Ricostruzione di Septimontium.
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Nell' 813 a.C. - Nella regione africana che oggi chiamiamo Tunisia, i Fenici della città di Tiro fondano Cartagine: "Carthadash" nella loro lingua, che significa "la città nuova".
- Mesopotamia (dando luogo alla cultura caldea e in seguito a quella assira),
- Anatolia (in cui erano già presenti Frigi, Lidi e Pontini),
- Grecia,
- Italia (dove, dal 900 a.C., erano presenti gli Etruschi e, ancora prima, i Liguri e gli Italici),
- Europa centrale.
Gli indoeuropei che sarebbero divenuti i Celti, oltre ad avere società patriarcali e culti di divinità maschili-solari, come gli Sciti, avevano con essi molte altre usanze comuni: l'uso delle tombe a tumulo (kurgan), l'allevamento del cavallo, ritenuto sacro, il rito di tagliare e conservare la testa del nemico a protezione della propria capanna, la suddivisione in tre classi sociali (guerrieri, sacerdoti e lavoratori) in cui gli aristocratici possedevano più cavalli.
La Grecia arcaica, nel VII-VI sec.
a.C. Clicca sull'immagine
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La rapida crescita della popolazione e la scarsità delle risorse spinsero i Greci a esportare questo modello di organizzazione anche nelle colonie, che fondarono un po' in tutto il Mediterraneo. Al centro della pólis, circondata da case e botteghe, si trovava l'agorà, la piazza del mercato e delle pubbliche assemblee; la parte più alta della città costituiva l'acropoli con i templi.
La più celebre acropoli della Grecia è quella di Atene, dove sorgevano i templi in onore delle divinità e si celebravano le feste Panatenee, con solenni processioni religiose e manifestazioni sportive.
Nelle sculture dell'età arcaica e classica, gli artisti della Grecia antica cercarono di produrre delle opere ideali, in grado di non sfigurare al cospetto delle divinità. Questo risultato fu raggiunto, specialmente nella scultura a tutto tondo, attraverso un lungo e ininterrotto processo di perfezionamento formale. Le prime testimonianze appartengono all'età arcaica (tra il VII e il VI secolo a.C.), in cui i soggetti rappresentati sono giovani nudi o fanciulle vestite, caratterizzati dalla fissità dell'espressione.
- Nell'VIII secolo a.C. alcuni coloni greci che parlavano un dialetto ionico, provenienti dalla Focide, da Eretria e da Teos, fondano Focea nella Ionia, la parte occidentale dell'attuale Turchia.
Ubicazione dell'antica Teos.
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Passo delle Termopili e a sud
l'antica Focide con le sue
città. Clicca sull'immagine
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Ubicazione dell'antica
Eretria, nell'isola Eubea.
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Focea (Phocaea), Cuma Eolica
(Cyme) e Smirne (Smyrna).
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Il suo nome proviene dalla parola “foca”, che fu il simbolo della città, o più probabilmente, dalla Focide, regione della Grecia centrale da cui proveniva parte dei coloni. Secondo Pausania, i Focei, sotto la guida ateniese, si stabilirono su un territorio ceduto da Cuma Eolica (Cyme) e furono ammessi nella Lega Ionica dopo aver riconosciuto i re della linea di Codro.
A Focea, la presenza di due porti naturali permise lo sviluppo della flotta navale e del commercio marino. Secondo Erodoto, i Focei furono i primi greci ad intraprendere lunghi viaggi marittimi e a scoprire il Mar Adriatico, la Thyrrenia e l'Iberia a bordo di agili penteconteri.
Antica pentecontera attica. |
La pentecontera era una nave a propulsione mista essendo sospinta sia dalla vela che da remi e fu la prima imbarcazione adatta alle lunghe navigazioni. Il suo nome deriva proprio dai cinquanta vogatori disposti, venticinque per lato e in un unico ordine, sui due fianchi della nave.
L'esemplare più famoso appartiene al mito: la nave Argo e i suoi (circa) cinquanta Argonauti. In seguito il termine andò a designare un'intera classe di navi, anche più potenti, sia a un ordine (monere) che a due (diere), dotate anche di più di 50 rematori.
Ci informa infatti Erodoto che, proprio utilizzando pentecontere, anziché navi mercantili dallo scafo rotondo, i Focei furono i primi a compiere lunghi tragitti, aprendo nuove rotte commerciali a ovest e si spinsero molto lontano, fin sull'Oceano Atlantico, presso Tartesso. Giunti a Tartesso, (presso l'attuale Siviglia, in Spagna), strinsero amicizia col re Argantonio (letteralmente: uomo d'argento) che li invitò a trasferirsi nel suo paese. I Focei declinarono la proposta. Allora, avuta notizia della potenza e della bellicosità dei Medi, loro vicini, Argantonio inviò loro una grande somma d'argento per costruire le mura difensive della città. I loro viaggi marittimi erano estesi: a sud commerciavano con la colonia greca di Naucrati, in Egitto e a nord aiutarono l'insediamento delle colonie di Amiso e Lampsaco.
La concezione del mondo dei tempi
omerici: un disco circolare piatto
circondato completamente dalle
acque del fiume Oceano, che rimase
radicata nel mondo antico greco,
anche dopo che molti filosofi e
studiosi avevano accettato la
nozione della sfericità della Terra,
enunciata dai Pitagorici e da altri e
confermata, con prove teoretiche,
da Aristotele. Secondo la vecchia
concezione, subito al di sotto della
superficie si trovava la dimora
dell'Ade, il regno della Morte e
ancora al di sotto il Tartaro, il
regno dell'eterna oscurità.
All'esterno del fiume Oceano
si elevava la volta cristallina
(cioè solida) celeste. Da:
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L' importante porto commerciale di Focea fondò colonie nel Mediterraneo occidentale: Massalia, (attuale Marsiglia) in Francia, Alalia in Corsica, Elea in Magna Grecia, Emporion e Rhoda in Spagna. Anche i Fenici di Cartagine adottarono le pentecontere. Annone, nell'incipit del suo periplo, ci informa ad esempio che il suo tentativo di periplo dell'Africa, voluto dai cartaginesi a fini coloniali, si svolse con sessanta pentecontere, caricate di viveri e provviste e una folla di donne e uomini. La necessità di utilizzare navi da guerra può essere spiegato con gli attriti che nascevano dai traffici commerciali tra Greci, Fenicio-Cartaginesi ed Etruschi nel Mediterraneo occidentale e nell'Atlantico. In ogni caso spetta alle pentecontere il merito di aver supportato le antiche colonizzazioni greche e fenicie nel mediterraneo. Le pentecontere furono per molti anni la spina dorsale della marina bellica greca. Si resero protagoniste di un importante scontro navale tra i profughi Focei stanziatisi ad Alalia e una coalizione di cartaginesi ed etruschi: fu la battaglia di Alalia ed ebbe come teatro il Mar Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna. Lo scontro navale si concluse con la vittoria dei Focei ma si rivelò subito dagli esiti incerti (Erodoto la definisce una vittoria cadmea). Essa segnò di fatto il primo momento di arresto dell'espansione coloniale e mercantile dei Greci di Focea nel mediterraneo occidentale, fino ad allora incontrastata. L'utilizzo promiscuo e le lunghe rotte percorse ci informano che la nave doveva essere dotata di notevoli capacità di carico.
Si considerano i Focei come i fondatori di Sanremo, l'antica Matuzia.
Carta della Grecia antica con i monti
Olimpo
e Parnaso, Tebe e Atene in Attica,
Olimpia
e Sparta nel Peloponneso, e Creta a
sud.
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Dal 775 a.C. - Genti originarie di Calcide, città della greca isola Eubea, (dove si parlava un dialetto ionico n.d.r.), nel 775 a.C. fondarono in Italia una colonia che chiamarono Pithecusa, sull'isola di Ischia.
Carta con sottolineate le
città di Calcide, Cuma
Eolica e Focea.
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Percorso via mare dall'isola Eubea
all'isola di Ischia.
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Tabella con l'alfabeto fenicio, gli
alfabeti greci derivati,
l'alfabeto greco occidentale di Calcide
usato dai
coloni di Cuma in Campania e gli
alfabeti
etruschi e il latino derivati.
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Nel 755 a.C. - Secondo il mito
delle origini di Roma che ha tramandato Virgilio, gli
Etruschi, guidati dal re Mezenzio, alleato con il re Turno dei
Rutuli, attaccano i Latini e gli esuli troiani, guidati dal re Latino
ed Enea. Latini e Troiani uscirono dallo scontro vittoriosi, anche se
Enea venne ucciso in battaglia. La pace venne, quindi, conclusa
stabilendo che il fiume Tevere sarebbe risultato il confine
naturale fra Etruschi e Latini.
Carta dell'antica Roma di Romolo.
La cinta muraria esterna fu iniziata
da Tarquinio Prisco e ultimata da
Servio Tullio. Clicca sull'immagine
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Le tre aree di Roma interessate
dalle tre imprese di Romolo.
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- la prima impresa di Romolo (con Tito Tazio, che co-regnava come re dei Sabini alleati) fu la benedizione del Palatino del 21 aprile (l'augurium) come cuore dell'abitato, con la cittadella del re.
- La seconda impresa di Romolo fu l'istituzione del Foro, del Campidoglio e dell'Arce, centro politico-sacrale della città-stato, in territorio neutro, super-partes.
Schema dell'organizzazione sociale
nella prima Roma
monarchica. Clicca sull'immagine per
ingrandirla.
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La prima organizzazione politica della Roma monarchica è contraddistinta da un monarca elettivo, con pieni poteri, spesso forestiero onde evitare favoritismi di parte, e un corpo civico consultivo, formato dalle 3 tribù delle etnìe (Latini, Sabini ed Etruschi) costituenti la popolazione. Le tribù esprimono a loro volta 10 curie ciascuna (curia da "couviria"), le assemblee di maschi adulti, le quali si manifesteranno nei comizi curiati, la prima assemblea popolare. Il Senato, consiglio degli anziani (patres) capofamiglia, sarà il fulcro del corpo civico, con compiti di reggenza negli interregno, fra un re e l'altro. Scriverà Sesto Pompeo Festo (Narbona, II secolo d.C. - ...): «Il mos è l'usanza dei patres (padri, da cui i termini patria e patrizi), ossia la memoria degli antichi relativa soprattutto a riti e cerimonie dell'antichità.» I mores, dal periodo regio all'età imperiale, rappresentano il corpo di principî e valori, non scritti, esemplari per la comunità. Molte emanazioni degli ordinamenti dell'epoca, sono firmati "Populus Romanus Quirites", intendendo per Populus il potenziale militare (nel latino arcaico il verbo "populare" significava "devastare") che ai quei tempi era stimato in 3.000 fanti e 300 cavalieri, e per Quirites (dal latino "couvirites", in Italiano "assemblee dei maschi adulti") l'insieme del corpo civico.
Il successore di Romolo introdurrà un Collegio di cinque Pontefici: il Rex-Sacrorumi, tre Flamini maggiori (Dialis, Martialis e Quirinalis) il Pontefice massimo (pontifex maximus), che pur essendo il quinto nella gerarchia, era presidente e rappresentante del Collegio dei sacerdoti, per cui il suo potere diventerà tale da subordinare, di fatto, quello del rex sacrorum e da consentirgli una giurisdizione sui Flamini e sulle Vestali. Il termine Pontifex (da pontem facere) significa in latino "costruttore di ponti", così come nell'antica Grecia vi erano i gephyraei, visto che in epoca antica, in Tessaglia, le immagini degli dèi da venerare venivano poste sopra il ponte del fiume Peneus e comunque in epoca latino-arcaica il primo ponte di Roma, il Sublicius, era mantenuto efficiente ed eventualmente restaurato a cura del collegio pontificale, così come fino al medioevo la cura dei ponti era affidata ai monasteri limitrofi. Probabilmente l'arte della costruzione di ponti, sottintendeva il collegamento di dimensioni opposte, l'umana e la divina, mediate da un pontefice (sacerdote) che sovrintendeva all'emulazione, nella società civile, dell'odine celeste, per ottenerne la benignità. A Roma il Pontifex aveva il compito di indicare e suggerire, alle autorità e ai privati, il modo più opportuno per adempiere agli obblighi religiosi affinché fosse salvaguardata la pax deorum, la concordia tra la comunità e le divinità, una responsabilità di tanto rilievo che conferiva al Pontefice un’altissima autorità ed un immenso prestigio. Nella fase primitiva della Roma monarchica, l’organizzazione giuridica era permeata di ispirazione religiosa, al punto da creare una quasi totale mescolanza tra i due ambiti; i pontefici avevano il pieno controllo del culto pubblico e privato, e di conseguenza anche il controllo dell’intera vita pubblica. Il pontefice era quindi anche l'unico interprete dell'ordinamento giuridico in quanto depositario della sapienza giuridica ed in particolare dei formulari del diritto. Non era solo un ermeneuta, decifratore dei segni divini, ma fungeva da mediatore tra l'ordinamento giuridico esistente e la società. Le delibere dei pontefici non avevano valore di generalità e astrattezza, ma si pronunciavano sul punto di diritto del caso concreto, alla fattispecie contingente (interpretatio pontificum). Quindi tra i compiti del pontefice vi era anche quello di regolare il Calendario e di scrivere gli Annali di Roma. Gli Annales Pontificum rappresentavano il catalogo ufficiale di tutti gli avvenimenti dell'anno, redatti in ordine cronologico; venivano compilati su Tabulae dealbatae (tavole bianche, o sbiancate) e venivano esposti davanti alla casa del pontefice massimo. In un secondo tempo, gli Annali vennero raccolti in 80 libri, detti Annales Maximi. Con tali attribuzioni, il pontefice, di fatto se non di diritto, rappresentava una figura limitativa del potere e dell’autorità del re (che inizialmente era un re-sacerdote, mediatore fra gli dèi e i suoi sudditi), il quale doveva riconoscergli il ruolo preminente di depositario della sapienza giuridica.
- Gli abitanti dell'etrusca
Fidene, ritenendo Roma ormai troppo vicina e potente, decisero
di attaccarla, senza attendere che diventasse troppo forte ma senza
successo. I successivi scontri tra Romani ed Etruschi
vennero causati dalla vicinanza e dall'espansionismo con l'antica
città rivale di Veio,
città ricca che, posta a soli 20 km da Roma su un altopiano
facilmente difendibile, controllava un attraversamento del Tevere e
dominava tutto il territorio posto sulla sua riva destra. Il fiume
costituiva il confine naturale fra il territorio etrusco e quello
delle popolazioni latine, ma soprattutto, era la principale via di
traffico dal mare verso l'interno e costituiva il miglior
collegamento fra il sud dell'area etrusca tradizionale e il primo
avamposto etrusco nel meridione italico, che
era Capua, quasi incastrata fra Latini e l'incombente marea
colonizzatrice dei Greci che risalivano la penisola italica.
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