Nel 403 a.C. - Trasibulo scaccia gli Spartani e restituisce ad Atene gli istituti democratici e l'indipendenza.
Dal 400 a.C. - Da QUI: All'inizio del IV secolo a.C., a grandi linee, il dominio commerciale del Mediterraneo veniva così diviso: il mar Egeo era largamente controllato dai Greci (della Grecia, dell'Asia Minore e - dopo Alessandro Magno - dell'Egitto); i mari Adriatico e Ionio appannaggio delle città marinare poste sulle due rive. Il Mediterraneo occidentale era la zona commerciale cartaginese con l'eccezione del Tirreno, le cui rotte erano appannaggio non solo dei cartaginesi, ma anche degli Etruschi e delle colonie greche del sud Italia. La greca Massalia (Marsiglia) aveva una notevole influenza marinara nel Mediterraneo nord-occidentale, porto che collegava l'Europa continentale al Mediterraneo, così come la Ligure Genua. Cartagine, potenza marinara, usava i commerci per pagarsi le guerre. Fondata nell'814 a.C. da coloni fenici provenienti dalla città di Tiro, che avevano portato con loro il dio della città, Melqart, secondo la tradizione aveva a capo Didone (conosciuta anche come Elissa). Già nel VI secolo a.C. i marinai e i mercanti cartaginesi erano noti nell'intero Mediterraneo occidentale e le commedie greche ne tramandano ritratti macchiettistici. Nel IV secolo a.C., a seguito di operazioni militari, Cartagine controllava territori libici del golfo della Sirte a est e possedeva anche empori sparsi sulle coste della Numidia e dell'Iberia a ovest. Le coste della Sardegna e della Corsica erano anch'esse sotto il suo controllo, quando intraprese il tentativo di conquista della Sicilia con una serie quasi ininterrotta di scontri (dal 480 a.C. con la battaglia di Imera, al 307 a.C.), che però non furono sufficienti a prendere il controllo dell'isola, ampiamente colonizzata dai Greci. Piganiol ritiene che Cartagine fosse la città più ricca del mondo mediterraneo avendo creato, grazie alla sua potenza marittima, un vero e proprio impero commerciale, che aveva trovato come alleati gli Etruschi e come oppositori i Greci. Tesa quindi al commercio, la città punica andò col tempo a sostituire l'esercito cittadino con uno costituito per lo più da forze mercenarie, oltre a contadini libici (servi nei latifondi, arruolati a forza), nonché forze di cavalleria alleata, comandata da regoli numidi. Del resto le forze mercenarie compensavano con la loro esperienza militare, ciò che alle stesse mancava come senso patriottico. Malgrado tutto ciò i comandanti cartaginesi riuscirono ad impiegarle tatticamente in modo superbo, per quanto fossero truppe eterogenee tra loro. Roma, fondata solo sessanta anni dopo Cartagine (753 a.C. secondo Terenzio Varrone), per i primi 400 anni della sua storia fu impegnata in una estenuante serie di guerre con le popolazioni che la circondavano. Questo inesausto operare con città dell'interno fece "specializzare" l'esercito romano, inizialmente formato per lo più da contadini e pastori, nella guerra terrestre. Più che con i commerci, l'economia romana si sviluppava con lo sfruttamento economico dei nemici vinti, strappandone terre da assegnare ai propri coloni, utilizzandone le forze armate come alleati (socii) per i propri fini, legando al benessere dell'Urbe le classi aristocratiche e i possidenti delle città conquistate. Per i commerci marittimi Roma si affidava alle navi etrusche e greche.
Nel 396 a.C. - Dopo una guerra durata quasi un decennio, Roma conquista l'etrusca città-stato di Veio, estendendo la sua influenza su parte dell'Etruria meridionale. Fin dalla sua mitica fondazione ad opera di Romolo, Roma ebbe un nemico temibile e determinato in quella città etrusca. Le motivazioni dell'inimicizia secolare fra l'Urbe e Veio erano state di tipo economico, dove la ricchezza di una avrebbe significato la povertà dell'altra. Di quest'ultima e determinante guerra sappiamo che il dittatore romano, Marco Furio Camillo, alla presenza delle truppe (e della popolazione), pregò Apollo (il dio della Pizia di Delfi) e Giunone Regina, la protettrice di Veio: «Sotto la tua guida, Apollo Pitico, e stimolato dalla tua volontà, mi accingo a distruggere Veio e faccio voto di consacrare a te la decima parte del bottino. E insieme prego te Giunone Regina che ora siedi in Veio, di seguire noi vincitori nella nostra città che presto diventerà anche la tua perché lì ti accoglierà un tempio degno della tua grandezza.».
Carta degli insediamenti degli Slavi
orientali.
Clicca sull'immagine per ingrandirla.
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Carta degli insediamenti degli Slavi
occidentali,
i Venedi-Sclavini. Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
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Carta dei territori gallici dei Veneti
Armoricani.
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I dialetti Italici del centro-sud nel
400 a.C.
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Busto di Brenno.
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Carta geografica delle Popolazioni
stanziate nel nord e centro Italia
nel IV sec. a.C., fra cui Celtoliguri
e Celti. Clicca per ingrandire.
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Il fiume Montone.
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Musi di cinghiali inferociti
costituivano la campana
delle "carnix", temutissime
trombe da guerra celtiche.
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Popolazioni del Nord e Centro Italia
del IV sec. a.C., nella
tonalità più scura le popolazioni di
Celti e Celtoliguri.
E' indicata l'incursione dei Senoni a
Roma nel 390 a.C.
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Nel 389/386 a.C. - Nuova guerra fra Etruschi e Romani. Gli antichi scrittori riferiscono che nel 389, Etruschi, Volsci ed Equi si sollevano tutti insieme nella speranza di rovesciare il potere romano. Secondo Livio buona parte dell'Etruria si riunisce presso il santuario federale di Vertumna (Fanum Voltumnae) per formare un'alleanza ostile a Roma. Posti sotto assedio da più parti, i Romani nominano Marco Furio Camillo dittatore, che sceglie di marciare prima contro i Volsci, lasciando una forza comandata dal tribuno consolare, Lucio Emilio Mamercino nel territorio di Veio a guardia degli Etruschi. Nel corso delle due campagne militari, Camillo riesce a battere in modo schiacciante Volsci ed Equi lungo il fronte meridionale, risultando così pronto a combattere gli Etruschi lungo il fronte settentrionale. Mentre Camillo stava ancora combattendo contro i Volsci, gli Etruschi posero sotto assedio Sutrium, città alleata di Roma. I Sutrini chiesero aiuto ai Romani ma quando Camillo riusci a giungere a Sutrium, la città era già stata costretta ad arrendersi agli Etruschi e trovò il nemico ancora occupato a saccheggiare la città. Il dittatore romano ordinò allora di far chiudere tutte le porte della città e attaccò gli Etruschi prima che questi potessero riorganizzare le proprie forze ma quando seppero che sarebbe stata risparmiata la vita in caso di resa, abbandonarono le armi in gran numero e fecero atto di sottomissione. Sutrium venne quindi presa e dopo aver vinto tre guerre simultanee, Camillo tornò a Roma in trionfo. I prigionieri Etruschi furono venduti in un'asta pubblica e dell'oro ottenuto una parte fu restituito alle matrone romane (che avevano contribuito a riscattare Roma dai Galli di Brenno) e ne rimase a sufficienza per fonderne in tre coppe con inciso il nome di Camillo e collocate nel tempio di Giove Ottimo Massimo, ai piedi della statua di Giunone, mantenendo la promessa fatta nel conflitto con Veio.
- Nel 387 a.C., ad Atene Platone fonda l'Accademia.
Platone. Clicca sull'immagine
per ingrandirla.
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Le sfere di Eudosso.
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Bronzetto di guerriero
Ligure in assalto
con copricapo a
forma di testa di cigno
del VI-V secolo a.C.
Parigi, Bibliotheque
Nazionale.
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Nel 382 a.C. - Sparta impone a Tebe un governo oligarchico.
Nel 371 a.C. - Poiché Sparta volle imporre a Tebe un governo oligarchico, i Tebani, guidati da Pelopida ed Epaminonda sconfissero Sparta a Leuttra. Allora Atene e Sparta si allearono contro Tebe.
Nel 370 a.C. - Agesilao, re spartano, prima della battaglia degli alleati greci contro i tebani, ascolta le lamentele degli alleati per l'esiguo numero di spartani nelle file alleate. Fa alzare artigiani e addetti ai servizi, e dimostra che il nerbo delle forze militari, sono spartane. Nella battaglia di Mantinea, quando l'"ordine obliquo" stava per dare la vittoria ai Tebani, il re tebano Epaminonda è colpito a morte e prima di morire, consiglia ai suoi la pace. Fu così la fine dell'egemonia tebana.
Consoli Romani.
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Nel 367 a.C. - A seguito di gravi tumulti verificatisi a Roma tra patrizi e plebei, sono emanate le Leggi Licinie Sestie (in latino Leges Liciniae Sextiae) proposte dai tribuni Gaio Licinio e Lucio Sestio Laterano, che rappresentano il culmine del lungo processo storico definito rivoluzione della plebe. Parte degli studiosi ritiene che le leges Liciniae Sextiae nascondano in realtà un vero e proprio accordo politico fra patrizi e plebei. Alla data di emanazione di dette leggi si riconduce convenzionalmente la fine del periodo arcaico della storia di Roma. Le leggi, scritte dopo la conquista da parte romana della città di Veio, sancirono che i territori di tale città venissero distribuiti tra la popolazione bisognosa, formando 4 nuove tribù. Prima delle guerre di conquista l'economia romana si basava soprattutto sull'agricoltura e sulla pastorizia. Si coltivavano, in modo particolare, cereali che servivano al sostentamento della popolazione. La vendita dei prodotti agricoli non era facile, vista la mancanza di una rete stradale di trasporti che permettesse l'arrivo di tali beni sui principali mercati. I trasporti all'epoca, avvenivano a mezzo di cavalli o buoi ed erano lenti e costosi. Quando era possibile si preferivano i trasporti fluviali e quelli marittimi, che permettevano di trasportare grandi quantità di merci a costi molto inferiori. Le attività industriali e commerciali erano molto limitate. Con le guerre di conquista, il nuovo fulcro economico di Roma, più che l'agricoltura, la pastorizia e i commerci, diventava lo sfruttamento economico dei nemici vinti, a cui erano sottratte le terre per essere assegnate ai propri coloni, di cui venivano utilizzate le forze armate come alleati (socii) per i propri fini ed erano legate al benessere dell'Urbe le classi aristocratiche e i possidenti delle città conquistate. La strategia romana si basava sulla capacità di rompere i legami di solidarietà tra popoli diversi o tra città, in modo tale da indebolire le capacità di resistenza dei nemici e a tal fine puntavano le fondazioni di colonie e la costruzione di vie di comunicazione per il dominio territoriale a cui aspirava sia l'intero senato che la plebe. Nelle nuove leggi si stabiliva inoltre la quantità massima di terreno che un privato potesse occupare (500 iugeri, circa 125 ettari). Pochi anni prima Brenno ed i suoi Galli avevano distrutto la città di Roma e molti plebei si erano indebitati per ricostruire le proprie case. Secondo le “leggi delle dodici tavole”, il creditore poteva rendere schiavo il debitore ed anche ucciderlo se questi non avesse ripagato il debito, dunque molti plebei rischiavano di diventare schiavi. La nuova legge prevedeva dunque che la cifra prestata potesse essere restituita in tre anni. Le Leggi Licinie Sestie rappresentano il più importante e cruciale sviluppo della costituzione romana: al vertice dello Stato ci sono due consoli, reintegrati completamente dopo l'abolizione dei tribuni militum consulari potestate, uno dei quali può essere plebeo (de consule plebeio). Viene riservata ai patrizi la carica di pretore (praetor) che amministra la giustizia (qui ius in urbe diceret). Viene istituita inoltre l'edilità curule (l'aggettivo curule, nell'antica Roma, era attribuito alle magistrature e ai magistrati che detenevano il potere giudiziario come i censori, i consoli, i dittatori, gli edili, i pretori ecc.). Le differenze tra la varie componenti della magistratura edile si affievolirono via via col tempo, sia pure mantenendo alcune competenze specifiche. I loro compiti comprendevano principalmente tre aree di competenza: 1) la prima era la cura urbis, la gestione delle strade cittadine, dei bagni pubblici e degli edifici; 2) la seconda era la cura annonae (l'annona è la politica di un paese per le proprie scorte di cereali e delle altre derrate alimentari) attraverso la gestione dei mercati; 3) la terza non era altro che la cura ludorum, la gestione dei giochi pubblici e circensi. I magistrati edili avevano inoltre dei compiti meno definiti relativi all'archivio di stato, all'ambito giudiziario (nella giurisdizione tribunizia) e alla capacità di elevare multe.
I Gracchi, tribuni della Plebe. |
L'antica Grecia del 371-362 a.C. con le dinamiche che portarono la fine dell'egemonia di Sparta. |
- Nel 367 a.C. la Pace di Antalcida (un generale spartano), ristabilisce il controllo persiano sulle poleis greche ioniche.
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