coober (o Kuver) si spostò a sud verso la Macedonia moderna.
- Alzek, il figlio minore di Kubrat, andò nel territorio dell'Italia moderna, dove si sottomise ai re cristiani. (Prima nei pressi di Ravenna, con 2.000 persone, poi nel beneventano con 700 persone e 1.300 rimasero nel ravennate, N.d.R.). Sulla costruzione del parlamento bulgaro sono state scritte parole meravigliose: "La connessione è potere". Si ritiene che questa saggezza appartenga a Khan Kubrat. È stato lui a insegnare ai suoi figli che una bracciata di canne non è facile da spezzare, quindi è importante rimanere uniti. Tuttavia, i figli di Kubrat non obbedirono al padre e quindi furono conquistati dai Khazari.
Lo stesso Kubrat morirà nel 665.
- La dinastia proto-bulgara Onoghur (580-685) a cui apparteneva Khan Kubrat della Grande Bulgaria antica, (in bolğar: Onoguria/Onoghuria) mischierà il patrimonio genetico àvaro (combinazione di un popolo di stirpe uigura, etnia turcofona oggigiorno di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina) con quello bulgaro (stirpe uralo-altaica, popolo turcico con elementi iraniani, che viveva lungo il fiume Bolga in seguito chiamato Volga, da cui l'aggettivo bolğar, bulgaro). Il nome Onoghur deriva probabilmente da "Oghuz" (confederazione di tribù di turchi dell'Asia Centrale che parlavano una lingua del gruppo sud-occidentale delle lingue turche, da cui emersero poi i Selgiuchidi) mentre il nome "Ungheria" usato oggi deriva da Onoghur, stirpe proto-bulgara.
Dal 638 - Dopo la morte del re merovingio di tutti i Franchi Dagoberto I nel 638, il ducato d'Alamannia, come il ducato di Baviera, il ducato d'Aquitania e il ducato di Bretagna sciolsero i loro legami dal regno dei Franchi e raggiunsero l'indipendenza, sino alla prima metà dell'VIII secolo, quando gli Arnolfingi, in qualità di Maggiordomi di palazzo, ridussero l'Alamannia nuovamente ad una provincia del regno dei Franchi.
Nel 643 - Editto di Rotari, fondamentale per la legislazione Longobarda. Nella cultura longobarda era fortissima l'usanza tribale della faida per gestire i conflitti. Le lunghe catene di omicidi che provocava impediva una continuità politico-amministrativa e con l'editto si fissò un prezzo per ogni sopruso, evitando così ulteriori bagni di sangue.
- La dinastia proto-bulgara Onoghur (580-685) a cui apparteneva Khan Kubrat della Grande Bulgaria antica, (in bolğar: Onoguria/Onoghuria) mischierà il patrimonio genetico àvaro (combinazione di un popolo di stirpe uigura, etnia turcofona oggigiorno di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina) con quello bulgaro (stirpe uralo-altaica, popolo turcico con elementi iraniani, che viveva lungo il fiume Bolga in seguito chiamato Volga, da cui l'aggettivo bolğar, bulgaro). Il nome Onoghur deriva probabilmente da "Oghuz" (confederazione di tribù di turchi dell'Asia Centrale che parlavano una lingua del gruppo sud-occidentale delle lingue turche, da cui emersero poi i Selgiuchidi) mentre il nome "Ungheria" usato oggi deriva da Onoghur, stirpe proto-bulgara.
Dal 638 - Dopo la morte del re merovingio di tutti i Franchi Dagoberto I nel 638, il ducato d'Alamannia, come il ducato di Baviera, il ducato d'Aquitania e il ducato di Bretagna sciolsero i loro legami dal regno dei Franchi e raggiunsero l'indipendenza, sino alla prima metà dell'VIII secolo, quando gli Arnolfingi, in qualità di Maggiordomi di palazzo, ridussero l'Alamannia nuovamente ad una provincia del regno dei Franchi.
Nel 643 - Editto di Rotari, fondamentale per la legislazione Longobarda. Nella cultura longobarda era fortissima l'usanza tribale della faida per gestire i conflitti. Le lunghe catene di omicidi che provocava impediva una continuità politico-amministrativa e con l'editto si fissò un prezzo per ogni sopruso, evitando così ulteriori bagni di sangue.
- In quegli anni, il fiume Panaro
segnava in Emilia il confine tra i territori romano-orientali
(Guiglia) e quelli longobardi (Marano sul Panaro). Il re
longobardo Rotari ebbe modo
di scontrarsi militarmente in una memorabile battaglia dove
nasce il Panaro, alla confluenza dello Scoltenna con il Leo, contro
i Romani dell'esarcato di Ravenna. La vittoria di Rotari
determinò la caduta di 8000 romani e la fuga dell'esercito
bizantino, come ricorda Paolo Diacono nella sua “Historia
Longobardorum”.
Nel 644 - Dopo l'uccisione di Omar ibn al-Khattab, è nominato terzo califfo dell'Islam ʿUthmān ibn ʿAffān, assassinato poi nel 656.
- Nel corso del VII secolo, in Hispania i vari re visigoti lottano per rafforzarsi ed imporre una successione dinastica in opposizione al sistema elettivo fin lì seguito e tutte le decisioni vengono ufficializzate al concilio di Toledo (se ne tennero almeno diciotto).
Nel 651 - Nasce il re merovingio Dagoberto II (652 circa - foresta di Woëvre, presso Stenay, 23 dicembre 679), erede al trono d'Austrasia. Unico figlio maschio del re della dinastia merovingia dei Franchi Sali di Austrasia, Sigeberto III e della moglie Inechilde. Quando nel 656 morì suo padre, furono messi in atto tentativi romanzeschi per impedirgli di salire al trono. L'infanzia e la giovinezza di Dagoberto sembrano uscite da una leggenda medievale o da una favola e invece è storia documentata. Alla morte del padre, Dagoberto fu fatto rapire dal maestro di palazzo in carica, Grimoaldo. Tutte le ricerche risulteranno vane, e non fu difficile convincere la corte che il bambino era morto. Grimoaldo concertò allora l'ascesa al trono del proprio figlio, affermando che quella era stata la volontà espressa dal precedente sovrano, il padre di Dagoberto. Il trucco riuscì. Persino la madre di Dagoberto, convinta che il bambino fosse morto, accettò l'autorità dell'ambizioso maestro di palazzo. Grimoaldo, tuttavia, non aveva avuto il coraggio di andare fino in fondo e di fare uccidere il giovanissimo principe. Dagoberto era stato segretamente affidato al vescovo di Poitiers. Anche il vescovo, sembra, non osò far assassinare il bambino. Perciò Dagoberto fu relegato in Irlanda, in esilio perpetuo. Crebbe nel monastero irlandese di Slane, non lontano da Dublino; e nella scuola annessa al chiostro ricevette un'istruzione di gran lunga superiore a quella che avrebbe potuto conseguire nella Francia di quei tempi. Sembra che durante questo periodo frequentasse la corte del Sommo re di Tara. Inoltre fece amicizia con tre principi della Northumbria che studiavano anch'essi a Slane. Nel 666, probabilmente quando viveva ancora in Irlanda, Dagoberto sposò Matilde, una principessa di stirpe celtica. Poco tempo dopo si trasferì dall'Irlanda in Inghilterra e si stabilì a York, nel regno di Northumbria. Qui si legò di stretta amicizia con san Wilfrid, vescovo di York, che divenne il suo mentore. Durante questo periodo persisteva tutt'ora il dissidio tra la Chiesa di Roma e la Chiesa celtica, che rifiutava di riconoscerne l'autorità. Wilfrid, in nome dell'unità del cristianesimo, si era prodigato per ricondurre la Chiesa celtica nella sfera di Roma, e c'era riuscito nel famoso Concilio di Whitby, nel 664. Ma forse la sua successiva amicizia con Dagoberto II non era immune da altre motivazioni. Al tempo di Dagoberto la devozione dei Merovingi nei confronti di Roma, promessa nel patto stretto fra Clodoveo e la Chiesa un secolo e mezzo prima, non era molto fervida. Fedele sostenitore di Roma, Wilfrid aspirava a consolidare la supremazia del papato, non soltanto in Gran Bretagna ma anche sul continente. Nell'eventualità che Dagoberto ritornasse in Francia e rivendicasse il trono d'Austrasia, era consigliabile assicurarsi la sua fedeltà. Molto probabilmente Wilfrid vedeva nel re in esilio il futuro braccio armato della Chiesa. Nel 670 Matilde, la consorte celtica di Dagoberto, morì nel dare alla luce la terza figlia. Wilfrid si affrettò a combinare un nuovo matrimonio per il vedovo, e nel 671 Dagoberto si risposò. Se le sue prime nozze avevano avuto una potenziale importanza dinastica, le seconde l'ebbero ancora di più. La seconda moglie di Dagoberto era infatti Giselle de Razès, figlia del conte di Razès e nipote del re dei Visigoti. In altre parole, ora la stirpe reale merovingia era imparentata con la stirpe reale visigota. In questa unione c'erano i semi di un impero embrionale che avrebbe unito gran parte della Francia moderna e si sarebbe esteso dai Pirenei alle Ardenne. Inoltre questo impero avrebbe portato sotto l'influenza di Roma i Visigoti che avevano ancora forti tendenze ariane. Quando Dagoberto sposò Giselle, era già ritornato sul continente. Secondo la documentazione pervenuta fino a noi, le nozze furono celebrate nella residenza ufficiale della sposa, a Rhédae, l'odierna Rennes-le-Château. Anzi, sembra che si svolgessero nella chiesa di Saint Madeleine, l'edificio sul quale venne successivamente eretta la chiesa di Bérenger Saunière. Dal primo matrimonio di Dagoberto erano nate tre figlie, ma non un erede maschio. Da Giselle, ebbe altre due figlie e finalmente, nel 676, un figlio, il futuro Sigisberto IV. E quando nacque Sigisberto, Dagoberto era re. Per circa tre anni, sembra, era rimasto a Rennes-le-Château, seguendo da lontano le vicissitudini del suo regno al nord. Finalmente, nel 674, si era presentata l'occasione favorevole. Con l'appoggio di sua madre e dei consiglieri di questa, il monarca esule si proclamò re d'Austrasia. Wilfrid di York diede un importante contributo al suo reinsediamento. Secondo alcuni, vi contribuì anche un personaggio molto più sfuggente e misterioso, sul quale si hanno pochissime notizie storiche: sant'Amatus, vescovo di Sion in Svizzera. Dagoberto, reinsediato sul trono dei suoi avi, non fu affatto un « re fannullone ». Anzi, si dimostrò un degno successore di Clodoveo. Si accinse immediatamente a imporre e a consolidare la sua autorità, reprimendo l'anarchia che imperversava in Austrasia e ristabilendo l'ordine. Regnò con fermezza, piegando vari nobili ribelli che disponevano di una potenza militare ed economica sufficiente per sfidare il trono. E si dice che avesse ammassato un considerevole tesoro a Rennes-le-Château: queste ricchezze dovevano venire usate per finanziare la riconquista dell'Aquitania, che una quarantina d'anni prima si era staccata dal regno merovingio e si era proclamata indipendente. Nel contempo, Dagoberto dovette costituire una grossa delusione per Wilfrid di York. Se il vescovo aveva sperato di fare di lui il braccio armato della Chiesa, si trovò di fronte a un grave disappunto. Anzi, sembra certo che il re frenasse i tentativi di espansione della Chiesa nei suoi domini, e incorresse quindi nella collera delle gerarchie ecclesiastiche. Esiste una lettera inviata a Wilfrid da uno sdegnatissimo prelato franco, il quale si scaglia contro Dagoberto, colpevole di imporre tasse e di «tenere in dispregio le chiese di Dio e i loro vescovi». A quanto sembra, questi non furono i soli motivi di dissidio fra Dagoberto e Roma. Grazie al matrimonio con una principessa visigota, il re aveva acquisito vasti territori nell'attuale Linguadoca. E forse aveva acquisito anche qualcosa d'altro. I Visigoti erano fedeli alla Chiesa di Roma soltanto nominalmente. Anzi, la loro devozione al papato era molto evanescente, e nella famiglia reale predominavano ancora le tendenze ariane. Secondo vari indizi, Dagoberto avrebbe assimilato queste tendenze. Nel 679, quando era sul trono da tre anni, Dagoberto s'era già fatto molti nemici influenti, sia laici che religiosi. Frenando le loro ribelli aspirazioni autonomistiche, aveva destato il rancore di certi nobili vendicativi. Osteggiando i suoi tentativi di espansione, si era attirato l'antipatia della Chiesa. Creando un regime centralizzato ed efficiente, aveva acceso l'invidia e la preoccupazione di altri potentati franchi, sovrani dei regni confinanti. E alcuni di questi sovrani avevano alleati e agenti nel regno di Dagoberto. Uno di questi era il maestro di palazzo del re, Pipino II il Grosso oppure Pipino il Giovane di Herstal, (nipote di Pipino I il Vecchio, di Landen, Maggiordomo di palazzo del regno merovingio di Austrasia per il re Clotario II, che fu il capostipite della dinastia dei Pipinidi). E Pipino II, schierandosi clandestinamente con gli avversari politici di Dagoberto, non indietreggiò di fronte al tradimento e all'assassinio. Come quasi tutti i sovrani merovingi, Dagoberto aveva almeno due capitali. La più importante era Stenay, al limitare delle Ardenne. Presso il palazzo reale di Stenay si estendeva un grande bosco, considerato sacro da tempo immemorabile e chiamato Foresta di Woèvres. Il 23 dicembre 679, Dagoberto andò a caccia in questa foresta. Considerando la data, è possibile che la caccia costituisse una specie di occasione rituale. Comunque, ciò che avvenne ricorda moltissimi echi leggendari, incluso l'assassinio di Sigfrido nel Nibelungenlied. Verso mezzogiorno, sopraffatto dalla stanchzza, il re si adagiò per riposare in riva a un ruscello, ai piedi di un albero. Mentre dormiva, uno dei suoi servitori - che, sembra, era anche suo figlioccio - gli si accostò furtivamente ed eseguendo gli ordini di Pipino gli conficcò una lancia in un occhio. Altre fonti tramandano che Dagoberto II si scontrò spesso col maggiordomo di Neustria, Ebroino, sempre intenzionato a riunire i regni Franchi sotto Teodorico III, che nel 677, attaccarono invano l'Austrasia. E fu probabilmente lo stesso Ebroino ad organizzare la partita di caccia in cui, nel 679, Dagoberto perse la vita a seguito di un colpo di spada all'inguine da parte di alcuni congiurati. Questo episodio potrebbe avere ispirato, nella saga del SanGraal, la leggenda del re pescatore che non poteva procreare poiché ferito ai genitali; inoltre il figlio di Dagoberto, Sigisberto IV, il legittimo erede al trono merovingio, rimase nascosto e protetto in Occitania, ignorato e di cui non fu nota l'esistenza. Gli assassini fecero ritorno a Stenay, decisi a sterminare il resto della famiglia reale. Non si sa di preciso fino a che punto riuscirono nel loro intento. Ma è certo che per il regno di Dagoberto e la sua famiglia fu la fine, improvvisa e violenta. La Chiesa non si disperò. Anzi, si affrettò ad avallare l'operato degli assassini del re. Esiste addirittura una lettera inviata da un prelato franco a Wilfrid di York, che cerca di razionalizzare e giustificare il regicidio. Il corpo di Dagoberto e la sua sorte postuma ebbero vicissitudini piuttosto strane. Subito dopo la sua morte, fu sepolto a Stenay, nella cappella reale di Saint Rémy. Nell'872, quasi due secoli dopo, fu esumato a trasportato in un'altra chiesa. La nuova chiesa divenne Saint Dagobert, perché lo stesso anno il re fu canonizzato: non dal papa (i pontefici si sarebbero arrogati questo privilegio, esclusivo soltanto nel 1159), bensì da un sinodo metropolitano. Non è chiaro perché Dagoberto venisse canonizzato. Secondo una fonte ciò avvenne perché si credeva che le sue reliquie avrebbero salvato la zona di Stenay dalle scorrerie dei Vichinghi; ma questa spiegazione non è molto illuminante, poiché non si capisce perché le reliquie dovessero avere un potere miracoloso. Le autorità ecclesiastiche sembrano dimostrare al riguardo un'ignoranza imbarazzante. Ammettono che Dagoberto, per qualche ragione imprecisata, era divenuto l'oggetto di un culto in piena regola e aveva un suo giorno festivo, il 23 dicembre, anniversario della sua morte. Tuttavia, non sono assolutamente in grado di precisare perché tutto questo fosse avvenuto. È possibile, certo, che la Chiesa si fosse pentita della parte che aveva avuto nell'assassinio del re. Quindi la canonizzazione di Dagoberto potrebbe essere stata una sorta di riparazione. Tuttavia, se questo è vero, non viene spiegato perché fosse ritenuto necessario un gesto del genere, e neppure perché fosse compiuto ben due secoli dopo. A stretto rigore delle fonti storiche ufficiali, Dagoberto non fu l'ultimo sovrano della dinastia merovingia. Anzi, i sovrani merovingi conservarono il trono, almeno nominalmente, per altri tre quarti di secolo. Ma gli ultimi Merovingi meritarono davvero l'epiteto di « re fannulloni ». Molti erano estremamente giovani, e quindi spesso erano deboli e indifese pedine nelle mani dei maestri di palazzo, non potevano imporre la propria autorità e prendere decisioni. Erano poco più che vittime; e molti di loro vennero uccisi. Inoltre, i Merovingi di questo tardo periodo dinastico appartenevano a rami cadetti, non al ceppo principale disceso da Clodoveo e Meroveo. Questo ceppo era stato eliminato con Dagoberto II. Perciò, a tutti i fini pratici, l'assassinio di Dagoberto può essere considerato come la fine della dinastia merovingia. Ma Dagoberto II aveva avuto un figlio maschio: Sigisberto IV. Secondo alcune fonti, Sigisberto IV, alla morte del padre Dagoberto II, fu salvato da una sorella e portato clandestinamente a sud, nei domini della madre, la principessa visigota Giselle di Razès. Si dice che arrivasse in Linguadoca nel 681 e, poco tempo dopo, adottasse o ereditasse i titoli dello zio, duca di Razès e conte di Rhédae. Si dice inoltre che assumesse il cognome o soprannome di «Plant-Ard» (divenuto in seguito Plantard), da réjeton ardent, «ardente virgulto» della vite merovingia. Con questo nome e i titoli ereditati dallo zio, si dice, perpetuò la sua stirpe. E nell'841-886 un ramo di questa stirpe culminò in Bernardo III di Tolosa detto Plantavelu (Piede di Velluto), un nome derivato apparentemente da Plant-Ard o Plantard, il cui figlio divenne duca d'Aquitania e conte d'Alvernia: Guglielmo I, il Pio o il Vecchio (892-918). Fra gli altri indizi frammentari c'è un atto datato 718, riguardante la fondazione di un monastero, a pochi chilometri da Rennes-le Château, a opera di «Sigisberto, conte di Rhédae, e sua moglie, Magdala». Se si esclude questo atto, per un altro secolo non si ha alcuna notizia dei titoli di Rhédae e di Razès. Tuttavia, quando uno dei due ricompare, si riaffaccia in un contesto di estremo interesse.
Nel 644 - Dopo l'uccisione di Omar ibn al-Khattab, è nominato terzo califfo dell'Islam ʿUthmān ibn ʿAffān, assassinato poi nel 656.
- Nel corso del VII secolo, in Hispania i vari re visigoti lottano per rafforzarsi ed imporre una successione dinastica in opposizione al sistema elettivo fin lì seguito e tutte le decisioni vengono ufficializzate al concilio di Toledo (se ne tennero almeno diciotto).
- Durante
il VII secolo, gli abitanti di origine slava della Boemia si
liberano dalla dominazione degli Àvari.
Ubicazione di Stenay, da "Il Santo
Graal" di Michael Baigent, Richard
Leigh, Henri Lincoln, 1982 Arnoldo
Mondadori Editore.
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Statua di Khan Alsek o Alsec o
Alzeco a Bosco (SA), da: https://sapri
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od.com/amico/kn3.htm: Il Khan Alsek (anche Alzeco, Alzek, Alcek) era l'ultimo figlio (il quinto) di Khan Kubrat, il fondatore della Grande Bulgaria Antica (altro nome in bolğar: Onoguria/Onoghuria, forse da Oghuz), membro del clan Dulo ed erede al trono bulgaro, che passò la sua adolescenza nell'Impero bizantino, dove venne educato e battezzato, (fonte: Ioannes di Nikiû, Chronicle) mentre lo zio materno Organa era il reggente della sua tribù. Nel 652 Alsek giunge in Italia, cercando rifugio dagli Àvari, con un seguito di circa 2.000 seguaci, chiedendo e ottenendo ospitalità ai bizantini dell'esarcato, sistemandosi quindi vicino a Ravenna. Si muoverà poi a sud, alla guida di circa 700 individui (quindi in circa 1300 rimasero vicino a Ravenna) col permesso del longobardo Grimoaldo I di Benevento (fonte: Vincenzo d'Amico, Ragione Dello Scritto, Cap. I.) in cambio di servizi militari "per una ragione sconosciuta", che li mandò a suo figlio Romoaldo a Benevento e venne loro assegnata la terra a nord-est di Napoli, nelle "spaziose, ma al tempo deserte" città di Sepino, Bovianum (Boiano) e Isernia, nell'odierno Molise. Invece di essere confermato quale duca, Alsek venne insignito del titolo longobardo di gastaldo.
Nel 656 - ʿAlī viene nominato quarto califfo dell'Islam ed è considerato dallo Sciismo il suo primo Imam; contestualmente inizia una guerra civile che si protrae fino al 661. ʿAlī ibn Abī Ṭālib (La Mecca, 17 marzo 599 - Kufa, 28 febbraio 661) era cugino primo e genero del profeta dell'Islam Maometto, avendone sposato la figlia Fāṭima bt. Muḥammad nel 622. Secondo gli sciiti sarebbe dovuto essere il successore di Maometto, ma fu preceduto da tre califfi: Abu Bakr (632-634), 'Omar ibn al-Khattàb (634-644) e 'Othmàn ibn 'Affàn (644-656). Il padre di ʿAlī, Abū Ṭālib, era un importante membro della potente tribù dei Banū Quraysh, ancorché di modesta condizione economica, e zio paterno di Maometto. Quest'ultimo, rimasto ben presto orfano, venne preso fin da bambino in casa di Abū Ṭālib. Una volta sposatosi con Khadīja, Maometto prese con sé in casa il giovanissimo figlio di Abū Tālib, ʿAlī, per alleviare le difficoltà economiche che in quel momento stava patendo lo zio. Da quel momento in poi i due cugini vissero sotto lo stesso tetto e, dopo il matrimonio di ʿAlī con la figlia di Maometto, Fāṭima, a strettissimo contatto fino alla morte del Profeta. Col tempo gli alidi (discepoli di Ali) misero per scritto le loro riflessioni teologiche e politologiche, evolvendo verso quello che diventerà il vero e proprio Sciismo. Gli sciiti presero a differenziarsi anche a proposito di alcuni altri istituti giuridici, ammettendo, ad esempio, la legittimità del matrimonio a tempo prefissato, detto mutʿa, sulla scorta di precisi ḥadīth del Profeta, negando (come facevano i sunniti) che Maometto avesse posto fine a una tal pratica preislamica al ritorno dalla conquista di Khaybar. La disputa sembrò ricomporsi con l’accesso di ʿAlī al Califfato dopo la morte violenta del 3° Califfo ʿUthmān ibn ʿAffān ma il suo potere fu contestato da Muʿāwiya ibn Abī Sufyān, governatore omayyade (la dinastia dei califfi arabi omayyadi resse l'impero islamico dal 661 al 750 d.C.) della Siria, che gli si ribellò apertamente. ʿAlī fu assassinato nella moschea di Kufa da un seguace del kharigismo, un ramo dell'Islam, distaccatosi dagli altri. I discepoli sciiti di ʿAlī riposero allora tutte le loro aspettative sui suoi due figli, al-Ḥasan ibn ʿAlī e al-Ḥusayn ibn ʿAlī. Ḥasan fu indicato da ʿAlī come suo successore all’Imamato, ma fu costretto a sciogliere il suo esercito e accettare un accordo con Muʿāwiya, stipulando però con lui un patto secondo il quale, alla morte di questi, il potere sarebbe tornato ad al-Ḥasan o, in sua mancanza, a suo fratello al-Ḥusayn.
La moschea in cui si conserva la
tomba di ʿAlī , in Iraq.
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Cartina con le conquiste Arabe e le
espansioni dal 622,
con Maometto, al 945. Percorsi
commerciali e le
incursioni arabe.
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Bulgari del Volga, da: https://it.wikipe dia.org/wiki/Rutenia#/media/File: Kievan_Rus_en.jpg |
Primo impero bulgaro, da: https://uplo ad.wikimedia.org/wikipedia/commo ns/3/3f/Old_Great_Bulgaria_and _migration_of_Bulgarians.png |
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