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martedì 22 gennaio 2019

Storia dell'Europa n.15: dall' 850 al 753 p.e.v. (a.C.)

Ricostruzione di Septimontium.
Dall' 850 a.C. - Da Andrea Carandini in https://www.youtube.com/watch?v=mfxvEHr842Q: "Lo storico antiquario Marco Terenzio Varrone (116 a.C. - 27 a.C.) tramanda la conoscenza di un grande centro protourbano non centralizzato chiamato Septimontium, poco più piccolo di quella che sarebbe stata Roma, almeno un secolo prima della sua fondazione. Con i suoi 290 ettari, la prima Roma era più estesa di Veio, la maggiore città etrusca e proprio agli etruschi, che furono fra i primi fondatori di città, si rivolse Romolo per conoscere i riti e le liturgie augurali delle fondazioni.".

Nell' 813 a.C. - Nella regione africana che oggi chiamiamo Tunisia, i Fenici della città di Tiro fondano Cartagine: "Carthadash" nella loro lingua, che significa "la città nuova".

Cartina di Europa e Mediterraneo nell'VIII sec. a.C. con i territori di alcune
popolazioni: i più antichi, i Liguri, distribuiti sul suolo italico dove avevano
assunto i nomi delle loro divinità (come gli Euganei e i Reti) o dai loro
condottieri (come i Siculi) o derivati dalle città che avevano fondato (come
gli Albensi di Albalonga), che si stavano fondendo con i Celti, fenomeno
che avveniva anche fra Celti ed Iberici (i Celtiberi). I Celti stessi avevano
trovato nella Cultura di Golasecca la prima manifestazione della loro identità
culturale propriamente celtica all'interno dell'humus Celtoligure, identità che
è stata favorita dalla ricchezza prodotta dal controllo dei valichi alpini e
quindi dei commerci che li attraversavano lungo l'asse nord-sud europeo.
Da est, via mare, erano arrivati alle foci del Po i Pelasgi (dove avevano
fondato Spina) che, alleati con gli Umbri, arrivati a loro volta da nord-est,
scacciarono i Liguri dai loro domini a sud del Magra, fino alla Sicilia, 80
anni prima della guerra di Troia, scriveranno gli storici. Da quei Pelasgi
derivarono gli Etruschi mentre l'Etruria era l'insieme dei territori che
avevano preso ai Liguri, nello stesso tempo in cui da nord-est
scendevano nella penisola i Venetici e i Latini.

Cartina del Mediterraneo e sud Europa con le vie commerciali dei
Fenici che con Cartagine conquistarono i mercati oltre le colonne
d'Ercole, fino ad allora appannaggio dei proto-Liguri e di Tartesso.
Inoltre i prodotti commercializzati nell'antichità dai loro mercanti,
le colonizzazioni e le aree di commercio dei Greci.
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Cartina geografica della penisola
Italica con l'Italia preromana, intorno
all' 800 a.C., abitata da Liguri, Reti,
Veneti, Celti, Etruschi, Piceni, Umbri,
Sabini, Latini, Volsci, Sanniti, Aurunci,
Osci, Iapigi, Messapi, Bruzi, Siculi,
Sardi, Greci e Cartaginesi, oltre ad
altre etnìe. Clicca sull'immagine
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Dall' 800 a.C. - Gli Sciti si diffondono in:
- Mesopotamia (dando luogo alla cultura caldea e in seguito a quella assira),
- Anatolia (in cui erano già presenti Frigi, Lidi e Pontini),
- Grecia,
- Italia (dove, dal 900 a.C., erano presenti gli Etruschi e, ancora prima, i Liguri e gli Italici),
- Europa centrale.
Gli indoeuropei che sarebbero divenuti i Celti, oltre ad avere società patriarcali e culti di divinità maschili-solari, come gli Sciti, avevano con essi molte altre usanze comuni: l'uso delle tombe tumulo (kurgan), l'allevamento del cavallo, ritenuto sacro, il rito di tagliare e conservare la testa del nemico a protezione della propria capanna, la suddivisione in tre classi sociali (guerrieri, sacerdoti e lavoratori) in cui gli aristocratici possedevano più cavalli.

La Grecia arcaica, nel VII-VI sec.
a.C. Clicca sull'immagine
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- Le póleis greche si moltiplicarono a partire dall'VIII secolo a.C.
La rapida crescita della popolazione e la scarsità delle risorse spinsero i Greci a esportare questo modello di organizzazione anche nelle colonie, che fondarono un po' in tutto il Mediterraneo. Al centro della pólis, circondata da case e botteghe, si trovava l'agorà, la piazza del mercato e delle pubbliche assemblee; la parte più alta della città costituiva l'acropoli con i templi.
La più celebre acropoli della Grecia è quella di Atene, dove sorgevano i templi in onore delle divinità e si celebravano le feste Panatenee, con solenni processioni religiose e manifestazioni sportive.
Nelle sculture dell'età arcaica e classica, gli artisti della Grecia antica cercarono di produrre delle opere ideali, in grado di non sfigurare al cospetto delle divinità. Questo risultato fu raggiunto, specialmente nella scultura a tutto tondo, attraverso un lungo e ininterrotto processo di perfezionamento formale. Le prime testimonianze appartengono all'età arcaica (tra il VII e il VI secolo a.C.), in cui i soggetti rappresentati sono giovani nudi o fanciulle vestite, caratterizzati dalla fissità dell'espressione.

Insediamenti Greci nell'VIII sec. a.C., con in verde le loro
colonie nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero fondate
dall'VIII al VI sec. a.C. Nel riquadro la Magna Grecia
(Grande Grecia) italica. Clicca sull'immagine
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- Dall' VIII al VI secolo a.C. i Greci avviano la seconda colonizzazione, sia verso occidente (Sicilia e coste meridionali italiane, la Magna Grecia) che verso oriente (coste settentrionali e meridionali del Mar Nero), motivata oltre che da difficoltà economiche, anche da contrasti sociali. Cuma, in Campania, fu fondata nel 780 - 750 a. C. dai Calcidesi e dagli abitanti di Cuma, piccolo centro dell'isola Eubea, e fu la più antica colonia greca della penisola italica e della Sicilia. Alcune città doriche, Corinto e Megara in particolare, ma anche Sparta ed altre, presero parte al grande movimento colonizzatore che si sviluppò in tutto il bacino del Mediterraneo. Colonie doriche furono fondate in Asia Minore, a Cipro, in Africa settentrionale ed in Italia (Magna Grecia e Sicilia). Fra queste ultime va segnalata Siracusa, fondata da Corinto, che a sua volta poi fondò Ancona (il cui epiteto è appunto "la città dorica") ed Adria. Sparta fondò Taranto nella penisola italica. La stessa Taranto, con Agrigento e Siracusa in Sicilia, furono le più popolose e ricche città greche d'Italia prima della conquista romana. Le città fondate mantenevano con la città-madre soltanto legami culturali e linguistici. Si ha anche l'avvento di due nuove figure politichelegislatori e tiranni.

Cartina dell'antica Grecia nell'VIII sec. a.C., delle sue pòleis (città),
e delle colonie fondate da tali città successivamente. Sono inoltre
raffigurati i territori Fenicio-cartaginesi mediterranei nel VII e
VI sec. a.C. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

- Nell'VIII secolo a.C. alcuni coloni greci che parlavano un dialetto ionico, provenienti dalla Focide, da Eretria e da Teos,  fondano Focea nella Ionia, la parte occidentale dell'attuale Turchia.

Ubicazione dell'antica Teos.
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Passo delle Termopili e a sud
l'antica Focide con le sue
città. Clicca sull'immagine
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Ubicazione dell'antica
Eretria, nell'isola Eubea.
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Focea (Phocaea), Cuma Eolica
(Cyme) e Smirne (Smyrna).
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Focea (greco antico: Φωκαία, Phōkaia; latino: Phocaea) fu fondata sul sito della odierna città di Foça (o Eskifoça) in Turchia, a circa 60 Km a Nord Ovest di Izmir (Smirne) ed era la città più settentrionale della Ionia. Sorgeva alla foce del fiume Ermo (oggi Gediz) sulla penisola che separa a nord il Golfo di Cyme (Cyme è l'antica Cuma degli Eoli) e a sud il Golfo di Smirne.
Il suo nome proviene dalla parola “foca”, che fu il simbolo della città, o più probabilmente, dalla Focide, regione della Grecia centrale da cui proveniva parte dei coloni. Secondo Pausania, i Focei, sotto la guida ateniese, si stabilirono su un territorio ceduto da Cuma Eolica (Cyme) e furono ammessi nella Lega Ionica dopo aver riconosciuto i re della linea di Codro. 
A Focea, la presenza di due porti naturali permise lo sviluppo della flotta navale e del commercio marino. Secondo Erodoto, i Focei furono i primi greci ad intraprendere lunghi viaggi marittimi e a scoprire il Mar Adriatico, la Thyrrenia e l'Iberia a bordo di agili penteconteri.
Antica pentecontera attica.

La pentecontera era una nave a propulsione mista essendo sospinta sia dalla vela che da remi e fu la prima imbarcazione adatta alle lunghe navigazioni. Il suo nome deriva proprio dai cinquanta vogatori disposti, venticinque per lato e in un unico ordine, sui due fianchi della nave. 
L'esemplare più famoso appartiene al mito: la nave Argo e i suoi (circa) cinquanta Argonauti. In seguito il termine andò a designare un'intera classe di navi, anche più potenti, sia a un ordine (monere) che a due (diere), dotate anche di più di 50 rematori.
Carta della Grecia o Ellade arcaica, VII-VI sec. a.C.,
con i nomi in Latino. In grassetto Focea (Phocaea),
l'ormai distrutta Micene (Mycenae) e
Tirinto (Tirynthius). Clicca sull'immagine
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Si trattava sostanzialmente di una nave da guerra, a fondo piatto e dotata di un rostro per le manovre di speronamento. Le sue dimensioni sono stimate in circa 38 metri di lunghezza per 5 metri di larghezza. L'iniziale destinazione bellica non le impedì tuttavia di essere largamente utilizzata dai Focei della Ionia per percorrere rotte mercantili e coloniali.
Ci informa infatti Erodoto che, proprio utilizzando pentecontere, anziché navi mercantili dallo scafo rotondo, i Focei furono i primi a compiere lunghi tragitti, aprendo nuove rotte commerciali a ovest e si spinsero molto lontano, fin sull'Oceano Atlantico, presso Tartesso. Giunti a Tartesso, (presso l'attuale Siviglia, in Spagna), strinsero amicizia col re Argantonio (letteralmente: uomo d'argento) che li invitò a trasferirsi nel suo paese. I Focei declinarono la proposta. Allora, avuta notizia della potenza e della bellicosità dei Medi, loro vicini, Argantonio inviò loro una grande somma d'argento per costruire le mura difensive della città. I loro viaggi marittimi erano estesi: a sud commerciavano con la colonia greca di Naucrati, in Egitto e a nord aiutarono l'insediamento delle colonie di Amiso e Lampsaco.
La concezione del mondo dei tempi
omerici: un disco circolare piatto
circondato completamente dalle
acque del fiume Oceano, che rimase
radicata nel mondo antico greco,
anche dopo che molti filosofi e
studiosi avevano accettato la
nozione della sfericità della Terra,
enunciata dai Pitagorici e da altri e
confermata, con prove teoretiche,
da Aristotele. Secondo la vecchia
concezione, subito al di sotto della
superficie si trovava la dimora
dell'Ade, il regno della Morte e
ancora al di sotto il Tartaro, il
regno dell'eterna oscurità.
All'esterno del fiume Oceano
si elevava la volta cristallina
(cioè solida) celeste. Da:
L' importante porto commerciale di Focea fondò colonie nel Mediterraneo occidentale: Massalia, (attuale Marsiglia) in Francia, Alalia in Corsica, Elea in Magna Grecia, Emporion e Rhoda in Spagna. Anche i Fenici di Cartagine adottarono le pentecontere. Annone, nell'incipit del suo periplo, ci informa ad esempio che il suo tentativo di periplo dell'Africa, voluto dai cartaginesi a fini coloniali, si svolse con sessanta pentecontere, caricate di viveri e provviste e una folla di donne e uomini. La necessità di utilizzare navi da guerra può essere spiegato con gli attriti che nascevano dai traffici commerciali tra Greci, Fenicio-Cartaginesi ed Etruschi nel Mediterraneo occidentale e nell'Atlantico. In ogni caso spetta alle pentecontere il merito di aver supportato le antiche colonizzazioni greche e fenicie nel mediterraneo. Le pentecontere furono per molti anni la spina dorsale della marina bellica greca. Si resero protagoniste di un importante scontro navale tra i profughi Focei stanziatisi ad Alalia e una coalizione di cartaginesi ed etruschi: fu la battaglia di Alalia ed ebbe come teatro il Mar Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna. Lo scontro navale si concluse con la vittoria dei Focei ma si rivelò subito dagli esiti incerti (Erodoto la definisce una vittoria cadmea). Essa segnò di fatto il primo momento di arresto dell'espansione coloniale e mercantile dei Greci di Focea nel mediterraneo occidentale, fino ad allora incontrastata. L'utilizzo promiscuo e le lunghe rotte percorse ci informano che la nave doveva essere dotata di notevoli capacità di carico.
Carta del mediterraneo nell'VIII sec. a.C. con le sue pòleis
(città) e le loro colonie e città fondate successivamente.
In rosso scuro i territori Fenicio-cartaginesi. Sono
sottolineate in rosso: Focea, Lampsaco più a nord,
Amiso sul Mar Nero, Naucrati in Egitto, Massalia
(Marsiglia), Alalia, Cuma, Elea, Reggio.
Clicca sull'immagine per ingrandirla.
In effetti lo stesso Erodoto aggiunge che le pentecontere furono utilizzate per l'evacuazione di Focea, caricandole di tutti gli abitanti e i beni, con l'eccezione delle pitture e delle statue di bronzo. Dopo la battaglia di Alalia, furono protagoniste della successiva peregrinazione dei profughi focei che, stipati sulle venti navi superstiti, andranno a fondare Elea (Velia), in Magna Grecia, nell'attuale Campania.
Si considerano i Focei come i fondatori di Sanremo, l'antica Matuzia.

Carta della Grecia antica con i monti Olimpo
e Parnaso, Tebe e Atene in Attica, Olimpia
e Sparta nel Peloponneso, e Creta a sud.
Nel 776 a.C. - Anno della prima Olimpiade in Grecia:  questa data servirà anche ai Greci come riferimento per datare il tempo. I Giochi panellenici furono un potente elemento coesivo di tutta l'Ellade grazie alla sospensione delle guerre durante i Giochi: giochi olimpici, istmici, pitici, nemei, secondo la città di svolgimento. Gli olimpici (ogni quattro anni, a Olimpia) divennero così importanti da computare il tempo su di essi, per cui la 2° olimpiade corrispondeva al 772 a.C., la 3° al 768 a.C. e così via.

Dal 775 a.C. - Genti originarie di Calcide, città della greca isola Eubea, (dove si parlava un dialetto ionico n.d.r.), nel 775 a.C. fondarono in Italia una colonia che chiamarono Pithecusa, sull'isola di Ischia.
Carta con sottolineate le
città di Calcide, Cuma
Eolica e Focea.
Gli stessi co-fondarono poi, nel 760 a.C., Kyme (Cuma), nome greco che significa "onda", facendo riferimento alla forma della penisola sulla quale è ubicata, nel continente di fronte all'isola di Ischia, insieme a coloni provenienti da Cuma (è dibattuto se si sia trattato di Cuma euboica o di Cuma eolica, ma probabilmente si tratta della prima).
Percorso via mare dall'isola Eubea all'isola di Ischia.
Secondo la leggenda, i fondatori di Cuma, sotto la guida di Ippocle di Cuma (probabilmente euboica) e Megastene di Calcide, scelsero di approdare in quel punto della costa perché attratti dal volo di una colomba o secondo altri da un fragore di cembali. Cuma fu la prima colonia greca fondata sul territorio continentale italico (nella seconda fase di colonizzazione n.d.r.) da genti che si definivano "Graikòi" nel loro dialetto, che era il nome distintivo delle genti marittime della costa dell'isola Eubea e della limitrofa costa della Beozia. Nome che i Romani erroneamente recepirono come appellativo di tutte le genti elleniche, trasmettendolo fino a noi come "Graeci": per questo motivo in Occidente l'Ellade è chiamata Grecia. I fondatori della nuova colonia trovarono un terreno particolarmente fertile ai margini della pianura campana e pur continuando le loro tradizioni marinare e commerciali, rafforzarono il loro potere politico ed economico proprio sullo sfruttamento della terra ed estesero il loro territorio, nonostante le mire dei popoli confinanti.
Tabella con l'alfabeto fenicio, gli alfabeti greci derivati,
l'alfabeto greco occidentale di Calcide usato dai
coloni di Cuma in Campania e gli alfabeti
etruschi e il latino derivati.
Cuma fu la colonia che diffuse in Italia la cultura greca, diffondendo l'alfabeto calcidese, che assimilato e fatto proprio dagli Etruschi e dai Latini, divenne l’alfabeto della lingua e della letteratura di Roma e poi di tutta la cultura occidentale. Tante furono le battaglie che i Cumani combatterono per difendere la propria terra dagli attacchi degli Etruschi di Capua, degli Aurunci e dalle popolazioni interne della Campania. Intimamente legato a Cuma è il mito della Sibilla Cumana. Già dal terzo libro dell'Eneide è scritto che Enea, se vorrà finalmente trovare la terra destinata al suo popolo dagli dei, dovrà recarsi ad interrogare l'oracolo di Cuma (Eneide, III, 440-452). Oggi Cuma (Cumae in latino) è un sito archeologico della città metropolitana di Napoli, nel territorio dei comuni di Bacoli e di Pozzuoli, localizzato nell'area vulcanica dei Campi Flegrei e  l'antro della Sibilla costituisce un'attrazione turistica di notevole interesse. Tra il 756 a.C. ed 743 a.C., coloni che provenivano dalla stessa città euboica di Calcide, fondarono le due città di Zancle (Messina) e Rhegion (Reggio), rispettivamente sulla sponda siciliana e quella calabrese dello stretto che separa le due terre.

Nel 755 a.C. - Secondo il mito delle origini di Roma che ha tramandato Virgilio, gli Etruschi, guidati dal re Mezenzio, alleato con il re Turno dei Rutuli, attaccano i Latini e gli esuli troiani, guidati dal re Latino ed Enea. Latini e Troiani uscirono dallo scontro vittoriosi, anche se Enea venne ucciso in battaglia. La pace venne, quindi, conclusa stabilendo che il fiume Tevere sarebbe risultato il confine naturale fra Etruschi e Latini.

Mappa del luogo in cui fu edificata
Roma. Sono indicati il Tevere, i
colli, il Foro centrale comune,
dedicato alla vita sociale e, fuori
dall'area urbana, il campo Marzio,
"di Marte", dove si poteva circolare
con le armi, contrariamente
che all'interno dell'urbe.
Dal 753 a.C. - E' intorno alla metà dell'VIII secolo avanti Cristo che, nel luogo in cui vi era già un'insediamento protourbano abitato da varie tribù italiche in cui erano preponderanti i Latini e i Sabini (o Sabelli), oltre alla presenza di Etruschi, i primi a fondare città-stato sul suolo italico, viene fondata Roma il cui nome magico segreto è Flora, "che fiorisce". Dagli Etruschi sono stati trasmessi al mitico Romolo  gli insegnamenti dei cerimoniali per la fondazione della città. Caratteristica fondamentale della nuova città era l'idea di un potere politico condiviso. Romolo co-regna infatti con Tito Tazio, re Sabino. Viene inoltre istituito un foro (forum, cioè fuori dai centri abitati) per legiferare in uno spazio comune affrancato da signoraggi vari e viene decretato uno stato di diritto (ius, da iusiurandum = giuramento) che stabiliva i patti e i rapporti fra le varie istituzioni. Mentre le dispotìe orientali erano caratterizzate da urbanizzazioni in cui solo i templi e il palazzo del re, unico detentore del potere, avessero un rilievo, nell'antica Roma si edificarono le "curie" per le assemblee e si ripartirono i compiti istituzionali fra le varie componenti del nuovo sistema sociale. Romolo era anche Rex-Sacrorum (il pontefice al quale erano affidate le funzioni religiose, appannaggio dei Re), veste nella quale istituì il calendario di 10 mesi (che andava da Marzo a Dicembre, di cui i nomi da settembre a dicembre sono utilizzati tuttora, era lunisolare con mesi lunari in cui le calende corrispondevano al primo giorno del mese, cioè al novilunio, le none al primo quarto e le idi al plenilunio) ma dopo di lui gli incarichi religiosi e di arbitraggio sul diritto, furono svolti dai Pontefici, separando così la figura del capo politico-militare da quella di sacerdote-giudice.
Carta dell'antica Roma di Romolo.
La cinta muraria esterna fu iniziata
da Tarquinio Prisco e ultimata da
Servio Tullio. Clicca sull'immagine
per ingrandirla.
Il 29-10-2006 Andrea Carandini, un archeologo che ha realizzato numerosi scavi nel centro di Roma, racconta alla cittadinanza gli eventi della fondazione di Roma del 21 aprile del 753 a.C., data più simbolica che vera. File solo audio ma preciso, esauriente, completo e intelligente nell'analisi della nascita di una nuova politica, che contraddistinguerà la cultura di tutto l'Occidente; per ascoltarlo, clicca QUI. Con i suoi 290 ettari, la prima Roma era più estesa di Veio, la maggiore città etrusca, e proprio gli etruschi furono fra i primi fondatori di città, a cui si rivolse Romolo per conoscere i riti e le liturgie augurali delle fondazioni. Alla fondazione della città sono legate le tre imprese di Romolo:
Le tre aree di Roma interessate
dalle tre imprese di Romolo.
- la prima impresa di Romolo (con Tito Tazio, che co-regnava come re dei Sabini alleati) fu la benedizione del Palatino del 21 aprile (l'augurium) come cuore dell'abitato, con la cittadella del re.
- La seconda impresa di Romolo fu l'istituzione del Foro, del Campidoglio e dell'Arce, centro politico-sacrale della città-stato, in territorio neutro, super-partes.
Schema dell'organizzazione sociale nella prima Roma
monarchica. Clicca sull'immagine per ingrandirla.
- La terza impresa di Romolo fu l'istituzione di tre ordinamenti correlati fra di loro: l'ordinamento del tempo, il calendario; l'ordinamento nello spazio con il confine, le mura e le porte della città (attorno al pomerium); l'ordinamento fra la gente, la ripartizione della popolazione in trenta assemblee, le curie.
La prima organizzazione politica della Roma monarchica è contraddistinta da un monarca elettivo, con pieni poteri, spesso forestiero onde evitare favoritismi di parte, e un corpo civico consultivo, formato dalle 3 tribù delle etnìe (Latini, Sabini ed Etruschi) costituenti la popolazione. Le tribù esprimono a loro volta 10 curie ciascuna (curia da "couviria"), le assemblee di maschi adulti, le quali si manifesteranno nei comizi curiati, la prima assemblea popolare. Il Senato, consiglio degli anziani (patres) capofamiglia, sarà il fulcro del corpo civico, con compiti di reggenza negli interregno, fra un re e l'altro. Scriverà Sesto Pompeo Festo (Narbona, II secolo d.C. - ...): «Il mos è l'usanza dei patres (padri, da cui i termini patria e patrizi), ossia la memoria degli antichi relativa soprattutto a riti e cerimonie dell'antichità.» I mores, dal periodo regio all'età imperiale, rappresentano il corpo di principî e valori, non scritti, esemplari per la comunità. Molte emanazioni degli ordinamenti dell'epoca, sono firmati "Populus Romanus Quirites", intendendo per Populus il potenziale militare (nel latino arcaico il verbo "populare" significava "devastare") che ai quei tempi era stimato in 3.000 fanti e 300 cavalieri, e per Quirites (dal latino "couvirites", in Italiano "assemblee dei maschi adulti") l'insieme del corpo civico.
Il successore di Romolo introdurrà un Collegio di cinque Pontefici: il Rex-Sacrorumi, tre Flamini maggiori (Dialis, Martialis e Quirinalis) il Pontefice massimo (pontifex maximus), che pur essendo il quinto nella gerarchia, era presidente e rappresentante del Collegio dei sacerdoti, per cui il suo potere diventerà tale da subordinare, di fatto, quello del rex sacrorum e da consentirgli una giurisdizione sui Flamini e sulle Vestali. Il termine Pontifex (da pontem facere) significa in latino "costruttore di ponti", così come nell'antica Grecia vi erano i gephyraei, visto che in epoca antica, in Tessaglia, le immagini degli dèi da venerare venivano poste sopra il ponte del fiume Peneus e comunque in epoca latino-arcaica il primo ponte di Roma, il Sublicius, era mantenuto efficiente ed eventualmente restaurato a cura del collegio pontificale, così come fino al medioevo la cura dei ponti era affidata ai monasteri limitrofi. Probabilmente l'arte della costruzione di ponti, sottintendeva il collegamento di dimensioni opposte, l'umana e la divina, mediate da un pontefice (sacerdote) che sovrintendeva all'emulazione, nella società civile, dell'odine celeste, per ottenerne la benignità. A Roma il Pontifex aveva il compito di indicare e suggerire, alle autorità e ai privati, il modo più opportuno per adempiere agli obblighi religiosi affinché fosse salvaguardata la pax deorum, la concordia tra la comunità e le divinità, una responsabilità di tanto rilievo che conferiva al Pontefice un’altissima autorità ed un immenso prestigio. Nella fase primitiva della Roma monarchica, l’organizzazione giuridica era permeata di ispirazione religiosa, al punto da creare una quasi totale mescolanza tra i due ambiti; i pontefici avevano il pieno controllo del culto pubblico e privato, e di conseguenza anche il controllo dell’intera vita pubblica. Il pontefice era quindi anche l'unico interprete dell'ordinamento giuridico in quanto depositario della sapienza giuridica ed in particolare dei formulari del diritto. Non era solo un ermeneuta, decifratore dei segni divini, ma fungeva da mediatore tra l'ordinamento giuridico esistente e la società. Le delibere dei pontefici non avevano valore di generalità e astrattezza, ma si pronunciavano sul punto di diritto del caso concreto, alla fattispecie contingente (interpretatio pontificum). Quindi tra i compiti del pontefice vi era anche quello di regolare il Calendario e di scrivere gli Annali di Roma. Gli Annales Pontificum rappresentavano il catalogo ufficiale di tutti gli avvenimenti dell'anno, redatti in ordine cronologico; venivano compilati su Tabulae dealbatae (tavole bianche, o sbiancate) e venivano esposti davanti alla casa del pontefice massimo. In un secondo tempo, gli Annali vennero raccolti in 80 libri, detti Annales Maximi. Con tali attribuzioni, il pontefice, di fatto se non di diritto, rappresentava una figura limitativa del potere e dell’autorità del re (che inizialmente era un re-sacerdote, mediatore fra gli dèi e i suoi sudditi), il quale doveva riconoscergli il ruolo preminente di depositario della sapienza giuridica.

Carta dell'Italia nell'VIII sec. a.C. con indicate le zone in cui erano
stanziati i Cartaginesi, gli Umbri-Sabelli-Latini, i Greci, gli Etruschi,
la Cultura di Golasecca. Sono indicati inoltre i centri di Spina,
Fèlsina (l'attuale Bologna) Ravenna, Chiusi e Tarquinia in
territorio Etrusco. Sono poi indicate Cuma, Taranto, Reggio,
Messina e Siracusa. In Sicilia si sono inseriti i Sicani, iberici
scacciati dai Liguri, e i Siculi, probabilmente d'origine
ligure, l'unica popolazione occidentale autoctona
pre-indoeuropea. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

- Gli abitanti dell'etrusca Fidene, ritenendo Roma ormai troppo vicina e potente, decisero di attaccarla, senza attendere che diventasse troppo forte ma senza successo. I successivi scontri tra Romani ed Etruschi vennero causati dalla vicinanza e dall'espansionismo con l'antica città rivale di Veio, città ricca che, posta a soli 20 km da Roma su un altopiano facilmente difendibile, controllava un attraversamento del Tevere e dominava tutto il territorio posto sulla sua riva destra. Il fiume costituiva il confine naturale fra il territorio etrusco e quello delle popolazioni latine, ma soprattutto, era la principale via di traffico dal mare verso l'interno e costituiva il miglior collegamento fra il sud dell'area etrusca tradizionale e il primo avamposto etrusco nel meridione italico, che era Capua, quasi incastrata fra Latini e l'incombente marea colonizzatrice dei Greci che risalivano la penisola italica.


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